«Sai, hai sempre avuto una coscienza! È proprio questo che cerco, non capisci? Coscienza, ragione, scopo, dedizione. Dio santo, per me sarebbe stato impossibile non notarti. E voglio dirti un’altra cosa. È come se tu mi avessi chiamato», disse.
«Mai.»
«Avanti, ripensa a tutte le sfide che hai lanciato al Diavolo.»
«Quella era poesia, o poesia burlesca, a seconda dei punti di vista.»
«Non è vero. E poi ripensa a tutte le cose che hai fatto, per esempio risvegliare l’antica Akasha, e per poco non scatenarla contro l’umanità.» Emise una breve risata. «Come se non avessimo già abbastanza mostri creati dall’evoluzione. E poi la tua avventura col Ladro di Corpi. Reincarnarsi, avere quella possibilità, e rifiutarla in favore di ciò che eri prima. Sai che la tua amica Gretchen adesso fa la santa nella giungla, vero?»
«Sì. L’ho letto sui giornali.»
Gretchen, la mia suora, il mio amore quando ero stato per così breve tempo mortale, non aveva più detto una parola dalla notte in cui, per sfuggirmi, era corsa nella cappella della sua missione ed era crollata in ginocchio davanti al crocifisso. Rimaneva in preghiera notte e giorno in quel villaggio, quasi senza mangiare, e ogni venerdì la gente viaggiava per chilometri attraverso la giungla, e talvolta veniva addirittura da Caracas e Buenos Aires, solo per vedere le sue mani e i suoi piedi sanguinanti. Quella era stata la fine di Gretchen.
Ma all’improvviso ebbi un’illuminazione, per la prima volta, proprio nel bel mezzo di tutto questo: forse Gretchen era davvero con Cristo!
«No, non credo», considerai freddamente ad alta voce. «Gretchen ha perso la ragione; è prigioniera di uno stato d’isteria, ed è tutta colpa mia. Così il mondo ha un altro mistico che sanguina come Cristo. Ce ne sono già stati migliaia.»
«Non ho espresso nessun giudizio sull’avvenimento», ribattè lui. «Se potessimo tornare a ciò che stavo dicendo... Stavo dicendo che praticamente hai fatto di tutto tranne che chiedermi di venire! Hai sfidato ogni forma di autorità, hai cercato di fare ogni tipo di esperienza. In due occasioni ti sei sepolto vivo e una volta hai tentato di raggiungere il sole per essere ridotto in cenere. Cosa ti restava da fare, se non chiamarmi? È come se tu stesso avessi chiesto: ‘Memnoch, cosa posso fare, adesso?’»
«Ne hai parlato con Dio?» chiesi in tono gelido, rifiutando di lasciarmi coinvolgere; rifiutando di essere così curioso ed eccitato.
«Sì, naturalmente», rispose.
Fui troppo stupito per parlare, non riuscii a trovare niente d’intelligente da dire. Piccoli rompicapi teologici e domande a trabocchetto mi balenarono nel cervello, per esempio: «Come mai Dio non lo sapeva già?» e così via. Ma eravamo ben oltre questo punto, ovviamente. Dovevo riflettere, concentrarmi su quanto mi stavano dicendo i miei sensi.
«Tu e Cartesio. Tu e Kant», dichiarò lui.
«Non accomunarmi ad altri. Sono il vampiro Lestat, l’unico e il solo», replicai.
«Se lo dici tu», concesse.
«Quanti siamo noi vampiri adesso, nel mondo intero, voglio dire? Non sto parlando di altri immortali e mostri e spiriti o esseri maligni, qualunque cosa tu sia, per esempio, ma dei soli vampiri. Siamo meno di cento e nessuno di loro è uguale a me. Lestat.»
«Sono pienamente d’accordo. Infatti io voglio te. Ti voglio come aiutante.»
«Non ti dà fastidio che io non ti rispetti, non creda in te e non ti tema, nemmeno dopo tutto questo? Che ci troviamo nel mio appartamento e io mi stia facendo beffe di te? Non credo che Satana sarebbe disposto a tollerare una cosa simile. Di solito io non la tollero; mi sono paragonato a te, sai. Lucifero, Figlio del Mattino. Ho detto ai miei detrattori e inquisitori che ero il Diavolo, oppure che, se mi fossi imbattuto in Satana in persona, lo avrei messo in fuga.»
«Memnoch», mi corresse lui. «Non usare il nome Satana, te ne prego. Non usare nessuno di questi nomi: Lucifero, Belzebù, Azazel, Sammael, Marduk, Mefistofele, eccetera. Mi chiamo Memnoch. Scoprirai ben presto, di persona, che gli altri nomi rappresentano vari compromessi lessicali presenti nelle Sacre Scritture. Memnoch vale per questa epoca e per ogni altra. Appropriato e gradevole. Memnoch il Diavolo. E non andarlo a cercare in un libro perché non lo troveresti mai.»
Non risposi. Stavo cercando di capire. Lui poteva cambiare forma, ma doveva esserci un’essenza invisibile. Mi ero scontrato con la forza dell’essenza invisibile quando gli avevo sferrato un pugno in faccia? Non avevo sentito nessun contorno concreto, solo una forza che opponeva resistenza. E dovevo ghermirlo adesso? Questa forma umana sarebbe stata colmata dall’essenza invisibile per potermi respingere con un’energia pari a quella dell’angelo scuro?
«Sì», disse. «Immagina di provare a convincere un mortale di queste cose. Ma in realtà non è per questo motivo che ti ho scelto. Ti ho scelto non tanto perché ti sarebbe più facile comprendere ogni cosa, ma perché sei perfetto per l’incarico.»
«L’incarico di aiutante del Diavolo.»
«Sì, quello di essere il mio braccio destro, per così dire, fare le mie veci quando sono esausto. Essere il mio principe.»
«Come puoi aver commesso un errore così grossolano? Trovi divertente l’autoinflitta sofferenza della mia coscienza? Pensi che il male mi piaccia? Che io pensi al male quando guardo qualcosa di bello come il viso di Dora?»
«No, non penso che il male ti piaccia», rispose. «Non più di quanto piaccia a me.»
«Non ti piace il male», ripetei, socchiudendo gli occhi.
«Lo odio. E se tu non mi aiuti, se lasci che Dio continui a fare le cose a modo suo, sappi che il male — che in realtà non è nulla — potrebbe distruggere il mondo.»
«È la volontà di Dio che il mondo venga distrutto?»
«Chi può dirlo?» rispose in tono gelido. «Ma credo che Dio non alzerebbe un dito per impedire che accada. Io non lo voglio, questo lo so. Ma i miei metodi sono quelli giusti, mentre i metodi di Dio sono sanguinari e catastrofici ed eccessivamente pericolosi. Lo sai anche tu. Devi aiutarmi. Sto vincendo, te l’ho già detto. Ma l’ultimo secolo si è dimostrato quasi insopportabile per tutti noi.»
«Quindi mi stai dicendo che non sei malvagio...»
«Precisamente. Ricordi cosa ti ha chiesto il tuo amico David? Ti ha chiesto se, mentre eri con me, hai percepito la presenza del male, e tu sei stato costretto a rispondere negativamente.»
«Il Diavolo è un famoso bugiardo.»
«I miei nemici sono famosi detrattori. Né Dio né il sottoscritto diciamo menzogne fini a se stesse. Ma, senti, non pretendo certo che tu mi creda sulla fiducia. Non sono venuto qui per convincerti di determinate cose solo conversando. Ti accompagnerò all’inferno e in paradiso, se vuoi; puoi parlare con Dio finché Lui lo consente e tu lo desideri. Non esattamente Dio Padre, non En Sof, ma... Be’,presto tutto ciò ti sarà chiaro. Ma è tutto inutile se non posso contare sulla tua reale intenzione di scoprire la verità, sul tuo spontaneo desiderio di trasformare la tua vita priva di scopo e di significato in una battaglia cruciale per il destino del mondo.»
Non risposi. Non sapevo cosa dire. Distavamo ormai anni luce dal punto in cui avevamo iniziato la discussione. «Vedere il paradiso e l’inferno?» sussurrai, assimilando lentamente l’intera prospettiva.
«Sì, naturalmente», rispose paziente.
«Voglio una notte intera per rifletterci.»
«Cosa?»
«Ho detto che voglio una notte per rifletterci.»
«Non mi credi. Vuoi un segno.»