Выбрать главу

Rimise la spada nel fodero verniciato. Il Drago rosso e oro intercettò la luce del sole, scintillando, anche se Tam non avrebbe pensato che potesse esserci luce da intercettare con quella coltre di nubi in cielo. Cercò il sole e lo trovò — dietro le nuvole — quasi all’orizzonte. Era quasi notte!

Per fortuna pareva che i Trolloc presso le rovine si stessero finalmente sfaldando. Già indeboliti severamente dal prolungato attraversamento del fiume, ora si sgretolarono quando gli uomini di Lan li colpirono da dietro.

In poco tempo terminò. Tam aveva retto.

Lì vicino, un cavallo nero giunse al trotto. Il suo cavaliere, Lan Mandragoran — seguito dallo stendardiere e dalla scorta guardò verso gli uomini dei Fiumi Gemelli.

«Mi ero interrogato a lungo» disse Lan a Tam. «Sull’uomo che aveva dato a Rand quella lama con il marchio dell’airone. Mi domandavo se l’avesse guadagnata davvero. Ora lo so.» Lan sollevò la propria spada in un saluto.

Tam si voltò verso i suoi uomini, un gruppo esausto e coperto di sangue, le mani strette sulle armi. Il percorso della loro cuspide era facilmente visibile sulla pianura calpestata; dozzine di Trolloc giacevano lì dietro, dove la cuspide li aveva tranciati. A nord, gli uomini della seconda cuspide sollevarono le armi. Erano stati spinti indietro quasi fino alla foresta, ma avevano tenuto terreno lì e alcuni erano sopravvissuti. Tam non poté fare a meno di pensare alle dozzine di bravi ragazzi che erano morti. I suoi uomini esausti si misero a sedere proprio lì sul campo di battaglia, circondati da cadaveri. Alcuni iniziarono debolmente a legarsi le bende o a occuparsi dei feriti che avevano tirato all’interno della cuspide. A sud, Tam notò qualcosa di sconcertante. Quelli erano i Seanchan che si ritiravano dal loro accampamento al Bozzo di Dashar?

«Abbiamo vinto, allora?» chiese Tam.

«Tutt’altro» disse Lan. «Abbiamo occupato questa parte del fiume, ma è lo scontro minore. Demandred ci ha incalzato con i Trolloc qui per impedirà di attingere risorse per la battaglia più grande al guado più a valle.» Lan voltò il cavallo. «Raduna i tuoi uomini, maestro spadaccino. Questa battaglia non terminerà con il calar del sole. Ci sarà di nuovo bisogno di te nelle prossime ore. Tai’shar Manetheren.»

Lan tornò a spron battuto verso i suoi uomini delle Marche di Confine.

«Tai’shar Malkier» gli gridò dietro Tam, tardivamente.

«Allora… non abbiamo ancora finito?» chiese Dannil.

«No, ragazzo. Ancora no. Ma ci prenderemo una pausa, faremo Guarire gli uomini e troveremo un po’ di cibo.» Vide passaggi aprirsi accanto al campo. Cauthon era stato abbastanza sveglio da mandare a Tam un mezzo per portare i feriti a Mayene. Era…

Delle persone si riversarono attraverso i passaggi. A centinaia, a migliaia. Tam corrucciò la fronte. Lì vicino, i Manti Bianchi si stavano rimettendo in sesto: erano stati colpiti pesantemente dagli attacchi dei Trolloc, ma l’arrivo di Tam aveva impedito che fossero distrutti. La truppa di Arganda si stava schierando alle rovine e la Guardia del Lupo issò alta la bandiera; erano circondati da cumuli insanguinati di cadaveri di Trolloc.

Tam arrancò per il campo. Ora sentiva gli arti come pesi morti. Era più esausto che se avesse passato un mese a sradicare ceppi.

Al primo dei passaggi trovò Berelain in persona, accompagnata da alcune Aes Sedai. Quella bellissima donna era terribilmente fuori posto qui, tra il fango e la morte. Il suo abito nero e argento, il diadema tra i capelli… Luce, non era questo il suo posto.

«Tam al’Thor» disse. «Sei tu al comando di questa truppa?»

«Più o meno» disse Tam. «Perdonami, mia Lady Prima, ma chi sono tutte queste persone?»

«I profughi di Caemlyn» disse Berelain. «Ho mandato alcune persone a vedere se avevano bisogno di Guarigione. L’hanno rifiutata e hanno insistito che li portassi alla battaglia.»

Tam si grattò la testa. Alla battaglia? Qualunque uomo — e qualunque donna — potesse impugnare una spada era già stato preso nell’esercito. Le persone che vedeva attraversare i passaggi erano perlopiù bambini, anziani, e alcune matrone che erano rimaste indietro a prendersi cura dei più giovani.

«Perdonami,» disse Tam «ma questo è un mattatoio.»

«Ho tentato di spiegarglielo» disse Berelain, con un accenno di esasperazione nella voce. «Affermano di poter essere di qualche utilità. Meglio che aspettare accalcati assieme sulla strada per Whitebridge che finisca l’Ultima Battaglia, così dicono.»

Tam osservò accigliato i bambini che si sparpagliavano per il campo. Gli si rivoltò lo stomaco a vederli esaminare quei morti ricoperti di sangue, e sulle prime molti si ritrassero. Altri iniziarono a cercare tra i caduti segni che quelle persone fossero ancora vive o potessero essere Guarite. Alcuni soldati attempati che erano stati messi a protezione dei profughi andarono tra loro, accertandosi che non ci fossero Trolloc ancora vivi.

Donne e bambini iniziarono a raccogliere frecce in mezzo ai caduti. Quello sarebbe stato utile. Molto utile. Sorpreso, Tam vide centinaia di Calderai riversarsi fuori da un passaggio. Andarono a cercare i feriti sotto la direzione di diverse sorelle Gialle.

Tam si ritrovò ad annuire. Permettere a dei bambini di assistere a scene del genere lo preoccupava ancora. Be’, pensò, assisteranno a scene peggiori se falliamo. Se volevano rendersi utili, doveva essere loro consentito.

«Dimmi, Tam al’Thor,» chiese Berelain «Galad Damodred… sta bene? Vedo qui i suoi uomini, ma non il suo stendardo.»

«È stato chiamato ad altri compiti, mia Lady Prima» disse Tam. «Più a valle. Sono ore che non ho sue notizie, temo.»

«Ah. Bene, Guariamo e nutriamo i tuoi uomini. Forse giungeranno notizie di Lord Damodred.»

Elayne toccò con delicatezza la guancia di Gareth Bryne. Gli chiuse gli occhi, prima uno e poi l’altro, prima di annuire ai soldati che avevano trovato il corpo. Portarono via Bryne, le gambe che dondolavano oltre il bordo del suo scudo e la testa che pendeva dall’altra parte.

«È partito al galoppo urlando» disse Birgitte. «Proprio contro le linee nemiche. Non c’è stato modo di fermarlo.»

«Siuan è morta» disse Elayne, provando un senso di perdita quasi soverchiante. Siuan… Siuan era sempre stata così forte. Elayne placò le proprie emozioni con sforzo. Doveva mantenere la sua attenzione sulla battaglia. «Ci sono notizie dal centro di comando?»

«L’accampamento al Bozzo di Dashar è stato abbandonato» disse Birgitte. «Non so dove si trova Cauthon. I Seanchan ci hanno abbandonato.»

«Sollevate alto il mio stendardo» disse Elayne. «Finché non avremo notizie da Mat, prenderò io il comando del campo di battaglia. Fate venire i miei consiglieri.»

Birgitte si mosse per dare gli ordini. Le donne della Guardia di Elayne osservarono, spostandosi agitate, mentre i Trolloc spingevano contro gli Andorani al fiume. Avevano riempito del tutto il corridoio tra le Alture e gli acquitrini e minacciavano di riversarsi su suolo shienarese. Parte dell’esercito di Egwene aveva colpito i Trolloc dall’altro lato di quel corridoio, cosa che aveva alleviato parte della pressione sulle sue truppe per un po’; ma altri Trolloc avevano attaccato dall’alto e pareva che gli uomini di Egwene stessero subendo la parte peggiore di quell’offensiva.

Elayne aveva ricevuto valide lezioni di tattica di battaglia, anche se aveva poca esperienza pratica, e poteva vedere quanto stavano andando male le cose. Sì, aveva ricevuto la notizia che la posizione dei Trolloc più a monte era stata distrutta dall’arrivo di Lan e degli uomini delle Marche di Confine. Ma quello aveva portato un minimo sollievo alla situazione qui al guado.

Il sole iniziava a scivolare sotto l’orizzonte. I Trolloc non davano segno di ripiegare e i suoi soldati iniziavano con riluttanza ad accendere torce e falò. Organizzare i suoi uomini in schieramenti quadrati forniva una difesa migliore, ma significava abbandonare ogni speranza di spingere in avanti. Anche gli Aiel combattevano qui, così come i Cairhienesi. Ma quei quadrati di picche erano il cuore del loro piano di battaglia.