— Si tratta di una cosa troppo particolare per poterla dimenticare — sottolineò.
— Lo so — ammise lei, con un altro brivido convulso. — Questa è opera del dweomer. Credi che sia un’idea stupida?
— Vorrei soltanto poterla accantonare come tale — affermò Rhodry, arrestando il cavallo. — È meglio tornare da Ynryc e raccontargli tutto.
Jill acconsentì ma quando accennò a girare il cavallo lo gnomo grigio si materializzò sulla strada davanti a lei e prese a roteare freneticamente gli occhi, agitando le mani come per farla fermare.
— Cosa c’è che non va? — gli domandò la ragazza. — Non dobbiamo tornare da Ynryc?
La creatura scosse il capo con tanto vigore che quasi cadde all’indietro.
— Cosa succede? — volle sapere Rhodry. — È il tuo gnomo?
— Esatto, e non vuole che torniamo indietro. È terrorizzato, Rhoddo.
Lo gnomo svanì per ricomparire subito dopo in grembo a Rhodry, e di lì si protese per battergli un colpetto sulla guancia con fare implorante. Pur non potendo vederlo, il giovane avvertì il contatto della sua mano.
— Il Popolo Fatato mi ha già salvato la vita una volta — osservò. — Se lo gnomo pensa che dietro di noi ci sia un pericolo, sono disposto a credergli sulla parola.
Lo gnomo sorrise e gli assestò una pacca di approvazione su una mano.
— Inoltre — proseguì Rhodry, — possiamo sempre consegnare quell’oggetto al tieryn di Marcmwr.
Subito lo gnomo scosse il capo e gli assestò un pizzicotto al braccio.
— Vuoi che teniamo noi il bracciale? — domandò allora Jill.
Sollevata, la creatura sorrise annuendo, poi svanì, mentre Jill e Rhodry restavano per un momento fermi dove si trovavano, fissandosi a vicenda con espressione sconcertata.
— Prima di ripartire, dammi il tempo di tirare fuori la cotta di maglia dalle sacche della sella — disse infine Rhodry. — Gli dèi sanno che vorrei che ne avessi una anche tu.
— Forse la dovrei comprare a Marcmwr. Dal momento che Ynryc è stato generoso con il tuo riscatto abbiamo ancora soldi a sufficienza.
— Ma davvero? Allora com’è che hai sempre sostenuto che eravamo senza una sola moneta?
— Perché altrimenti avresti speso tutto per bere, e adesso non potrei comprare una cotta di maglia.
— Hai ragione. Ah, devi proprio amarmi, se sei arrivata addirittura a spendere una moneta d’argento per riscattarmi!
Protendendosi sulla sella, Jill gli assestò un colpo energico ad una spalla.
Dopo che Rhodry si fu armato, i due ripresero la marcia ad un’andatura più veloce, entrambi con la spada in pugno e lo scudo pronto bilanciato sul pomo della sella. La strada continuò a salire, snodandosi fra le colline, e Rhodry ne approfittò per guardarsi alle spalle di frequente, avvantaggiato dalla sua vista acuta come quella degli elfi, che gli avrebbe permesso di vedere più lontano di qualsiasi uomo comune e di avvistare quindi eventuali nemici molto prima che essi potessero scorgerli. Davanti a loro, le montagne incombevano scure, ammantate di pini intervallati qua e là da sporgenze di arenaria simili alle nocche di un pugno gigantesco; ogni valletta e ogni gola sembrava il luogo perfetto per un’imboscata, e tuttavia riuscirono sempre a passare oltre senza problemi.
Finalmente raggiunsero la cresta dell’ultima collina e abbassarono lo sguardo su una stretta pianura, cinta dalle montagne ad est e dalle colline ad ovest; su di essa, Marcmwr sorgeva sulla riva di un fiume. La città era formata da circa trecento case cinte da alte mura strette le une alle altre intorno ad un ampio spazio aperto in modo tale da dare quasi l’impressione di essersi ritratte per il timore, mentre in effetti l’ampio tratto di prato era soltanto un pascolo per i cavalli e i muli delle carovane di mercanti che passavano di là.
— Non sono mai stato così dannatamente lieto di vedere una città in tutta la mia vita — commentò Rhodry.
— Lo stesso vale per me.
Jill non si sentì però del tutto al sicuro finché non ebbero oltrepassato le porte rinforzate in ferro accanto a cui erano piazzate alcune guardie armate.
— Stavano quasi per tornare indietro, dannazione a loro! — ringhiò Alastyr.
— È stato lo gnomo della ragazza, maestro — avvertì Sarcyn. — Mentre li osservavo, l’ho visto che li avvertiva.
— Davvero? Allora dovremo fare qualcosa al riguardo.
Nel parlare, Alastyr si rese conto che la loro sensazione di essere osservati di tanto in tanto poteva dipendere semplicemente dal fatto che erano spiati dallo gnomo o da altri esseri del Popolo Fatato… era proprio ora di fornire un esempio che spaventasse quegli esseri e li tenesse lontani.
Rhodry e Jill rimasero a Marcmwr per due giorni, pernottando in una malconcia locanda vicino alle porte settentrionali, la sola di quella città commerciale piena di locande che fosse disposta ad accogliere una daga d’argento. Dal momento che in un abitato così piccolo non esisteva la bottega di un armaiolo, durante il primo giorno di permanenza i due si recarono alla fortezza del tieryn locale e contrattarono con il ciambellano l’acquisto di una vecchia cotta di maglia per Jill, mentre il secondo giorno Rhodry s’impegnò seriamente per trovare un ingaggio che finalmente ottenne da Seryl, un mercante che si era assunto l’incarico di portare a Dun Hiraedd una carovana carica di armi e di articoli di lusso.
Dun Hiraedd era una città strana e nuova, perché era stata fondata appena ottant’anni prima. In origine le era stato dato lo splendido nome di Privddun Ricaid, e cioè la «principale fortezza reale», ma la prima guarnigione installata là l’aveva ribattezzata «Fortezza Nostalgia», e quel nome le era rimasto. Creata per ordine del re, il suo solo scopo era quello di fornire un centro legale e militare alla provincia di Cwm Pecl, che la popolazione sempre più numerosa di Deverry stava lentamente colonizzando. All’epoca di Jill e di Rhodry, la lontana valle era ancora un posto solitario che non avrebbe mai potuto pagare le tasse necessarie al mantenimento di un gwerbret se il re stesso non avesse fornito un contributo. Ogni estate, gli agenti reali assoldavano uomini come Seryl perché conducessero carovane di merci fino alla città del gwerbret.
Dal momento che stava spendendo il denaro del re e non il suo, Seryl si dimostrò generoso in merito alla paga di Rhodry, offrendogli due monete d’argento a settimana e accettando senza protestare di pagare anche il mantenimento di Jill e del suo cavallo.
— Voglio inoltre che tu mi trovi degli altri ragazzi — disse il mercante. — Per loro la paga sarà di una moneta d’argento a settimana.
— Affare fatto. Non dovrei avere problemi a trovare altre guardie di scorta in una città come questa.
Rhodry tornò però alla locanda con il cuore pesante. Aveva infatti ottimi motivi per non voler rivedere Dun Hiraedd, ma al tempo stesso aveva un bisogno disperato di soldi, in quanto l’acquisto della cotta di maglia per Jill li aveva lasciati con una manciata di monete di rame. Come prevedeva, il giovane trovò il locandiere, un tizio magro con unti capelli castani, che lo aspettava sulla soglia.
— Allora? — gli chiese questi, in tono secco.
Non appena Rhodry gli porse la moneta d’argento ricevuta come anticipo, il locandiere divenne di colpo tutto sorrisi e si affrettò ad andargli a prendere un boccale di birra. La fumosa e semicircolare sala comune della taverna era affollata di giovani che avevano osservato con grande interesse la scena del passaggio di mano della moneta. Quelli erano uomini laceri, sporchi, malamente vestiti e armati, del genere che si poteva trovare in tutto il regno, alla perenne ricerca di un posto nella banda di guerra di un nobile e disposti ad accettare nel frattempo di scortare le carovane, tutti animati dal sogno della gloria acquisita in battaglia che si annidava in fondo al cuore della maggior parte degli uomini di Deverry. Lasciandoli ancora per un po’ alle loro supposizioni, Rhodry andò a sedersi accanto a Jill, che stava sorseggiando un boccale di birra ad un tavolo da cui poteva tenere d’occhio la porta.