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Non dovette farlo a lungo. Dei soldati la circondarono, eliminando la bestia e difendendola da altre quattro che avevano cominciato ad avanzare verso di lei. Elayne si asciugò la fronte e indietreggiò.

«Cos’era quello?» chiese Birgitte, accostandosi a lei sul cavallo, poi scagliando una freccia contro un Trolloc prima che potesse uccidere uno dei soldati. «Unghie di Ratliff, Elayne! Pensavo di aver visto fino a che punto arrivava la tua stupidità.»

Elayne tenne in alto la spada. Lì vicino, gli uomini iniziarono ad acclamarla. «La Regina è viva!» urlarono. «Per la Luce e per l’Andor! Difendete la Regina!»

«Come ti sentiresti» disse Elayne piano «se vedessi la tua Regina cercare di uccidere un Trolloc con una spada mentre stai fuggendo?»

«Mi sentirei come se mi occorresse dannatamente trasferirmi in un altro Paese,» sbottò Birgitte, scagliando un’altra freccia «uno in cui i monarchi non hanno budino al posto del cervello.»

Elayne tirò su col naso. Birgitte poteva dire quello che voleva, ma la manovra funzionò. Come un pezzetto di lievito, la forza degli uomini che aveva radunato crebbe, espandendosi da entrambi i lati e costruendo una linea di battaglia. Mantenne la spada sollevata in alto, urlando e — dopo un momento di indecisione — creò un flusso che fece fluttuare un maestoso stendardo dell’Andor nell’aria sopra di lei, il leone bianco per illuminare la notte.

Avrebbe attirato il fuoco diretto di Demandred e dei suoi incanalatoli, ma gli uomini avevano bisogno di quel faro. Elayne avrebbe respinto gli attacchi quando fossero arrivati.

Non giunsero, e lei cavalcò lungo le linee di battaglia, urlando parole che diedero speranza ai suoi uomini. «Per la Luce e per l’Andor! La vostra Regina è viva! Restate saldi e combattete!»

Mat caricava per la sommità delle Alture con i resti di un esercito un tempo enorme, spingendo a sudovest. I Trolloc erano ammassati più avanti sul suo lato sinistro, l’esercito sharano più avanti sulla destra. A fronteggiare il nemico c’erano gli eroi, gli uomini delle Marche di Confine, Karede e i suoi, Ogier, arcieri dei Fiumi Gemelli, Manti Bianchi, Ghealdani e Mayenesi, mercenari, Tinna e i suoi profughi Fautori del Drago. E la Banda della Mano Rossa. I suoi stessi uomini.

Ricordò, all’interno di quelle memorie che non erano sue, di aver comandato forze molto più vaste. Eserciti che non erano frammentati, mezzi addestrati, feriti ed esausti. Ma che la Luce lo aiutasse, non era mai stato così orgoglioso. Malgrado tutto quello che era accaduto, i suoi uomini accolsero le urla di attacco e si gettarono nella battaglia con rinnovato vigore.

La morte di Demandred dava a Mat una possibilità. Sentì gli eserciti avanzare come un’onda e attraverso di essi fluì il ritmo istintivo della battaglia. Questo era il momento che andava cercando. Era la carta su cui scommettere tutto quello che aveva. Le probabilità erano comunque dieci a uno, ma l’esercito sharano, i Trolloc e i Fade non avevano nessun capo. Nessun generale a guidarli. Diversi contingenti eseguivano azioni in conflitto tra loro mentre vari Fade o Signori del Terrore cercavano di dare ordini.

Dovrò tenere sotto controllo quegli Sharani, pensò Mat. Hanno generali che possono ristabilire il comando.

Per ora doveva colpire duramente. Spingere i Trolloc e gli Sharani giù dalle Alture. Giù in basso, i Trolloc riempivano il corridoio tra gli acquitrini e le Alture, incalzando con forza i difensori al letto del fiume. La morte di Elayne era stata una menzogna. Le sue truppe erano allo sbando — avevano perso più di un terzo dei loro soldati — ma proprio mentre stavano per essere messe in rotta dai Trolloc, lei aveva cavalcato in mezzo a loro e le aveva raggruppate. Ora stavano tenendo miracolosamente le linee, malgrado stessero venendo spinte indietro in territorio shienarese. Non potevano resistere ancora per molto, però, con o senza Elayne: sempre più picche nelle prime linee stavano venendo attaccate in massa, soldati cadevano per tutto il campo, e i cavalieri e gli Aiel stavano lavorando freneticamente, con difficoltà sempre maggiore, per contenere il nemico. Luce, se riuscissi a spingere l’Ombra giù da queste dannate Alture contro quelle bestie lì sotto, si intralcerebbero a vicenda!

«Lord Cauthon!» urlò Tinna lì vicino. Spianò una lancia insanguinata dalla sella, indicando verso sud.

Una luce brillava in lontananza, verso il fiume Erinin. Mat si asciugò la fronte. Era...

Passaggi nel cielo... A dozzine, e attraverso di essi si riversarono to’raken in volo, portando lanterne. Una salva infuocata di frecce fu lanciata contro i Trolloc nel corridoio; i to’raken, che portavano arcieri, volarono in formazione sopra il guado e il corridoio al di là.

Sopra la battaglia, Mat udì ciò che doveva aver fatto gelare il sangue al nemico: centinaia, forse migliaia di corni animali suonarono nella notte la loro chiamata alla guerra; una tempesta di tamburi iniziò a scandire una cadenza unificata che divenne sempre più forte; e un fragore di passi generato da un esercito che avanzava, sia umano che animale, si avvicinò lentamente alle Alture Polov nell’oscurità. Nessuno poteva vederli nel buio precedente all’alba, ma tutti sul campo di battaglia sapevano di chi si trattava.

Mat proruppe in un grido di gioia. Poteva vedere i movimenti dei Seanchan con gli occhi della mente. Metà del loro esercito avrebbe marciato direttamente a nord dall’Erinin, unendosi alle armate di Elayne sotto pressione al Mora per annientare i Trolloc che cercavano di farsi strada dentro lo Shienar. L’altra metà avrebbe girato verso ovest attorno agli acquitrini fino al lato occidentale delle Alture, schiacciando i Trolloc nel corridoio da dietro.

Ora la grandinata continua di frecce era accompagnata da luci splendenti nell’aria — damane che creavano altra luce perché il loro esercito potesse vedere -, uno spettacolo che avrebbe reso orgogliosi gli Illuminatori! E inoltre la terra tremò quando l’imponente esercito seanchan marciò per il Campo di Merrilor.

Il tuono ruppe l’aria sul fianco destro di Mat sulle Alture: un tuono più profondo. Talmanes e Aludra avevano riparato i Draghi e stavano sparando direttamente dalla caverna attraverso passaggi contro l’esercito sharano.

Quasi tutti i pezzi erano al loro posto. C’era solo una piccola faccenda di cui occuparsi prima dell’ultimo lancio di dadi.

Le armate di Mat avanzarono.

Jur Grady tastava la lettera di sua moglie, mandata con Androl dalla Torre Nera. Non poteva leggerla in questa oscurità, ma non aveva importanza fintantoché poteva tenerla in mano. Aveva memorizzato le parole comunque.

Osservò il canalone una decina di miglia a nordest lungo il fiume Mora, dove Cauthon lo aveva posizionato. Era ben fuori dalla vista del campo di battaglia a Merrilor.

Non combatteva. Luce, era dura, ma non combatteva. Osservava, cercando di non pensare alla povera gente che era morta cercando di tenere il fiume. Era il posto perfetto per quello: il Mora passava attraverso un canalone, dove l’Ombra poteva fermare il fiume. E l’aveva fatto. Oh, gli uomini che Mat aveva inviato avevano tentato di combattere i Signori del Terrore e gli Sharani. Che compito impossibile era stato! La rabbia di Grady fumava contro Cauthon. Tutti affermavano che fosse un buon generale. E poi lui faceva questo.

Be’, se era un genio, perché aveva mandato cinquecento persone comuni di un villaggio di montagna del Murandy a difendere il fiume? Sì, Cauthon aveva anche mandato cento soldati della Banda, ma non era lontanamente sufficiente. Erano morti dopo aver tenuto il fiume per poche ore. C’erano centinaia e centinaia di Trolloc e diversi Signori del Terrore al canalone!

Be’, quella gente era stata massacrata, fino all’ultimo uomo. Luce! C’erano bambini in quel gruppo. I popolani e i pochi soldati avevano combattuto bene, difendendo il canalone per molto più tempo di quanto Grady avrebbe ritenuto possibile, ma poi erano caduti. E a lui era stato ordinato di non aiutarli.