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«‘Cosa ti rende tanto diversa? Cosa rende tanto diversi tutti voi che siete riuniti in questo luogo?’ le chiesi.

«Con un’acutezza che mi sbalordì, lei mi chiese chi fossi. Di solito, le anime defunte non pongono quella domanda, s’immer­gono subito nelle loro preoccupazioni e ossessioni impotenti. Invece lei chiese: ‘Chi sei e cosa sei? Non ho mai visto un essere co­me te, qui. L’ho visto solo quando ero viva’.

«‘Preferisco non dirtelo, per ora’,risposi. ‘Ma voglio impara­re da te. Vuoi dirmi come mai sembri felice? Sei felice, vero?’

«‘Sì, sono con coloro che amo, e guarda giù, guarda tutto’,m’incitò.

«‘Quindi non hai nessuna domanda da fare in proposito?’ in­sistetti io. ‘Non desideri sapere come mai sei nata e perché hai sofferto, o cosa ti è successo quando sei morta, o perché ti trovi qui?’ Accrescendo il mio stupore, la donna scoppiò a ridere. Una risata che non avevo mai sentito a Sheol. Era una risata fio­ca, rasserenante, gaia, una risata dolce, simile a quella degli ange­li, e credo di aver reagito cantando sommessamente, in modo piuttosto naturale; a quel punto la sua anima si schiuse come un bocciolo, così come si erano schiuse le anime carnali sulla terra quando avevano imparato ad amarsi l’un l’altra! Cominciò a tro­varmi simpatico e diventò più espansiva.

«‘Sei bellissimo!’ sussurrò in tono rispettoso.

«‘Ma come mai tutte le altre anime presenti in questo luogo sono così infelici e invece voi poche che vi trovate qui siete così colme di pace e di gioia? Sì, lo so, ho guardato giù. E tu sei con coloro che ami. Ma questo vale anche per tutti gli altri.’

«‘Non proviamo più rancore verso Dio. Nessuno di quelli che si trovano qui lo prova. Non lo odiamo’,dichiarò.

«‘Gli altri invece sì?’

«‘Non è che lo odino’,rispose con delicatezza, parlandomi con estrema cautela, come se potessi offendermi facilmente. ‘Ma non riescono a perdonarlo per tutto questo... per il mondo, per ciò che è successo, e per questa condizione di Sheol in cui lan­guiamo. Noi invece ci riusciamo. Lo abbiamo perdonato, e lo abbiamo fatto ognuno per motivi diversi, ma siamo arrivati a perdonare Dio. Accettiamo la consapevolezza che la nostra vita è stata un’esperienza magnifica, per la quale è valsa la pena di pati­re e soffrire, e adesso consideriamo preziosa la gioia che abbia­mo conosciuto e i momenti di armonia; abbiamo perdonato Dio per non averci spiegato tutto ciò, per non averlo giustificato, per non aver punito i malvagi o ricompensato i giusti, e per non aver fatto ciò che queste anime, viventi e morte, si aspettano da Lui. Lo perdoniamo. Non ne siamo certi, ma sospettiamo che Dio sia a conoscenza di un grande segreto che spiega come tutto questo dolore abbia potuto esistere ed essere comunque positivo. E se non vuole rivelarlo, Lui è Dio. Ma comunque sia, lo perdoniamo e lo amiamo nella nostra indulgenza, pur sapendo che potrebbe non curarsi mai di nessuno di noi, non più di quanto si curi dei ciottoli su una spiaggia.’

«Ero ammutolito. Rimasi seduto, immobile, lasciando che queste anime si radunassero spontaneamente intorno a me. Poi un’anima molto giovane, quella di un bambino, disse: ‘All’inizio sembrò davvero terribile che Dio ci conducesse nel mondo affin­chè venissimo uccisi, tutti noi — perché, vedi, noi tre siamo morti a causa della guerra —, ma lo abbiamo perdonato perché sappia­mo che, se è riuscito a creare qualcosa di bello come la vita e la morte, allora deve capire’.

«‘Sai, il succo è proprio questo’,intervenne un’altra anima. ‘Saremmo disposti a patire tutto di nuovo, se vi fossimo costretti. E cercheremmo di essere più buoni col prossimo e più affettuosi. Ma ne è valsa la pena.’

«‘Sì’,dichiarò una terza. ‘Mi ci è voluta tutta la mia vita sulla terra per perdonare Dio per il mondo, ma prima di morire l’ho fatto e così sono venuto a dimorare qui con costoro. E, se guardi bene, vedrai che abbiamo trasformato questo luogo in una sorta di giardino. Non è facile per noi. Lavoriamo solo con la nostra mente, volontà, memoria e immaginazione, eppure stiamo creando un posto in cui ricordare ciò che era buono. E perdoniamo Dio, e lo amiamo, per averci dato così tanto.’

«‘Sì, per averci dato qualcosa’,confermò un’altra ancora. ‘Siamo colmi di gratitudine e di amore per Lui. Perché sicura­mente là fuori nel buio c’è un grande nulla, e abbiamo visto così tanti esseri sulla terra ossessionati dal nulla e dall’infelicità, e che non hanno mai conosciuto le gioie che noi abbiamo conosciuto o conosciamo ora.’

«Tutto ciò non è facile’,spiegò un’altra anima. ‘È stata una strenua lotta. Ma fare l’amore era bello, bere era bello, ballare e cantare era splendido, correre ubriachi sotto la pioggia era esila­rante; e al di là c’è un caos, un’assenza, perciò sono grato che i miei occhi si siano aperti sul mondo circostante e grato di poter­lo ricordare e vedere da qui.’

«Riflettei a lungo senza rispondere a nessuno di loro, e le ani­me continuarono a parlarmi, radunandosi intorno a me, come se la luce in me — ammesso che ci fosse una luce visibile — li stesse attirando. In realtà, più rispondevo alle loro domande, più loro si aprivano e sembravano capire in modo più significativo le pro­prie risposte, e più pregnanti e intense diventavano le loro dichiarazioni. Ben presto notai che queste persone provenivano da ogni nazione e ceto sociale. E benché legami di parentela unisse­ro molti tra loro, ciò non valeva per tutti. Anzi, molti avevano perso di vista i propri parenti in altri regni di Sheol; altri non li avevano mai nemmeno visti; altri ancora invece erano stati accol­ti, al momento della morte, dai loro cari estinti! E costoro erano rappresentanti del mondo e di tutte le sue credenze riuniti in questo luogo, dove la luce cominciava a brillare.

«‘Le vostre vite sulla terra erano legate da un denominatore comune?’ chiesi alla fine. Non riuscirono a rispondere, lo ignora­vano; non si erano interrogati l’un l’altro sulle rispettive vite. Co­sì, quando feci rapide domande a caso, divenne evidente che non c’era stato nessun denominatore comune! Alcune di queste per­sone erano state ricchissime, altre povere; alcune avevano soffer­to indicibilmente, altre non solo non avevano sperimentato nes­suna sofferenza, ma avevano persino conosciuto una prosperità e un ozio dorati in cui erano giunte ad amare il creato prima ancora di morire. Ebbi l’intuizione che, volendo, avrei potuto ri­flettere su queste risposte e valutarle in qualche modo. In altre parole, tutte queste anime avevano imparato a perdonare Dio in vari modi, però era probabile che esistesse un modo migliore di un altro per farlo, un modo più efficace. Forse. Non potevo esserne sicuro. E allora non potevo stabilirlo. Cinsi queste anime con le braccia, le attirai a me. ‘Voglio che facciate un viaggio con me’,spiegai, avendo ormai parlato con ognuna di loro ed essen­do assolutamente sicuro di aver compreso la situazione. ‘Voglio che veniate in paradiso e vi presentiate a Dio. Potrebbe essere una cosa rapida e potreste vederlo solo per un attimo, e forse Dio non vi permetterà affatto di vederlo. Potreste ritrovarvi ri­spediti qui, senza avere imparato nulla ma neanche avere soffer­to. La verità è che non posso dirvi con sicurezza cosa succederà! Nessuno conosce Dio.’

«‘Noi lo conosciamo’,dissero all’unisono.

«‘Ma v’invito a venire da Lui e a dirgli ciò che avete detto a me. E adesso voglio rispondere alla vostra prima domanda: io sono l’arcangelo Memnoch, fatto con lo stesso stampo di altri angeli di cui avete sentito parlare quando eravate vivi! Verrete?’

«Parecchie di loro rimasero sbalordite ed esitarono, ma la maggioranza pronunciò, con un’unica voce, una mescolanza di risposte che consistevano in questa: ‘Verremo. Una fugace visio­ne di Dio, persino un’opportunità di poterla avere, vale qualsiasi sacrificio. Se non è così, allora non ricordo il profumo del dolce ulivo o quale sensazione mi dava l’erba fresca quando mi ci sdraiavo sopra; se non è così, allora non ho mai assaggiato il vino e non ho mai portato a letto chi amavo. Verremo’.