Be’, pensò Loial, forse Mat è sgattaiolato via ed è tornato a Merrilor. Non stavano mai fermi, questi umani. Sempre di fretta...
Matrim Cauthon entrò a grandi passi nell’accampamento seanchan sul lato meridionale di Merrilor, lontano dalle pile di cadaveri.
Tutt’attorno, uomini e donne seanchan rimasero senza fiato, portandosi le mani alla bocca. Lui inclinò il cappello verso di loro.
«Il Principe dei Corvi!» Toni sommessi si diffusero per il campo davanti a lui, passando di bocca in bocca come l’ultima bottiglia di acquavite in una notte fredda.
Si diresse dritto da Tuon, che era in piedi presso un grosso tavolo delle mappe al centro dell’accampamento, a parlare con Selucia. Mat notò che Karede era sopravvissuto. Probabilmente si sentiva in colpa per quello.
Tuon guardò Mat e si accigliò. «Dove sei stato?»
Mat sollevò il braccio e Tuon aggrottò le ciglia, alzando lo sguardo verso il nulla. Mat ruotò e gettò la mano verso il cielo.
Fiori notturni iniziarono a esplodere in alto sopra l’accampamento.
Mat sorrise. Cera voluto un po’ per convincere Aludra, ma non molto. Le piaceva così tanto far esplodere le cose.
Non era ancora il crepuscolo, ma lo spettacolo era comunque magnifico. Aludra adesso aveva addestrato metà dei dragonieri a preparare fuochi artificiali e a maneggiare le sue polveri. Pareva molto meno riservata di quanto lo fosse stata un tempo.
I suoni di quello spettacolo si riversarono su di loro.
«Fuochi artificiali?» disse Tuon.
«Il dannato miglior spettacolo di fuochi d’artificio nella storia della mia terra o della tua» disse Mat.
Tuon si accigliò. Le esplosioni si riflettevano nei suoi occhi scuri. «Sono incinta» disse. «La mia Occhi del Fato l’ha confermato.»
Mat provò un sussulto, come se un fuoco d’artificio fosse scoppiato dentro il suo stomaco. Un erede. Un figlio maschio, senza dubbio! Quante erano le probabilità che fosse un maschietto? Mat si costrinse a sorridere. «Be’, immagino di essere libero dalle responsabilità, ora. Hai un erede.»
«Ho un erede,» disse Tuon «ma sono io quella libera dalle responsabilità. Ora posso ucciderti, se voglio.»
Mat percepì il suo sorriso allargarsi. «Be’, dovremo vedere che soluzione riusciamo a trovare. Dimmi, giochi mai a dadi?»
Perrin sedette fra i morti e finalmente cominciò a piangere.
Gai’shain in bianco e donne di città cercavano tra i morti. Non c’era segno di Faile. Nessunissimo segno.
Non riesco più a continuare. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva dormito? Quella notte a Mayene. Il suo corpo lamentava che non era stato affatto sufficiente. Prima si era sforzato parecchio, trascorrendo l’equivalente di settimane nel sogno del lupo.
Lord e Lady Bashere erano morti. Faile sarebbe stata Regina, se fosse sopravvissuta. Perrin tremolava e non riusciva più a muoversi. C’erano centinaia di migliaia di morti su questo campo di battaglia. Le altre persone impegnate nelle ricerche ignoravano un corpo se non aveva vita, contrassegnandolo e andando avanti. Lui aveva cercato di spargere tra loro la voce di cercare Faile, ma quelli dovevano trovare i vivi.
Dei fuochi d’artificio esplosero nel cielo che si andava oscurando. Perrin si seppellì la testa tra le mani, poi si sentì scivolare di lato e crollare tra i cadaveri.
Moghedien trasalì per quello spettacolo nel cielo. Ogni esplosione le faceva rivedere quel fuoco mortale che dilaniava gli Sharani. Quella vampata di luce, quel momento di panico.
E poi... Poi l’oscurità. Si era risvegliata qualche tempo dopo, data per morta tra i corpi degli Sharani. Quando si era ripresa, aveva trovato questi sciocchi per tutto il campo di battaglia, che affermavano di avere vinto.
Affermavano? pensò, trasalendo mentre risuonava un’altra salva di fuochi d’artificio. Il Sommo Signore era caduto. Era tutto perduto.
No. No. Proseguì, mantenendo fermo il passo, non destando sospetti. Aveva strangolato una donna impegnata nelle ricerche, poi aveva assunto la sua forma, incanalando solo un poco e invertendo il flusso. Questo avrebbe dovuto permetterle di fuggire da questo posto. Zigzagò tra i corpi, ignorando la puzza nell’aria.
Non tutto era perduto. Lei era ancora viva. Ed era una dei Prescelti! Quello voleva dire... Quello voleva dire che era un’imperatrice tra gli inferiori. Be’, il Sommo Signore era di nuovo imprigionato, perdo non poteva punirla. E di sicuro molti, se non tutti gli altri Prescelti erano morti o imprigionati. Se era vero, nessuno poteva competere con lei.
Poteva funzionare davvero. Poteva essere una vittoria. Si fermò accanto a un carro di rifornimenti rovesciato, tenendo stretto il suo cour’souvra: era ancora integro, per fortuna. Le sue labbra si incresparono in un ampio sorriso, poi intessé una piccola luce per illuminare la strada.
Sì... Doveva guardare il cielo limpido, non le nuvole temporalesche. Poteva trasformare questo a suo vantaggio. Insomma... Nel giro di pochi anni, lei stessa poteva dominare il mondo!
Qualcosa di freddo si chiuse attorno al suo collo.
Moghedien lo toccò con le mani con orrore, poi urlò: «No!
Non di nuovo!» Il suo travestimento si dissolse e l’Unico Potere la lasciò.
Una sul’dam dall’aria tronfia era in piedi dietro di lei. «Hanno detto che non potevamo prendere nessuna di quelle che si facevano chiamare Aes Sedai. Ma tu, tu non indossi uno dei loro anelli e ti aggiri furtiva come qualcuno che abbia fatto qualcosa di sbagliato. Non penso che mancherai a nessuno.»
«Liberami!» disse Moghedien, artigliando l’a’dam. «Liberami, brutta...»
Il dolore la fece finire a terra, in preda agli spasmi.
«Mi chiamo Shanan» disse la sul’dam mentre un’altra donna si avvicinava con una damane al seguito. «Ma puoi chiamarmi Padrona. Penso che dovremmo tornare rapidamente a Ebou Dar.»
La sua compagna annui e la damane creò un passaggio.
Dovettero trascinarvi attraverso Moghedien.
Nynaeve uscì dalla tenda di Guarigione a Shayol Ghul. Il sole era quasi sotto l’orizzonte.
«È morto» sussurrò alla piccola folla radunata lì fuori.
Pronunciare quelle parole fu come lasciar cadere un mattone sui propri piedi. Non pianse. Aveva già versato quelle lacrime. Non voleva dire che non le facesse male.
Lan uscì dalla tenda dietro di lei, mettendole un braccio attorno alle spalle. Nynaeve sollevò la mano sulla sua. Lì vicino, Min ed Elayne si guardarono a vicenda.
Gregorin bisbigliò a Darlin; era stato trovato mezzo morto nei resti della sua tenda. Entrambi guardarono le donne accigliati. Nynaeve riuscì a cogliere parte di quello che diceva Gregorin: «... aspettavo che la selvaggia Aiel fosse senza cuore, e forse la Regina dell’Andor, ma l’altra? Nemmeno una lacrima.»
«Sono sconvolte» rispose Darlin.
No, pensò Nynaeve, esaminando Min ed Elayne. Quelle tre sanno qualcosa che io non so. Dovrò estorcerglielo con la forza.
«Scusatemi» disse Nynaeve, allontanandosi da Lan.
Lui la seguì.
Lei lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Non ti libererai di me nelle prossime settimane, Nynaeve» disse lui, l’amore che pulsava attraverso il legame. «Anche se lo desideri.»
«Bue ostinato» borbottò lei. «A quanto ricordo, sei stato tu a insistere per lasciarmi, così da marciare da solo verso il tuo presunto destino.»
«E avevi ragione su quello» disse Lan. «Come ce l’hai spesso.» Lo disse con una calma tale che era difficile essere arrabbiati con lui.
Inoltre erano le donne quelle con cui era arrabbiata. Scelse Aviendha per prima e si diresse da lei, con Lan al suo fianco.
«... con Rhuarc morto,» stava dicendo Aviendha a Sorilea e Bair «penso che qualunque cosa io abbia visto deve poter cambiare. È già cambiata.»