Rand, esterrefatto, tornò a guardare la donna. Lei ripose la sua arma, ancora con un sorriso in volto. «Stavi cercando qualche frutto in particolare?» gli chiese.
«Hai appena ucciso quel ragazzino!»
La donna si accigliò dalla confusione. «Sì. Apparteneva a te, mio buon signore?»
«No, ma…» Luce! Quella donna non mostrava nessun accenno di rimorso o preoccupazione. Rand si voltò e nessun altro pareva curarsi minimamente di ciò che era accaduto.
«Signore?» chiese la donna. «Ho come l’impressione di doverti conoscere. Quelli sono abiti pregiati, anche se un po’ fuori moda. A quale fazione appartieni?»
«Fazione?» chiese Rand, tornando a guardarla.
«E dove sono le tue guardie?» chiese la donna. «Un uomo ricco come te le ha sempre, naturalmente.»
Rand incontrò i suoi occhi, poi corse da una parte mentre la donna allungava di nuovo la mano verso la sua arma. Si precipitò dietro un angolo. Lo sguardo nei suoi occhi… Totale mancanza di qualunque solidarietà umana o preoccupazione. Lo avrebbe ucciso in un attimo senza un ripensamento. Rand lo sapeva.
Altri per strada lo videro. Diedero di gomito a quelli assieme a loro, indicandolo. Rand superò un uomo che gli gridò: «Nomina la tua fazione!» Altri si misero all’inseguimento.
Rand corse dietro un altro angolo. L’Unico Potere. Osava utilizzarlo? Non sapeva cosa stesse accadendo in questo mondo. Come in precedenza, aveva problemi a separare sé stesso dalla visione. Sapeva che non era completamente reale, ma non riusciva a fare a meno di ritenersi parte di essa.
Non si arrischiò a usare l’Unico Potere e per il momento si fidò dei propri piedi. Non conosceva benissimo Caemlyn, ma si ricordava questa zona. Se avesse raggiunto la fine di questa strada e avesse svoltato… Sì, là! Più avanti vide un edificio familiare, con un’insegna che mostrava un uomo inginocchiato davanti a una donna con capelli biondo-rossicci. La Benedizione della Regina.
Rand raggiunse le porte principali mentre quelli che lo inseguivano si ammucchiavano attorno all’angolo dietro di lui. Si fermarono mentre Rand si precipitava alla porta, superando un tizio nerboruto da un lato. Un nuovo buttafuori? Rand non lo conosceva. Basel Gill era ancora il proprietario della locanda oppure l’aveva venduta a qualcun altro? Rand fece irruzione nella vasta sala comune, il cuore che gli palpitava. Diversi uomini con caraffe di birra alzarono lo sguardo verso di lui. Rand era fortunato: dietro il bancone c’era Basel Gill in persona, impegnato a strofinare una tazza con un panno.
«Mastro Gill!» disse Rand.
L’uomo robusto si voltò, accigliandosi. «Ti conosco?» Squadrò Rand dall’alto in basso. «Mio signore?»
«Sono io, Rand!»
Gill inclinò il capo, poi sogghignò. «Oh, tu! Mi ero dimenticato di te. Il tuo amico non è con te, vero? Quello con lo sguardo cupo negli occhi?»
Dunque la gente non riconosceva Rand come il Drago Rinato in questo posto. Cosa aveva fatto loro il Tenebroso?
«Mi occorre parlare con te, Mastro Gill» disse Rand, avviandosi verso una saletta da pranzo privata.
«Cosa c’è, ragazzo?» chiese Gill, seguendolo. «Ti sei cacciato in qualche guaio? Di nuovo?»
Rand chiuse la porta dietro Mastro Gill. «In che Epoca siamo?»
«L’Epoca Quarta, naturalmente.»
«Dunque l’Ultima Battaglia è avvenuta?»
«Sì, e abbiamo vinto!» disse Gill. Guardò Rand con attenzione, stringendo gli occhi. «Stai bene, figliolo? Come fai a non sapere…»
«Ho trascorso il mio tempo nei boschi, in questi ultimi anni» disse Rand. «Avevo paura di quello che stava accadendo.»
«Ah, allora. Non sai delle fazioni?»
«No.»
«Luce, figliolo! Sei in guai belli grossi. Ecco, ti procurerò il simbolo di una fazione. Te ne servirà uno, e in fretta!» Gill aprì la porta e si precipitò fuori.
Rand incrociò le braccia, notando con disappunto che il caminetto nella stanza conteneva un nulla al di là. «Cos’hai fatto alla gente?» domandò Rand.
Ho lasciato che pensassero di aver vinto.
«Perché?»
Molti che mi seguono non comprendono la tirannia.
«E questo cosa ha a che fare con…» Rand si interruppe quando Gill tornò. Non portava nessun ‘simbolo di fazione’, di qualunque cosa si trattasse. Invece aveva radunato tre guardie dal collo taurino. Indicò Rand.
«Gill…» disse Rand, indietreggiando e afferrando la Fonte. «Cosa stai facendo?»
«Be’, immagino di poter vendere quella giacca per un bel gruzzolo» disse Gill. Non sembrava minimamente dispiaciuto.
«E così vuoi derubarmi?»
«Be’, sì.» Gill pareva confuso. «Perché non dovrei?»
Gli energumeni entrarono nella stanza, guardando Rand con occhi cauti. Portavano dei randelli.
«Per via della legge» disse Rand.
«E perché mai dovrebbero esistere leggi contro il furto?» chiese Gill, scuotendo il capo. «Che genere di persona sei, per pensare certe cose? Se un uomo non può proteggere ciò che possiede, perché dovrebbe averlo? Se un uomo non riesce a difendere la propria vita, a cosa gli serve?»
Gill fece cenno ai tre uomini di avanzare. Rand li legò in corde di Aria.
«Hai preso le loro coscienze, vero?» chiese lui piano.
Gill sgranò gli occhi all’uso dell’Unico Potere. Cercò di scappare. Rand ghermì anche lui in corde di Aria.
Uomini che pensano di essere oppressi prima o poi combatteranno. Toglierò loro non solo la volontà di resistere, ma il sospetto stesso che ci sia qualcosa di sbagliato.
«Dunque li lasci senza compassione?» domandò Rand, guardando Gill negli occhi. L’uomo pareva terrorizzato che Rand lo uccidesse, così come i tre energumeni. Nessun rimorso. Nemmeno un poco.
La compassione non è necessaria.
Rand si sentì mortalmente freddo. «Questo è diverso dal mondo che mi hai mostrato prima.»
Quello che ti ho mostrato prima è ciò che gli uomini si aspettano. È il male che pensano di combattere. Ma io creerò un mondo dove non esistono né bene né male.
Esisto solo io.
«I tuoi servi lo sanno?» mormorò Rand. «Quelli che tu chiami Prescelti? Pensano di combattere per diventare Lord e dominatori di un mondo creato da loro. Invece tu darai loro questo. Lo stesso mondo… senza Luce.»
Ci sono solo io.
Niente Luce. Niente amore per gli uomini. L’orrore di tutto ciò penetrò in profondità dentro Rand, scuotendolo. Questa era una delle possibilità che il Tenebroso poteva scegliere, se avesse vinto. Non significava che l’avrebbe fatto o che doveva accadere, ma… Oh, Luce, era terribile. Molto di più di un mondo di prigionieri, molto di più di una terra buia con un paesaggio spezzato.
Questo era vero orrore. Era una corruzione completa del mondo, era portar via tutto ciò che era bello, lasciando soltanto un involucro. Un bell’involucro, ma comunque un involucro.
Rand avrebbe preferito vivere mille anni di tortura e mantenere la parte di sé che gli dava la capacità di fare del bene, che vivere un solo attimo in questo mondo senza Luce.
Adirato, si voltò verso l’oscurità. Consumò la parete opposta, sempre più vasta. «Tu commetti un errore, Shai’tan!» gridò Rand verso quel nulla. «Credi di farmi disperare? Pensi di mandare in pezzi la mia volontà? Non servirà, te lo giuro. Questo mi rende certo di combattere!»
Qualcosa rimbombò dentro il Tenebroso. Rand urlò, spingendosi all’esterno con la sua volontà, mandando in frantumi il cupo mondo di menzogne e uomini che uccidevano senza compassione. Esplose in fili, e Rand si ritrovò di nuovo in quel posto fuori dal tempo, con il Disegno che si increspava attorno a lui.
«Mi mostri le tue vere intenzioni?» domandò Rand al nulla mentre afferrava quei fili. «Io ti mostrerò le mie, Shai’tan. Esiste un opposto a questo mondo senza Luce che vorresti creare.