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«‘No, non lo dimenticherò. Devo essere il Figlio di Dio In­carnato per poter compiere la mia missione, realizzare i miei mi­racoli. È questo il punto centrale.’

«‘Allora, Signore, non sai cosa significa essere carne!’

«‘Come osi presumere di saperlo tu, Memnoch?’

«‘Quando mi hai lasciato in quel corpo di carne, quando mi hai scaraventato giù perché le figlie degli uomini potessero cu­rarmi e accudirmi, nei primi secoli di vita umana su questa stessa terra, non mi hai promesso di accogliermi nuovamente in paradi­so. Signore, non stai giocando in modo leale in questo esperi­mento. Hai sempre saputo che tornerai indietro, che tornerai a essere Dio!’

«‘E chi meglio di me può capire cosa prova questa carne?’ chiese.

«‘Qualcuno che non ha l’assoluta certezza di essere l’immor­tale Creatore dell’universo’,risposi. ‘Qualsiasi uomo mortale ap­peso a una croce sul Golgota fuori Gerusalemme lo saprebbe meglio di te!’

«I suoi occhi divennero enormi mentre mi guardava. Ma non mi sfidò. Il suo silenzio m’innervosì. E, ancora una volta, la po­tenza della sua espressione e il fulgore di Dio nell’uomo mi acce­carono, e ordinarono all’angelo dentro di me di tacere e pro­strarsi ai suoi piedi. Tuttavia mi rifiutai di farlo!

«‘Signore, persino quando sono andato a Sheol, non sapevo se sarei mai tornato in paradiso. Non capisci? Non pretendo di avere la tua capacità di comprendere tutto. In caso contrario, non ci troveremmo qui a parlare. Però non mi avevi promesso che sarei stato riammesso in paradiso, capisci? Quindi la soffe­renza e l’oscurità mi hanno parlato e istruito, perché ho accettato il rischio di non venirne più fuori. Non capisci?’

«Lui riflette a lungo e poi scosse tristemente il capo. ‘Memnoch, sei tu quello che non ha capito. In quale occasione gli esse­ri umani sono più vicini a Dio di quando soffrono per l’amore re­ciproco, di quando muoiono affinchè un altro possa vivere, di quando si lanciano verso una morte certa per proteggere coloro che si lasciano dietro o le verità sulla vita che la creazione ha loro insegnato?’

«‘Ma il mondo non ha bisogno di tutto questo, Signore! No, no, no. Non ha bisogno del sangue, della sofferenza, della guer­ra. Non è stato questo a insegnare l’amore agli umani! Gli ani­mali s’infliggevano già reciprocamente tutta quella sanguinosa e orrenda sofferenza. Ad ammaestrare gli umani sono stati il calo­re e l’affetto reciproci, l’amore per un figlio, l’amore tra le braccia del compagno, la capacità di comprendere la sofferenza del prossimo e il desiderio di proteggerlo, di levarsi al di sopra dello stato selvaggio mediante la formazione di famiglie, clan, tribù che avrebbe significato pace e sicurezza per tutti!’

«Seguì un lungo silenzio. E poi, molto teneramente, Lui rise. ‘Memnoch, mio angelo. Ciò che hai imparato della vita lo hai im­parato a letto.’

«Per un attimo non risposi. Il commento era carico di di­sprezzo e umorismo, naturalmente. Poi parlai. ‘È vero, Signore. E la sofferenza è così terribile per gli umani, l’ingiustizia è così deleteria per il loro equilibrio mentale che può distruggere le le­zioni imparate a letto, per quanto magnifiche!’

«‘Oh, ma quando l’amore viene raggiunto tramite la sofferen­za, Memnoch, ha un potere che non potrebbe mai acquisire tra­mite l’innocenza.’

«‘Perché dici una cosa simile? Non ci credo! Penso che tu non capisca. Signore, ascoltami. Ho soltanto una possibilità di dimostrartelo a modo mio. Una sola.’

«‘Se pensi per un solo istante d’interferire nella mia missione e nel mio sacrificio, se pensi di poter deviare il corso delle enormi forze che già si stanno muovendo verso questo evento, allora non sei più un angelo, ma un demone!’ rispose.

«‘Non chiedo tanto’,esclamai. ‘Va’ sino in fondo. Predica, of­fendili; fatti arrestare, processare e giustiziare sulla croce, sì, fa’ tutto questo. Ma fallo come un uomo!’

«‘È ciò che intendo fare.’

«‘No, saprai sempre di essere Dio. Quello che ti sto dicendo è: dimentica di essere Dio! Seppellisci nella carne la tua natura divina, così come talvolta hai fatto. Seppelliscila, Signore, lasciando a te stesso solo la tua fede e la tua fiducia nel paradiso, come se ti fosse giunta attraverso la rivelazione, immensa e inne­gabile. Ma seppellisci in questo deserto l’incrollabile certezza di essere Dio. A quel punto, patirai tutto come lo patisce un uomo. A quel punto, scoprirai cos’è davvero questa sofferenza. A quel punto, all’agonia verrà strappata tutta la gloria! E vedrai ciò che vedono gli uomini quando la carne viene squarciata, lacerata, e il sangue scorre, e quel sangue è il tuo. È un’oscenità!’

«‘Memnoch, ogni giorno gli uomini muoiono sul Golgota. L’importante è che il Figlio di Dio muoia consapevolmente sul Golgota nel corpo di un uomo.’

«‘Oh, no, no! Questo è un disastro!’ gridai.

«All’improvviso, Lui parve così triste da farmi temere che potesse piangere per me. Le sue labbra erano riarse e screpolate dalla calura del deserto; le sue mani così magre che riuscivo a ve­derne le vene. Non era neppure un magnifico esemplare di uo­mo, solo un uomo comune, logorato da anni di fatica.

«‘Guardati’,gemetti, ‘affamato, assetato, sofferente, stanco, smarrito nelle tenebre della vita, preda dei concreti mali della natura, e sognando la gloria di quando lascerai questo corpo! Che tipo di lezione può rappresentare, questa sofferenza? E chi lascerai afflitto dal senso di colpa per la tua morte? Cosa ne sarà di tutti quei mortali che ti hanno rinnegato? No, ti prego, Signo­re, ascoltami. Se non rinunci alla tua natura divina, allora non farlo. Modifica questo piano. Non morire. Soprattutto, non farti uccidere! Non lasciarti appendere a un albero come il dio dei boschi nelle leggende greche. Vieni con me a Gerusalemme; im­para a conoscere le donne, il vino, i canti, i balli e la nascita dei bimbi, e tutta la gioia che il cuore umano può contenere ed esprimere! Signore, ci sono occasioni in cui gli uomini più coria­cei stringono tra le braccia un neonato, loro figlio, e la felicità e l’appagamento di questi momenti sono così sublimi che sulla ter­ra non esiste orrore capace di distruggere la serenità che prova­no! È questa la capacità umana di amare e comprendere! Si manifesta quando riesci a raggiungere l’armonia a dispetto di tutto, e gli uomini e le donne ci riescono, Signore. Davvero. Vieni, dan­za col tuo popolo. Canta con lui. Banchetta con lui. Abbraccia le donne e gli uomini, e conoscili carnalmente!’

«‘Ho pietà di te, Memnoch’,disse. ‘Ti compatisco così come compatisco i mortali che mi uccideranno e quanti fraintenderan­no le mie leggi. Ma sogno coloro che saranno toccati sino in fondo all’anima dalla mia sofferenza e non la dimenticheranno, e sa­pranno che amavo i mortali a tal punto da lasciarmi uccidere in mezzo a loro prima di aprire le porte di Sheol. Ti compatisco. Considerando ciò che provi, il tuo senso di colpa diventerà trop­po terribile per poterlo sopportare.’

«‘Il mio senso di colpa? Quale senso di colpa?’

«‘Sei tu la causa di tutto questo, Memnoch. Sei tu ad aver det­to che dovevo calarmi nella carne. Sei tu che mi hai sollecitato a farlo, che mi hai sfidato, e adesso non riesci a vedere il miracolo del mio sacrificio. E quando lo vedrai, quando vedrai salire al cielo le anime rese perfette dalla sofferenza, cosa penserai delle tue meschine e irrilevanti scoperte fatte tra le braccia delle figlie degli uomini? Cosa penserai? Non capisci? Riscatterò la soffe­renza, Memnoch! Le concederò la sua più grande e completa potenzialità all’interno del ciclo! La porterò a compimento. Le permetterò d’intonare il suo splendido canto!’

«‘No, no, no!’ gli urlai contro, alzandomi. ‘Signore, fa’ ciò che chiedo. Vai sino in fondo, sì, se devi, fonda questo miracolo su un omicidio, fallo in quel modo se è questo che vuoi, ma sep­pellisci la tua certezza della natura divina così da poter morire davvero, Signore, così da poter scoprire, quando ti conficcheran­no i chiodi in mani e piedi, quello che prova un uomo e niente di più, così da poter entrare nella tristezza di Sheol con un’anima umana! Ti prego, Signore, ti prego, te ne supplico. Te ne suppli­co per il bene dell’umanità intera. Non posso prevedere il futu­ro, ma non mi ha mai terrorizzato tanto come adesso.’» Mem­noch tacque improvvisamente.