«No, comincio a crederti; ecco perché devo riflettere, devo soppesare il tutto.»
«Sono venuto per rispondere a qualsiasi domanda, per mostrarti subito qualsiasi cosa.»
«Allora concedimi due notti. Stanotte e domani notte. È una richiesta piuttosto semplice, no? Lasciami solo.»
Era palesemente deluso, forse addirittura un po’ diffidente. Ma io dicevo sul serio e non potevo affermare niente di diverso da quanto avevo detto. Scoprii la verità nel momento stesso in cui la pronunciavo, data la rapidità con cui pensiero e parola si fondevano nella mia mente.
«È possibile ingannarti?» chiesi.
«Naturalmente, sì. Faccio affidamento sui miei doni così come sono, proprio come tu fai affidamento sui tuoi. Ho dei limiti, come tu hai dei limiti. Ti si può ingannare. Proprio come si può ingannare me», concluse.
«E Dio?»
«Bah!» esclamò in tono disgustato. «Se tu soltanto sapessi com’è irrilevante questa domanda. Non puoi neanche immaginare quanto io abbia bisogno di te. Sono stanco», ammise, rivelando un’emozione leggermente più intensa. «Dio è... al di sopra della possibilità di essere ingannato, questo posso dirlo con benevolenza. Ti concedo stanotte e domani notte. Non ti disturberò, non ti pedinerò, come dici tu. Ma posso chiederti cos’hai intenzione di fare?»
«Perché? Ho a disposizione due notti oppure non le ho?»
«Sei famoso per la tua imprevedibilità», mi provocò. Fece un ampio sorriso, molto accattivante, e qualcos’altro di lui, piuttosto evidente, mi colpì. Non solo sfoggiava proporzioni perfette, non aveva difetti visibili; era l’archetipo dell’Uomo Comune.
Non reagì affatto a questa mia valutazione, che potesse o no leggermela nel pensiero. Si limitò ad aspettare una mia risposta, cortesemente.
«Dora. Devo tornare da Dora», dissi.
«Perché?»
«Mi rifiuto di fornirti ulteriori spiegazioni.»
Ancora una volta rimase stupito dalla mia risposta. «Be’,non vuoi forse tentare di aiutarla con tutto il caos legato a suo padre? Perché non spiegare una cosa tanto semplice? Volevo soltanto chiederti quanto avevi intenzione d’impegnarti, quante informazioni progettavi di passare a questa donna. Sto pensando al tessuto delle cose, tanto per usare la frase di David. Insomma, cosa succederà con questa donna dopo che sarai venuto con me?»
Non risposi.
Lui sospirò. «D’accordo, ho aspettato per secoli qualcuno come te. Quindi cosa sono altre due notti, quelle che potresti avere a disposizione? In realtà, stiamo parlando solo di domani notte, vero? Dopo il tramonto, la sera successiva, verrò da te.»
«D’accordo.»
«Voglio farti un regalino che ti aiuterà a credere in me. Non mi è così facile stabilizzare il tuo livello di comprensione; sei pieno di paradossi e conflitti interiori. Lascia che ti offra qualcosa d’insolito.»
«Va bene.»
«Ecco qua il dono. Ritienilo un segno. Chiedi a Dora dell’occhio di zio Mickey. Pregala di raccontarti la verità che Roger non ha mai scoperto.»
«Sembra un gioco di società da spiritista.»
«Pensi? Chiediglielo.»
«D’accordo. La verità sull’occhio di zio Mickey. Adesso vorrei farti un’ultima domanda. Sei il Diavolo. Sì. Ma non sei malvagio. Come mai?»
«Domanda irrilevante. Anzi, lascia che formuli la risposta in modo un po’ più misterioso. È assolutamente superfluo per me essere malvagio. Lo vedrai. Oh, per me è così frustrante aspettare, dato che hai tante cose da vedere.»
«Ma ti opponi a Dio!»
«Oh, assolutamente sì, sono un suo acerrimo nemico! Lestat, quando vedrai tutto quello che devo mostrarti e sentirai tutto quello che ho da dire, quando avrai parlato con Dio e visto la situazione dalla sua prospettiva e dal mio punto di vista, ti unirai a me come suo avversario. Ne sono sicuro.» Si alzò. «Adesso me ne vado. Vuoi che ti aiuti a rialzarti?»
«Irrilevante e superfluo», dissi in tono seccato. «Sentirò la tua mancanza.» Le parole mi sorpresero mentre mi uscivano di bocca.
«Lo so», rispose.
«Ho tutta domani notte, ricordalo», intimai.
«Non ti rendi conto che se vieni con me adesso non esisterà né notte né giorno?» replicò.
«Oh, sono davvero tentato dalla tua offerta. Ma è proprio quello che i diavoli sanno fare così bene. Indurre in tentazione. Ho bisogno di pensarci su, e di consultare altri per farmi consigliare.»
«Consultare altri?» Sembrava genuinamente sorpreso.
«Non ho intenzione di partire col Diavolo senza dirlo a nessuno», spiegai. «Tu sei il Diavolo! Dannazione, perché mai dovrei fidarmi del Diavolo? È assurdo. Stai giocando secondo le regole, le regole di qualcuno. Come fanno sempre tutti. E io non conosco le regole. Bene. Mi hai concesso la libertà di scegliere, e questa è la mia scelta. Due notti intere, e non prima. Lasciami solo per tutto quel tempo! Giurami che lo farai.»
«Perché? Così non dovrai temere di sentire i miei passi?» chiese educatamente, come se si stesse rivolgendo a un bambino testardo.
«Forse.»
«A cosa serve un giuramento, se non credi a tutto il resto di ciò che ho detto?» Scosse il capo come se mi stessi dimostrando stupidamente umano.
«Puoi giurare o no?»
«Te lo giuro», disse, posandosi una mano sul cuore, o là dove avrebbe dovuto trovarsi il suo cuore. «In tutta sincerità, ovviamente.»
«Grazie, mi sento molto meglio», dissi.
«David non ti crederà.»
«Lo so.»
«La terza notte tornerò da te. Qui o in qualsiasi altro posto tu ti trovi», sentenziò con un enfatico cenno d’assenso. E con un ultimo sorriso, radioso come il precedente, scomparve. Non lo fece nel modo in cui tendo a farlo io, andandomene con tanta rapidità da impedire a qualunque mortale di seguire il movimento; scomparve nel nulla.
8
Mi alzai tutto tremante, mi rassettai gli abiti e notai, senza stupirmene, che la stanza era impeccabile come quando eravamo entrati. Ovviamente, la battaglia era stata combattuta in qualche altro regno. Ma quale?
Oh, se solo fossi riuscito a trovare David! Mi restavano meno di tre ore prima dell’alba invernale, perciò uscii subito a cercarlo.
Ormai, non avendo più la capacità di leggere nel pensiero di David o di chiamarlo, disponevo di un solo strumento telepatico, potevo cioè esaminare a caso le menti dei mortali cercando un’immagine di David che passava in un luogo riconoscibile.
Avevo camminato per meno di tre isolati quando mi resi conto che non solo stavo captando una sua nitida immagine, ma che arrivava dalla mente di un altro vampiro.
Chiusi gli occhi e tentai, con tutta l’anima, di stabilire un contatto significativo. Nel giro di qualche secondo i due si accorsero di me, David tramite il compagno che aveva accanto, e io vidi e riconobbi il luogo.
Ai miei tempi, Bayou Road aveva attraversato questa zona raggiungendo poi la campagna, ed era poco più in là che una volta Claudia e Louis, dopo aver tentato di uccidermi, avevano buttato i miei resti nelle acque della palude.
Adesso l’area era occupata da un grande parco ben curato e probabilmente affollato, durante il giorno, da mamme e bambini; includeva un museo di dipinti assai interessanti, e nel buio della notte il bosco appariva impenetrabile.
Alcune delle querce più antiche di New Orleans erano situate in questa zona, e una mirabile laguna, lunga, sinuosa, apparentemente interminabile, si snodava sotto un ponte pittoresco, al centro.
Li trovai lì, i due vampiri che comunicavano a vicenda nella fitta oscurità, lontani dal sentiero battuto. David era elegante e azzimato come al solito.
Ma la vista del suo compagno mi sbalordì.
Era Armand.
Sedeva sulla panchina di pietra del parco, con l’aria da ragazzino, disinvolto, una gamba ripiegata, guardandomi dal basso con la prevedibile innocenza, tutto impolverato, i capelli un ammasso lungo e intricato di riccioli ramati. Vestito di pesanti indumenti di denim, pantaloni attillati e giacca con la cerniera, poteva benissimo passare per un mortale, magari un vagabondo, benché adesso il suo viso fosse bianco come pergamena e addirittura più liscio dell’ultima volta in cui ci eravamo visti. In un certo senso, mi fece pensare a una bambola, con brillanti occhi di vetro di un tenue castano rossiccio... una bambola trovata in un solaio. Avrei voluto ripulirlo a forza di baci, sistemarlo, renderlo più radioso di quanto non fosse.