«Sì.»
«Cominciai a parlare a quei brutti ceffi in modo concitato, chiacchierando in maniera pretenziosa, come se fossi stato un filosofo psichedelico, sparando paroloni e continuando ad avvicinarmi a loro, arringandoli sulla violenza e insinuando che avevano disturbato me e ‘tutti gli altri’ in cucina; che eravamo nel bel mezzo di una lezione, io e gli altri. E all’improvviso uno di loro infilò una mano all’interno del cappotto ed estrasse la pistola. Secondo me, si aspettava un lavoretto facile e pulito. Lo ricordo così distintamente. Sfoderò la pistola e me la puntò contro. Prima che riuscisse a prendere la mira, afferrai l’arma con entrambe le mani e gliela strappai, sferrandogli poi un calcio con tutta la mia forza; infine sparai, e uccisi lui e il suo compagno.» Roger s’interruppe.
Non dissi niente; ero tentato di sorridere, la storia mi piaceva, ma mi limitai ad annuire. Naturale che fosse cominciata in quel modo, per lui, perché non me n’ero reso conto? Non era stato istintivamente un assassino; in caso contrario, non sarebbe mai risultato così interessante.
«Nel giro di un secondo diventai un killer, nel giro di un solo secondo. E un vero asso, per di più, immagina.» Ordinò un altro drink e distolse lo sguardo, immerso nei ricordi. Adesso sembrava ben ancorato al corpo spettrale, su di giri come un motore.
«Poi cos’hai fatto?» chiesi.
«Be’,è stato allora che il corso della mia vita è cambiato. All’inizio volevo costituirmi, volevo chiamare il prete, andare all’inferno, telefonare a mia madre... La mia vita era finita: chiamare padre Kevin; buttare l’erba giù per lo scarico; una vita distrutta; chiamare a squarciagola i vicini, tutto questo. Invece mi limitai a chiudere la porta, e Blue e io ci sedemmo, a parlare per circa un’ora. A dire il vero, Blue non disse niente. Parlai io. E intanto pregavo che fuori non ci fosse nessuno seduto in macchina ad aspettare quei due; tuttavia, se avessero bussato alla porta, sarei stato pronto perché adesso avevo la loro pistola, piena di proiettili, ed ero seduto proprio di fronte alla porta. E mentre parlavo e aspettavo, restavo all’erta e lasciavo i due cadaveri stesi lì, e intanto Blue si limitava a fissare il vuoto come se l’intera faccenda fosse solo un brutto viaggio da LSD, mi convinsi che la cosa migliore era andarmene rapidamente via di lì. Perché mai avrei dovuto finire in prigione per il resto della vita a causa di quei due? Mi occorse circa un’ora di ragionamenti logici espressi ad alta voce.»
«Giusto.»
«Ripulimmo l’appartamento, prendemmo tutto ciò che ci apparteneva, chiamammo gli altri due musicisti esortandoli a ritirare le loro cose dalla stazione degli autobus. Dissi che era imminente una retata dell’antidroga. Non scoprirono mai cosa fosse successo in realtà. Il posto era talmente pieno di impronte digitali, lasciate durante tutti i nostri party e orge e jam session in piena notte che nessuno ci avrebbe mai trovato. A nessuno di noi erano mai state prese le impronte. Inoltre, conservai la pistola. E feci anche un’altra cosa, presi il denaro dei due uomini. Blue non volle saperne, ma a me servivano dei verdoni per andarmene da lì. Ci dividemmo. Non rividi mai più Blue. Non rividi mai più nemmeno Ollie o Ted, gli altri due. Credo che siano andati a L.A. per sfondare. Immagino che Blue sia diventato un tossico. Non ne sono sicuro. Io andai per la mia strada e, dall’attimo in cui successe, fui un uomo completamente diverso. Non sono più stato lo stesso.»
«Cosa ti rese diverso? Quale fu la fonte del tuo cambiamento, cioè che cosa lo provocò, di preciso? Il fatto che ti fosse piaciuto?» chiesi.
«No, niente affatto. Non fu affatto divertente. Fu un successo, ma non divertente. Non l’ho mai trovato tale. È un lavoro, uccidere la gente, ed è un vero casino. È un lavoro difficile. Per te è divertente uccidere, ma tu non sei umano. No, non si trattava di questo, piuttosto del fatto che fosse stato possibile farlo, avvicinarsi a quel figlio di puttana e compiere il gesto più inaspettato, strappargli la pistola in quel modo — perché era l’ultima cosa al mondo che lui potesse prevedere — e poi ucciderli entrambi, senza esitare. Devono essere morti in preda allo stupore.»
«Vi giudicavano dei ragazzini.»
«Ci giudicavano dei sognatori! E io lo ero: durante tutto il viaggio verso New York continuai a pensare che ero destinato a grandi cose, che sarei diventato famoso, e quel potere, il potere di uccidere così agevolmente due persone, aveva rappresentato l’epifania della mia forza!»
«Arrivava da Dio, questa epifania.»
«No, dal fato, dal destino. Ti ho già detto che non ho mai provato niente nei confronti di Dio. Sai che la Chiesa cattolica dice che, se non provi devozione per la santa Vergine Maria, be’,allora devi temere per la tua anima. Io non ho mai sentito nessuna devozione per lei. Né per altra divinità o santo reali. Non l’ho mai sentita. Ecco perché, dell’evoluzione di Dora, mi ha stupito soprattutto la sua totale sincerità. Ma ne parleremo fra poco. Quando arrivai a New York, sapevo che il mio culto doveva appartenere a questo mondo, capisci: schiere di seguaci, potere, comfort e la licenziosità di questo mondo.»
«Sì, capisco.»
«Quella era stata la visione di Wynken. Era questo che lui aveva comunicato alle sue adepte, e cioè che non aveva senso aspettare di giungere nell’altro mondo. Dovevi fare tutto subito, commettere qualunque tipo di peccato... Questo era un concetto molto diffuso tra gli eretici, vero?»
«Sì, tra alcuni di loro. O almeno così sostenevano i loro nemici.»
«Compii l’omicidio successivo per motivi meramente economici. Fu un lavoro su commissione. Ero il ragazzo più ambizioso della città. Ero diventato manager di un’altra band, un gruppetto di buoni a nulla, e non stavamo riscuotendo successo, benché altre rockstar sfondassero un giorno sì e uno no. Avevo ripreso a spacciare, e mi stavo dimostrando davvero abile, anche se cominciavo a trovare disgustosa la droga. Si era davvero agli albori, quando la gente portava l’erba al di là della frontiera con piccoli aerei, e sembravano quasi avventure da cowboy. Si sparse la voce che un certo tizio figurava sul libro nero di un intermediario locale, disposto a pagare trentamila dollari a chiunque lo eliminasse. L’uomo era particolarmente crudele e temuto da tutti. Sapeva che volevano ucciderlo. Se ne andava in giro in pieno giorno e tutti erano troppo spaventati per agire. Secondo me, ognuno si aspettava che lo facesse qualcun altro. Non sapevo a cosa e a chi questa gente fosse collegata, sapevo solo che il tizio rappresentava un bersaglio, capisci? Me ne accertai. Escogitai uno stratagemma per eliminarlo. All’epoca avevo diciannove anni. Mi vestii da studente universitario, con maglione a girocollo, blazer, pantaloni di flanella, e mi feci tagliare i capelli in stile Princeton; quindi m’infilai qualche libro sotto braccio. Scoprii dove viveva l’uomo a Long Island, e una sera mi avvicinai a lui mentre scendeva dalla macchina sul vialetto posteriore della sua abitazione. Lo feci secco a un metro e mezzo da casa, dove sua moglie e i suoi figli stavano cenando.» S’interruppe di nuovo, poi aggiunse con assoluta serietà: «Solo un particolare tipo di animale può compiere un’azione tanto crudele. Senza provare rimorso».