Riprovò a chiamare Thorne, ma il numero di casa era ancora occupato e al cellulare gli rispose di nuovo la segreteria.
Andava a ottanta all’ora, sulla strada lunga e dritta attraverso Hackney Marshes, una zona che sullo stradario risultava tutta verde, ma che a quell’ora aveva un aspetto triste e inquietante. Holland si sarebbe sentito meglio una volta che si fosse immesso sulla A107. Vedeva lo svincolo in fondo alla pagina, a meno di un’unghia dal posto in cui era adesso. Da lì in poi, conosceva la strada. Stamford Hill, Seven Sisters Road, Finsbury Park e, dopo aver attraversato Holloway Road, sarebbe arrivato a casa di Thorne.
Ancora una volta si trovò a riflettere sulla possibilità di fare la cosa più semplice: chiamare Brigstocke. Era anche la cosa più corretta, ma la sua lealtà era tutta per Thorne. Ricordava un serial televisivo americano che lui e Sophie avevano visto insieme una sera: NYPD Blue, forse, o Homicide. Un agente aveva voluto dare al suo partner “un’occasione”, anche se sarebbe stato suo dovere portare il caso davanti ai superiori. Thorne non era il suo partner, naturalmente, ma era così che Holland si sentiva.
Thorne gli sarebbe stato grato.
Alla fine Holland lasciò lo stradario e con la mano libera riprovò a fare il numero di Thorne, chiedendosi come mai non sentisse il segnale di avviso di chiamata.
Era abbastanza sicuro di sapere con chi stava parlando Thorne in quel momento. Ricordava una sera al Royal Oak, quando lui gli aveva raccontato di aver passato tre quarti d’ora al telefono con il padre, parlando di nulla. Quella sera, a parte la telefonata, c’era anche la possibilità che gli Spur vincessero la partita di apertura della stagione. Holland immaginava Thorne al telefono con una lattina di birra nell’altra mano, impaziente di salutare il padre per potersi godere la partita alla tivù.
A Stamford Bridge, gli Spur conducevano già per due a uno contro il Chelsea. Thorne sarebbe stato di buonumore.
Holland allungò la mano e prese le foto da sotto lo stradario. Chissà come sarebbe cambiato l’umore di Thorne, quando, di lì a una ventina di minuti, le avrebbe viste…
Thorne rimase paralizzato, più che altro per la confusione, quando, voltandosi, vide l’uomo che si toglieva il casco.
«E tu come cazzo sei entrato?» chiese. Per alcuni strani secondi, riusci a pensare solo a una storia di gelosia in cui lui si era involontariamente trovato in mezzo. Pensò che forse lo aspettava un’imbarazzante scazzottata. Ma l’espressione sul volto dell’uomo e il coltello che estrasse dallo zainetto gli fecero capire che si trattava di qualcosa di molto diverso.
Thorne si voltò verso Eve con uno scatto e sentì contro il viso la lama del coltello che lei gli puntava contro. La lama gli produsse un taglio sul mento e la punta affondò nella carne morbida sotto la mascella.
Thorne urlò e si gettò di lato, lasciando una striscia di sangue sul cuscino.
L’uomo fece un passo verso il letto.
Una parte del cervello di Thorne era ancora abbastanza razionale da formulare un pensiero: “Il coltello era nella borsetta”. Ma il resto della sua mente era troppo occupato a dare forma a qualcosa di oscuro, a una paura che prima aveva avvertito solo di passaggio, ma che adesso gli pesava sul petto. Se la immaginò, viva e cosciente, che gli stringeva le costole con dita magre e forti e lo atterrava.
Thorne sollevò la testa e si premette una mano sul taglio. Cercò di non lasciar trapelare il terrore nella voce, quando disse: «Mark e Sarah…».
Udendo il suo vero nome, l’uomo si oscurò in viso. «Allontanati da mia sorella. Subito!»
Thorne si fece da parte, a disagio per la propria nudità. La donna scese dal letto, nuda e sorridente, e cominciò a raccogliere i propri vestiti.
«Eve, questo è assurdo.»
Lo sguardo di Ben Jameson si spostò dalla sorella a Thorne. «Mettiti giù, sul pavimento.»
CAPITOLO 31
Mentre lo preparavano, Thorne si sforzava di trattenere paura, sangue e dolore ben nascosti dentro di sé, per poterli poi trasformare in una furia cieca di cui servirsi al momento giusto.
Il resto del suo cervello ora stava cercando e trovando risposte, mettendo insieme i pezzi a tutta velocità, sotto l’azione dell’adrenalina.
Ben ed Eve lavoravano con rapidità ed efficienza. Prima che Thorne potesse anche solo immaginare un modo per difendersi, era già stato immobilizzato. Eve gli legò i polsi con una cintura, stringendoglieli in una morsa dolorosa. Ben gli premette la testa contro il pavimento e lo obbligò a piegare le ginocchia e ad allargare le gambe. Thorne non si trovava mai a meno di dieci centimetri da una lama. Qualunque mossa, a parte quelle che gli ordinavano di compiere, era fuori discussione.
Adesso il suo corpo era nella stessa posizione di quelli che aveva visto in tristi stanze d’hotel e nei suoi incubi… Era nudo, faccia a terra e sedere in aria. La testa e le mani erano rivolte verso la porta della camera. Il sangue della ferita sul mento gocciolava sul tappeto.
«Ecco perché dovevate liberarvi di lenzuola, federe e copriletto» disse Thorne. «Nel resto della stanza le impronte si sarebbero confuse con quelle degli altri ospiti dell’hotel. Ma nel letto, dove le lenzuola erano intonse, sarebbero rimaste solo le tracce tue e della vittima, vero, Eve?»
Eve rispose, da un punto in cui lui non riusciva a vederla: «Una volta a letto, erano completamente indifesi. Proprio come te».
«Io non ho mai violentato nessuno, Eve…»
«Non è un po’ tardi per cercare di completare il tuo piccolo puzzle?» disse Jameson. «Stai per morire.»
«Non voglio morire ignorante.»
«Non puoi farci niente.»
«È questo il tuo “progetto”, quello che volevi far decollare? Si trattava dei tuoi omicidi?»
Jameson rise. «Senz’altro è più interessante che realizzare video per aziende e istituzioni, questo te lo garantisco. Ecco, ora puoi aggiungere un’altra tessera al tuo puzzle e morire meno ignorante.»
«È così che sei riuscito a entrare nel Registro, vero?» chiese Thorne. «Attraverso i servizi sociali, probabilmente.»
La risposta venne da Eve. «Attraverso l’Ente Nazionale per la Libertà Vigilata. Più in particolare l’Unità per i Reati Sessuali.»
«Il mio video Verso una strategia nazionale di informazione non è certo Quarto Potere» disse Ben. «Ma loro sono stati felici di lasciarmi fare tutte le ricerche che volevo, in un sistema la cui sicurezza è quanto meno trascurata. Computer incustoditi, accesso incontrollato ai database e via dicendo. In realtà, questo era proprio il motivo per cui mi hanno commissionato il video.»
A Thorne venne in mente che, con tutta probabilità, Ben figurava nell’elenco dei contatti telefonici di Charlie Dodd. Una società di produzione video non sarebbe certo suonata sospetta, data l’attività che Dodd svolgeva. E, in ogni caso, Thorne, non sapendone il nome, non l’avrebbe mai riconosciuta come la società di Jameson. Comunque, la cosa aveva poca importanza, adesso…
«Hai avuto un colpo di fortuna, quindi» disse.
«Tutti abbiamo bisogno di un po’ di fortuna, prima o poi» sentenziò Eve. «Alcuni più di altri.»
Thorne sollevò il viso dalla moquette, sentendo fibre e pezzetti di sporco attaccati al sangue rappreso sul mento. Facendo perno sulla fronte, sbirciò in una fessura sotto il braccio e vide Jameson frugare nello zainetto, che aveva appoggiato in fondo al letto. Gli occhi di Eve rimanevano puntati su Thorne.
«Muoviamoci» disse lei a un tratto.