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«Sarà sufficiente?» chiese Arganda.

«No» disse Mat.

«Allora perché?»

«Perché sarò un Amico delle Tenebre prima di lasciare questa battaglia senza aver tentato tutto quanto, Arganda.»

«Lews Therin!» tuonò Demandred. «Vieni ad affrontarmi!

So che osservi questa battaglia! Unisciti a essa! Combatti!»

«Di sicuro mi sono stancato di quell’uomo» disse Mat.

«Cauthon, guarda, quei Trolloc si sono raggruppati» disse Arganda. «Penso che stiano per attaccare.»

«Allora ci siamo; schieriamoci» disse Mat. «Dov’è Lan? È già tornato? Odierei fare questo senza di lui.»

Mat si voltò, cercandolo tra le file mentre Arganda sbraitava ordini. All’improvviso la sua attenzione fu riportata indietro quando Arganda lo afferrò per il braccio, indicando verso i Trolloc. Mat provò un brivido quando vide alla luce dei falò un cavaliere solitario su uno stallone nero caricare contro il fianco destro dell’orda di Trolloc, diretto verso il pendio orientale delle Alture. Verso Demandred.

Lan era andato a combattere una guerra per conto suo.

I Trolloc graffiavano il braccio di Olver nella notte, allungando le mani nella fenditura, cercando di strapparlo via da lì. Altri scavavano ai lati e della terra cadeva su di lui, attaccandosi alle lacrime sulle guance e al sangue che scorreva dai suoi graffi.

Non riusciva a smettere di tremare. Non riusciva nemmeno a convincersi a muoversi. Tremava terrorizzato mentre le bestie lo pungolavano con dita luride, scavando sempre più vicino.

Loial sedeva su un ceppo, riposandosi prima che la battaglia riprendesse.

Una carica. Sì, sarebbe stato un buon modo per terminare tutto questo. Loial si sentiva dolorante dappertutto. Aveva letto parecchio sulle battaglie e aveva partecipato a combattimenti in precedenza, perdo sapeva cosa aspettarsi. Ma conoscere una cosa e sperimentarla era completamente diverso; era stato proprio quello il motivo per cui aveva lasciato lo stedding.

Dopo più di un giorno di combattimento ininterrotto, i suoi arti bruciavano per una profonda fatica interiore. Quando sollevò la sua ascia, sentì la testa così pesante che si domandò perché non rompesse il manico.

Guerra. Avrebbe potuto vivere senza sperimentarla. Era molto più di ciò che era stata la battaglia frenetica ai Fiumi Gemelli. Lì, almeno, avevano avuto tempo per togliere i morti e prendersi cura dei loro feriti. Lì si era trattato di non cedere terreno e reggere contro ondate di attacchi.

Qui non c’era tempo per aspettare, non c’era tempo per pensare. Erith sedeva per terra accanto al suo ceppo, e lui le mise una mano sulla spalla. Lei chiuse gli occhi e si appoggiò contro di lui. Era bellissima, con orecchie perfette e sopracciglia meravigliose. Loial non guardò le macchie di sangue sui vestiti: temeva che in parte fosse suo. Le massaggiò la spalla con dita così stanche che riusciva a malapena a sentirsele.

Loial aveva preso alcuni appunti sul campo di battaglia, per sé stesso e per altri, per tenere nota di come era andata la battaglia finora. Sì, un attacco finale. Quello sarebbe stato una buona conclusione per la storia, quando l’avesse scritta.

Fingeva che avrebbe comunque scritto la storia. Non c’era nulla di male in una bugia così piccola.

Un cavaliere comparve all’improvviso dalle file dei soldati, galoppando verso il fianco destro dei Trolloc. Mat non sarebbe stato contento di quello. Un uomo, da solo, sarebbe morto. Loial era sorpreso di provare dolore per la vita perduta di quell’uomo, dopo tutta la morte a cui aveva assistito.

Quell’uomo sembra familiare, pensò Loial. Sì, era il cavallo. Aveva già visto quel cavallo, molte volte. Lan, pensò, inebetito. È Lan quello che sta cavalcando là fuori da solo.

Loial si alzò.

Erith lo guardò mentre si metteva l’ascia in spalla.

«Aspetta» le disse Loial. «Combatti accanto agli altri. Io devo andare.»

«Andare?»

«Devo assistere a questo» disse Loial. La caduta dell’ultimo Re dei Malkieri. Avrebbe dovuto includerlo nel suo libro.

«Preparatevi a caricare!» urlò Arganda. «Uomini, in formazione! Arcieri davanti, poi cavalleria, fanteria, preparatevi ad arrivare da dietro!»

Una carica, pensò Tam. Sì, è la nostra unica speranza. Dovevano continuare a spingere, ma la loro fila era così sottile. Poteva capire cosa aveva tentato Mat, ma non avrebbe funzionato.

Ma dovevano combattere comunque.

«Be’, lui è morto» disse un mercenario vicino a Tam, indicando con il capo Lan Mandragoran mentre cavalcava verso il fianco dei Trolloc. «Dannati uomini delle Marche di Confine.»

«Tam…» disse Abell accanto a lui.

Sopra di loro, il cielo divenne più scuro. Era possibile, di notte? Quelle terribili nuvole ribollenti parevano abbassarsi sempre più. Tam quasi perse la figura di Lan in sella allo stallone nerissimo, malgrado i falò che ardevano sulle Alture. La loro luce sembrava fievole.

Sta cavalcando da Demandred, pensò Tam. Ma c’è un muro di Trolloc a frapporsi. Tam tirò fuori una freccia con uno straccio intriso di resina legato dietro la punta e la incoccò al suo arco. «Uomini dei Fiumi Gemelli, preparatevi a tirare!»

Il mercenario lì vicino rise. «Quelli sono almeno cento passi! Semmai fornirete le frecce a loro!»

Tam fissò l’uomo, poi prese la sua freccia e mise la punta su una torcia. Lo straccio arrotolato dietro la punta prese fuoco. «Prima fila, al mio segnale!» urlò Tam, ignorando gli altri ordini che giungevano lungo la fila. «Diamo a Lord Mandragoran qualcosina per mostrargli la via!»

Tam tese l’arco con un movimento fluido, lo straccio ardente che gli riscaldava le dita, e tirò.

Lan caricò verso i Trolloc. La sua lancia e i suoi tre rimpiazzi erano andati in pezzi ore prima. Al collo indossava il medaglione freddo che Berelain gli aveva mandato attraverso il passaggio con un semplice messaggio.

Non so come abbia fatto Galad ad avere questo, ma credo volesse che lo mandassi a Cauthon.

Lan non rifletté su quello che stava facendo. Il vuoto non permetteva tali cose. Alcuni uomini lo avrebbero definito avventato, imprudente, sucida. Il mondo di rado veniva cambiato da uomini che non erano disposti a provare a essere almeno in un modo dei tre. Mandò quanto conforto poteva alla lontana Nynaeve attraverso il legame, poi si preparò a combattere.

Mentre Lan si avvicinava ai Trolloc, le bestie organizzarono una fila di lance per fermarlo. Un cavallo si sarebbe impalato cercando di passarvi a forza. Lan inspirò, calmo all’interno del vuoto, progettando di tagliare la punta della prima lancia, poi farsi largo attraverso la fila.

Era una manovra impossibile. Tutto ciò che ai Trolloc occorreva fare era comprimerlo e rallentarlo. Dopodiché avrebbero potuto sopraffare Mandarb e tirare Lan giù di sella.

Ma qualcuno doveva distruggere Demandred. Con il medaglione al collo, Lan sollevò la spada.

Una freccia ardente precipitò giù dal cielo e colpì la gola del Trolloc proprio di fronte a Lan. Senza esitare, Lan usò il Trolloc caduto come breccia nella fila di lance. Si precipitò tra la Progenie dell’Ombra, travolgendo quello caduto. Gli sarebbe servito…

Cadde un’altra freccia, abbattendo un Trolloc. Poi un’altra e un’altra ancora, in rapida successione. Mandarb galoppò fra i Trolloc confusi, in fiamme e morenti mentre un’intera pioggia di frecce infuocate cadeva di fronte a lui.

«Malkier!» urlò Lan, spronando Mandarb in avanti, travolgendo cadaveri ma mantenendo velocità mentre la via si apriva. Una grandine di luce cadde davanti a lui, ciascuna freccia precisa, uccidendo un Trolloc che cercava di pararglisi davanti.

Caricò tra le file, spingendo via Trolloc morenti, con le frecce infuocate che guidavano il suo percorso nell’oscurità come una strada. I Trolloc erano numerosi da ciascun lato, ma quelli di fronte a lui continuarono a cadere finché non ce ne furono più.

Grazie, Tam.

Lan fece procedere il suo destriero al piccolo galoppo lungo il pendio orientale delle Alture, ora da solo, superati i soldati e la Progenie dell’Ombra. Era una cosa sola con la brezza che gli soffiava tra i capelli, una cosa sola con l’animale muscoloso sotto di lui che lo portava con sé, una cosa sola con il bersaglio che era la sua meta, il suo destino.