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— Per Aberwyn! — esclamò Rhodry, lanciando senza riflettere l’antico grido di guerra, e scagliò il giavellotto che stringeva in pugno, sguainando poi la spada mentre esso stava ancora descrivendo il suo arco.

In risposta i banditi si scagliarono urlando alla carica, ma il cavallo del loro capo barcollò e si accasciò con il giavellotto di Rhodry piantato nel petto, proiettando il suo cavaliere sotto gli zoccoli delle cavalcature degli altri uomini. Mentre Rhodry guidava incontro ai nemici il suo drappello di uomini Jill spronò Sunrise per affiancarsi a lui.

Non c’era il minimo dubbio che le guardie della carovana fossero numericamente inferiori, ma il passo era troppo stretto perché i banditi potessero sfruttare la loro forza numerica; essi erano inoltre armati poveramente, con corazze ricavate da pezzi di legno e di cuoio messi insieme alla meglio fra cui si scorgeva di tanto in tanto una cotta di maglia. A questo si aggiungeva il fatto che non si erano mai trovati a dover affrontare un berserker come Rhodry, che menava fendenti letali lanciando ululanti risate. Combattendo invece in assoluto silenzio, Jill affrontò un avversario, schivò il suo goffo affondo e lo raggiunse in pieno al torace privo di armatura. L’uomo si accasciò oltre il collo del cavallo con il sangue che gli inzuppava la camicia, facendo impennare la cavalcatura del compagno più vicino mentre Sunrise, addestrato alla battaglia, si limitava a spostarsi lateralmente senza cessare di avanzare. Allorché il cavallo che si era impennato tornò a ricadere sulle quattro zampe, Jill ebbe l’occasione di sferrare un buon colpo al suo cavaliere, trapassandogli il fianco appena oltre il bordo della sua corazza di cuoio.

Un fendente improvviso le calò con violenza sulla schiena, lasciandola quasi senza fiato anche se venne deviato dalla cotta di maglia. Rendendosi conto di essersi spinta troppo oltre, si girò ciecamente e intercettò un secondo colpo con lo scudo… appena in tempo. Sotto di lei Sunrise cercò di voltarsi nella mischia e intanto Jill continuò a menare colpi, parando più di quanto attaccasse. Un momento più tardi sentì la demoniaca risata di Rhodry venire verso di lei e subito si mise a combattere con rinnovato vigore, ruotando di qua e di là sulla sella e parando ogni fendente che le pioveva addosso, mentre Sunrise schivava, si spostava e mordeva con cattiveria i cavalli che lo attorniavano; la risata si fece sempre più vicina, levandosi stridula al di sopra delle urla e delle grida di guerra, poi l’uomo che si trovava sulla destra di Jill crollò al suolo con il collo squarciato dalla spada di Rhodry e lui le fu accanto. Fianco a fianco, i due ripresero a lottare per liberarsi dalla mischia. D’un tratto, uno dei banditi si lanciò in fuga lungo il passo, infine atterrito dalla risata di Rhodry, e subito un altro lo seguì urlando. Con il tipico coraggio della loro specie, i banditi finirono per cedere al panico, spingendosi a vicenda nel darsi alla fuga.

— Lasciateli andare! — urlò Rhodry, — Si combatte dietro di noi.

Un istante più tardi girò il cavallo e si lanciò verso la carovana con la risata che tornava a scaturirgli dalle labbra. Alcuni banditi erano infatti riusciti a passare e Jill vide una delle giovani guardie da loro assoldata che stava lottando disperatamente per proteggere Seryl da uno di essi. Il bandito uccise il ragazzo proprio mentre Sunrise gli arrivava a ridosso: con un urlo di rabbia, Jill trapassò l’uomo alla schiena con tanta violenza da scagliarlo al suolo. Gli altri assalitori si diedero allora alla fuga, ma trovarono sulla loro strada Rhodry e le due guardie superstiti. Jill intanto afferrò le redini del cavallo di Seryl, che aveva riportato un lungo taglio al braccio ed era accasciato in avanti sulla sella.

— Non avrei mai creduto di vedere un giorno una ragazza salvarmi la vita — sussurrò il mercante. — Comunque grazie, daga d’argento.

Calmare i muli in preda al panico fu un’impresa quasi più ardua della battaglia appena combattuta, ma alla fine i mulattieri superstiti riuscirono a ristabilire una sorta di ordine e a creare una mandria stretta con aria infelice nel centro del passo. Mentre Jill faceva tutto il possibile per i feriti, Rhodry e le guardie andarono a controllare i caduti per vedere se c’era ancora qualcuno vivo, riportando al campo i loro compagni e tagliando la gola ai banditi superstiti con la stessa calma con cui avrebbe potuto farlo il giustiziere del re. Jill aveva appena finito di fasciare l’ultimo mulattiere ferito quando le portarono il servo di Seryl, che era caduto da cavallo ed era stato calpestato; sebbene fosse ancora vivo, il ragazzo sputava sangue e aveva entrambe le gambe spezzate.

— Oh, dèi! — gemette Seryl. — Il mio povero Namydd.

Il ragazzo sollevò lo sguardo con occhi che ovviamente non erano più in grado di riconoscerlo.

— Non possiamo spostarlo — affermò il mercante, in tono secco. — Ne morirebbe.

— Morirà comunque — replicò Jill. — Mi dispiace, buon signore, ma questa è la dura verità.

Con un altro gemito, Seryl passò una mano fra i capelli del ragazzo e Jill lo lasciò al suo dolore, andando a raggiungere Rhodry che era inginocchiato accanto all’ultimo bandito, con la daga d’argento insanguinata stretta in pugno. Il bandito, un ragazzo che non poteva avere più di quindici anni, stava gemendo in maniera così pietosa da indurre il giovane ad esitare a finirlo.

— Non farlo — suggerì Jill. — Tanto sta morendo.

Sentendola, il ragazzo girò il volto da un lato e scoppiò in pianto.

— Io posso arginare l’emorragia — osservò Jill, inginocchiandoglisi accanto. — Se lo faccio, ci dirai quello che sai?

— Sì. Oh, dèi, quanto fa male!

Il taglio all’inguine era tanto profondo che Jill impiegò parecchio tempo ad arrestare la fuoriuscita di sangue; quando ebbe finito il ragazzo era talmente debole da avere a stento la forza di parlare, ma lei riuscì comunque sapere che era un apprendista fuggito dal suo maestro dopo averlo derubato e che si era appena unito alla banda, composta in tutto da trentuno uomini. Il fatto che dieci di essi fossero stati lasciati a guardia del campo costituiva una notizia davvero sgradevole.

— Torneranno — affermò Rhodry. — Stanotte si leccheranno le ferite, ma domani…

— Ne abbiamo uccisi dodici su trentuno.

— È vero, ma abbiamo perso due guardie e sei mulattieri. Se non altro, sappiamo almeno cosa aspettarci. È un bene che tu abbia deciso di risparmiare quel ragazzo.

— Non si tratta di questo. Mi sembrava che ci fosse qualcosa che lui avrebbe dovuto essere in grado di dirci.

— Cos’è? Ancora quel tuo dannato dweomer?

— Infatti. Ah, per ogni inferno e il suo ghiaccio, vorrei che il mio gnomo tornasse. Giuro che lui deve sapere qualcosa di tutto questo.

Rhodry rabbrividì come un cavallo morso da un tafano e Jill sollevò lo sguardo verso la sommità della gola. Sapeva che qualcuno li stava osservando… non era mai stata tanto certa di qualcosa in tutta la sua vita… ma nulla si muoveva fra le montagne silenziose e incombenti.

Namydd morì al tramonto, sputando sangue dai polmoni fracassati. Dopo aver cercato di confortare come poteva il mercante, Jill prese a girovagare con irrequietezza per il campo, dove i mulattieri sedevano in un gruppetto silenzioso e sfinito, simili a pecore spaventate in attesa di essere finite dai lupi.

Il confine della provincia di Cwm Pecl non è lontano, pensò, ma potrebbe anche essere dall’altra parte del Mare Meridionale per il bene che ce ne può derivare.

Poi le venne un’idea che, per quanto spericolata e pazzesca, era la sola possibilità che restasse loro. Quando gliela espose, Rhodry imprecò contro di lei.

— Non essere idiota! — aggiunse poi. — Per quel che ne sappiamo, il resto di quella feccia può essere accampato lungo il passo. Non intendo permetterti di andare via da sola, e questo è tutto.