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— La morale è questa — disse Dondragmer a Kabremm. — dobbiamo stare qui e non fare nulla finché la spedizione di soccorso che Barlennan invierà non ci raggiunge. Immagino che ricorrerà a qualche scusa non troppo evidente per insistere con gli umani dopo che l’altra volta, con la Esket, si era rifiutato.

— Questo non dovrebbe costituire un gran problema — replicò il primo ufficiale della Esket. — Uno degli esseri umani era assolutamente contrario all’invio dei soccorsi e Barlennan gli ha fatto credere di aver avuto partita vinta. Ma stavolta le cose andranno in modo diverso.

— Come se l’arrendevolezza della prima volta non avesse già insospettito alcuni umani a sufficienza. Ma lasciamo perdere. Piuttosto, non sappiamo quanto tempo dovrà passare prima che i soccorsi ci raggiungano perché non sappiamo se esiste il modo di raggiungerci via terra dalla colonia. Lei è arrivato qui col dirigibile, mentre noi galleggiando sull’acqua.

“Se decidiamo di non aspettare possiamo scegliere tra due possibilità — continuò Dondragmer. — Una è di raggiungere a marce forzate la Kwembly, trasportando le vasche idroponiche fin dove possibile per poi fermarsi e ripartire qualche ora dopo; immagino che così facendo prima o poi ci arriveremo. L’altra è di marciare verso la colonia per andare incontro ai soccorsi se vengono inviati, altrimenti per tentare di raggiungere la salvezza a piedi. Credo che questa ipotesi non sia poi così folle. Anche se riuscissimo a raggiungere la Kwembly non siamo affatto certi di poterla riparare; se gli umani ci hanno trasmesso le opinioni di Beetchermarlf in modo corretto, mi sembra che sia lui stesso il primo a dubitarne. Nessuna delle due ipotesi mi piace per via della perdita di tempo che entrambe comportano. Esistono centomila cose migliori da fare che non strisciare sulla superficie di questo pianeta per mesi e mesi.

“Infine, forse l’idea migliore è usare il dirigibile per salvare i miei timonieri, oppure per trasportare alla Kwembly l’equipaggio e l’attrezzatura eventualmente compiendo due o tre viaggi.”

— Ma questo…

— Questo chiaramente affonda la zattera per quanto riguarda la faccenda della Esket. Ma anche utilizzare il volatore di Reffel ci farebbe scoprire, perché non riusciremmo mai a spiegare cosa è successo al prendimmagini che si trovava a bordo senza dover ammettere qualcosa, indipendentemente dalla bugia che vogliamo raccontare. Semplicemente, non sono più tanto convinto che la seconda base valga il sacrificio deliberato delle nostre vite, anche se naturalmente ammetto che si potrebbe rischiare. Se il progetto non avesse avuto possibilità di riuscita mi sarei opposto tempo fa.

— Mi è stato detto comunque che ha dimostrato una certa opposizione — rispose Kabremm. — Nessuno è stato in grado di convincerla del rischio che corriamo dipendendo completamente da creature che non ci considerano al loro stesso livello.

— Esatto. Ma dimentica che gli umani spesso sono tanto diversi tra loro quanto lo sono da noi. Mi sono fatto una certa idea di questi alieni quando un giorno uno di essi rispose a una mia domanda su un argano a differenziale in modo semplice e dettagliato, introducendomi senza nulla chiedere all’uso della matematica nella scienza. Solo allora capii che lo faceva per solidarietà, e quindi che l’umano che ha tanto insistito per convincere Barlennan a non inviare soccorsi alla Esket deve essere molto diverso dai tre Hoffman o da Charles Lackand. Quindi io rifiuto e rifiuterò sempre di diffidare di loro come razza, come invece sembra fare lei. Credo che l’opinione di Barlennan sia molto più vicina alla mia perché cambia sempre discorso quando si arriva a questo punto tra noi due; Barlennan non lo farebbe mai se fosse veramente convinto di avere ragione. Comunque, io sono convinto che l’idea migliore consiste nell’arrendersi all’evidenza e domandare l’aiuto degli umani per la Kwembly, oppure correre il rischio di farsi scoprire inviando tutti e tre i dirigibili.

— Non sono più tre, i dirigibili — chiarì Kabremm sapendo che l’obiezione era irrilevante ma ben contento di cambiare argomento.

— Karfregin e il suo equipaggio mancano all’appello ormai da due giorni di questo pianeta.

— Questo non lo sapevo — rispose Dondragmer sorpreso. — Come ha reagito Barlennan? A questo punto credo proprio che farebbe meglio a rivedere la sua politica e a ricorrere all’aiuto degli umani: cominciamo a perdere equipaggi interi uno dopo l’altro!

— Barlennan non lo sa ancora. Stiamo ancora cercandoli usando dei veicoli costruiti con le ruote della Esket e non vogliamo riferire la cosa fino a quando le ricerche non verranno completate.

— Cosa significa “completate”? Karfregin e i suoi sono morti a quest’ora se nessuno li ha ancora trovati. I dirigibili non sono dotati dell’attrezzatura necessaria per una base d’emergenza.

Una leggera vibrazione percorse il corpo di Kabremm dalla testa all’estremità caudale. — Se la veda con Destigmet. Io ho già abbastanza problemi.

— Perché il suo dirigibile non è stato usato per le ricerche? — Lo era fino a quando non è calato il sole. Comunque vi sono altri problemi alla miniera. Un enorme fronte di ghiaccio avanza, per fortuna lentamente, proprio in direzione della seconda colonia travolgendo ogni cosa gli si pari davanti. Ha raggiunto la Esket spostandola di molti metri e rovesciandola: ecco perché siamo riusciti a smontare le ruote tanto facilmente. Destigmet mi ha ordinato di risalire il ghiacciaio per scoprire se avanzerà ancora o se i depositi da cui trae origine stanno per esaurirsi. In effetti non sarei dovuto arrivare tanto lontano, ma non ho voluto interrompere l’esplorazione. È sempre lo stesso fiume per tutto il percorso, a volte liquido e a volte solido; è la cosa più strana che abbia mai visto su questo pianeta tutto strano. Ma mi rendo conto che l’avanzata del ghiaccio non si fermerà mai in tempo: la seconda colonia è spacciata.

— E naturalmente Barlennan non sa nulla di tutto questo.

— Non c’è modo di farglielo sapere! Abbiamo scoperto l’avanzata del ghiaccio solo poco prima che facesse buio… prima di allora era solo una collina all’orizzonte.

— In altre parole non solo abbiamo perso il mio primo ufficiale, un volatore e un dirigibile con cinque marinai, ma perderemo con tutta probabilità l’intera seconda colonia e la Kwembly? E lei è ancora convinto che non dovremmo metter fine al nostro inganno, raccontare agli umani l’intera storia e farci aiutare da loro?

— Ora più che mai. Se sapessero che siamo incorsi in tanti guai deciderebbero che non siamo più utili al progetto e ci abbandonerebbero qui.

— Cosa? Che sciocchezza! Nessuno abbandonerebbe mai un investimento come questo. La trovo una convinzione molto futile. In ogni caso è inutile discutere. Vorrei…

— Mi auguro che non vorrà usare i nostri guai come scusa per raccontare tutto ai respira-ossigeno!

— Dovrebbe sapere che non lo farei mai senza autorizzazione. Mi piace giudicare le cose secondo le mie convinzioni personali, ma conosco abbastanza la storia da temere i cambiamenti improvvisi in faccende come queste.

— Meno male. Anch’io trovo gentili alcuni umani, ma pochi sono come gli Hoffman. Questo lo ha ammesso anche lei, no?

— La morale di tutto questo — disse Barlennan a Bendivence — è che abbiamo inviato troppo presto Deeslenver alla Esket per oscurare tutti e quattro i prendimmagini. La faccenda degli oggetti che si muovevano in laboratorio sembra essersi quietata e questo riporterà l’attenzione di tutti su quella storia. Non siamo ancora pronti per l’atto finale e non lo saremo ancora per un altro anno. Non mi sembra tanto grave aver tirato fuori la faccenda della minaccia dei nativi con un certo anticipo, ma Destigmet e i suoi non saranno in grado di interpretare la loro parte fino a quando non possiederanno molti più automi e macchine elettriche, cose che gli umani pensano noi non abbiamo. Chiaramente fino a quando la minaccia dei nativi non sembrerà molto più reale gli umani non prenderanno mai le decisioni che noi vogliamo far loro prendere.