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«Qua, lo prendo io.»

«So maneggiarlo», protestò Pen.

«Se ci sarà da sparare, meglio che lo faccia io.»

«Chi sei tu, un esperto?»

«Giusto, piccola.» Bodie tese le mani per prendere il fucile.

Pen scosse la testa. «Non possiamo andare in giro con questo giocattolo in vista.» Fece scivolare la canna nei pantaloni. Era fredda contro la gamba. Lei sollevò la felpa e l’abbassò per nascondere il calcio.

«Puoi camminare a quel modo?»

«Posso provare.» Tenendo l’arma contro il fianco, Pen uscì sulla balconata. Bodie chiuse la porta. Precedette la ragazza guardandosi alle spalle mentre lei scendeva lentamente le scale. Pen teneva la gamba destra rigida.

Lui le prese il braccio sinistro.

Bodie aprì il cancello.

Pen passò accanto a lui.

Quando raggiunsero la macchina, Pen abbassò il fucile lungo la gamba finché la bocca poggiò sul marciapiede. Stringendo con il braccio il calcio del fucile, tirò fuori le chiavi dalla borsetta e aprì la portiera. Poi si guardò attorno. Non vide nessuno. Allora sfilò il fucile dai pantaloni e si affrettò a metterlo nell’auto.

«Io vengo con la Cadillac», disse Bodie e indicò un punto nella via.

Pen vide la grossa auto parcheggiata sull’altro lato. «Dove hai preso…»

«Te lo dico più tardi. Seguimi. Solo un paio d’isolati e poi la mollo; dopo proseguiamo insieme.»

Pen salì in macchina. Quando i fari della Cadillac si accesero, ingranò la retromarcia. Seguì l’auto per tutto l’isolato, lontano da Pico.

Dove diavolo aveva preso quella macchina? Si chiese Pen. Deve averla rubata. Non c’era altra spiegazione. Lui era teso, preoccupato per me. Ha rubato un’auto per arrivare a casa mia.

Poteva finire in galera.

Sebbene spaventata per lui, Pen gli era grata. Bodie aveva messo a repentaglio la propria libertà, il suo futuro. Per lei.

«Scendi da quella macchina», sussurrò.

Bodie continuò a guidare.

«Avanti, scendi.» Pen guardò nel retrovisore, quasi aspettandosi di vedere un’auto di pattuglia della polizia, ma la strada dietro era sgombra. «Maledizione, Bodie! Scendi!»

Lui svoltò a destra.

Pen lo seguì. Ed emise un lungo sospiro quando lo vide accostare al marciapiede. Però non scese.

«Che cosa fai?» borbottò lei. Superò lentamente l’altra auto e vide Bodie sporgersi sui sedili. Una luce brillava dallo scomparto aperto del cruscotto.

Lei si fermò oltre la Cadillac. Spense i fari per oscurare la targa, nel caso qualcuno notasse Bodie abbandonare l’auto rubata e salire nella sua macchina.

«Sbrigati», mormorò.

Finalmente lui scese. Pen si chinò verso la portiera del passeggero e l’aprì. Afferrò in tempo il fucile per la canna prima che cadesse mentre lui apriva lo sportello. Attirò a sé l’arma. Si accese la luce interna, ma solo per un momento. Poi la portiera si chiuse e tornò l’oscurità.

Pen si allontanò a fari spenti. «Credevo che saresti rimasto là dentro per tutta la notte», borbottò.

«Dovevo trovare il libretto di circolazione. Cercherò di chiamare il proprietario appena ne avrò l’occasione per dirgli dove può ritrovare la sua auto», spiegò Bodie. Poi le raccontò come aveva rubato la Cadillac.

Pen ascoltò sbalordita.

«Non ci ho nemmeno pensato», confessò lui. «All’improvviso l’ho rubata. Il buffo è che non mi sento colpevole. Sono solo contento che non mi abbiano preso.»

Pen svoltò l’angolo e accese i fari. «Sono contenta anch’io.»

«Non avevo mai fatto una cosa simile.» Sembrava quasi che Bodie volesse scusarsi.

Pen allungò il braccio e gli strinse la mano. «Tranquillo, non testimonierò contro di te. Mi dispiace che tu abbia picchiato quel tale, ma… come fa un cavaliere a correre in aiuto della sua dama se non ha un mezzo?»

«Con la differenza che la dama non era in pericolo», ribatté Bodie.

«Tu non lo sapevi.»

«È il pensiero che conta, giusto?»

Lei gli scoccò un’occhiata. Aveva un nodo alla gola. «Il pensiero conta molto, credimi.»

Bodie allacciò le dita attorno alla mano di lei.

Pen superò l’incrocio e guardando la strada più avanti, vide l’ospedale in lontananza. Pensò a suo padre che giaceva nel letto, tenuto in vita da tubi e fili. «Oggi non sono neppure andata a trovarlo», mormorò.

«Ci andremo domani.»

Andremo. La parola le diede calore. «Non torni a Phoenix, stanotte?»

«È un po’ tardi. E poi, le cose sono cambiate. Sono cambiate, non è vero?»

«Eccome», lo rassicurò Pen.

«Non permetterai che Melanie…»

«Lei ti ha fracassato la testa. Avrebbe potuto ucciderti. Ha perso qualsiasi diritto.»

«Non credo che la penserà allo stesso modo.»

«Difficile.» Pen svoltò a sinistra sulla Olimpic e accelerò.

«Perché tanta fretta?» chiese Bodie.

«Hai ragione», convenne Pen, ma non rallentò.

«Melanie ha avuto circa un’ora per fare ciò che aveva deciso di fare.»

«E adesso che cosa starà combinando?»

«Chi lo sa? Io ero assolutamente sicuro che avesse in mente di assassinarti. Sbagliavo, grazie a Dio. Chi lo sa? Spero solo che sia tutto finito prima che arriviamo.»

«Non voglio che le capiti qualcosa», osservò Pen.

«Neppure io, ma…»

«Sarà colpa nostra. L’abbiamo esasperata, Bodie. Qualsiasi cosa accada, siamo responsabili. Tu e io.»

«Non dimenticare che ha passato il pomeriggio nell’armadio di Harrison. È successo prima che ci sorprendesse.»

«Hai visto la sua faccia quando ci ha trovato sul divano?»

«Non dico che non fosse sconvolta», convenne Bodie. «Ma il fatto che non abbia preso le pillole dimostra che aveva deciso di scappare.»

«Lei ha pensato che volessi metterla fuori combattimento perché noi due potessimo rimanere soli.» Pen accelerò vedendo il semaforo giallo. «Forse aveva ragione. Non l’ho fatto per questo scopo, ma… probabilmente era il mio subcosciente a farmi agire così.»

«Qualunque sia stata la nostra colpa, stiamo pagando», decretò Bodie. «Potremmo essere a casa tua e invece stiamo correndo a salvarla.»

«O a raccogliere i pezzi.»

La Mercedes di Harrison era nel viale della casa. La Continental di Joyce non era più parcheggiata di fronte.

«Sono furbi», osservò Pen, proseguendo davanti alla casa. «Sanno che noi siamo andati alla polizia. Non farebbe buona impressione se Joyce trascorresse la notte con lui.»

«Perciò è andata a casa», concluse Bodie.

«E dov’è Melanie?»

Bodie si strinse nelle spalle. Aveva controllato la strada per vedere se c’era il suo furgone, ma finora non l’aveva visto. «Continua ad andare. Forse l’ha lasciato sul retro.»

Pen svoltò, tornò a svoltare. Passò davanti all’isolato di Harrison, poi svoltò di nuovo a destra e tornò sulla strada per fermarsi all’angolo. «Che ne pensi?»

«Non chiedermelo», rispose Bodie. «Ho già sbagliato due volte.»

«Dev’essere andata da papà.»

«A casa di tuo padre, vuoi dire? Ci ho pensato anch’io. Sempre meglio. Naturalmente Harrison potrebbe essere andato con Joyce. Con la sua auto.»

«Ne dubito», replicò Pen. «Probabilmente si sono divisi.»

«Dobbiamo controllare la casa?»

Pen scosse la testa e svoltò a sinistra nella via di Harrison, allontanandosi. «Stiamo cercando Melanie», gli ricordò.

Aspettò un momento prima di immettersi nel traffico sulla Ventiseiesima Strada, e infine svoltò a sinistra.

«Spero solo…» masticò Bodie.

«Che cosa?» incalzò Pen.

«Può darsi che Melanie sia già stata nella casa di Harrison. Potrebbero averla catturata. Ecco perché non c’era il mio furgone. Forse Harrison l’ha portata via con quello. Joyce può averlo seguito con la sua macchina per farlo salire dopo… essersi liberato di lei.»