Il centro di comando bruciava con un calore tale che Min dovette farsi indietro, sollevando un braccio.
«Aspetta» disse Siuan, poi usò l’Unico Potere per attirare una piccola colonna d’acqua fuori da un barile vicino, schizzandole entrambe. «Cercherò di smorzare le fiamme» disse, reindirizzando la piccola colonna d’acqua verso il centro di comando. «D’accordo. Andiamo.»
Min annuì, precipitandosi tra le fiamme, e Siuan si unì a lei. Tutte le pareti di tenni all’interno stavano bruciando e venivano consumate rapidamente. Il fuoco colava dal soffitto.
«Là» disse Min, scacciando dagli occhi lacrime causate da fumo e calore. Indicò delle sagome scure che lottavano vicino al centro dell’edificio e il tavolo della mappa di Mat che ardeva. Pareva ci fosse un gruppo di tre o quattro persone a combattere contro Mat. Luce, erano tutti Uomini Grigi… Non uno solo! Tuon era a terra.
Min superò di corsa il cadavere di una sul’dam accanto a diverse guardie. Siuan usò l’Unico Potere per strattonare uno degli Uomini Grigi via da Mat. I cadaveri delle guardie con la luce del fuoco creavano ombre sul pavimento. Una damane era ancora viva, rannicchiata in un angolo con un’espressione terrorizzata, il guinzaglio per terra. La sua sul’dam giaceva a una certa distanza, immobile. Pareva che il suo capo del guinzaglio le fosse stato strappato via e poi fosse stata uccisa mentre stava tentando di tornare dalla sua damane.
«Fa’ qualcosa!» urlò Min alla ragazza, afferrandola per il braccio.
La damane scosse il capo, piangendo.
«Che tu sia folgorata…» disse Min.
Il soffitto della struttura gemette. Min corse da Mat. Un Uomo Grigio era morto, ma ce n’erano altri due che indossavano le uniformi di guardie seanchan. Min aveva problemi a vedere quelli vivi: erano insolitamente ordinari in ogni senso. Del tutto vaghi.
Mat lanciò un urlo, accoltellando uno degli uomini, ma non aveva la lancia. Min non sapeva dove fosse. Mat si spinse avanti in modo avventato, cosa che gli causò una ferita nel fianco. Perché?
Tuon, si rese conto Min, arrestandosi di colpo. Uno degli Uomini Grigi si inginocchiò sopra la sua forma immobile, sollevando un pugnale e…
Min scagliò.
Mat ruzzolò a terra a pochi piedi da Tuon; l’ultimo Uomo Grigio lo teneva per le gambe. Il coltello di Min roteò per l’aria, riflettendo le fiamme, e colpì l’Uomo Grigio sopra Tuon nel petto.
Min esalò un sospiro. In tutta la vita non era mai stata così lieta di vedere un coltello centrare il bersaglio. Mat aveva imprecato, voltandosi e dando al suo aggressore una pedata in faccia. A quella seguì una coltellata, poi si precipitò da Tuon, issandosela in spalla.
Min gli si accostò. «Anche Siuan è qui. Lei…»
Mat indicò. Siuan era stesa sul pavimento dell’edificio. I suoi occhi fissavano il vuoto e tutte le immagini sopra di lei erano sparite.
Morta. Min rimase paralizzata, provando un tuffo al cuore. Siuan! Si mosse verso la donna, comunque, incapace di credere che fosse morta, anche se i suoi vestiti bruciavano per l’esplosione di fuoco che aveva investito lei e metà della parete lì vicino.
«Fuori!» disse Mat, tossendo e cullando Tuon. Si gettò con la spalla contro una parete che era bruciata solo per metà, uscendo all’aria aperta.
Min gemette, lasciando il cadavere di Siuan, scacciando via le lacrime di dolore e quelle dovute al fumo. Tossì mentre seguiva Mat fuori all’aria aperta. L’esterno aveva un odore così dolce, così freddo. Dietro di loro, l’edificio gemette, poi crollò.
Dopo pochi istanti, Min e Mat furono circondati da membri dei Sorveglianti della Morte. Nemmeno uno cercò di prendere Tuon — che respirava ancora, debolmente — e portarla via da Mat. Dal suo sguardo, Min dubitava che ci sarebbero riusciti.
Addio, Siuan, pensò Min, guardandosi indietro mentre i Sorveglianti la scortavano via dal combattimento sotto il Bozzo di Dashar. Che il Creatore protegga la tua anima.
Avrebbe fatto sapere agli altri di proteggere Bryne, ma dentro di sé sapeva che sarebbe stato inutile. Di sicuro lui era caduto preda di una rabbia vendicatrice nel momento in cui Siuan era morta e, a parte quello, c’era la visione.
Min non si sbagliava mai. A volte odiava la sua precisione. Ma non si sbagliava mai.
«Colpite i loro flussi» urlò Egwene. «Io attaccherò!»
Non attese di vedere se le avessero obbedito. Colpì, trattenendo più Potere possibile, attingendolo attraverso il sa’angreal di Vora e scagliando tre diversi fasci di Fuoco su per il pendio verso gli Sharani trincerati.
Attorno a lei, le truppe ben addestrate di Bryne si sforzavano di mantenere lo schieramento mentre combattevano contro i soldati sharani, conquistando terreno su per il lato occidentale delle Alture. Il fianco della collina era butterato da centinaia di solchi e buchi, creati da flussi di una fazione o dell’altra.
Egwene avanzò combattendo disperatamente. Poteva avvertire Gawyn sopra, ma pensava fosse privo di sensi; la sua scintilla di vita era così debole che riusciva a percepire a malapena la sua direzione. La sua unica speranza era farsi strada attraverso gli Sharani e raggiungerlo.
La terra brontolò mentre vaporizzava una donna sharana più in alto; Saerin, Doesine e altre sorelle si concentravano a deviare i flussi nemici, mentre Egwene si occupava di scagliare attacchi. Avanzò. Un passo dopo l’altro.
Sto arrivando, Gawyn, pensò lei, sempre più frenetica. Sto arrivando.
«Veniamo a fare rapporto, Wyld.»
Demandred ignorò i messaggeri per il momento. Volava sulle ali di un falcone, ispezionando la battaglia attraverso gli occhi dell’uccello. I corvi erano meglio, ma ogni volta che cercava di usare uno di quelli, un qualche uomo delle Marche di Confine lo abbatteva. Tra tutte le usanze che erano state tramandate nel corso delle Epoche, perché proprio quella?
Non aveva importanza. Un falcone sarebbe andato bene, anche se l’uccello faceva resistenza al suo controllo. Lo guidò per il campo di battaglia, esaminando formazioni, schieramenti, avanzate di truppe. Non doveva affidarsi ai rapporti di altri.
Sarebbe dovuto essere un vantaggio quasi insormontabile. Lews Therin non poteva usare un animale a quel modo: si trattava di un dono che solo il Vero Potere poteva concedere. Demandred riusciva a incanalare solo un sottile rivoletto del Vero Potere: non abbastanza per flussi distruttivi, ma c’erano altri modi per essere pericolosi. Purtroppo, Lews Therin aveva un vantaggio. Passaggi che guardavano su un campo di battaglia? Era sconfortante tutto ciò che la gente di quest’Epoca aveva scoperto, cose che non erano note durante l’Epoca Leggendaria.
Demandred aprì gli occhi e interruppe il legame con il falcone. Le sue forze stavano avanzando, ma ogni passo era una fatica estenuante. Decine di migliaia di Trolloc erano stati uccisi. Doveva essere cauto: i loro numeri non erano illimitati.
Attualmente si trovava sul lato orientale delle Alture, guardando giù il fiume sottostante e a nordest del punto dove l’assassino di Lews Therin aveva cercato di ucciderlo.
Demandred si trovava quasi di fronte alla collina che, stando a Moghedien, chiamavano Bozzo di Dashar. Quella formazione rocciosa si elevava alta nell’aria; la sua base era un’ottima posizione per un centro di comando, al riparo da attacchi con l’Unico Potere.
Era così allettante colpire lì in prima persona, Viaggiarvi e seminare devastazione. Ma era quello che voleva Lews Therin? Demandred avrebbe affrontato quell’uomo. L’avrebbe fatto. Comunque, Viaggiare nella roccaforte del nemico e probabilmente in una trappola, circondata com’era da quelle alte pareti di roccia… Meglio attirare Lews Therin da lui. Demandred dominava il campo di battaglia. Poteva scegliere dove sarebbe avvenuto il confronto.