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Melanie si girò verso di lui. Il suo viso era una pallida chiazza ovale con macchie scure al posto degli occhi e delle labbra. «Era solo una battuta», disse lui. Lei non replicò. «Ti ricordi il vecchio Thriller? O forse era The Outer Limits. Una coppia era… Perché non parli?»

«Sono stata così cattiva con lui. Non ho mai smesso di rimproverarlo per… quanto è capitato alla mamma. So che non è stata colpa sua, ma lui era in casa. Se soltanto l’avesse sentita cadere… Se io fossi stata là, invece che al campeggio…»

«Chi ti ha mandato al campeggio?» s’informò Bodie.

«Loro, mamma e papà. Io non volevo andarci, ma loro hanno detto che sarebbe stata un’esperienza di vita. Pensavano che fossi troppo dipendente e introversa, che il campeggio mi avrebbe aiutato a maturare. Non avevo scuse per non andare. Capisco che non dovrei ritenermi responsabile dell’incidente capitato alla mamma. E neppure papà. Non è stata colpa sua né mia. Ma quello che si capisce e quello che si prova dentro non combaciano mai. Così, le cose non sono più andate bene fra me e papà, dopo la disgrazia. Ho tentato… Solo che non potevo perdonare né lui né me. Poi lui se n’è andato e si è risposato.»

«Subito?»

«No, io facevo il secondo anno di liceo. È stata la rottura definitiva. Voglio dire, lui sessant’anni e Joyce ventisei. Disgustoso. Non riuscivo a sopportarlo. Mi sono trasferita da mia sorella e ho vissuto con lei finché ho finito le superiori. Proprio non potevo…» La voce di Melanie tremava. «Ora è morto e io non…» Cominciò a piangere.

«Non lo sai con certezza se è morto», le ricordò Bodie.

«Lo so, lo so.»

«Troveremo una stazione di servizio, deve essercene una da qualche parte. Così potrai richiamare.»

«Non servirebbe a niente.»

«Si vede che hai una gran fiducia nelle tue visioni. Potresti sbagliarti.»

Lei tirò su con il naso e non rispose.

«Tu stessa hai ammesso di non sapere chi era la vittima. Pensavi che potesse essere tuo padre o tua sorella.»

«Era papà.»

«Ora ne sei sicura?»

«Sì.»

«Sai, forse questo è un caso di precognizione e se così fosse potrebbe forse esistere un modo per impedire che succeda.»

«Non lo so», mormorò Melanie.

Non fu un diniego deciso. Bodie sentì di aver aperto una breccia nella sicurezza della ragazza. Perlomeno una fessura. «Quando hai avuto la visione di tua madre, è stato prima o dopo l’incidente?»

«Nello stesso momento. Ho avuto la visione mentre lei stava annegando.»

«Okay, quella è stata la tua prima esperienza con questo genere di cose. Stavolta potrebbe essere completamente diverso. Anzi, se ci ripensi bene, la seconda volta non è quasi mai uguale alla prima. Rifletti. Il tuo primo drink, il tuo primo appuntamento con un ragazzo. La prima volta che hai conosciuto il sesso. So per certo che la seconda volta è differente… un nuovo gioco, per così dire.»

«Mi fa piacere che lo trovi divertente.»

«Sto solo cercando di aiutarti, Mel. Sei sconvolta, ma è possibile che la tua visione non sia ciò che credi. Forse tuo padre o chiunque altro sta bene. Forse questo è stato un avvertimento e tu devi andare laggiù per impedire che succeda ciò che hai visto.»

«Sì, credo che sia possibile», ammise Melanie. Ma non c’era nessuna convinzione nella sua voce.

È possibile, concluse Bodie fra sé. E possibile anche che il maledetto episodio sia frutto della sua fantasia. La colpa che scaraventava addosso a suo padre, probabilmente ha fatto scattare il desiderio inconscio che morisse. Dio solo sapeva che cosa le passava nella mente. Una bomba a orologeria emotiva che finalmente scoppiava.

Bodie decise di tenere per sé questa teoria.

In quel momento non aveva bisogno di ulteriori confusioni.

Lo scopriremo presto.

Più avanti vide delle luci, edifici, un’insegna della Shell appesa a un palo.

Bodie imboccò la corsia d’uscita, una strada stretta si snodava in direzione della stazione Shell, di fronte un’altra stazione con l’insegna luminosa Bargain Gas, un ristorante e una piatta costruzione dove spiccava un’insegna al neon: Bingo’s Bar and Grill.

Melanie si sporse dal sedile per guardare la lancetta della benzina. «Abbiamo ancora mezzo serbatoio», osservò.

«Meglio abbondare», disse Bodie.

«Dovrei telefonare, quando ci fermiamo», disse, ma non sembrava entusiasta.

Bodie si fermò accanto al self-service del distributore di benzina. Di fronte, in fondo allo spiazzo, c’erano un paio di telefoni pubblici. «Vuoi telefonare, mentre faccio il pieno?»

«Devo andare al gabinetto.»

Scesero dal furgone. Bodie si avvicinò alla pompa, staccò il boccaglio e abbassò la leva. Osservò Melanie. Lei camminava con la testa china, appariva depressa e vulnerabile. Non troppo diversa da come appariva solitamente, con quell’atteggiamento che faceva desiderare a Bodie di abbracciarla e consolarla. Il suo sguardo si soffermò sui pantaloni di fustagno che non nascondevano il movimento e le curve delle natiche. Immaginò di infilarle le mani nei pantaloni, di accarezzare la sua pelle morbida e liscia. Chissà se portava le mutandine.

Probabilmente quella sera le portava. Il sesso era l’ultima cosa che aveva in mente quando si era cambiata per il viaggio.

Lei sparì dietro l’angolo dell’edificio. Bodie svitò il tappo del serbatoio e vi inserì il beccuccio.

Colpa di queste profumate notti dell’Arizona, pensò. Uno non poteva fare a meno di sentirsi un po’ eccitato.

Se lei telefonava e tutti stavano bene, avrebbero potuto abbandonare l’autostrada.

Fuori.

È sempre fantastico farlo in macchina. Il rischio di farsi vedere aggiùnge…

Rimise il beccuccio sulla pompa, avvitò il tappo del serbatoio e si diresse verso l’ufficio della stazione. C’era quasi arrivato quando riapparve Melanie da dietro l’angolo, asciugandosi le mani sui pantaloni.

«Niente asciugamani?» s’informò Bodie.

«L’unica macchinetta era guasta.»

«Porto la macchina vicino ai telefoni.»

Lei annuì, e continuò a camminare. Bodie proseguì verso l’ufficio. Pagò la benzina e uscì.

Melanie era davanti a un telefono e frugava nella borsa.

La stazione di servizio era deserta tranne che per il furgone di Bodie. Decise di non spostarlo e si diresse verso Melanie. Lei alzò gli occhi. «Problemi?» domandò lui.

«Ho solo una moneta», spiegò Melanie.

Lui tirò fuori il portafoglio. «Ti presto la mia carta telefonica. Devo averla qui.»

«Grazie», disse lei.

Le spiegò come usarla.

Melanie inserì la carta nella fessura. Mentre componeva il numero, Bodie la strinse da dietro tenendole dolcemente le spalle. «Andrà tutto bene», le disse. Lei annuì, i suoi capelli gli accarezzarono la bocca e il mento.

Melanie lesse i numeri della scheda all’operatore.

Bodie si accorse che s’irrigidiva.

«Sta suonando», annunciò lei.

Lui le accarezzò le spalle, sentì le spalline del reggiseno sotto la stoffa della camicetta.

«Non risponde nessuno», avvertì Melanie.

«Aspetta.» Bodie le premette le labbra sulla nuca. I suoi capelli avevano un gradevole profumo di limone.

«Inutile, non c’è nessuno.»

Melanie riappese. Recuperò la scheda, si voltò e guardò Bodie con i grandi occhi.

«Vorrei che tutto si sistemasse», disse lui.

«Lo so.»

«Senti, forse potresti telefonare a qualcun altro, un vicino.»

Lei si morse il labbro e corrugò la fronte.

Cominciò a frugare nella borsetta e tirò fuori un librettino rosso.

Gli occhi di Pen, sdraiata nella vasca, si spostavano sulla pagina seguendo le righe delle parole. Sfioravano le frasi e lei non tratteneva il loro significato.