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— Gilyan, Vostra Grazia, e non sono un ragazzo ma una ragazza.

Blaen la fissò per un momento, poi gettò indietro il capo e scoppiò a ridere.

— Si vede che comincio a diventare vecchio e cieco — commentò, continuando a sorridere. — È proprio vero. Ma cosa ci fa una ragazza sulla lunga strada?

— L’uomo che amo è una daga d’argento e ho lasciato la famiglia per seguirlo.

— È stata una cosa davvero stupida, ma del resto chi può mai sapere cosa fanno le donne! — Blaen accantonò il problema con una scrollata di spalle. — Molto bene, Gilyan, dal momento che non ti posso certo sistemare negli alloggiamenti, per stanotte ti darò una camera qui nella rocca.

Sul finire di quella stessa giornata i cavalieri della pattuglia di Cwm Pecl scortarono quanto rimaneva della carovana di Seryl alla stazione di confine prima di ripartire a caccia dei banditi. Rhodry aiutò a trasportare Seryl su un letto negli alloggiamenti, badò che guardie e mulattieri fossero nutriti a dovere e infine andò nelle stalle per accertarsi che Sunrise fosse sano e salvo. Là lo stalliere lo informò che Jill era effettivamente partita all’alba come corriere speciale.

— Allora starà arrivando a Dun Hiraedd più o meno adesso — commentò Rhodry, osservando il tramonto che trapelava dalla soglia.

— Infatti. Sei mai stato nella nostra città prima d’ora, daga d’argento?

— Un paio di volte. Bene, è tempo che vada a mangiare qualcosa.

Dopo aver cenato, andò a controllare le condizioni del bandito ferito, che era stato rinchiuso in un magazzino, precauzione che risultò essere superflua perché il ragazzo stava morendo. Non soltanto la febbre era tanto alta da impedirgli di parlare, ma nell’entrare Rhodry poté avvertire il fetore dell’infezione anche attraverso le bende. Dopo aver dato da bere al ferito, si accoccolò all’indietro sui talloni per osservarlo: mai in vita sua (e aveva partecipato a parecchie battaglie) gli era capitato divedere un’infezione diffondersi così in fretta, quasi la ferita fosse stata deliberatamente avvelenata. Dal momento che di certo quei banditi non mangiavano come i nobili, il ragazzo era probabilmente denutrito e quindi debole, e tuttavia gli umori malsani si sarebbero dovuti diffondere più lentamente, soprattutto se si considerava che Jill aveva fasciato adeguatamente la ferita subito dopo che essa era stata inferta. Se qualcuno aveva voluto chiudere la bocca al ragazzo era stato davvero fortunato.

— Ma si è trattato soltanto di fortuna? — si chiese ad alta voce.

Il ragazzo morente gemette e annaspò per respirare nel sonno indotto dalla febbre. Anche se il giorno precedente era stato sul punto di tagliargli la gola, Rhodry provò un’improvvisa pietà nei suoi confronti.

Jill si svegliò a tarda mattinata e si guardò intorno con perplessità, chiedendosi cosa ci facesse in quel lussuoso letto dai tendaggi ricamati, ma poi ricordò l’ospitalità offertale da Blaen la notte precedente.

Non appena spinse di lato le tende del letto scoprì che la luce del sole si stava riversando dalle finestre e che un paggio era in attesa con aria incerta vicino alla porta.

— Mia… uh… signora? — disse il ragazzo. — Il gwerbret richiede la tua presenza durante il pasto di mezzogiorno. Ti devo preparare un bagno? C’è appena il tempo necessario.

— Un bagno andrebbe benissimo. Mezzogiorno? Oh dèi! Senti, la dama di Sua Grazia sarà presente a tavola? Non conosco neppure il suo nome.

— Si chiama Canyffa, ma è in visita per qualche tempo presso suo fratello.

Dentro di sé Jill ringraziò gli dèi per quel favore, perché l’avrebbe messa in imbarazzo mangiare alla presenza di una nobildonna che avrebbe certo criticato i suoi modi. Dopo il bagno tirò fuori la camicia di ricambio dalle sacche della sella e decise che era il caso di cambiare anche i calzini: di colpo ricordò il bracciale d’oro che avrebbe dovuto essere avvolto in essi… era scomparso.

— Per il ghiaccio di tutti gli inferni! Deve averlo rubato uno di quei dannati mulattieri! — esclamò.

Con irritazione, frugò in entrambe le sacche della sella, ma il bracciale semplicemente non c’era più; in fondo ad una di esse trovò però, incastrato sotto una cucitura, un oggetto piccolo e duro. Quando lo tirò fuori scoprì che si trattava di un anello con uno zaffiro, una grossa pietra inserita in una fascia d’oro e con due minuscoli draghi raggomitolati intorno all’incastonatura. Per un momento rimase a fissare l’oggetto con assoluta incredulità.

— Come sei finito fra la mia roba? — commentò poi. — Forse che il Popolo Fatato ha rubato il bracciale e lasciato te al suo posto?

Nel guardare lo zaffiro che brillava di una luce sommessa sotto i raggi del sole si sentì di colpo una perfetta stupida a parlare con l’anello come se esso potesse capirla. Scovato fra la sua roba uno straccio, vi avvolse con cura l’oggetto perché per il momento non aveva il tempo di preoccuparsene, non ora che il gwerbret la stava aspettando.

Una volta nella grande sala scoprì che Blaen le aveva destinato l’onore di mangiare alla sua tavola perché era curioso della vita da lei condotta sulla lunga strada. Ben sapendo che Rhodry si vergognava che la gente parlasse del suo esilio, fece del suo meglio per non dire nulla di lui, cosa che le riuscì molto facile non appena accennò al fatto che suo padre era Cullyn di Cerrmor.

— Ma davvero? — commentò subito Blaen, con un sorriso. — Allora non mi meraviglia più che tu abbia così pochi problemi a percorrere la lunga strada. Sai, Jill, una volta ho conosciuto Cullyn, quando ero ragazzino di sei o sette anni. Mio padre lo aveva assoldato, e ricordo di averlo guardato e di aver pensato che quello era l’uomo più temibile che avessi mai incontrato.

— In effetti è questa l’impressione che Pa fa alla gente.

— Però era uno splendido guerriero. Non rammento con esattezza come siano andate le cose, ma so che mio padre ha finito per regalargli uno splendido fodero lavorato in oro e una ricompensa aggiuntiva oltre alla paga. Dimmi, è ancora fra i vivi?

Da quel momento in poi Jill non ebbe difficoltà a occupare la conversazione con il racconto delle varie imprese compiute da suo padre nel corso degli anni. Una volta terminato il pasto Blaen le elargì con noncuranza una manciata di monete come paga per aver portato il messaggio.

— E quando pensi che arriverà la vostra carovana? — le chiese quindi.

— Ci vorranno almeno altri tre giorni, Vostra Grazia, perché alcuni degli uomini erano feriti.

— Ah. Bene, al loro arrivo avvisa il padrone della carovana di venire da me.

Jill raccolse le sue cose e lasciò la fortezza, uscendo nelle strade affollate della città, che costituiva l’unico insediamento degno di questo nome nell’intera vallata. Il fiume l’attraversava scorrendo sotto arcate ricavate nelle mura e separava la parte occidentale, riservata alla gente facoltosa e al gwerbret stesso, da quella orientale che era invece abitata dalla popolazione più umile; racchiuse fra le due zone, le rive del fiume costituivano un verde pascolo comune dove alcune vacche erano intente a brucare sotto il caldo sole pomeridiano. Nelle vicinanze della porta orientale Jill trovò finalmente una locanda, la Volpe in Fuga, il cui proprietario era disposto ad accogliere clienti come lei. Non appena fu sola nella stanza piccola e sporca apri le sacche della sella: l’anello c’era ancora, ma adesso un solo drago ne avviluppava l’incastonatura.

— Non è possibile che stia impazzendo — mormorò. — Questa deve essere opera del dweomer.

Per un momento la pietra ebbe un bagliore intenso, poi tornò ad essere una gemma ordinaria. Con un brivido, Jill ripose nuovamente l’anello e lo infilò questa volta nella piccola sacca che portava al collo e in cui conservava tutti i soldi tranne poche monete di rame. Quando scese nella sala comune ordinò un boccale della birra più scura di cui la locanda disponeva, per cercare di calmarsi i nervi. Oh, dèi, eccola sola in una città sconosciuta, con una gemma pervasa dal dweomer in suo possesso e Rhodry a decine di chilometri di distanza!