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— Gli hai offerto l’opzione, Gwarha? — chiese Ettin Petali.

— No — ha detto il generale. — E non gliela offrirò.

— Perché no? — ha chiesto Aptsi. La sua voce era triste.

— È rahaka. Non l’accetterebbe mai, e ho promesso a me stesso, anni fa, che non avrei mai partecipato a fargli del male.

Davvero?

— Peccato — disse la nonna.

— Perché hai parlato a Perez Anna? — domandò Per.

Ho guardato il pavimento nudo e lucido, cercando di trovare un’argomentazione che avesse senso per le donne di Ettin. Alla fine, ho guardato Per.

— Ho visto che il figlio di Lugala fa del suo meglio per distruggere i negoziati. Ho sentito il capo delle operazioni di Gwarha affermare che la mia gente non è fatta di persone; e sapevo che i negoziatori umani non sapevano… non potevano saperlo… quanto la situazione sia seria. Ho pensato: "Niente si migliora con l’ignoranza."

— Ti avevo detto che ero in grado di gestire Lugala Tsu — è intervenuto il generale. — E Shen Walha.

— Ma gli umani, Primo Difensore? Li sai gestire? Hai idea di cosa faranno? Non si tratta di una normale lotta tra uomini del Popolo, dove ognuno cerca di spingere indietro gli altri. Questo non è un normale conflitto tra specie nemiche. Ti trovi davanti a esseri che non conosci, e che sono ignoranti. Non hanno alcuna idea delle conseguenze di quello che fanno.

La nonna ha sollevato una mano, chiedendo silenzio. — Gli argomenti degli uomini non mi interessano. Le accuse possono aspettare; e possono aspettare anche le spiegazioni. Qui abbiamo tre problemi che ci troviamo a dover affrontare.

Non cinque?

— Uno sei tu, Nicky. Ti sei dimostrato inaffidabile. Non possiamo permetterti di rimanere qui o in alcun altro posto di importanza strategica. Potresti tradirci di nuovo. Ma come possiamo rimuoverti senza che altri sappiano quello che hai fatto?

— Il secondo problema è Perez Anna. Esiste un modo per tenerla tranquilla?

— Il terzo problema è Lugala Tsu. Finché sarà qui, i negoziati saranno in pericolo. In questo penso che Nicky abbia ragione e tu torto, Gwarha. Osservo i Lugala da otto anni. Sono tutti uguali: avidi e di vedute ristrette, ma con una pericolosa furbizia e una grande perseveranza. Non cedono mai. Non imparano mai nulla di importante. Non c’è argomento che possa farli cambiare una volta che hanno deciso che cosa vogliono.

Ha fatto una pausa e ha tirato il fiato. — C’è un quarto problema che mi viene in mente proprio adesso. Gli umani come specie. Tu, Gwarha, hai domandato come possiamo trattare con creature simili. È una domanda da prendere in seria considerazione. L’abbiamo lasciata agli uomini ed è stato un errore.

La nonna ha fatto un’altra pausa, poi ha detto: — Lasciateci.

— Che cosa? — ha domandato il generale.

— Va’ fuori a parlare con Perez Anna. Dille qualcosa di rassicurante, e porta Sanders Nicholas con te. Voglio parlare con le mie figlie e non voglio essere distratta da voci di uomini. Andate.

Ettin Gwarha si è alzato e io l’ho imitato.

— Non lasciate gli alloggi delle donne — ha detto Ettin Per. — Nessuno di voi.

Siamo tornati nell’anticamera, dove Anna aspettava, rannicchiata in un’ampia sedia bassa. Vaihar sedeva di fronte a lei. Ha guardato prima il generale, poi me, poi il pavimento. Anna ha detto: — Allora?

— Siamo stati mandati fuori — ha risposto il generale. — Le donne di Ettin stanno consultandosi.

Si è seduto. Io mi sono appoggiato a una parete.

— Ti dispiace uscire per un momento, Vaihar? Devo parlare con il primo difensore. Rimani nel corridoio.

Vaihar se ne è andato. Il generale ha sollevato la testa. — Non sono dell’umore adatto per fare conversazione — ha detto nella lingua di Eh e Ahara.

— Posso immaginarlo — ho detto io, in inglese, poi ho avvertito Anna che mi sarei messo a parlare in una delle lingue hwarhath. - So che tutto questo è rozzo, e mi scuso. C’è qualcosa di cui devo parlare.

Lei ha annuito.

Sono passato alla lingua di Ettin. — Devo chiederti un favore.

— Adesso? Dopo il modo in cui hai agito?

Ho aspettato.

— Non faccio promesse, Nicholas. Dimmi cosa vuoi.

— Il mio diario. Se mi succedesse qualcosa, prendilo e distruggine la parte codificata per la non visione. Fallo senza leggerla.

Mi ha lanciato una lunga occhiata pensierosa.

— Oppure l’hai già letta, Primo Difensore?

— No, non ho interferito con nessuno dei tuoi programmi e non ho aperto nessuno dei tuoi file. Avrei dovuto?

— Non c’è nulla in essi che sia… — Ero di nuovo alla parola che cominciava con la t, una parola che non mi piace dire. — …sleale verso di te o verso il Popolo. Ma ci sono segreti. Se fossero soltanto segreti miei, potrei vivere con la consapevolezza che tu li abbia letti.

Qualcosa è accaduto all’espressione del generale. Lui stava pensando a qualcosa di non completamente piacevole.

— O morire con quella consapevolezza — ho aggiunto.

Lui ha continuato a rimanere tranquillo.

— I file che ho bloccato contengono segreti che appartengono ad altre persone. So che i membri della tua specie non avvertono il bisogno di molta privacy. Ma tu sì, e quella gente si fida di me.

— Distruggerò i file senza leggerli, se dovesse rendersi necessario. Ma non penso che lo farò. E il resto del diario?

— Fanne quello che vuoi, anche se ho sempre pensato di pubblicarlo.

Il generale ha sibilato. — Memorie. Come mia nonna.

— Tu saresti dovuto essere l’editore — ho detto io.

Lui ha sibilato una seconda volta. — Non faccio promesse.

— Okay. — Ho guardato Anna. — Ci dia ancora un paio di minuti, vuole?

— Sì. — Anna appariva stanca e depressa. Mi stavo intanto chiedendo che cosa stesse facendo Vaihar nel corridoio.

— C’è un’altra cosa — ho detto nella lingua di Ettin. — Un altro favore.

Il generale ha avuto l’espressione di un uomo spinto all’estremo ma non mi ha detto di tacere.

— Se dovesse accadere il peggio, non conservare le mie ceneri nella speranza di poterle restituire alla mia famiglia. Non voglio essere sepolto sulla Terra.

— Perché no?

— I miei genitori vivono nel North Dakota, adesso, se gli umani dicono la verità. Non voglio finire in qualche tomba nella prateria. La Divinità sa se sono stato felice di andarmene da laggiù.

Lui ha considerato la cosa. E deve averla trovata incomprensibile, naturalmente. Ogni uomo… ogni persona… deve voler ritornare al paese natio per essere seppellito tra i parenti. — Dove vuoi essere seppellito?

Mi sono stretto nelle spalle. — A Ettin, col tuo permesso. Altrimenti, nello spazio.

— Questa conversazione non è necessaria. Tu non stai per morire. — Ha fatto una pausa. — Non nell’immediato futuro. Ma data la differenza di aspettativa di vita tra le nostre specie, tu quasi certamente morirai prima di me. Porterò le tue ceneri a Ettin, quando sarà il momento, se è questo che vuoi. — Ha sollevato lo sguardo e ha incontrato il mio. — Non essere così terrorizzato, Nicky, e non dire cose che terrorizzano me.

— Okay — ho detto. Ho guardato nuovamente Anna. — Stiamo aspettando che le zie del primo difensore e la sua stupefacente nonna decidano cosa fare.

— Sua nonna? Lei ha portato sua nonna ai negoziati?

— Comincia a invecchiare — ha detto il generale. — Abbiamo pensato che non fosse una buona idea lasciarla vivere da sola. Così, Per… mia zia Per… le ha offerto una casa. — È passato alla lingua di Ettin e ha detto a me: — Hanno tirato i dadi e Per ha messo insieme la meno auspicabile delle combinazioni. È stato senza dubbio il volere della Divinità. Aptsi non potrebbe trattare con mia nonna, e sarebbe un peccato rovinare il buon carattere di Sai.