— E subito dopo ha cominciato ad urlare che era meglio morire in fretta che lentamente — intervenne l’Airone. — Ha afferrato la sua daga, e noi gli siamo saltati addosso per disarmarlo, poi io e un paio dei ragazzi lo abbiamo accompagnato qui, più o meno quando è arrivata la guardia del gwerbret. Dopo che ha tentato di buttarsi dalla finestra lo abbiamo legato al letto, ma lui ha continuato a delirare e a urlare che voleva morire.
— Ah, comincio a capire — commentò Nevyn. — Poi all’alba si è improvvisamente calmato.
— Infatti. — Ogwern si sollevò a sedere con espressione d’un tratto speranzosa, rivelando così di essere completamente vestito sotto le coperte. — È stata una cosa improvvisa come il cadere della febbre.
— Esatto, ma non si trattava di febbre, bensì di veleno. Ogwern, tu devi avere in città un nemico che ha messo una particolare sostanza nelle tue bevande, l’oleofurtiva tormenticula smargeddinni — dichiarò il vecchio, scandendo con gusto quel nome imponente. — Per fortuna, la tua mole ti ha salvato da una dose letale. Quel veleno crea squilibrio negli umori, dando la prevalenza a quelli caldi e umidi su quelli secchi e freddi, su cui poggiano le facoltà razionali. Quando il corpo comincia a risentire degli effetti del veleno, la mente non è in grado di capire cosa sta succedendo e non riesce a reagire razionalmente, e in questo modo il veleno raddoppia il suo effetto.
— Oh, dèi! — sussurrò Ogwern. — Una cosa davvero infernale, buon signore.
— D’ora in poi devi stare sempre in guardia. Quanto ai residui del veleno, per due settimane mangia soltanto cibi freddi e asciutti, come pane, mele, la parte bianca del pollo, il tutto a freddo. In questo modo purificherai gli umori.
— Lo farò, buon erborista. Oh dèi, ho visto la morte davvero da vicino.
Dal momento che non stava per morire, Ogwern si decise ad alzarsi dal letto e insistette per pagare Nevyn con una moneta d’argento.
— In un certo senso è un peccato che non sia malato — osservò poi, con aria cupa, — perché così questo pomeriggio dovrò affrontare quel dannato gwerbret. Ascolta, Jill, dì il meno possibile e attieniti al fatto di aver agito come mia guardia del corpo, lasciando il resto a me.
— Ha dedicato ore all’elaborazione di questa storia — interloquì l’Airone. — È un vero capolavoro.
Quando se ne andarono, Nevyn insistette per passare dal tempio di Bel che sorgeva vicino al fiume per deporre la moneta di Ogwern, di certo rubata, nella ciotola delle donazioni per i poveri, e mentre camminavano Jill continuò a guardarsi nervosamente intorno, quasi aspettandosi di vedere nemici balzare fuori dalle mura delle case.
— Nevyn, come ha fatto il fratello di Evy a far arrivare il veleno nella birra di Ogwern? — chiese.
— Cosa? Oh, è evidente che riesco a mentire con la stessa disinvoltura di una daga d’argento se anche tu hai creduto a quelle sciocchezze. Ho inventato tutto sul momento per tranquillizzare Ogwern: ha bisogno di stare in guardia, ma non potevo dirgli la verità perché non ci avrebbe creduto.
— Vuoi dire che non si è trattato realmente di veleno?
— No. Il nome che ho usato era formulato nell’antica lingua dei Rhwman e significava piccolo tormento color smeraldo per ladri grassi.
— Allora cosa è successo?
Nevyn si guardò intorno lungo la riva del fiume. A parte due ragazzi fermi vicino al bordo dell’acqua e intenti a sorvegliare il bestiame al pascolo, nelle vicinanze non c’era nessuno.
— Il fratello di Evy ha operato sulla mente di Ogwern nello stesso modo in cui ha cercato di fare con la tua — spiegò quindi. — Dubito che avesse l’intenzione di spingerti al suicidio, perché in quel caso Blaen avrebbe sequestrato i tuoi effetti personali e loro non avrebbero più potuto recuperare l’opale, ma di certo voleva tormentarti e farti soffrire. Dal momento che fra noi esiste una sorta di legame anche da lontano ho potuto apporre su di te i sigilli ma non ho potuto fare nulla per il povero Ogwern finché non sono arrivato qui. Questa notte provvederò perché possa dormire sonni tranquilli.
Jill fu assalita da un senso di malessere così intenso che dovette trasparirle dal viso, perché Nevyn le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante.
— Adesso capisci perché ho taciuto la cosa ed ho usato con Ogwern un mucchio di stupidaggini intese a tranquillizzarlo? Ah, bambina! Non avrei mai voluto che simili cose malvagie si abbattessero su di te, ed ho cercato di lasciarti sola a seguire il tuo Wyrd a modo tuo, ma adesso pare che il tuo Wyrd ti abbia portata a qualcosa di veramente strano.
— Così sembra. È stato davvero il mio Wyrd a condurmi qui?
— Mettiamo la cosa in questi termini: è stato il puro e semplice caso a condurti fino a quel cavallo morto sull’Yr Auddglyn, ma è stato il tuo Wyrd a mostrarti la gemma che giaceva nell’erba, perché se il Popolo Fatato non si fidasse di te non l’avresti mai trovata. Ora però torniamo alla fortezza, perché non intendo aggiungere neppure un’altra parola qui in pubblico.
Mezzogiorno era passato da due ore quando finalmente Rhodry raggiunse le porte meridionali di Dun Hiraedd. Smontando di sella, il giovane guidò a mano i suoi due cavalli attraverso la piccola ressa di contadini venuti a portare al mercato i loro prodotti e il loro pollame, ma quando oltrepassò le due guardie che oziavano accanto alle porte notò che una di esse borbottava qualcosa all’altra… e un momento più tardi i due si spostarono in modo da bloccargli il passo. Subito altri due uomini sbucarono dall’ombra delle mura e uno di essi afferrò le redini dei cavalli, mentre l’altro posava con fermezza la mano sul braccio destro di Rhodry.
— Sei una daga d’argento, vero? Vieni con noi, ragazzo, e non causare problemi.
— Cosa diavolo significa tutto questo?
— Sono ordini di Sua Grazia: intercettare una daga d’argento che sembra originaria di Eldidd e portarla con noi. Ultimamente abbiamo avuto in città anche troppi guai a causa di quelli della tua risma.
— E per di più si tratta di una ragazza — aggiunse un’altra delle guardie. — Viene da chiedersi come andrà a finire il regno.
— Che cosa ha fatto Jill?
— Oh, la conosci, vero? — commentò la prima guardia, con uno sgradevole sorriso. — Sembra che abbia avuto qualcosa a che fare con un uomo che è morto, ecco cosa ha fatto. L’udienza ordinata da Sua Grazia deve essere in corso proprio ora, quindi ti accompagneremo direttamente là.
Troppo preoccupato per protestare, Rhodry lasciò che le guardie lo disarmassero e rimase immerso in un cupo silenzio mentre lo scortavano lungo le vie cittadine. Aveva sperato di poter evitare Blaen che, così lui pensava, doveva di certo disprezzarlo e considerarlo un fuoricasta disonorato, e adesso aveva di fronte a sé la prospettiva di doverlo affrontare addirittura per implorarlo di essere misericordioso con Jill.
Ma cosa può aver fatto? si chiese. Se riuscirò a tirarla fuori da questa storia sana e salva gliene darò tante da riempirla di lividi!
Una volta nel cortile della fortezza le guardie consegnarono i cavalli ad un paggio e spinsero il loro prigioniero all’interno della rocca. Rhodry non era più stato là da due anni, quando vi era venuto per il matrimonio di Blaen, e lasciò vagare con espressione stordita lo sguardo sulla grande sala, dove un tempo aveva pranzato come ospite d’onore, prima che le guardie lo sospingessero su per una scala a spirale che conduceva al secondo piano. Le pesanti porte di quercia della camera di giustizia erano spalancate e il gruppetto si portò appena oltre la soglia, rimanendo là in attesa.