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«‘Osserva più attentamente lo schema delle cose. Ne stai ve­dendo, volutamente, solo alcune parti’,mi ammonì. Sottolineò, come aveva fatto sin dall’inizio, che niente andava sprecato nel­l’universo, che il decadimento procurava cibo per altri, che il mezzo di scambio era diventato: uccidi e divora, digerisci ed eli­mina.

«‘Quando sono con te, vedo la bellezza della cosa. Ma non appena scendo laggiù e mi rotolo tra l’erba alta, ne ho una visio­ne diversa’,gli spiegai.

«‘Sei il mio angelo e il mio osservatore. Supera questa con­traddizione’,m’incitò. Tornai sulla terra. E allora arrivò l’Ottava Rivelazione dell’evoluzione: la comparsa di uccelli dal sangue caldo dotati di ali piumate

Sorrisi, in parte per la sua espressione saputa e paziente, in parte per l’enfasi con cui aveva nominato le ali.

«Ali piumate!» ripetè. «Prima vediamo il nostro volto sulla testa di insetti, lucertole e mostri! E poi, guardate: c’è una crea­tura dal sangue caldo, una creatura nettamente più fragile e che pulsa di vita precaria, e ha ali piumate! Vola come noi. Si solleva, allarga le ali, schizza verso l’alto. Be’,una volta tanto la mia pro­testa non fu l’unica, in paradiso. A migliaia gli angeli rimasero sbalorditi, scoprendo che piccoli esseri fatti di materia avevano ali tanto simili alle nostre. Delle piume, proprio come quelle che rivestivano le nostre, rendevano soffici le loro ali e permettevano loro di spostarsi nel vento... tutto ciò aveva ora il suo corollario nel mondo materiale! La pace del paradiso venne quindi agitata da canti, esclamazioni, proteste. Alcuni angeli spiccarono il volo dietro agli uccelli, circondandoli in aria, imitandoli e seguendoli fino ai loro nidi e restando a guardare mentre i pulcini nascevano dalle uova e diventavano adulti. Ora, sai che avevamo già osser­vato il processo di nascita, crescita e maturità in altre creature, ma in nessuna che somigliasse tanto a noi.»

«Dio rimase in silenzio?» chiesi.

«No. Stavolta ci convocò tutti insieme e ci chiese come mai, a questo punto, non avessimo già imparato abbastanza per essere immuni da emozioni quali l’orrore e l’orgoglio. L’orgoglio, disse, era ciò che ci faceva soffrire; ci riempiva d’indignazione che si­mili creature, gracili e dalla testa minuscola, creature che in realtà avevano davvero un volto molto limitato, fossero dotate di ali piumate. C’impartì una severa lezione e un duro monito: ‘Ve lo ripeto ancora una volta, questo processo continuerà e vedrete cose che vi sbalordiranno, ma siete i miei angeli e appartenete a me, e la vostra fiducia è mia!’

«La Nona Rivelazione fu dolorosa per tutti gli angeli. Per al­cuni fu fonte di orrore, per altri di paura; in realtà fu come se, per noi, rispecchiasse le emozioni che suscitò nel nostro cuore. Fu l’arrivo dei mammiferi sulla terra, mammiferi le cui spavento­se grida di dolore salivano più in alto di quanto avesse mai fatto qualunque suono legato a sofferenza e morte emesso da qualsiasi altro animale! Oh, il presagio di paura che avevamo visto nel de­cadimento e nella morte veniva così orrendamente concretizza­to. La musica che saliva dalla terra si trasformò; e tutto ciò che potevamo fare, spaventati e sofferenti, era cantare con uno stu­pore ancora maggiore; il canto s’incupì e divenne più complesso. L’espressione di Dio, la luce di Dio, rimase immutata. Finalmen­te, la Decima Rivelazione dell’evoluzione. Le scimmie antropo­morfe camminavano erette! Dio stesso non veniva forse deriso da questo evento? Eccola lì, in forma pelosa e brutale, la creatura eretta con due gambe e due braccia in base alla cui immagine noi stessi eravamo stati creati! Le mancavano le nostre ali, per l’amor del cielo; le creature alate non si avvicinarono nemmeno un po’ al suo livello di sviluppo, mai. Ma eccola arrancare pesantemente sulla terra, stringendo una clava, brutale, selvaggia, lacerando la carne dei nemici coi denti, picchiando, mordendo, uccidendo a coltellate tutto ciò che le si opponeva — l’immagine di Dio e degli orgogliosi Figli di Dio, i suoi angeli —, con una forma pelosa e materiale, capace d’impugnare utensili! Sbigottiti, ne esaminam­mo le mani. Aveva i pollici? Quasi. Sbigottiti, circondammo le sue adunanze. Dalla sua bocca usciva il linguaggio, l’udibile ed eloquente espressione dei pensieri? Quasi. Quale poteva mai es­sere il piano di Dio? Perché aveva fatto una cosa del genere? Questo non avrebbe dovuto suscitare la sua ira? Ma la luce di Dio fluiva eterna e incessante, come se l’urlo del primate moren­te non potesse raggiungerla, come se la scimmia fatta a pezzi da aggressori più massicci non avesse nessun testimone per la gran­de scintilla sfavillante che scoppiettava prima di morire.

«‘No, è impensabile, è inconcepibile’,proclamai. Ancora una volta tornai pieno di rabbia in paradiso, e Dio, molto semplice­mente e senza fornirmi nessuna consolazione, disse: ‘Memnoch, se io non mi sento deriso da questo essere, che è una mia creazio­ne, come puoi sentirti deriso tu? Sii soddisfatto, Memnoch, go­diti lo stupore nella tua soddisfazione, e non infastidirmi più. Tutt’intorno a te si levano inni che mi raccontano ogni dettaglio della mia creazione. Tu vieni da me con domande che sono accu­se, Memnoch! Basta così!’ Ero umiliato. La parola ‘accuse’ sco­raggiò le mie riflessioni. Sai che in ebraico Satana significa ‘l’ac­cusatore’?»

«Sì», risposi.

«Lasciami continuare. Per me, questo era un concetto del tutto nuovo, eppure mi resi conto di aver sempre lanciato accuse contro Dio. Avevo dichiarato con insistenza che tale processo evolutivo non poteva essere ciò che Lui desiderava o intendeva. Quella volta mi disse chiaramente di smetterla e di esaminare la situazione. E mi permise anche di comprendere nuovamente, in una prospettiva ampia, l’immensità e la diversità degli sviluppi cui assistevo. In breve, mi trasmise uno sprazzo della sua pro­spettiva, che non avrebbe mai potuto essere la mia. Come ho già detto, ero umiliato. ‘Posso unirmi a te, Signore?’ chiesi. E Lui ri­spose: ‘Certo’. Ci riconciliammo e sonnecchiammo nella luce di­vina, eppure io continuavo a svegliarmi come potrebbe fare un animale, sempre all’erta per paura del nemico in agguato, de­standomi spaventato, Ma adesso cosa sta succedendo laggiù? Guardate e stupite! Sono quelle le parole che dovrei usare, op­pure parlerò come l’autore del libro della Genesi, e dirò: ‘Guar­date!’ con tutto il suo feroce potere. I pelosi esseri eretti avevano dato inizio a uno strano rituale. Avevano cominciato a palesare ogni genere di schemi di comportamento complesso. Per il mo­mento, ti parlerò del più significativo. I pelosi esseri eretti aveva­no cominciato a seppellire i loro morti.»

Strinsi gli occhi, guardando Memnoch, perplesso. Era tal­mente assorbito dalla narrazione che, per la prima volta, sembra­va davvero infelice, eppure il suo viso conservava la consueta bellezza. Non si poteva dire che l’infelicità lo alterasse, niente ci sarebbe riuscito.

«Quindi fu questa l’Undicesima Rivelazione dell’evoluzione? Il fatto che seppellivano i loro morti?» chiesi.

Mi studiò a lungo, e io percepii la sua frustrazione, la consa­pevolezza di non potermi comunicare nemmeno vagamente tut­to ciò che voleva trasmettermi.