— Non potrebbe dirlo in inglese? — ha domandato Anna.
— No — ha detto Ettin Gwarha. — Mi dispiace, signora Perez, se sto diventando scortese. Non è abituata a vivere con altre persone e le mie zie pensano che non sarebbe una buona idea lasciarla nella casa di Per con la sola compagnia di membri giovani della famiglia.
— Se li mangerebbe a colazione — ho detto io.
— E quindi l’ha portata qui.
— Dove probabilmente mangerà noi a colazione.
Il generale mi ha fulminato con lo sguardo. — Non creare convinzioni errate in Perez Anna e non malignare su gente che ti ha dato rifugio per più di vent’anni. Noi non siamo… com’è la parola per coloro che si mangiano l’un l’altro?
— Capitalisti — ha detto Anna.
— È esatto? — Ettin Gwarha ha chiesto a me.
— In questo contesto, la parola giusta sarebbe cannibale.
— Hah.
Dopo di che, abbiamo aspettato in silenzio, io con gli occhi bassi sui miei piedi. Un buco stava formandosi nelle mie calze, al solito posto, sopra uno degli alluci. Strane le cose che si notano in certi momenti. Come l’arazzo nell’ingresso. Potrei chiudere gli occhi e vederlo adesso: il grande trattore rosso, la donna come una colonna, l’azzurro e il grigio. La donna stringeva una chiave, non molto diversa da una normalissima chiave umana. Ne usavo anch’io una come quella, da ragazzino.
Dopo un po’, Ettin Gwarha ha parlato, in inglese. — Perché la gente ti ha rivelato dei segreti?
Ho aperto gli occhi. — Perché ascolto. Non sempre, ma spesso.
— Allora perché non hai ascoltato me quando ti ho detto di trattenerti?
— Dovevo fare qualcosa. C’è solo speranza nell’azione.
— Che cosa?
— Sto citando qualcuno. Un filosofo umano.
Lui ha aggrottato la fronte. — È assolutamente sbagliato. È una convinzione comune tra gli umani?
— Perché è sbagliato? — ha domandato Anna.
Ho potuto vedere il generale cambiare posizione, mettersi più comodo, accingersi a una discussione sul suo argomento preferito: la moralità. — Tutto ha delle conseguenze, l’inazione come l’azione. Ma, come regola, è meglio non fare niente o poco più di niente, che tanto. Dire che l’azione è causa di speranza, è incoraggiare la gente… sciocchi come Nicky… a fare a ogni costo qualcosa, qualsiasi cosa, piuttosto che sopportare la disperazione.
"Questo non significa che dobbiamo essere pigri. Ovvio che ci sia molto da fare. Ma dobbiamo stare attenti, specialmente quando facciamo qualcosa di nuovo. La Divinità ci ha dato l’intelligenza che ci serve per pensare a quello che dobbiamo fare, e ci ha dato la capacità di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Non possiamo aspettarci nient’altro da lei. Non verrà a salvarci dalle conseguenze della nostra follia.
"Ciò che serve… sempre… è pazienza e perseveranza e cautela e fiducia. Dobbiamo credere che l’universo sa ciò che fa e che gli altri non sono completamente stupidi."
— Ma non si fida di Nick, vero? — ha detto Anna.
Gwarha ha aperto la bocca ma non ha detto niente. È stata l’aria, invece, a parlare. Ettin Per che ci chiamava tutti.
Siamo entrati nella stanza con le pareti nere: prima Anna, poi Gwarha, poi io. Le donne hanno sollevato la testa.
Per ha detto: — Nicky, tu traduci. Di’ alla donna di Perez di sedersi accanto a me.
Gwarha e io ci siamo seduti nelle stesse sedie di prima. Il cerchio era completo, adesso. Non c’erano posti vuoti.
— Farò io le presentazioni — ha detto il generale con la sua voce morbida e profonda. L’astio era scomparso. Non era più arrabbiato. Stanco, forse, come Anna e la vecchia signora, la quale sembrava curvarsi un po’.
Ma, dopo le presentazioni, Petali si è raddrizzata e ha parlato. — Abbiamo una soluzione a tre dei nostri problemi. Rimane ancora il problema principale. Lei, Perez Anna.
Ho tradotto.
— Mi avete detto che non mi sarebbe stato fatto alcun male — ha detto Anna. — E voglio sapere di Nicholas. Che cosa gli accadrà?
— Si rende conto di quanto seria sia la cosa? — ha domandato Petali. — Nicky le ha passato informazioni che noi… che i nostri uomini… non vogliono che l’umanità abbia. Se fosse uno dei nostri, uno del Popolo, Ettin Gwarha gli avrebbe già chiesto di uccidersi. Lui stesso si sarebbe offerto di farlo senza che nessuno glielo avesse chiesto.
La vecchia signora ha fatto una pausa e io ho tradotto. Anna appariva preoccupata.
— Se si viene a sapere di questa storia morirà. Questo è fuori discussione — ha detto Petali. — Se riusciremo a controllare la situazione nell’ambito della famiglia, allora penso che riusciremo anche a salvare Nicky.
Anna ha domandato: — È vero?
— Più o meno — ho risposto. — Anche se è bene ricordare che Ettin Petali sta cercando di stipulare un patto. Di che genere, in questo momento non lo so.
— Sta’ attento — ha detto il generale, nella lingua di Ettin.
— Che cosa volete? — ha chiesto Anna alla vecchia signora.
— Vogliamo che se ne stia tranquilla. Che non dica nulla di tutto questo agli altri umani.
— Non posso promettere — ha detto Anna. — Se la Military Intelligence mi prende, dirò tutto quello che so.
— Un vero peccato che lei non sia un uomo — ha detto la vecchia signora dopo aver udito la risposta. — Avrebbe potuto esserci un incidente.
— Ma non a una donna, madre — ha detto Ettin Sai.
— Non ho ancora perso l’intelletto. Conosco il giusto comportamento.
Ettin Per ha detto: — Dobbiamo essere certe che per il momento lei rimanga qui. Se collaborerà, penso che si potrà fare. Insisteremo perché i negoziati vadano avanti con lei.
— Per quanto tempo? — ha domandato Anna.
— Non lo sappiamo — ha risposto Per. — Ma ricordi che la situazione è pericolosa. Se non collaborerà, quasi certamente Nicky morirà. Ettin Gwarha sarà costretto a farsi indietro e l’umanità dovrà trattare con il figlio dei Lugala e la sua repellente madre. Se subentreranno nei negoziati, ci sarà una guerra. Nicky le avrà detto che l’umanità non vincerà.
Ho tradotto.
— Nick? — ha detto Anna.
— Come può chiedermi di commentare? Sono in mezzo a tutto questo e sto avendo qualche problema a essere obiettivo.
Anna è rimasta in attesa.
Il generale ha detto: — Le cose potrebbero non essere così cattive come mia zia suggerisce, ma non penso che saranno neppure positive se sarò screditato, e lo sarò se questa storia salta fuori.
Gwarha ha sempre un chiaro senso della sua importanza.
— Stiamo chiedendo un anno o due — ha detto Ettin Sai in inglese. — Pensiamo.
— E mi state chiedendo di mettermi con voi contro la mia specie — ha commentato Anna.
— Sì — ha detto Ettin Sai.
— Nicky ha quasi certamente ragione — è intervenuto il generale. — Se ci sarà una guerra, saremo costretti a decidere che voi non siete persone. Non avremo scelta. Non possiamo infrangere le regole se siete persone. Ma se le regole le infrangete voi, come sicuramente farete, allora noi saremo distrutti. Non semplicemente il perimetro; noi potremmo resistere; ma non il centro.
— Per sopravvivere, per salvare le nostre case, dovremo combattere come se fossimo… — È passato alla sua lingua e ha pronunciato una parola.
Ho tradotto. — Piccoli vermi. Cimici distruttive.
— Signora, glielo assicuro, vi distruggeremo — ha detto il generale. — Se saremo costretti.
— Qual è l’alternativa? — ha domandato Anna.
Le donne hanno cambiato posizione. Come Gwarha pronte a discutere di moralità, si sono messe più comode. Avevano in mano l’inizio di una trattativa.
— Deve essere risolto il problema di cosa sono gli umani — ha detto Ettin Per. — E non è un problema per uomini. Non hanno mai deciso chi è una persona e chi non lo è. Questo compito è sempre appartenuto alle donne. Siamo noi che esaminiamo i bambini appena nati e decidiamo se devono diventare individui veri. Siamo noi che esaminiamo quelli ammalati e decidiamo se è rimasto in loro un vero spirito. Abbiamo imparato come guardare oltre le apparenze. Questa è la nostra capacità, e non è una capacità da uomini. Gli uomini non possono decidere queste questioni.