«Poi, ancora prima che i rettili cominciassero a uscire dal mare strisciando sulla terra, ancora prima che succedesse questo, giunse la Sesta Rivelazione, che in me suscitò nientemeno che orrore. Queste creature, con la loro testa e i loro arti, per quanto bizzarre o dalla struttura variegata, avevano un volto! Volti come i nostri. Persino l’antropoide meno evoluto aveva due occhi, un naso e una bocca: cioè un volto, come quello che ho io! Prima la testa, adesso il volto, espressione dell’intelligenza racchiusa nella mente! Ero scioccato! Diedi inizio alle più accese discussioni.
«‘È qualcosa che Tu vuoi che succeda? Come finirà tutto questo? Cosa sono queste creature? La scintilla di vita che emanano diventa più forte, brilla più intensamente e muore lottando! Stai prestando attenzione alla cosa?’ Alcuni degli altri angeli inorridirono.
«Dissero: ‘Memnoch, stai esagerando con Dio! Ovviamente c’è un’affinità tra noi — magnifici come siamo, i Figli di Dio, gli abitanti del bene ha elohim — e queste creature. La testa, il volto, sì, è evidente. Ma come osi contestare il piano di Dio?’
«Ero inconsolabile. Ero stato assalito da troppi sospetti, così come coloro che la pensavano come me. Eravamo sbigottiti e tornammo sulla terra, decisi a indagare. Finalmente potevo misurare le mie dimensioni in base alla scala delle cose, come ho già accennato, e potevo restare sdraiato tra soffici pergolati di piante, ascoltandole crescere e riflettendo su di esse, e lasciando che i loro colori mi riempissero gli occhi. Eppure, il presagio di un disastro continuava a tormentarmi. Poi accadde un evento eccezionale: Dio venne da me. Quando fa una cosa del genere, Dio non lascia il paradiso, semplicemente, per così dire, si espande. La sua luce scese a prendermi lì dov’ero, m’inglobò e mi portò da Lui, che cominciò a parlarmi. Ne trassi un’immediata consolazione. A lungo mi ero negato la beatitudine del paradiso, e allora il fatto che questa beatitudine fosse scesa ad avvilupparmi in un amore e una quiete perfetti mi colmò di soddisfazione. Tutte le mie obiezioni e i miei dubbi mi lasciarono, il dolore mi abbandonò. L’effetto punitivo del decadimento e della morte sulla mia mente venne alleviato. Dio parlò. Ero fuso con Lui e in quel momento non avevo nessuna consapevolezza della mia forma; eravamo stati così vicini diverse volte, in passato, quando ero stato creato ed ero sgorgato da Dio. Ma il fatto che succedesse allora rappresentò un dono profondo, misericordioso.
«‘Tu vedi più degli altri angeli’,disse. Tu pensi in termini di futuro, concetto che loro stanno a malapena iniziando ad apprendere. Loro sono come specchi che riflettono la magnificenza di ogni passo della creazione, mentre tu nutri dei sospetti. Tu non hai fiducia in me.’ Queste parole mi colmarono di tristezza. Non hai fiducia in me. Non avevo mai considerato i miei timori come una mancanza di fiducia. E, non appena me ne resi conto, questa consapevolezza fu sufficiente per Dio, che mi richiamò in paradiso e dichiarò che dovevo osservare più spesso le cose da quella posizione privilegiata senza addentrarmi così a fondo nel brulichio del mondo.»
Non potevo far altro che fissare Memnoch mentre mi spiegava tutto ciò. Eravamo fermi sulla riva del ruscello. Lui non sembrava confortato adesso, mentre mi parlava di conforto, bensì solo ansioso di continuare il suo racconto.
«Tornai in paradiso, ma, come ti ho già detto, la sua intera composizione era ormai cambiata. Il paradiso era concentrato sulla terra. La terra era il discorso paradisiaco. E non ne fui mai tanto consapevole come quando vi tornai. Mi recai presso Dio, m’inginocchiai in adorazione, gli rivelai tutto ciò che avevo nel cuore, i miei dubbi, soprattutto la mia gratitudine perché era venuto da me. Gli chiesi se ero di nuovo libero di tornare nel mondo sottostante. Mi diede una delle sue risposte tanto sublimi quanto vaghe, che significava: ‘Non ti è vietato. Sei uno degli osservatori e il tuo compito è osservare’. Perciò scesi...»
«Aspetta, voglio farti una domanda», lo interruppi.
«Certo», rispose in tono paziente. «Ma vieni, continuiamo il nostro viaggio. Passa sui sassi per attraversare il ruscello.»
Lo seguii senza difficoltà e nel giro di pochi minuti ci lasciammo alle spalle il suono dell’acqua per ritrovarci in una foresta ancora più fitta e popolata di creature, credo, anche se non riuscii a stabilirlo con sicurezza.
«La mia domanda è questa», insistetti. «Il paradiso sembrava noioso in confronto alla terra?»
«Oh, no, mai; solo che la terra era al centro dell’attenzione generale. Era impossibile restare in paradiso e scordarsi della terra perché tutti, lì, la stavano guardando e cantando. Ecco tutto. No, il paradiso era affascinante e delizioso come sempre; in realtà, la nota cupa che era stata introdotta, il solenne riconoscimento del decadimento e della morte, aveva ampliato l’infinita gamma di cose che potevano essere dette, cantate e prese in esame in paradiso.»
«Capisco. Con le Rivelazioni il paradiso si espandeva.»
«Sempre! E ricorda la musica, non pensare mai e poi mai che sia un cliché della religione. La musica continuava a raggiungere nuove vette nella sua celebrazione della meraviglia. Sarebbero passati millenni prima che gli strumenti fisici raggiungessero un livello tale da poter imitare, seppure vagamente, i suoni della musica degli angeli... le voci che si mescolavano al battito delle ali, e un’interazione coi venti che salivano dalla terra.»
Feci un gesto col capo.
«Cosa c’è? Cosa vuoi dire?» chiese.
«Non riesco a esprimerlo a parole! Solo che la nostra comprensione del paradiso viene continuamente meno perché non ci viene insegnato questo, cioè che il paradiso è concentrato sulla terra. Per tutta la vita non ho sentito altro che il contrario, la denigrazione della materia, e la convinzione che rappresenti la prigione dell’anima.»
«Be’,hai visto tu stesso il paradiso», mi ricordò. «Ma lasciami continuare. La Settima Rivelazione fu che gli animali uscirono dal mare. Entrarono nelle foreste che ormai coprivano il terreno e trovarono il modo di viverci. Nacquero i rettili. Divennero grandi lucertole, mostri, esseri di tali proporzioni che nemmeno la forza degli angeli avrebbe potuto fermarli. E queste creature avevano testa e faccia, e usavano le zampe — simili alle nostre gambe — non solo per nuotare ma anche per camminare; alcuni camminavano su due zampe anziché su quattro, tenendo accostate al petto le altre due, minuscole e simili alle nostre braccia. Osservai questo sviluppo così come qualcuno osserva un fuoco che si espande. Partendo dalla minuscola fiammella che produce calore, vidi una conflagrazione! Si svilupparono insetti di ogni forma. Alcuni si sollevarono in aria con un tipo di volo assai diverso e mostruoso rispetto al nostro. Il mondo brulicava di tutte queste nuove specie di creature viventi e mobili, creature affamate, perché si cibavano l’una dell’altra com’era sempre accaduto, ma adesso, con gli animali, il banchetto e l’uccisione erano molto più appariscenti e comportavano lotte non soltanto di modesta entità, ma talvolta immani, tra lucertole che si dilaniavano, e grandi uccelli simili a rettili che potevano scendere in picchiata sulle creature più piccole e striscianti per ghermirle e portarle nei loro nidi. La modalità di riproduzione cominciò a cambiare. Le creature nascevano all’interno di uova. Poi alcuni piccoli uscirono direttamente dalla madre. Per milioni di anni studiai questi esseri, parlandone a Dio più o meno distrattamente, cantando quando venivo sopraffatto dalla bellezza, e scoprendo che tutti gli altri erano turbati dalle mie domande, come prima. Nacquero grandi dibattiti. Non dovremmo mettere in dubbio niente? Guardate, la scintilla di vita risplende enorme e incandescente nella lucertola gigante che sta morendo! E più volte, proprio quando pensavo che la mia irrequietezza non mi avrebbe dato pace, venni accolto nel grembo di Dio.