Ci stanno lentamente circondando, pensò lei. Se i Trolloc l’avessero fatto, avrebbero potuto stringere gli Andorani fino a farli scoppiare. Luce, questo è male.
Il sole divenne all’improvviso un fuoco ardente dietro le nuvole all’orizzonte. Con la notte, i Trolloc ottenevano un altro vantaggio. L’aria si era fatta fredda con l’arrivo del buio. Le sue ipotesi precedenti che questa battaglia sarebbe durata giorni adesso sembravano sciocche. L’Ombra spingeva con tutta la sua potenza. All’umanità non restavano giorni, ma ore.
«Maestà» disse il capitano Guybon, avvicinandosi a cavallo con i suoi comandanti. Le armature ammaccate e i tabarri coperti di sangue dimostravano che nessuno, nemmeno gli ufficiali anziani, poteva evitare un combattimento diretto.
«Consiglio» gli disse Elayne guardando lui, Theodohr — comandante della cavalleria — e Birgitte, che era Capitano Generale.
«Ritirata?» chiese Guybon.
«Pensi davvero che potremmo disimpegnare?» replicò Birgitte.
Guybon esitò, poi scosse il capo.
«Bene, allora» disse Elayne. «Come vinciamo?»
«Resistiamo» disse Theodohr. «Speriamo che la Torre Bianca riesca a vincere la sua battaglia contro gli incanalatori sharani e venga in nostro soccorso.»
«Non mi piace starcene seduti qui» disse Birgitte. «È…»
Un divampante fascio di Fuoco incandescente falciò le guardie di Elayne, vaporizzandone a dozzine. Il cavallo di Guybon scomparve sotto di lui, anche se lui stesso evitò per un pelo di essere colpito. Il cavallo di Elayne si impennò.
Imprecando, Elayne riportò la sua cavalcatura sotto controllo. Quello era Fuoco Malefico!
«Lews Therin!» Una voce amplificata dal Potere risuonò per il campo. «Do la caccia a una donna che ami! Vieni da me, codardo! Combatti!»
La terra esplose vicino a Elayne, sbalzando in aria il suo stendardiere, la bandiera che scoppiava in fiamme. Stavolta Elayne fu gettata giù di sella e colpì forte il terreno con un grugnito. I miei bambini! Gemette, rotolando mentre delle mani la afferravano. Birgitte. La donna issò Elayne sulla sella dietro di lei, aiutata da diverse donne della Guardia.
«Riesci a incanalare?» chiese Birgitte. «No. Lascia stare. Saranno in allerta per quello. Celebrain, alza un altro stendardo! Cavalca verso valle con una squadra di donne della Guardia.
Io porterò la Regina dall’altra parte!»
La donna in piedi accanto al cavallo di Birgitte le rivolse il saluto. Era una sentenza di morte! «Birgitte, no» disse Elayne.
«Demandred ha deciso che tu stanerai il Drago Rinato per lui» disse Birgitte, voltando il cavallo. «Non ho intenzione di lasciarlo accadere. Arri!» Spinse il cavallo al galoppo mentre un fulmine colpiva le guardie di Elayne, sbalzando corpi in aria.
Elayne strinse i denti. Le sue armate correvano il rischio di essere sopraffatte, circondate… Tutto mentre Demandred scagliava una scarica dopo l’altra di Fuoco Malefico, fulmini e flussi di Terra. Quell’uomo da solo era pericoloso quanto un esercito.
«Non posso andarmene» disse Elayne da dietro Birgitte.
«Sì che puoi, e lo stai facendo» replicò lei in tono burbero mentre il cavallo continuava a galoppare. «Se Mat è caduto voglia la Luce che non sia così — ci occorrerà organizzare un nuovo centro di comando. C’è un motivo per cui Demandred ha colpito il Bozzo di Dashar e poi te direttamente. Sta cercando di distruggere la nostra struttura di comando. Il tuo compito è assumere il comando da qualche posto segreto e sicuro. Una volta che saremo tanto lontani che gli esploratori di Demandred non potranno percepirti incanalare, creeremo un passaggio e tu tornerai al comando. Ora però, Elayne, devi chiudere il becco e permettermi di proteggerti.»
Birgitte aveva ragione. Che fosse folgorata, ma aveva ragione. Elayne le rimase aggrappata mentre Birgitte galoppava per il campo di battaglia, il cavallo che sollevava zolle di terra dietro di loro in una fuga verso la sicurezza.
Almeno sta rendendo facile trovarlo, pensò Galad mentre cavalcava, osservando le linee di fuoco sfrecciare dalla posizione nemica verso l’esercito di Elayne.
Galad diede di talloni nei fianchi del cavallo rubato, procedendo a tutta velocità per le Alture verso il margine orientale. Continuava a rivedere il corpo morente di Gawyn tra le sue braccia.
«Affrontami, Lews Therin!» Il boato del grido di Demandred scuoteva il terreno più avanti. Si era preso il fratello di Galad. Ora il mostro dava la caccia a sua sorella.
Prima a Galad la cosa giusta era sempre sembrata chiara, ma non l’aveva mai sentita giusta come adesso. Quelle scie di luce erano come indicatori su una mappa, frecce che puntavano nella sua direzione. La Luce stessa lo guidava. L’aveva preparato, mettendolo qui in questo momento.
Si fece largo tra le retrovie dell’armata sharana fino al punto dove si trovava Demandred, appena sopra il letto del fiume, guardando giù verso le truppe di Elayne. C’erano frecce conficcate nel terreno attorno a lui, arcieri che tiravano, incuranti del rischio di colpire i loro stessi uomini. Con la spada sguainata, Galad tolse la gamba dalla staffa, preparandosi a balzare giù.
Una freccia colpì il cavallo. Galad si gettò giù dall’animale. Colpì con forza il terreno, slittando fino a fermarsi, e tagliò la mano di un balestriere lì vicino. Un incanalatore maschio ringhiante si avventò su di lui e il medaglione divenne freddo contro il suo petto.
Galad conficcò la lama attraverso il collo dell’uomo. Quel lo impazzì, con il sangue che gli sprizzava a ogni battito del cuore. Non parve sorpreso mentre moriva, solo arrabbiato. Le sue urla attirarono altra attenzione.
«Demandred!» gridò Galad. «Demandred, chiami il Drago Rinato! Pretendi di affrontarlo! Lui non è qui, ma suo fratello sì! Ti scontrerai con me?»
Dozzine di balestre vennero sollevate. Dietro Galad, il cavallo crollò a terra, espellendo una schiuma sanguinosa dalle froge.
Rand al’Thor. Suo fratello. Il trauma della morte di Gawyn aveva reso Galad insensibile a questa rivelazione. Avrebbe dovuto fare i conti con essa prima o poi, se fosse sopravvissuto. Ancora non sapeva se sarebbe stato orgoglioso o imbarazzato.
Una figura in una strana armatura fatta di monete si fece largo tra le file di Sharani. Demandred era un uomo fiero: bastava vedere il suo volto per capirlo. Assomigliava ad al’Thor, in effetti. Avevano qualcosa di simile nella loro espressione.
Demandred esaminò Galad, che impugnava la spada insanguinata. L’incanalatore morente graffiò il terreno con dita ad artiglio davanti a lui.
«Suo fratello?» chiese Demandred.
«Figlio di Tigraine,» disse Galad «che divenne una Fanciulla della Lancia. Che diede alla luce mio fratello su Montedrago, la tomba di Lews Therin. Avevo due fratelli. Tu hai ucciso l’altro su questo campo di battaglia.»
«Hai un artefatto interessante, vedo» disse Demandred mentre il medaglione si raffreddava di nuovo. «Di sicuro non pensi che ti impedirà di incontrare lo stesso fato del tuo patetico fratello? Quello morto, intendo.»
«Combattiamo, figlio delle Ombre? O parliamo?»
Demandred sfoderò la spada, aironi su lama ed elsa. «Che tu possa darmi un duello migliore di tuo fratello, omiciattolo. Sono sempre più contrariato. Lews Therin può odiarmi o inveire contro di me, ma non dovrebbe ignorarmi.»
Galad avanzò all’interno dell’anello di balestrieri e incanalatori. Se avesse vinto, sarebbe morto comunque. Ma Luce, magari avesse portato uno dei Reietti con sé. Sarebbe stata una fine adeguata.
Demandred lo attaccò e il duello ebbe inizio.
Con la schiena premuta contro una stalagmite, vedendo solo grazie alla luce di Callandor riflessa contro le pareti della caverna, Nynaeve si sforzava di salvare la vita di Alanna.