— Marcmwr! Grande cavallo! — esclamò il vecchio.
Le creature gli volteggiarono intorno danzando e scomparvero. Leggermente stanco per la concentrazione richiesta da tutto quel tirare a indovinare, Nevyn si sedette accanto al fuoco, pensando che era tipico di un maestro oscuro vincolare uno spirito dentro una gemma e poi consegnarla a mani ignare, intrappolando così la povera creatura per l’eternità. Per fortuna, lui sarebbe giunto a Marcmwr entro il mezzogiorno dell’indomani.
— E poi continuerò verso il Cwm Pecl — commentò, rivolto alle fiamme. — È un bene che io conosca un modo più rapido di quel dannato passo per attraversare le montagne.
Rimanendo nelle stalle, dove dormiva accanto al cavallo, Rhodry riuscì ad evitare Comyn per tutta la sera. Una volta che il capitano e i suoi uomini stanchi del viaggio si furono ritirati negli alloggiamenti, il giovane tornò nella torre, dove Seryl occupava una stanza al secondo piano, e trovò il mercante ancora sveglio, intento a fissare con sguardo inespressivo la luce tremolante della candela che rischiarava la camera.
— Buon signore — cominciò Rhodry, — sono venuto a chiederti un favore. So di aver giurato di rimanere con te, ma uno degli uomini del gwerbret mi ha portato un messaggio di Jill, che pare essere incorsa in qualche guaio giù in città.
— Allora devi senza dubbio partire domani — replicò Seryl. Con un sospiro si sollevò poi su un gomito e si guardò intorno. — Vedi quella sacca posata sul mio mantello? Prendila, daga d’argento, e accetta i miei ringraziamenti insieme ad essa. Se non fosse stato per te sarei morto.
Per quanto il proprio onore lo tormentasse al riguardo, Rhodry prese la pesante sacca di monete d’argento, perché sapeva che lui e Jill avrebbero potuto averne presto bisogno. Nel lasciare la camera si rese conto di aver mentito a Seryl, la prima menzogna che avesse mai pronunciato in tutta la sua vita… accorgersi che cominciava a pensare come una daga d’argento generò in lui un hiraedd tanto cupo che per poco non scoppiò in pianto.
Quella notte ebbe difficoltà ad addormentarsi e impiegò il tempo a preparare un accurato piano di viaggio, in quanto aveva intenzione di raggiungere Dun Hiraedd entro il tramonto dell’indomani. Dal momento che il suo cavallo e Sunrise erano entrambi ben riposati, montandoli a turno lui avrebbe potuto mantenere una buona velocità e se il suo baio si fosse stancato troppo avrebbe potuto barattarlo forse con un altro cavallo nella fortezza di qualche lord.
Il mattino successivo il suo risveglio fu però accompagnato dal rumore della pioggia che cadeva. Partì lo stesso, disposto a inzupparsi nell’interesse di Jill, ma non poté viaggiare in fretta e mentre procedeva con fatica sulla strada fangosa imprecò contro la propria sfortuna, chiedendosi se si trattasse veramente di sfortuna. Se qualcuno gli voleva impedire di raggiungere la città entro il tramonto, non avrebbe potuto escogitare un metodo più efficace.
— Questo dovrebbe rallentare quella dannata daga d’argento — commentò Alastyr, distogliendo lo sguardo dal fuoco. — La strada si è trasformata in un vero e proprio letto di fango.
— Splendido, maestro. In questo caso dovrei riuscire a raggiungerlo sulla strada molto lontano dalla città — replicò Sarcyn. — Sei certo che non devo semplicemente ucciderlo? So che con la spada è più abile di me, ma potrei usare un incantesimo per rallentargli i movimenti.
— Sono tentato di dirti di toglierlo di mezzo, ma il Vecchio mi ha ordinato di lasciarlo in vita.
Naturalmente quella era una cosa che troncava ogni discussione. Sarcyn sentì un pugno gelido serrargli lo stomaco: anche se tentava di tenere viva la speranza, sapeva che ogni giorno in cui la pietra sfuggiva loro era un giorno che li portava più vicini al fallimento. E un fallimento avrebbe potuto significare la loro morte, per opera del dweomer della luce o della stessa Confraternita Oscura, che non tollerava i deboli e chi commetteva troppi errori. Alastyr appariva teso, come se stesse pensando a sua volta cose altrettanto sgradevoli.
— Può darsi che sia Rhodry ad avere la gemma: dopo tutto, quei due viaggiano insieme e può sempre capitare che le cose si spostino dall’equipaggiamento dell’uno a quello dell’altro. Se soltanto potessi vedere quella dannata pietra! Sappiamo che la ragazza l’ha avuta per qualche tempo… il Popolo Fatato si è mostrato certo al riguardo. Se non ce l’ha neppure Rhodry dovremo semplicemente evocare di nuovo il Popolo Fatato ma è una cosa pericolosa, con il Maestro dell’Aethyr che sta in guardia.
— Infatti. Per quel che ne sappiamo quella gemma potrebbe essere caduta dalle sacche della ragazza durante il combattimento contro i banditi.
— Proprio così. Bene, passa prima a fare una visita a quel grasso ladro, poi continua lungo la strada per cercare la daga d’argento. Se ogni altro mezzo dovesse fallire sguscerò io stesso in città per sottoporre Jill ad un incantesimo. Avevo dimenticato che quella ragazza deve possedere il talento per il dweomer.
— E in notevole quantità, maestro. Mi ha respinto come se fossi stato una mosca.
Con un ringhio Alastyr fissò lo sguardo sul fuoco. Sarcyn andò a sellare il cavallo e dopo aver raccomandato ad Evy di tenere d’occhio Camdel lasciò il loro campo nascosto fra gli alberi e si avviò verso Dun Hiraedd sotto la pioggia provocata dal dweomer.
Sul lato delle montagne dove Nevyn si trovava il tempo era sereno e limpido e lui raggiunse Marcmwr parecchio prima di mezzogiorno. Dal momento che conosceva tutti i gioiellieri del regno che servivano le daghe d’argento… e che di solito commerciavano anche con i ladri… sapeva esattamente dove andare, e cioè in una piccola bottega dall’aria decrepita nella zona orientale della città, sotto il cui tetto di paglia sporca era appesa un’insegna sbiadita su cui figurava un boccale d’argento. Quando il vecchio aprì la porta ci fu un tintinnare di campanelli d’argento e Gedryc uscì da una camera interna per accogliere il cliente; l’argentiere era un uomo ossuto dalle mani enormi e quasi calvo.
— Bene, ma guarda se non è il vecchio Nevyn! — esclamò con un sorriso. — Cosa ti conduce da me, buon erborista?
— Il problema di una proprietà rubata che è giunta in tuo possesso.
Gedryc impallidì.
— Suvvia, non farmi sprecare tempo — scattò Nevyn. — Non ti consegnerò alla legge se mi darai quel rubino.
— Quello quadrato grosso quanto l’unghia di un pollice?
— Proprio quello. Avevo immaginato che sarebbe passato dalle tue mani.
— Hai ragione, ma se avessi saputo che era tuo non lo avrei toccato.
— Non è mio, ma sono dannatamente lieto che lo abbia tu. Lo hai già tagliato?
— Intendevo farlo questo pomeriggio per renderlo un po’ meno riconoscibile, ma mi doleva il cuore a rovinare una pietra come quella. Sai, mi è costata parecchio.
— Ti restituirò tutta la somma, ma ora spicciati a tirarlo fuori. Il tempo stringe.
Nevyn aveva con sé una cifra raccolta dagli uomini del dweomer al fine di ricomprare i gioielli rubati a mano a mano che li avesse trovati. Anche se soltanto l’opale possedeva il dweomer, le altre pietre, sottratte soltanto per rendere più credibile il crimine di Camdel, erano anch’esse abbastanza preziose da far sì che il re avesse promesso un’elevata ricompensa a chiunque le avesse recuperate, e pur non avendo interesse a quella somma Nevyn sperava che la restituzione delle pietre potesse procurargli una certa influenza presso il sovrano, al punto da riuscire magari a piazzare uno dei più giovani uomini del dweomer presso la sua corte, dove avrebbe potuto sradicare la corruzione che aveva permesso il verificarsi di questo furto. D’altro canto, la sorte delle altre gemme gli interessava relativamente, perché il suo primo e vero intento era quello di proteggere la Grande Gemma dell’Ovest.