Partì di corsa verso quegli ululati, attraversando la valle. Mentre lo faceva, qualcuno emerse dalle ombre polverose, un uomo segaligno con barba grigia e occhi dorati. Era accompagnato da un piccolo branco di lupi. Le lanciarono un’occhiata, poi si girarono nella direzione in cui stavano andando.
Aviendha si fermò. Occhi d’oro.
«Ehi, tu che corri con i lupi!» lo chiamò. «Hai portato Perrin Aybara con te?»
L’uomo si immobilizzo. Si comportava come un lupo, cauto eppure pericoloso. «Conosco Perrin Aybara,» le urlò di rimando «ma non è con me. Caccia in un altro luogo.»
Aviendha si avvicinò all’uomo. Lui la osservò, guardingo, e diversi dei suoi lupi ringhiarono. Non pareva che si fidassero di lei o della sua razza molto più di quanto si fidassero dei Trolloc.
«Questi nuovi ululati» urlò lei sopra il vento «sono dei tuoi... amici?»
«No» disse l’uomo, i suoi occhi che diventavano distanti. «No, non più. Se sai di donne in grado di incanalare, Aiel, dovresti portarle ora.» Si avviò verso i suoni, il branco che correva con lui.
Aviendha lo seguì, mantenendosi a distanza da quei lupi, ma confidando che i loro sensi fossero migliori dei suoi. Raggiunsero un piccolo rialzo nel suolo della valle, uno che aveva visto usare da Ituralde in certe occasioni per sovrintendere alla difesa del passo.
Decine di forme scure si stavano riversando fuori dal valico. Lupi neri, delle dimensioni di piccoli cavalli. Procedevano a balzi sulla roccia e, anche se non poteva vederle, Aviendha sapeva che stavano lasciando orme fuse nella pietra.
Centinaia di lupi attaccavano le forme più scure, balzando sulla loro schiena, ma venivano scrollati via. Non parevano avere molto successo.
L’uomo con i lupi ringhiò.
«Segugi Neri?» urlò Aviendha.
«Sì» le urlò lui, gridando per essere sentito sopra la tempesta. «Questa è la Caccia Selvaggia, i peggiori della loro specie. Non possono essere uccisi da armi mortali. I morsi di lupi comuni non faranno loro del male, non in modo permanente.»
«Allora perché combattono?»
Il fratello dei lupi rise. «Perché chiunque di noi combatte? Perché dobbiamo provare a vincere in qualche modo! Vai! Porta delle Aes Sedai, alcuni di quegli Asha’man, se riesci a trovarli! Queste creature spazzeranno via i vostri eserciti con la stessa facilità di un’onda con della ghiaia!»
L’uomo si avviò di corsa lungo il pendio, seguito dai suoi lupi. Aviendha capiva perché combattevano. Potevano non essere in grado di uccidere i Segugi Neri, ma potevano rallentare quelle creature. Ed era quella la loro vittoria qui: procurare a Rand abbastanza tempo per fare quello che doveva fare.
Aviendha si voltò allarmata, correndo a radunare gli altri. La sensazione di una potente incanalatrice che intesseva saldar la fece quasi immobilizzare. Si girò, guardando verso la sorgente di quella sensazione.
Graendal era là, in alto, a malapena visibile. Inviava con calma flussi mortali verso una fila di Difensori della Pietra. Aveva raccolto un gruppo di donne — Aes Sedai, Sapienti — e alcune guardie. Le donne erano inginocchiate attorno a lei e dovevano fornirle il loro Potere, considerata la forza dei flussi che scagliava.
Le sue guardie erano quattro Aiel con veli neri, non rossi. Sotto coercizione, di sicuro. Aviendha esitò, tentennando. E i Segugi Neri?
Devo approfittare di questa opportunità, pensò. Intessé, scagliando un raggio di luce azzurra nel cielo: il segnale che lei, Amys e Cadsuane avevano convenuto.
Quello, naturalmente, allertò Graendal. La Reietta si girò verso Aviendha e attaccò con Fuoco. Aviendha lo schivò rotolando. Poi creò uno schermo, cercando di tagliarla via dalla Fonte. Aviendha assorbì disperatamente quanto più Unico Potere riusciva a trattenere, attingendolo attraverso la spilla a forma di tartaruga. Tagliar fuori una donna con uno schermo era come cercare di tagliare una fune con delle forbici: più era spessa la fune, più era difficile da tagliare. In questo caso, Aviendha aveva preso in sé abbastanza saidar da respingere lo schermo.
Strinse i denti, intessendo flussi a sua volta. Luce, non si era accorta di quanto era stanca. Per poco non scivolò, i fili dell’Unico Potere che minacciavano di sfuggire al suo controllo.
Li mise al loro posto con la forza di volontà e rilasciò un flusso di Aria e Fuoco, anche se sapeva che quei prigionieri includevano amici e alleati.
Preferirebbero morire che essere usati dall’Ombra, si disse mentre schivava un altro attacco. Il suolo esplose attorno a lei e Aviendha si tuffò a terra.
No. Continua a muoverti.
Aviendha balzò in piedi e corse. Quello le salvò la vita, dato che dietro di lei iniziarono a piovere fulmini, la cui potenza la fece finire di nuovo a terra bocconi.
Si rialzò sanguinando da diversi tagli sul braccio e iniziò a creare flussi. Dovette lasciarli quando un flusso complesso le si avvicinò. Coercizione. Se l’avesse afferrata, Aviendha sarebbe diventata un’altra schiava di quella donna, costretta a cederle forza per rovesciare la Luce.
Aviendha intessé Terra nel suolo di fronte a sé, scagliando in alto pezzetti di roccia, polvere e fumo. Poi rotolò via, cercando una concavità nel terreno e sbirciando fuori con cautela. Trattenne il fiato e non incanalò.
I venti sferzanti annullarono il diversivo che aveva creato. Graendal esitò nel mezzo del campo. Non poteva percepire Aviendha, che prima aveva messo sopra di sé il flusso che camuffava la sua capacità. Se avesse incanalato, Graendal l’avrebbe saputo, ma altrimenti sarebbe stata al sicuro.
Gli schiavi aiel di Graendal avanzarono verso l’esterno, i veli sollevati, in cerca di Aviendha. Fu tentata di incanalare lì e in quel momento, per porre fine alle loro vite. Qualunque Aiel lei conoscesse l’avrebbe ringraziata.
Aviendha trattenne la mano; non voleva tradirsi. Graendal era troppo forte. Lei non poteva affrontare quella donna da sola. Ma se avesse aspettato...
Un flusso di Aria e Spirito attaccò Graendal, cercando di separarla dalla Fonte. La donna imprecò, ruotando. Cadsuane e Amys erano arrivate.
«Saldi! Saldi per l’Andor e la Regina!»
Elayne galoppò attraverso gruppi di picchieri ora allo sbando, con i capelli che sventolavano dietro di lei, urlando con voce amplificata dal Potere. Teneva sollevata una spada, anche se solo la Luce sapeva cosa avrebbe fatto con essa se avesse dovuto usarla.
Gli uomini si voltavano al suo passaggio. Alcuni vennero abbattuti dai Trolloc mentre lo facevano. Le bestie stavano rompendo le difese, gioendo per quelle file spezzate e per il massacro.
I miei uomini ormai sono allo stremo, pensò Elayne. Oh, Luce. I miei poveri soldati. La storia a cui assisteva era di morte e disperazione. Le formazioni di picche andorane e cairhienesi si erano piegate dopo aver subito perdite terribili; adesso gli uomini resistevano a gruppetti e in molti correvano sparpagliati per salvarsi la vita. «Restate saldi!» urlò Elayne. «Saldi con la vostra Regina!»
Altri uomini smisero di correre, ma non tornarono al combattimento.
Cosa fare?
Combattere.
Elayne attaccò un Trolloc. Usò la spada, malgrado solo pochi momenti prima avesse pensato che sarebbe stata incapace di farlo. Lo era. Il Trolloc dalla testa di cinghiale parve realmente sorpreso quando la agitò verso di lui.
Per fortuna, Birgitte era li, e colpì la bestia all’avambraccio mentre vibrava un fendente contro Elayne. Quello le salvò la vita, ma non le permise di uccidere quella folgorata creatura.
Il suo destriero — preso in prestito da uno degli uomini della Guardia — danzò attorno, impedendo al Trolloc di abbatterla, mentre lei cercava di infilzarlo. La spada non si muoveva nella direzione che voleva lei. L’Unico Potere era un’arma molto più raffinata. L’avrebbe usato se avesse dovuto, ma per il momento preferiva combattere.