«Sono Birgitte Arco d’Argento» annunciò Birgitte, come per scacciare ogni dubbio. «Il Corno di Valere ha suonato, chiamando tutti all’Ultima Battaglia. Gli eroi sono tornati!»
Lan Mandragoran tenne in alto la testa di uno dei Reietti: il loro comandante in capo, ritenuto invincibile.
L’esercito dell’Ombra non poteva ignorare quello che era successo; nessuno di loro, ovunque si trovassero sul campo di battaglia. La voce che era venuta fuori dal nulla l’aveva proclamato. Che l’attaccante dovesse essere lì in piedi mentre il Prescelto giaceva morto... li sbigottiva. Li spaventava.
E poi il Corno suonò in lontananza.
«Incalzate!» urlò Mat. «Incalzate!» Il suo esercito si gettò con ferocia sui Trolloc e gli Sharani.
«Cauthon, cos’era quel suono?» domandò Arganda, precipitandosi accanto a Pips. Quell’uomo aveva ancora un braccio al collo e portava una mazza insanguinata nell’altra mano. Attorno a Mat, i Sorveglianti della Morte combattevano e grugnivano, abbattendo Trolloc.
Mat urlò, gettandosi nello scontro. «Quello era il dannato Corno di Valere! Possiamo ancora vincere stanotte!»
Il Corno. In che modo era stato dannatamente suonato? Be’, pareva che Mat non fosse più legato a quella cosa. La sua morte nel Rhuidean doveva averlo separato dal Corno.
Qualche altro sciocco sfortunato poteva portare quel fardello ora. Mat lanciò un urlo di battaglia, tranciando il braccio di un Trolloc, poi trapassandogli il petto. L’intero esercito dell’Ombra divenne disorientato al suono del Corno. I Trolloc più vicini a Lan indietreggiarono, accalcandosi l’uno sopra l’altro nel tentativo di sfuggirgli. Questo lasciò i Trolloc che combattevano lungo il pendio sparpagliati, senza riserve. E non pareva esserci nessuno al comando.
I Myrddraal li attorno sollevarono le spade contro i loro stessi Trolloc, cercando di far voltare quelli che stavano fuggendo per combattere, ma frecce infuocate scagliate dagli arcieri dei Fiumi Gemelli piovvero dal cielo e crivellarono i corpi dei Fade.
Tam al’Thor, pensò Mat, ho dannatamente intenzione di mandarti il mio miglior paio di stivali. Che la Luce mi illumini, lo farò. «A me!» urlò Mat. «Tutti i cavalieri che possono impugnare una dannata arma, a me!»
Mat spronò Pips al galoppo, facendosi strada attraverso Trolloc che stavano ancora combattendo. L’attacco di Mat aprì un varco per Furyk Karede e i suoi pochi uomini rimasti per allargare ancora di più quel buco nell’orda di Trolloc. A seguire, l’intera forza degli uomini delle Marche di Confine rimasti si riversò dopo Mat, verso Lan.
L’esercito sharano mostrava segni di indebolimento, ma continuavano la loro offensiva, la disciplina che li obbligava a fare ciò che i loro cuori chiedevano loro di finire. La vittoria di Lan non avrebbe fatto vincere direttamente la battaglia — c’erano fin troppi nemici — ma senza Demandred l’Ombra aveva perso la strada. Perfino i Fade stavano mostrando la mancanza di un capo. I Trolloc iniziarono a ripiegare e raggrupparsi.
Mat e gli uomini delle Marche di Confine galopparono a sudovest lungo le Alture e arrivarono dove si trovava Lan. Mat saltò giù dal cavallo e afferrò Lan per la spalla mentre il Re malkieri vacillava. Lan guardò Mat con un’espressione di cupo ringraziamento, poi roteò gli occhi e cominciò a cadere, lasciando ruzzolare a terra la testa di Demandred.
Un uomo in giubba nera arrivò al galoppo. Mat non si era reso conto che Narishma era ancora lì, a combattere accanto agli uomini delle Marche di Confine. Mat si affrettò a togliere il medaglione a testa di volpe mentre l’Asha’man kandori si gettava giù dal cavallo e prendeva Lan per l’altro braccio, poi si concentrava.
La breve Guarigione fu sufficiente per far riprendere conoscenza a Lan.
«Mettilo su un cavallo, Narishma» disse Mat. «Puoi occuparti ancora di lui quando saremo tornati al nostro esercito. Non voglio rimanere bloccato dietro le linee nemiche se quei Trolloc lì sotto decidono di tornare sulle Alture.»
Cavalcarono verso nordest, attaccando il fianco destro dei Trolloc con spade e lance mentre vi passavano accanto, cosa che irritò ancora di più quelle bestie. Una volta superati, gli uomini delle Marche di Confine fecero voltare le cavalcature e caricarono di nuovo dritto contro le orde di Trolloc, che si stavano guardando attorno in tutte le direzioni, non capendo da dove sarebbe arrivato l’attacco successivo. Mat e Narishma continuarono a cavalcare verso le retrovie, con Lan al seguito. Narishma aiutò il Malkieri a scendere dal suo cavallo e lo fece stendere a terra per continuare la Guarigione, mentre Mat si soffermava a riflettere sulla loro situazione.
Dietro di loro si addensava la nebbia. A Mat venne in mente un pensiero tremendo. Aveva ignorato una terribile possibilità. Il Corno di Valere emetteva ancora un suono distante, eppure inconfondibile. Oh, Luce, pensò Mat. Oh, dannati ceppi su un campo di battaglia. Chi l’ha suonato? Quale schieramento?
La nebbia si formò come vermi che strisciavano fuori dal terreno dopo un acquazzone. Si radunò in una nube fluttuante, una cappa tempestosa sopra il suolo, e delle forme a cavallo caricarono. Figure leggendarie. Buad di Albhain, regale quanto qualunque Regina. Amaresu, che teneva in alto la sua spada luccicante. Hend il Percussore, con la carnagione olivastra, un martello in una mano e una mazza chiodata nell’altra.
Una figura cavalcò tra le nebbie alla testa degli eroi. Alto e imperioso, con un naso aquilino, Artur Hawkwing portava sulla spalla la sua spada, Giustizia. Anche se il resto dei cento e passa eroi seguivano Hawkwing, uno si staccò in una scia di nebbia, galoppando via. Mat non riuscì a dare una bella occhiata al cavaliere. Chi era e dove stava andando così di fretta?
Mat si calò il cappello più stretto sulla testa, spronando Pips in avanti per incontrare l’antico Re. Suppongo che saprò quale schieramento l’ha evocato, pensò Mat, se cercherà di uccidermi. Mat sollevò la sua ashandarei sulla sella. Poteva combattere contro Artur Hawkwing? Luce, esisteva qualcuno in grado di battere uno degli eroi del Corno?
«Salute, Hawkwing» chiamò Mat.
«Giocatore» replicò Hawkwing. «Prenditi più cura di quello che ti è stato assegnato. Quasi mi preoccupavo che non saremmo stati evocati per questo scontro.»
Mat esalò un sospiro di sollievo. «Maledette ceneri, Hawkwing! Non avresti dovuto sfoderare la tua spada a quel modo, dannato bacia-capre. Dunque combattete per noi?»
«Ma certo che combattiamo per la Luce» disse Hawkwing. «Non combatteremmo mai per l’Ombra.»
«Ma mi era stato detto...» iniziò Mat.
«Ti era stato detto male» replicò Hawkwing.
«Inoltre,» disse Hend ridendo «se l’altro schieramento fosse stato in grado di evocarci, a quest’ora saresti morto!»
«Ma sono morto» disse Mat, sfregandosi la cicatrice sul collo. «A quanto pare quell’albero si è preso la mia vita.»
«Non l’albero, Giocatore» disse Hawkwing. «Un altro momento, uno che non riesci a ricordare. È appropriato, poiché Lews Therin ti ha salvato la vita entrambe le volte.»
«Ricordalo» sbottò Amaresu. «Ti ho visto mormorare che temi la sua follia, ma al contempo dimentichi che ogni tuo respiro — ogni tuo passo — è possibile grazie alla sua tolleranza. La tua vita te l’ha donata il Drago Rinato, Giocatore. Due volte.»
Sangue e dannate ceneri. Perfino le donne morte lo trattavano allo stesso modo di Nynaeve. Dove lo imparavano? Esistevano lezioni segrete?
Hawkwing annuì verso qualcosa lì vicino. Lo stendardo di Rand; Dannil lo teneva ancora in alto. «Arriviamo qui per radunarci sotto lo stendardo. Possiamo combattere per te grazie a quello, Giocatore, e perché il Drago vi guida, anche se lo fa da lontano. È sufficiente.»
«Bene,» disse Mat, guardando lo stendardo «immagino che, dato che siete qui, ora potrete combattere voi la battaglia. Ritirerò i miei uomini.»
Hawkwing rise. «Pensi che noi cento possiamo combattere questa intera battaglia?»