«Cosa ti spinge a dire una cosa del genere?» chiese David prima che io potessi aprire bocca.
«Senti, sappiamo che esistono esseri legati alla terra che noi non possiamo classificare, localizzare o controllare. Sappiamo che esistono varie specie di immortali, e vari tipi di mammiferi che sembrano umani ma non lo sono. Questa creatura potrebbe essere qualunque cosa. E c’è qualcosa di altamente sospetto nel modo in cui ti corteggia... le visioni e poi il garbo», spiegò Armand.
«L’unica alternativa è che tutto sia perfettamente logico. Lui è il Diavolo, è ragionevole come tu hai sempre ipotizzato, Lestat, non un idiota morale, ma un vero angelo, e desidera la tua collaborazione. Non vuole continuare a usare la forza con te. L’ha già utilizzata per presentarsi», ribattè David.
«Fossi in te, non gli crederei», incalzò Armand. «Cosa significa il fatto che desidera il tuo aiuto? Che cominceresti a esistere simultaneamente su questa terra e all’inferno? No, io lo eviterei come la peste, non foss’altro che per le sue metafore, il suo vocabolario. Per il suo nome. Memnoch. Ha un suono malvagio.»
«Oh, queste sono tutte cose che una volta io ho detto a te, più o meno», gli ricordai.
«Non ho mai visto il Principe delle Tenebre coi miei occhi», confessò Armand. «Ho visto secoli di superstizione, e i prodigi compiuti da esseri demoniaci come noi. Tu hai visto qualcosa in più di me, ma hai ragione: questo è ciò che mi dicevi un tempo e che adesso io dico a te. Non credere nel Diavolo o nel fatto di essere una sua creatura. Ed è quello che ho detto una volta a Louis, quando venne da me a cercare spiegazioni su Dio e l’universo. Non credo in nessun Diavolo. Quindi, te lo rammento. Non credere in lui. Voltagli le spalle.»
«Quanto a Dora, hai agito in modo sventato, ma forse si può porre rimedio a quella violazione del decoro sovrannaturale, in un modo o nell’altro», aggiunse David pacatamente.
«Non credo.»
«Perché?» chiese lui.
«Lasciate che vi faccia una domanda: credete a ciò che vi sto dicendo?»
«So che stai dicendo la verità», rispose Armand. «Tuttavia, te l’ho già spiegato, non penso che questa creatura sia il Diavolo in persona o che ti porterà in paradiso o all’inferno. E in tutta sincerità, se è vero... Be’,allora, motivo di più per non andare con lui.»
Lo studiai per un lungo istante, lottando contro le tenebre che avevo volutamente cercato, tentando di captare il suo atteggiamento mentale a questo proposito, e mi resi conto che era sincero. In lui non c’era nessuna invidia, nessuna traccia di un antico rancore nei miei confronti; non c’era la sensazione di aver subito un torto, nessun inganno o altro. Si era ormai lasciato alle spalle tutte queste cose, sempre ammesso che lo avessero mai ossessionato. Forse erano state solo mie fantasie.
«Forse è vero», disse, rispondendo direttamente ai miei pensieri. «Ma hai ragione nel ritenere che io ti stia parlando in modo sincero e, te lo ripeto, se fossi in te, non mi fiderei di questa creatura né della sua insinuazione che tu debba in qualche modo cooperare.»
«Un concetto medievale del patto», mormorò David.
«Cosa vorresti dire?» chiesi, in tono più sgarbato del voluto.
«Fare un patto col Diavolo, sai, stipulare un accordo con lui. È questo che Armand ti sta sconsigliando. Non fare patti», spiegò lui.
«Precisamente», confermò Armand. «M’insospettisce non poco la sua tendenza a trasformare il tuo consenso in una fondamentale scelta morale.» Il suo viso giovanile era turbato, i begli occhi per un attimo sembrarono estremamente brillanti nell’ombra. «Perché devi accettare la sua proposta?»
«Non so se tu abbia colpito o no nel segno», dissi. Ero confuso. «Ma hai ragione. Io stesso gli ho detto qualcosa, qualcosa sul fatto che stessimo giocando secondo le regole.»
«Voglio parlare con te di Dora», mormorò David. «Devi rimediare in fretta a ciò che hai fatto là o almeno prometterci che non...»
«Non intendo promettervi niente riguardo a Dora, non posso», ribattei.
«Lestat, non distruggere questa giovane mortale!» disse energicamente lui. «Se ci troviamo in un nuovo regno, se gli spiriti dei defunti possono implorarci, allora forse possono anche farci del male. Ci hai mai pensato?» Si mise seduto, sconcertato, furibondo, l’adorabile voce inglese che si sforzava di mantenere un certo decoro mentre aggiungeva: «Non fare del male alla ragazza mortale. Suo padre ti ha chiesto più o meno di farle da tutore, non di scuotere la sua sanità mentale sino alle fondamenta».
«David, non proseguire col tuo discorso. So cosa vuoi dire, ma, te lo dico subito, sono solo in questa faccenda. Solo. Solo con questo essere, Memnoch il Diavolo. Voi mi siete stati amici, siete stati la mia famiglia! Ma credo che nessuno possa dirmi cosa fare, se non Dora.»
«Dora!» David era scioccato.
«Hai intenzione di raccontarle tutto?» chiese timidamente Armand.
«Sì. È proprio questa la mia intenzione. Dora è l’unica che crede al Diavolo. Santo cielo, ho bisogno di un credente in questo momento, ho bisogno di un santo, e potrei aver bisogno anche di un teologo, quindi andrò da lei.»
«Lestat, sei perverso, ostinato e congenitamente distruttivo!» esclamò David. La sua frase aveva il tono di una maledizione. «Farai ciò che vuoi!» Era furibondo. Me ne accorsi chiaramente. Tutti i motivi che aveva per disprezzarmi era come se fossero surriscaldati dall’interno, e non c’era niente che io potessi dire in mia difesa.
«Aspetta», disse Armand in tono gentile. «Lestat, è una follia. È come consultare la sibilla. Vuoi che la ragazza funga da oracolo, vuoi che ti dica cosa devi fare secondo lei, una mortale?»
«Non è una semplice mortale, è diversa. Non ha affatto paura di me. Nessuna paura. Non ha paura di niente. È come se rappresentasse una specie differente, benché appartenga a quella umana. È come una santa, Armand. È come doveva essere Giovanna d’Arco quando guidava il suo esercito. Sa qualcosa di Dio e del Diavolo che io ignoro.»
«Stai parlando di fede, ed è molto affascinante, proprio come lo era con la tua amica suora, Gretchen, che adesso è una pazza farneticante», mi ammonì David.
«Una pazza silenziosa», lo corressi. «Non dice niente se non preghiere, o almeno così sostengono i giornali. Ma, prima della mia comparsa, Gretchen non credeva davvero in Dio, tienilo bene a mente. Credenza e follia, per Gretchen, sono la stessa cosa.»
«Non imparerai mai!» proruppe David.
«Imparare cosa?» domandai. «David, voglio andare da Dora. E l’unica persona cui io possa rivolgermi. Inoltre, non posso lasciare le cose così come sono, con lei! Devo tornare, e ho intenzione di farlo. Ora, Armand, dovresti farmi una promessa, la più ovvia. Intorno a Dora ho proiettato una luce protettiva. Nessuno di noi può toccarla.»
«Non occorre nemmeno dirlo, non farò del male alla tua piccola amica. Così mi offendi.» Sembrava genuinamente ferito.
«Mi dispiace», risposi. «Lo so. Ma so cosa siano il sangue e l’innocenza, e come entrambi possano risultare squisiti. So quanto la ragazza mi tenta.»
«Allora devi essere tu a cedere a quella tentazione», dichiarò lui, seccato. «Non scelgo più le mie vittime, lo sai. Posso fermarmi davanti a una casa come sempre, e dalla porta esce chi vuole stare tra le mie braccia. Naturale che non le farò del male. Continui a serbare antichi rancori; pensi che io viva nel passato e non riesci a capire che in realtà io cambio in ogni epoca, l’ho sempre fatto nel miglior modo possibile. Ma cosa mai può dirti Dora che ti sia d’aiuto?»
«Non lo so», ammisi. «Ma ho intenzione di andare da lei domani sera. Lo farei subito, se ce ne fosse il tempo. Ho intenzione di andare da lei. David, se mi succede qualcosa, se scompaio, se... tutta l’eredità di Dora è tua.»