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Quando Olver accoltellò la donna in bianco, i lacci di Faile scomparvero. Lei crollò a terra, barcollando ma rimanendo dritta. Mandevwin cadde accanto a lei con un’imprecazione.

Aravine. Luce, Aravine. Docile, meticolosa e capace. Aravine era un’Amica delle Tenebre.

E aveva il Corno.

Aravine lanciò un’occhiata alla Aes Sedai caduta che Olver aveva attaccato, poi andò nel panico, afferrando il cavallo che un servitore aveva portato e saltando in sella.

Faile scattò verso di lei mentre i prigionieri usavano strepitando dai recinti lì vicino, gettandosi contro i Trolloc e cercando di strappar loro le armi. Aveva quasi raggiunto Aravine prima che la donna galoppasse via, portando il Corno con sé. Si diresse verso i pendii più dolci che le avrebbero permesso di cavalcare fino in cima alle Alture.

«No!» urlò Faile. «Aravine! Non farlo!» Faile iniziò a correrle dietro, ma vide che era inutile.

Un cavallo. Le serviva un cavallo. Faile si guardò attorno, frenetica, e trovò i pochi animali da soma che avevano portato attraverso il passaggio. Faile si precipitò al fianco di Bela, tagliando via la sella — e tutti i suoi carichi — con pochi colpi del coltello. Balzò a pelo sulla giumenta e prese le redini, poi la spronò in movimento.

L’ispida giumenta galoppò dietro Aravine e Faile si sporse bassa sulla sua schiena. «Corri, Bela» disse Faile. «Se ti rimane un po’ di forza, adesso è il momento di usarla. Ti prego. Corri, ragazza. Corri.»

Bela caricò per il terreno calpestato, il rumore dei suoi zoccoli accompagnava i tuoni in cielo. L’accampamento trolloc era un luogo di oscurità, illuminato da fuochi per cucinare e da un’occasionale torcia. Faile aveva l’impressione di cavalcare in un incubo.

Più avanti, alcuni Trolloc irruppero sul sentiero per sbarrarle la strada. Faile si sporse più in basso, pregando la Luce che il loro attacco la mancasse. Bela rallentò e poi due cavalieri caricarono accanto a Faile, impugnando delle lance. Uno infilzò il collo di un Trolloc, e anche se l’altro cavaliere non andò a segno, il suo destriero sbatte da parte un altro Trolloc, facendo spazio. Bela galoppò fra i Trolloc disorientati, raggiungendo due uomini che cavalcavano più avanti, uno panciuto, l’altro snello. Haman e Vanin.

«Voi due!» gridò Faile.

«Ehi, mia signora!» disse Haman ridendo.

«Come?» urlò loro Faile sopra il rumore degli zoccoli.

«Abbiamo lasciato che una carovana ci trovasse» le urlò a sua volta Haman «e che ci prendesse prigionieri. Ci hanno portato attraverso il passaggio poche ore fa e abbiamo preparato i prigionieri a liberarsi. Il tuo arrivo ci ha dato l’opportunità di cui avevamo bisogno!»

«Il Corno! Avete cercato di rubare il Corno!»

«No,» disse Haman «abbiamo provato a rubare un po’ del tabacco di Mat!»

«Pensavo che l’avessi seppellito per lasciarlo indietro» urlò Vanin dall’altro lato. «Immaginavo che a Mat non sarebbe importato. Mi è comunque debitore di alcuni marchi! Quando ho aperto il sacco e ho trovato il dannato Corno di Valere… Maledette ceneri! Scommetto che mi hanno sentito urlare fino a Tar Valon!»

Faile mugugnò, immaginando la scena. L’urlo che aveva sentito era stato di sorpresa, ed era stato quello ad attirare la creatura-orso.

Be’, non si poteva tornare indietro. Si aggrappò a Bela con le ginocchia, spronando il cavallo. Più avanti, Aravine galoppava fra i Trolloc, diretta verso il punto in cui i pendii ripidi si addolcivano. Aravine urlò freneticamente ai Trolloc di aiutarla. I cavalli al galoppo viaggiavano più veloci di qualunque Trolloc, però.

Demandred. Aravine aveva detto che avrebbe portato il Corno a uno dei Reietti. Faile ringhiò piano, abbassandosi ancora di più e, sorprendentemente, Bela superò Vanin e Haman. Faile non chiese dove avevano trovato i cavalli. Indirizzò la sua intera attenzione verso Aravine.

Un grido si levò per il campo, e Vanin e Haman si divisero, intercettando i cavalieri diretti verso Faile. Lei tagliò di lato, spronando Bela a saltare una pila di provviste e a caricare in mezzo a un gruppo di persone con strani vestiti che mangiavano accanto a un piccolo fuoco. Quelli le gridarono dietro con accenti marcati.

Recuperava terreno su Aravine, pollice dopo pollice. Bela sbuffava e grugniva, il sudore le scuriva il manto. La cavalleria saldaeana era tra le migliori esistenti, e Faile conosceva i cavalli. Aveva cavalcato tutte le razze. In quei minuti sul campo di battaglia, avrebbe preferito avere Bela piuttosto che la miglior cavalcatura tairenese. Quella giumenta ispida, di nessuna razza particolare, si muoveva come una campionessa di corsa. Seguendo il ritmo degli zoccoli sotto di lei, Faile fece scivolare un coltello fuori dalla manica. Spronò Bela a balzare sopra un avvallamento nel terreno e rimasero sospese in aria per un istante, con Faile che valutava il vento, la caduta, il momento. Tirò il braccio all’indietro e scagliò il coltello in aria appena prima che gli zoccoli di Bela toccassero terra.

Il coltello andò a segno, conficcandosi nella schiena di Aravine. La donna scivolò dalla sella, afflosciandosi al suolo, con il sacco che cadeva dalla sua stretta.

Faile balzò giù da Bela, atterrando mentre era ancora in moto e slittando fino a fermarsi accanto al sacco. Slegò i lacci che lo tenevano chiuso e vide il Corno scintillante.

«Sono… spiacente» mormorò Aravine, rotolando. Le sue gambe non si muovevano. «Non dire ad Aldin cos’ho fatto. Lui ha… un gusto davvero tremendo… per le donne…»

Faile si alzò in piedi, poi la guardò con compassione. «Prega che il Creatore protegga la tua anima, Aravine» disse Faile, e rimontò in sella a Bela. «Perché se così non fosse, il Tenebroso ti reclamerà come sua. Ti lascio a lui.» Spronò nuovamente Bela.

C’erano altri Trolloc più avanti, e fissarono la loro attenzione su Faile. Urlarono, e diversi Myrddraal scivolarono in avanti, puntando verso Faile. Iniziarono a spostarsi attorno a lei, bloccandole la strada.

Faile si fece forza, arcigna, e spronò Bela nella direzione da cui era venuta, sperando di incontrare Haman, Vanin o chiunque altro potesse aiutarla.

L’accampamento fremeva di attività e Faile notò dei cavalieri che la inseguivano, urlando: «Ha il Corno di Valere!»

Da qualche parte in cima alla collina, le forze di Mat Cauthon combattevano l’Ombra. Così vicino!

Una freccia colpì il terreno accanto a lei, seguita da altre. Faile raggiunse i recinti dei prigionieri; lo steccato rotto giaceva a pezzi e i corpi erano sparpagliati in giro. Bela stava sbuffando, forse perché aveva finito le forze. Faile notò un altro cavallo nei paraggi, un castrone roano sellato che stava dando dei colpetti a un soldato caduto ai suoi piedi.

Faile rallentò. Cosa fare? Cambiare cavallo, ma poi cosa? Si lanciò un’occhiata sopra la spalla, poi abbassò la testa quando un’altra freccia le passò sopra. Aveva notato una dozzina di soldati sharani a cavallo, che la inseguivano, con indosso armature di stoffa cucite con piccoli anelli. Erano seguiti da centinaia di Trolloc.

Perfino con un cavallo fresco, pensò, non posso seminarli. Condusse Bela dietro alcuni carri di rifornimenti per avere copertura e balzò giù, intendendo scattare verso la cavalcatura fresca.

«Lady Faile?» chiese una vocetta.

Faile guardò in basso. Era Olver, rannicchiato sotto un carro, il suo coltello in pugno. I cavalieri erano quasi su di lei. Faile non aveva tempo per pensare. Tirò fuori il Corno dal sacco e lo ficcò tra le mani di Olver. «Tieni questo» disse. «Nascondilo. Portalo da Mat Cauthon stanotte.»

«Mi stai lasciando?» chiese Olver. «Da solo?»

«Devo» disse lei, ficcando nel sacco alcuni fasci di frecce mentre il cuore le martellava nel petto. «Una volta passati quei cavalieri, trova un altro posto per nasconderti! Torneranno a ispezionare dove sono stata, dopo che…»