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«Voi siete i dannati eroi del Corno» disse Mat. «È quello che fate, giusto?»

«Noi possiamo essere sconfitti» disse la graziosa Blaes di Matuchin, facendo danzare il suo cavallo al fianco di quello di Hawkwing. Tuon non poteva irritarsi se lui avesse guardato un po’ un’eroina, giusto? Si supponeva che la gente fissasse gli eroi. «Se veniamo feriti in modo grave, dovremo ritirarci per riprenderci nel Mondo dei Sogni.»

«L’Ombra sa come metterci fuori gioco» aggiunse Hend. «Legaci mani e piedi e non possiamo far nulla per aiutare la battaglia. Non ha importanza essere immortali quando non ci si può muovere.»

«Possiamo combattere bene» disse Hawkwing a Mat. «E presteremo le nostre forze. Questa non è solo la nostra guerra. Noi siamo solo una parte.»

«Dannatamente stupendo» disse Mat. Quel Corno stava ancora suonando. «Allora ditemi questo. Se io non ho suonato quella cosa, e non l’ha fatto neanche l’Ombra... chi è stato?»

Spesse unghie trolloc incidevano il braccio di Olver. Lui continuava a suonare il Corno con le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi chiusi stretti, nella piccola fenditura dell’affioramento roccioso.

Mi dispiace, Mat, pensò mentre una mano coperta di pelo scuro cercava un appiglio sul Corno. Un’altra lo afferrò per la spalla, le unghie che si conficcavano a fondo, facendogli pulsare il sangue giù per il braccio.

Il Corno gli venne strappato dalle mani.

Mi dispiace!

I Trolloc strattonarono Olver verso l’alto.

Poi lo lasciarono cadere.

Olver crollò a terra, stordito, e poi balzò quando il Corno gli cadde in grembo. Lo afferrò, tremando e sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime.

Sopra si agitavano delle ombre. Grugnivano. Cosa stava succedendo? Con cautela, Olver sollevò la testa e trovò qualcuno lì sopra, con un piede piantato da entrambi i lati della fenditura. La figura combatteva con movenze indistinte, affrontando una dozzina di Trolloc allo stesso tempo, il bastone che roteava tutt’intorno mentre difendeva il ragazzo.

Olver riuscì a vedere la faccia dell’uomo e gli si mozzò il fiato. «Noal?»

Noal bastonò il braccio di un Trolloc, costringendo la creatura a indietreggiare, poi lanciò un’occhiata a Olver e sorrise. Anche se Noal appariva ancora attempato, la spossatezza era scomparsa dai suoi occhi, come se un grosso fardello gli fosse stato sollevato dalle spalle. Lì vicino c’era un cavallo bianco, con sella e redini dorate, l’animale più magnifico che Olver avesse mai visto.

«Noal, dicevano che eri morto!» urlò Olver.

«Lo sono» disse Noal, poi rise. «Il Disegno non ha ancora finito con me, figliolo. Suona quel Corno! Suonalo con fierezza, Suonatore del Corno!»

Olver lo fece, suonando il Corno mentre Noal teneva a bada i Trolloc in un piccolo cerchio attorno a Olver. Noal. Noal era uno degli eroi del Corno! Gli zoccoli di cavalli al galoppo ne annunciarono altri, venuti a salvare Olver dalla Progenie dell’Ombra.

All’improvviso, Olver sentì un calore intenso. Aveva perso così tante persone, ma una di loro... Una... era tornata indietro per lui.

40

Fratello dei lupi

Gli aguzzini di Elayne guardarono Birgitte, stupefatti, ed Elayne approfittò di quel momento per spostarsi di lato. Rotolò in ginocchio; la sua gravidanza la rendeva goffa, ma non era certo maldestra. Il medaglione che Mellar aveva tenuto contro di lei scivolò a terra, ed Elayne trovò il bagliore di snidar che attendeva di essere preso. Si riempì con il Potere e si tenne il ventre.

All’interno i suoi bambini si agitarono. Elayne intessé flussi di Aria, sbalzando all’indietro i suoi aguzzini. Lì vicino, uomini e donne della Guardia di Elayne fecero irruzione tra i soldati di Mellar. Alcuni si fermarono quando videro Birgitte.

«Continuate a combattere, figli e figlie di capra!» urlò Birgitte, scagliando frecce contro i mercenari. «Posso essere morta, ma sono ancora il vostro dannato comandante, e voi obbedirete agli ordini!»

Quello li spronò. La nebbia che saliva si arricciò verso l’alto, ammantando il campo di battaglia. Pareva risplendere debolmente nell’oscurità. Entro pochi istanti, i flussi di Elayne, l’arco di Birgitte e l’azione delle guardie misero in fuga il resto dei mercenari Amici delle Tenebre di Mellar.

Birgitte ne abbatté sei con delle frecce mentre fuggivano.

«Birgitte» disse Elayne attraverso le lacrime. «Sono spiacente.»

«Spiacente?» Birgitte si voltò verso di lei. «Spiacente? Perché ti affliggi, Elayne? Ho di nuovo tutto quanto! La mia memoria è tornata!» Rise. «È stupendo! Non so come mi hai potuto sopportare queste ultime settimane. Frignavo peggio di un bambino che avesse appena rotto il suo arco preferito.»

«Io... Oh, Luce.» L’istinto di Elayne le diceva che aveva comunque perso la sua Custode, e il dolore del legame che si spezzava non era una cosa razionale. Non aveva importanza che Birgitte fosse lì davanti a lei. «Forse dovrei vincolarti di nuovo?»

«Non funzionerebbe» disse Birgitte agitando la mano con un gesto sbrigativo. «Sei ferita?»

«Solo nell’orgoglio.»

«Sei stata fortunata, ancora di più perché il Corno è stato suonato al momento giusto.»

Elayne annuì.

«Andrò a unirmi agli altri eroi» disse Birgitte. «Tu resta qui e riposati.»

«Che la Luce mi folgori!» disse Elayne, costringendosi a mettersi in piedi. «Non ho intenzione di starmene dannatamente indietro ora. I bambini stanno bene. Cavalcherò.»

«Elayne...»

«I miei soldati pensano che sia morta» disse Elayne. «Le nostre linee si stanno rompendo, i nostri uomini stanno morendo. Devono vedermi per sapere che c’è ancora speranza. Non sapranno cosa significa questa foschia. Se c’è un momento in cui hanno mai avuto bisogno della loro Regina, è questo. Niente a parte il Tenebroso potrebbe impedirmi di tornare ora.»

Birgitte si accigliò.

«Non sei più la mia Custode» disse Elayne. «Ma sei ancora mia amica. Cavalcherai con me?»

«Sciocca testarda.»

«Non sono io quella che si è appena rifiutata di essere morta. Assieme?»

«Assieme» disse Birgitte annuendo.

Aviendha si fermò di colpo, ascoltando nuovi ululati. Quelli non sembravano affatto lupi.

La tempesta a Shayol Ghul continuava. Lei non sapeva quale schieramento stesse vincendo. Ovunque c’erano corpi, alcuni dilaniati dai lupi, altri che ancora fumavano per gli attacchi dell’Unico Potere. I venti di tempesta sferzavano e infuriavano, anche se non cadeva pioggia, e ondate di polvere e ghiaia la investivano.

Poteva percepire incanalare dal Pozzo del Destino, ma era una pulsazione calma, a differenza della tormenta che era stata la purificazione. Rand. Stava bene? Cosa stava succedendo?

Le nuvole bianche portate dalle Cercavento si agitavano tra quelle nerissime di tempesta, ruotando assieme in un enorme disegno turbinante sopra la vetta della montagna. Da quello che aveva sentito delle Cercavento, si erano ritirate a Shayol Ghul su una cengia molto sopra l’ingresso della caverna, lavorando ancora con la Coppa dei Venti; erano a un punto di rottura. Più dei due terzi di loro erano crollate per lo sfinimento. Presto la tempesta avrebbe consumato tutto quanto.

Si aggirò furtiva per quel vortice, cercando la fonte di quegli ululati. Non aveva nessun altro incanalatore con cui collegarsi, adesso che Rafela se n’era andata per unirsi all’Ultima difesa dei Fautori del Drago alla caverna. Qua fuori, nella valle, diversi gruppi si uccidevano a vicenda, spostandosi avanti e indietro. Fanciulle, Sapienti, siswai’aman, Trolloc, Fade. E lupi; finora a centinaia si erano uniti alla battaglia. C’erano anche alcuni Domanesi, Tairenesi e Fautori del Drago, anche se molti di quelli combattevano vicino al sentiero che saliva da Rand.

Qualcosa atterrò accanto a lei, canticchiando, e Aviendha colpì senza pensare. Il Draghkar eruppe in fiamme come un ramo seccato da cento giorni di luce solare. Prese un respiro profondo, guardandosi attorno. Ululati. Centinaia e centinaia.