«Sì.»
«Penso che lo abbiano fatto perché provavano quello che provo io! Amavano la bellezza e la perfezione di quei libri. Lestat, sapevano che erano veri e propri tesori, ed è questo il potere dell’ossessione e dell’amore. E, chissà, forse volevano le ossa di Wynken. È plausibile. Forse una donna prese un osso della coscia e un’altra le ossa della mano e... ah, non lo so.»
All’improvviso quell’immagine mi parve orrenda e mi fece subito ripensare alle mani di Roger, che avevo grossolanamente mozzato con un coltello da cucina per poi gettarle tra i rifiuti, avvolte in un sacco di cellofan. Fissai le mani che avevo di fronte, intente a giocherellare col bordo del bicchiere, a tamburellare, ansiose, sul bancone. «Fino a che punto sei riuscito a ricostruire il percorso compiuto dai libri?» domandai.
«Non sono arrivato molto lontano. Ma succede spesso nella mia professione, nel campo dell’antiquariato, voglio dire. I libri sono ricomparsi uno o forse due alla volta. Alcuni provenivano da collezioni private, due da musei bombardati durante le guerre. In un paio di occasioni li ho pagati due soldi. Capii cosa fossero non appena vi posai sopra lo sguardo, ma gli altri non lo sapevano. E sai, ovunque andassi, organizzavo la ricerca di questo tipo di codice medievale. Sono un esperto in questo campo. Conosco il linguaggio dell’artista medievale! Devi salvare i miei tesori, Lestat. Non puoi lasciare che Wynken vada perduto di nuovo. Ti lascio con la mia eredità.»
«Così pare. Ma cosa posso fare di questi volumi e di tutte le altre reliquie, se Dora non vuole saperne?»
«Dora è giovane. Cambierà. Sai, nutro ancora questa speranza, il sogno che magari nella mia collezione — dimentica Wynken —, magari tra tutte le statue e le reliquie, ci sia un manufatto d’inestimabile valore che possa aiutare Dora con la sua nuova chiesa. Puoi far stimare il valore di ciò che hai visto nel mio appartamento? Devi convincere Dora a toccare di nuovo quegli oggetti, esaminarli, annusarne il profumo! Devi fare in modo che percepisca la potenza delle statue e dei dipinti, che capisca che sono espressioni della ricerca umana della verità, la stessa ricerca che ossessiona lei. Non lo sa ancora, tutto qui.»
«Ma hai detto che non le è mai importato nulla della pittura e del gesso.»
«Fa’ in modo che le importi.»
«Io? Come? Posso conservare tutto ciò, certo, ma come posso indurre Dora ad amare un’opera d’arte? Non capisco cosa ti spinga a suggerire una simile eventualità, vale a dire che io entri in contatto con la tua preziosa figlia.»
«Te ne innamorerai», rispose con un lieve mormorio.
«Puoi ripetere?»
«Trovale qualcosa di miracoloso nella mia collezione.»
«La Sacra Sindone?»
«Oh, mi piaci. Davvero. Sì, trovale qualcosa d’importante, qualcosa capace di trasformarla, qualcosa che io, suo padre, ho comprato e amato, e che la aiuterà.»
«Da morto sei pazzo come lo eri da vivo, lo sai? Ti comporti ancora come un trafficante, tentando di comprarti la strada per la salvezza con un blocco di marmo o una pila di pergamene! O credi davvero nella santità di tutto ciò che hai collezionato?»
«Certo che credo nella sua santità! È l’unica cosa in cui credo! È esattamente ciò che volevo dire, non capisci? È anche l’unica cosa in cui credi tu... ciò che scintilla e ciò che è d’oro.»
«Ah, mi lasci davvero senza fiato.»
«Ecco perché mi hai ucciso proprio là, tra i miei tesori. Senti, dobbiamo sbrigarci. Non sappiamo quanto tempo ci resta. Torniamo ai dettagli tecnici. Ora, per quanto riguarda mia figlia, il tuo asso nella manica è la sua ambizione. Voleva il convento per le sue missionarie, il suo Ordine, che si prefigge d’insegnare l’amore con lo stesso peculiare ardore con cui l’hanno insegnato altri missionari; manderebbe le sue donne nei quartieri poveri e nei ghetti e nei distretti operai, dove pontificherebbero sulla necessità di organizzare un movimento d’amore che, sorto nel cuore del popolo, raggiungerebbe alla fine tutti i governi, così da mettere fine all’ingiustizia.»
«Cosa distinguerebbe queste donne dagli altri Ordini missionari simili, dai francescani o da qualsiasi altro tipo di predicatori?»
«Be’,innanzitutto il fatto che sarebbero donne, e donne che predicano! Le suore devono lavorare come infermiere, insegnanti elementari, domestiche, oppure restare chiuse nel chiostro levando belati a Dio come altrettante pecore noiose. Le donne di Dora invece sarebbero dottori della Chiesa, capisci? Predicatrici. Ecciterebbero la folla col fervore personale; si rivolgerebbero alle donne, le donne impoverite e quelle private del potere, e le aiuterebbero a riformare il mondo.»
«Una visione femminista, abbinata però alla religione.»
«Potrebbe avere qualche chance di successo, le stesse possibilità di qualsiasi movimento di questo tipo. Chi può sapere come mai un monaco del 1300 diventò pazzo e un altro invece un santo? Dora riesce a mostrare alla gente come pensare. Non lo so! Devi assolutamente riuscire a capire tutto questo, devi farlo!»
«E, contemporaneamente, salvare gli oggetti ornamentali della chiesa», aggiunsi.
«Sì, finché lei non li accetta oppure finché non è in grado di trarne qualcosa di buono. Ecco come puoi convincerla. Parlale del bene.»
«È così che convinci chiunque. Ed è così che stai convincendo me», dissi mestamente.
«Be’,lo farai, vero? Dora pensa che io sia stato guidato dall’errore. Ha detto: ‘Non credere, dopo tutto ciò che hai fatto, di poter salvare la tua anima donandomi questi oggetti sacri’.»
«Ti vuole bene, l’ho notato ogni volta che l’ho vista con te», volli confortarlo.
«Lo so. Non ho bisogno di simili rassicurazioni. Adesso non abbiamo tempo per addentrarci nelle discussioni che sarebbero necessarie. Ma la visione di Dora non ha limiti, ricordatelo. Adesso lei non è molto importante, ma vuole cambiare il mondo intero. Voglio dire che non si accontenta di avere un culto come lo volevo io, sai, di essere un guru con un ritiro pieno di seguaci compiacenti. Vuole davvero cambiare il mondo. È convinta che qualcuno debba farlo.»
«Non la pensa così ogni persona religiosa?»
«No. Gli altri non sognano di essere Maometto o Zoroastro.»
«Dora invece sì.»
«Sa che è ciò che occorre.» Scosse il capo, bevve un altro sorso di liquore e osservò il locale semivuoto. Poi si accigliò, come se stesse ancora riflettendo. «Mi diceva: ‘Papà, la religione non scaturisce dalle reliquie e dai testi, che ne sono la semplice espressione’. Continuava a ribadire il concetto. Dopo aver studiato così a lungo le Scritture, disse che era il miracolo interiore a contare davvero. Mi faceva venire un sonno mortale. E non fare battute crudeli!»
«Per nulla al mondo.»
«Cosa ne sarà di mia figlia?» sussurrò in tono disperato. Non mi stava guardando. «Considera il suo retaggio. Cerca di vederlo in suo padre. Io sono fervente ed estremista, gotico e pazzo. Non so dirti in quante chiese l’ho accompagnata, quanti inestimabili crocifissi le ho mostrato prima di venderli con discreto profitto. Le ore che Dora e io abbiamo passato ammirando i soffitti delle chiese barocche solo in Germania! Le ho regalato splendide reliquie della Vera Croce incastonate in argento e rubini. Ho comprato numerosi veli di Veronica, splendidi manufatti che ti lascerebbero senza fiato. Mio Dio.»
«C’è mai stata — in Dora, intendo — un’idea di espiazione, un vago senso di colpa?»
«Per aver lasciato scomparire Terry senza spiegazioni, per non aver fatto domande se non dopo anni, vuoi dire? Ci ho pensato anch’io. Ammesso che tutto ciò fosse presente all’inizio, Dora se l’è lasciato alle spalle parecchio tempo fa. Crede che il mondo abbia bisogno di una nuova rivelazione. Un nuovo profeta. Ma non è facile diventare un profeta! Dora dice che la sua trasformazione deve avvenire grazie al vedere e al sentire, ma non come in un’esperienza da tendone di revivalisti.»