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Riprese a raccontare: «Subito dopo, in paradiso si scatenò un putiferio a proposito di chi voleva scendere a esaminare il creato con me e chi invece preferiva non farlo. Ora, cerca di capire che gli angeli erano già disseminati in tutto il creato, come ti ho detto, e molti avevano già passato anni sulla terra, innamorandosi di ruscelli e vallate, e persino dei deserti che avevano cominciato ad apparire. Ma questo era un messaggio speciale che il Signore mi aveva dato — Va’ e impara tutto ciò che puoi sul genere umano —, perciò sorsero discussioni per stabilire chi fosse interessato quanto me ai misteri della razza umana».

Lo interruppi: «Aspetta un attimo, perdonami, ti prego. Quanti angeli ci sono? Hai appena detto che Dio parlò di ‘tutti i ranghi’ e ‘tutti i talenti’».

«Hai sicuramente appreso dal folklore una parte della ve­rità», considerò. «Dio creò per primi noi arcangeli: Memnoch, Michele, Gabriele, Uriel e molti altri i cui nomi non sono mai stati scoperti, involontariamente o no, quindi preferirei non rive­larteli. Il numero complessivo di arcangeli? Cinquanta. E, come ho detto, fummo i primi a essere creati, anche se l’ordine preciso è diventato un isterico tema di discussione in paradiso e un argo­mento in cui ho perso qualsiasi interesse molto tempo fa. Inoltre, sono convinto di essere comunque il primo. Ma non ha impor­tanza. Siamo quelli che comunicano nel modo più diretto con Dio, e anche con la terra. Ecco perché siamo stati definiti angeli guardiani, oltre che arcangeli; talvolta negli scritti religiosi ci vie­ne erroneamente attribuito un basso rango che non abbiamo af­fatto. Possediamo una grande personalità e una più grande flessibilità tra Dio e l’uomo.»

«Capisco. E Raziel? E Metatron? E Remiel?»

Lui sorrise. «Sapevo che questi nomi ti sarebbero stati fami­liari», commentò. «Ognuno di loro ha un suo posto tra gli ar­cangeli, ma non posso certo spiegarti tutto questo adesso. Lo scoprirai quando sarai morto. Inoltre, ciò travalica la capacità di comprensione di una mente umana, persino di una mente vampiresca come la tua.»

«Benissimo», dissi. «Ma ciò che stai dicendo è che i nomi si riferiscono ad autentiche entità. Sariel è un’entità.»

«Sì.»

«E anche Zagzagel.»

«Sì. Adesso però lasciami continuare. Permettimi di rispetta­re gli schemi. Come ti ho già detto, siamo i messaggeri di Dio, e gli angeli più potenti; e, come vedi, io stavo rapidamente diven­tando l’accusatore di Dio!»

«Infatti Satana significa accusatore, e tutti gli altri nomi terri­bili che tu non ami sono in qualche modo collegati a quel concet­to. Accusatore», dichiarai.

«Precisamente», ammise. «I più antichi scrittori religiosi, co­noscendo solo brandelli della verità, pensarono che io accusassi l’uomo, non Dio; ma esistono motivi ben precisi per questo, co­me presto scoprirai. Si potrebbe dire che divenni il grande accu­satore di chiunque.» Sembrò sull’orlo dell’esasperazione, ma poi riprese a parlare, con voce calma e misurata. «Ma il mio no­me è Memnoch, e non esiste né è mai esistito un angelo più po­tente o intelligente di me», mi rammentò.

«Capisco», dissi, per gentilezza e perché non dubitavo della veridicità della sua affermazione. Perché mai avrei dovuto? «I nove cori?» chiesi.

«Sono tutti là», rispose. «I nove cori, naturalmente, che for­mano il bene ha elohim. Sono stati descritti magistralmente dagli studiosi ebrei e cristiani, grazie a periodi di rivelazioni e forse anche di disastri, anche se sarebbe arduo determinare la natura di ogni avvenimento. La prima triade è costituita da tre cori, i se­rafini, i cherubini e i troni od ophanim, come preferisco chia­marli; e questa prima triade è in genere strettamente legata alla gloria di Dio. Sono suoi servi, prosperano nella luce che può ac­cecare o abbagliare gli altri, e non si allontanano mai molto da essa. Nelle occasioni in cui m’infurio e tengo discorsi a tutto il paradiso, li accuso — se mi perdoni ancora una volta l’espressio­ne — di essere attaccati a Dio come a un magnete e di non avere un libero arbitrio o una personalità come noi. Ma li hanno, dav­vero, persino gli ophanim, che in genere sono i meno loquaci... in realtà, non parlano da miliardi di anni. Qualunque membro di questa prima triade può essere inviato da Dio a fare questo o quello ed è comparso sulla terra, e alcuni serafini si sono persino rivelati, in modo alquanto spettacolare, a uomini e a donne. Va detto a loro credito che adorano Dio in modo totale, sperimen­tano senza riserve l’estasi della sua presenza e Lui li appaga com­pletamente, tanto che non gli fanno mai domande e sono i più docili, oppure i più consapevoli della volontà di Dio, a seconda dei punti di vista. La seconda triade è costituita da tre cori cui gli uomini hanno attribuito il nome di dominazioni, virtù e potestà. Ma, a dire il vero, c’è pochissima differenza tra questi angeli e la prima triade. La seconda è leggermente più lontana dalla luce di Dio e forse non può avvicinarsi oltre, dati i suoi talenti, e magari non è poi così intelligente in fatto di logica o domande. Chi può saperlo? È di sicuro più docile, nel complesso; ma, in fin dei conti, gli andirivieni della seconda triade dalla terra al paradiso sono più frequenti di quelli dei devoti e talvolta arroganti serafi­ni. Capisci benissimo che questo potrebbe provocare parecchie discussioni.»

«Credo di capire.»

«Queste prime due triadi cantano di continuo quando sono in paradiso, e quasi sempre quando sono sulla terra; i loro canti si levano verso il paradiso, spontanei e incessanti; non prorom­pono nel deliberato giubilo del mio canto o del canto di quelli come me. Né restano in silenzio per lunghi periodi come i miei compagni — gli arcangeli — sono propensi a fare. Quando sarai morto, potrai sentire il canto di tutte le triadi. In questo momen­to ti distruggerebbe. Ti ho lasciato ascoltare parte del clamore del paradiso, ma per te non può essere altro che questo, un cla­more... il suono di canti e risate mischiati, e scoppi, all’apparenza capricciosi, di una splendida sonorità.»

Annuii. Ascoltarlo era stato doloroso e magnifico insieme.

«Si presume che la triade inferiore includa principati, arcan­geli e angeli, ma questo è fuorviante, come ho già detto», conti­nuò lui. «Perché in realtà noi, gli arcangeli, siamo i più potenti e i più importanti, quelli dotati di maggiore personalità, e quelli più dubbiosi e preoccupati. Gli angeli ci considerano difettosi, sotto questo punto di vista. Al serafino medio non verrebbe mai in mente d’implorare pietà per il genere umano. Ma eccoti uno schema approssimativo delle cose. Gli angeli sono innumerevoli. E tra loro esiste una certa mobilità, alcuni si avvicinano a Dio più di altri, e poi si ritraggono quando la maestà è troppo grande per loro, e preferiscono scivolare all’indietro e intonare un canto più fioco. Succede di continuo. Ora, la cosa importante è che gli angeli guardiani della terra, gli osservatori, coloro che si concentra­rono sulla creazione, provenivano da ciascuno di questi ranghi! Persino dalle file degli stessi serafini sono arrivati guardiani che hanno trascorso milioni di anni sulla terra e poi sono tornati in paradiso. L’andirivieni è normale. L’inclinazione che ho descritto è innata, ma non immutabile. Gli angeli non sono perfetti. Lo puoi già capire. Sono esseri creati, perciò non sanno tutto quello che sa Dio, questo è evidente per te come per chiunque altro. Ma sanno parecchie cose; sanno tutto ciò che può essere conosciuto nel tempo, se desiderano conoscerlo; ed è proprio in questo che gli angeli differiscono. Alcuni vogliono sapere ogni cosa nel tem­po, altri si preoccupano solo di Dio e del riflesso di Dio nelle sue anime più devote.»

«Capisco. Stai dicendo che in proposito hanno tutti ragione e, in un certo senso, tutti torto.»

«Più ragione che torto. Gli angeli sono individui, è questa la chiave. Noi che siamo caduti non costituiamo una specie a parte, a meno che il fatto di essere i più brillanti, i più intelligenti e i più comprensivi non ci trasformi in una specie, cosa di cui dubito.»