— Fasciate quest’uomo — ordinò Cinvan, — e disarmate la daga d’argento.
Jill consegnò la spada e la daga ad una delle guardie mentre un’altra si guardava intorno alla ricerca di uno straccio per fasciare la ferita, e per tutto il tempo lo sconosciuto non distolse mai lo sguardo dal volto di Jill. All’improvviso, l’uomo sorrise come se fosse giunto ad una decisione e ritrasse la mano dalla ferita, sfregandola sulla camicia come per pulirla e portandosela infine alla bocca.
— Fermatelo! — urlò Jill, scattando in avanti.
Ormai era troppo tardi, perché l’uomo aveva inghiottito il veleno, quale che esso fosse. Irrigidendosi, s’incurvò all’indietro con tale violenza da sbattere la testa contro la parete, poi si contorse, sempre teso come la corda di un arco, e cadde al suolo; i suoi talloni picchiarono per qualche istante contro il pavimento di legno, quindi l’uomo giacque immobile, con un filo di schiuma grigia e maleodorante che gli colava dalla bocca.
— Per tutti gli dèi! — esclamò Cinvan.
Con le mascelle imperlate di sudore, Ogwern passò in camera da letto con andatura incerta e un momento più tardi tutti lo sentirono vomitare in una bacinella; a giudicare dal suo aspetto, sembrava che anche la più giovane delle guardie desiderasse poter fare altrettanto.
— Avanti, ragazzi — ordinò Cinvan, con voce un po’ troppo alta, — due di voi trasportino il corpo. Accompagneremo il nostro locandiere alla presenza di Sua Grazia.
— Un momento! — protestò con indignazione Ogwern, tornando nella stanza. — Adesso è così che un onesto cittadino viene trattato per aver nobilmente chiamato le guardie del gwerbret?
— Tieni a freno la lingua! — sibilò Jill. — Nel tuo interesse, Ogwern, ti conviene pregare che Sua Grazia scopra cosa si cela dietro questa faccenda.
Ogwern la guardò, rabbrividì e annuì. Dentro di sé, Jill si chiese con un senso di sgomento di cosa quell’uomo potesse aver avuto tanta paura da arrivare a prendere con un sorriso la decisione di uccidersi.
Quella che giunse nella sala delle guardie della fortezza di Blaen fu una piccola processione macabra; mentre Cinvan andava a chiamare il suo signore, i suoi uomini gettarono su un tavolo il cadavere ancora rigido e ordinarono a Jill e ad Ogwern di inginocchiarsi vicino ad esso. Pochi minuti più tardi Blaen sopraggiunse con passo tranquillo e con un boccale di sidro in mano: lanciata un’occhiata al cadavere, bevve un lungo sorso di sidro e ascoltò con aria pensosa il rapporto di Cinvan.
— Benissimo — commentò, quando il comandante ebbe finito. — Ora, daga d’argento, sentiamo cosa ci facevi in mezzo a tutto questo.
— Stavo soltanto facendo ciò per cui ero stata assoldata, Vostra Grazia, nulla di più — rispose Jill, poi esitò. Anche se rispettava Blaen, come daga d’argento la sua lealtà andava più alla corporazione dei ladri che a quel simbolo vivente della legge. — Ogwern mi ha detto che qualcuno minacciava la sua vita e mi ha offerto una moneta d’argento perché lo proteggessi.
— E perché quell’uomo ti minacciava? — domandò Blaen al grasso ladro.
— Ah, ecco, Vostra Grazia — cominciò Ogwern, asciugandosi la faccia sudata con l’ampia manica, — le minacce originali erano venute da un altro uomo, non da questo. Io posseggo parte della Locanda del Drago Rosso, e quel tizio sosteneva di essere stato imbrogliato da me. Così ho assoldato Jill e con nostra sorpresa questo assoluto sconosciuto ha fatto irruzione nella mia casa affermando di essere venuto a sistemare la faccenda del debito di suo fratello.
Come c’era da aspettarsi, Blaen rimase perplesso di fronte a quella storiella ambigua.
— Suo fratello? — ripeté infine.
— Proprio così, Vostra Grazia. Posso soltanto supporre che quest’uomo fosse il fratello di quello che si ritiene imbrogliato da me.
— Hah! — sbuffò Cinvan. — Derubato, più probabilmente.
— Mio buon signore! — esclamò Ogwern, fissandolo con espressione ferita. — Se ritenesse di essere stato derubato sarebbe venuto da voi.
— Questo è vero — ammise Blaen. — Vuoi quindi affermare che l’uomo che ha avanzato delle lamentele nei tuoi confronti è ancora in circolazione?
— Proprio così, Vostra Grazia, e in vero io temo ancora per la mia grassa ma preziosa persona. Ho dei testimoni delle sue minacce, Vostra Grazia, e sono tutti attendibili.
Blaen rifletté sulla cosa, sorseggiando il sidro e osservando il cadavere bluastro.
— Bene — decise infine, — non ci sono dubbi sul fatto che un tizio che tiene del veleno nella camicia sia di certo un poco di buono. Domani organizzerò un’udienza formale sulla questione nella mia camera di giustizia. Per ora, Ogwern, tu puoi andare… Cinvan incaricherà una guardia di rimanere per tutta la notte davanti alla tua porta. Il malover si terrà circa due ore dopo mezzogiorno, quindi procura di portare con te i testimoni.
— Lo farò, Vostra Grazia — garantì Ogwern, alzandosi ed eseguendo un inchino sorprendentemente aggraziato. — Sono estremamente grato a Vostra Grazia che garantisce tanta sicurezza a noi onesti e poveri abitanti.
Il grasso ladro uscì quindi indietreggiando e inchinandosi, e Jill suppose che appena fuori della presenza del gwerbret si sarebbe affrettato a lasciare la fortezza. Blaen intanto si rivolse a Cinvan.
— Dimmi, Cinvan — osservò, — sei davvero convinto che quel grassone sia il re di tutti i ladri di Cwm Pecl? Io trovo difficile crederlo.
— So che Vostra Grazia ha dei dubbi al riguardo, ma giuro che un giorno o l’altro lo coglierò con una tale refurtiva da convincere un’intera sala piena di consiglieri.
— Quando lo avrai fatto gli taglieremo le mani, ma non un momento prima. Ed ora veniamo a te, daga d’argento… non vorrei che sgusciassi fuori della città nel momento in cui le porte si apriranno, domattina, quindi Cinvan ti metterà agli arresti.
— Ma Vostra Grazia — balbettò Jill, — ha estratto lui per primo la spada.
— Non ne dubito, ma voglio che tu sia presente al malover per affermarlo di persona. Ascoltami, ragazza, non è che ti stia accusando di assassinio o qualcosa del genere… dopo tutto quel tizio si è avvelenato… ma conosco la scarsa opinione che le daghe d’argento hanno della legge,
— Come preferisce Vostra Grazia, ma se devo essere sottoposta a processo per qualcosa mi permetto di ricordare a Vostra Grazia che ho il diritto di avere accanto qualcuno della mia famiglia.
— Domani terremo soltanto un’udienza, comunque hai ragione. Se dovessi ritenere che la questione richiede un giudizio formale aspetteremo che tu possa convocare un parente che si trovi ad una ragionevole distanza da qui.
— Stavo pensando al mio uomo, Vostra Grazia. Rhodry dovrebbe arrivare presto con la carovana.
— Rhodry? — ripeté Blaen, scoccandole un’occhiata stranamente penetrante.
— È il suo nome, Vostra Grazia, Rhodry Mael… voglio dire, Rhodry di Aberwyn.
Cinvan emise uno strano suono soffocato, ma Blaen si limitò a gettare indietro la testa e a scoppiare in una fragorosa risata.
— Stavi per dire Rhodry Maelwaedd, vero? — osservò poi. — Per gli dèi, Jill, lui è mio cugino, il figlio della sorella di mia madre.
— Allora non mi meraviglia più che somigli tanto a Vostra Grazia.
— Proprio così. Tutti i grandi clan sono incrociati fra loro come cavalli del Bardek. Avanti, alzati da quel pavimento! Ho avuto proprio un bel modo di trattare la moglie di mio cugino! Mi farà dannatamente piacere rivedere Rhodry… quando ho appreso del suo esilio ero furibondo, ma Rhys è sempre stato un piccolo bastardo cocciuto e so che non presterà ascolto né a me né ad altri in merito a questa sua follia. Cinvan, procura una sedia a questa dama.