«È questo che accadeva?» chiesi in tono disperato. «La loro energia tornava nel Creatore, la luce di una candela tornava nel fuoco eterno?»
«Non lo so. Io non vidi fiammelle che salissero in paradiso fluttuando, attirate da un fulgore potente e amorevole. No, non vidi niente del genere. Da Sheol non si vedeva la luce di Dio. Per Sheol non esisteva la consolazione di Dio. Eppure questi erano esseri spirituali, creati a immagine nostra e di Dio, che si aggrappavano a quell’immagine e desideravano ardentemente una vita dopo la morte. Era quello lo strazio: il desiderio di una vita dopo la morte.»
«Se questo desiderio era assente nel momento della morte, l’anima veniva annientata?» domandai.
«No, niente affatto. Il desiderio sembrava innato. Il desiderio doveva morire a Sheol prima che l’anima si disintegrasse. In realtà, le anime affrontavano molte, moltissime esperienze a Sheol; e quelle diventate più forti erano le anime che si percepivano come dei oppure umani passati nel regno del buon Dio, ed erano premurose nei confronti degli umani; acquisivano potere persino per influenzare le altre anime e talvolta rafforzarle e impedire loro di svanire.» S’interruppe, quasi che non sapesse come continuare; dopo poco, riprese a raccontare: «C’erano alcune anime che concepivano le cose in modo diverso. Sapevano di non essere dei, ma umani defunti; sapevano di non avere nessun diritto di cambiare il destino di coloro che le pregavano; sapevano che le libagioni erano essenzialmente simboliche, un concetto, quest’ultimo, che queste anime arrivavano a comprendere. Si percepivano come smarrite, sarebbero rientrate nella carne, se avessero potuto, perché nella carne c’era tutta la luce e il tepore e il conforto che avessero mai conosciuto e che percepivano ancora. E a volte riuscivano a farlo! Lo vidi succedere in molti modi diversi. Vidi queste anime scendere e impossessarsi di un mortale stordito, impadronirsi delle sue membra e del suo cervello e vivere dentro di lui finché l’uomo non trovava la forza di scacciare l’anima. Tu conosci questi fenomeni, tutti gli uomini li conoscono: sanno cosa comporta la possessione. Tu hai posseduto un corpo non tuo, e il tuo corpo è stato posseduto da un’altra anima».
«Sì», ammisi.
«Ma qui si era agli albori di una simile conquista. E osservare queste anime intelligenti che ne imparavano le regole, vederle diventare addirittura più potenti, fu un vero spettacolo. E ciò che non potevo non trovare spaventoso — essendo l’accusatore che sono ed essendo orripilato dalla natura, così come la chiama Dio —, ciò che non potevo ignorare, era che queste anime sortivano un effetto sulle donne e gli uomini viventi! C’erano umani ancora vivi che erano diventati degli oracoli. Fumavano erbe o bevevano una pozione per rendere passiva la propria mente, in modo che l’anima di un defunto potesse parlare con la loro voce! E poiché questi potenti spiriti — perché adesso dovrei chiamarli spiriti — conoscevano solo ciò che la terra e Sheol potevano insegnare loro, rischiavano d’indurre gli esseri umani a commettere terribili errori. Li vidi ordinare agli uomini di scendere in battaglia; li vidi ordinare delle esecuzioni; li vidi esigere sacrifici umani.»
«Hai assistito alla creazione della religione da parte dell’uomo», osservai.
«Sì, nei limiti in cui l’uomo può creare qualcosa. Non dimentichiamo chi ha creato tutti noi.»
«Gli altri angeli cosa pensavano di queste rivelazioni?»
«Ci riunivamo, ci scambiavamo resoconti, sbalorditi, e poi ci allontanavamo per riprendere le rispettive esplorazioni; eravamo più che mai assorbiti dalla terra. Ma le reazioni degli angeli erano molto varie. Alcuni, soprattutto i serafini, ritenevano meraviglioso l’intero processo; pensavano che Dio meritasse un migliaio di inni in lode per il fatto che la creazione aveva dato luogo a un essere capace di sviluppare da se stesso una divinità invisibile che poi gli avrebbe imposto sforzi addirittura più strenui nel campo della sopravvivenza o della guerra. Poi c’erano coloro che pensavano: ‘Questo è un errore, un abominio! Queste sono le anime di umani che fingono di essere dei! È una cosa inqualificabile e dev’essere subito fermata!’
«E infine c’era la mia reazione appassionata: Tutto ciò è davvero orrendo e condurrà a catastrofi sempre più gravi! È l’inizio di una fase completamente nuova della vita umana, incorporea, eppure risoluta e ignorante, che sta guadagnando impeto di secondo in secondo e sta colmando l’atmosfera del mondo di potenti entità che interferiscono e sono ignoranti quanto gli umani intorno ai quali turbinano’.»
«Alcuni degli altri angeli erano sicuramente d’accordo con te», ipotizzai.
«Sì, alcuni si mostravano altrettanto veementi ma, come disse Michele: ‘Memnoch, confida in Dio, che ha fatto questo. Lui conosce il disegno divino’. Michele e io intavolammo le conversazioni più esaustive. Raffaele, Gabriele e Uriel non erano scesi per prendere parte a questa missione. E il motivo era piuttosto semplice, non succede quasi mai che quei quattro vadano nella stessa direzione. Per loro è una legge, un’usanza, una... una vocazione, che due restino in paradiso pronti a rispondere alla chiamata di Dio; non se ne allontanano mai tutti e quattro contemporaneamente. In questo caso, Michele fu l’unico che scelse di venire.»
«L’arcangelo Michele esiste tuttora?»
«Certo! Lo incontrerai. Potresti incontrarlo subito, volendo, anzi no, lui non verrebbe adesso. Preferirebbe evitarlo, perché sta dalla parte di Dio. Ma, se ti unisci a me, non sarai certo uno sconosciuto per lui. In realtà, forse ti stupirebbe scoprire quanto Michele possa dimostrarsi solidale coi miei sforzi, sforzi che non sono irriconciliabili col paradiso, altrimenti non mi sarebbe concesso di fare ciò che faccio.» Mi fissò intensamente. «Tutti i membri del bene ha elohim che ti descrivo sono vivi. Sono immortali. Come potresti pensare altrimenti? In quell’epoca a Sheol c’erano anime che adesso non esistono più, almeno non in una forma da me conosciuta, forse sopravvivono in una forma nota a Dio.»
«Capisco. Era una domanda stupida», ammisi. «Mentre osservavi tutto questo, mentre un simile spettacolo ti colmava di paura, come lo collegavi all’affermazione di Dio secondo cui avresti capito che l’umanità era parte della natura?»
«Non ci riuscivo, se non nei termini dell’incessante scambio di energia e materia. Le anime erano energia, eppure conservavano una conoscenza derivante dalla materia. A parte questo, non riuscivo a conciliare le due cose. Tuttavia Michele vedeva la situazione da un altro punto di vista. Ci trovavamo su una scala, giusto? Le più umili molecole di materia inorganica costituivano i gradini più bassi. Le anime prive di corpo occupavano i gradini situati sopra l’uomo, ma sotto gli angeli. Secondo Michele, il tutto rappresentava un’unica processione fluttuante, ma, te lo ripeto, Michele era sicuro che Dio stesse facendo tutto ciò deliberatamente e che lo volesse proprio così com’era. Non riuscivo a crederci! Perché la sofferenza delle anime mi riempiva di orrore; feriva anche Michele, che si tappava le orecchie. E la morte delle anime mi riempiva di orrore. Se le anime potevano vivere, allora perché non far sì che tutte lo sapessero? Ed erano condannate a esistere in eterno in questa tristezza? Cos’altro, in natura, restava così statico? Erano diventate come asteroidi senzienti che orbitino in eterno intorno a un pianeta, lune capaci di urlare e piangere? Chiesi a Michele: ‘Cosa succederà? Le tribù pregano anime diverse. Queste anime diventano i loro dei. Alcune sono più forti di altre. Osserva la guerra che infuria ovunque’.