Lui la esaminò alla luce delle molte lampade della stanza. Androl aveva un volto sincero. Pevara poteva capire perché gli altri lo seguivano, anche se tra loro era il più debole. Aveva uno strano miscuglio di passione e umiltà. Se solo non fosse stato uno degli... be’... quello che era.
«Vorrei poterli credere» disse Androl, distogliendo lo sguardo. «Sei diversa dalle altre, lo ammetto. Non sembri affatto una Rossa.»
«Credo che scoprirai che siamo più variegate di quanto immagini» disse Pevara. «Non esiste un’unica motivazione che induce una donna a scegliere la Rossa.»
«A parte l’odio per gli uomini.»
«Se vi odiassimo, saremmo venute qui per cercare di vincolarvi?» Per la verità, aveva svicolato. Anche se Pevara stessa non odiava gli uomini, molte Rosse sì; come minimo, parecchie vedevano gli uomini con sospetto. Lei sperava di cambiare questo.
«Le motivazioni delle Aes Sedai sono strane, a volte» disse Androl. «Tutti lo sanno. Comunque, per quanto tu possa essere diversa dalle tue sorelle, ho visto quello sguardo nei tuoi occhi.» Scosse il capo. «Non crederò che tu sia qui per aiutarci. Non più di quanto ho creduto che le Aes Sedai che davano la caccia a incanalatoli maschi pensassero davvero che li stavano aiutando. Non più di quanto credo che un boia pensi di star facendo un favore a un criminale decapitandolo. Solo perché una cosa va fatta, questo non rende chi la fa un amico, Pevara Sedai. Mi dispiace.»
Si voltò di nuovo verso il suo cuoio, lavorando alla luce di una lanterna sul tavolo.
Pevara avvertì la propria irritazione crescere. Ce l’aveva quasi avuto in pugno. A lei piacevano gli uomini; spesso aveva pensato che dei Custodi sarebbero stati utili. Quello sciocco non riusciva a riconoscere una mano tesa sopra l’abisso quando ne vedeva una?
Calmati, Pevara, pensò. Non andrai da nessuna parte se ti lasci dominare dalla rabbia. Le serviva che quest’uomo si schierasse dalla sua parte.
«Quella sarà una sella, giusto?» chiese.
«Sì.»
«Stai sfalsando i punti.»
«È il mio metodo» disse lui. «Aiuta a impedire gli strappi quando si allarga. Penso che sia anche più bella, così.»
«Ottimi fili di lino, suppongo? Incerati? E usi un cesello a foro singolo per quei buchi o uno doppio? Non sono riuscita a vedere bene.»
Lui le lanciò un’occhiata cauta. «Conosci la lavorazione del cuoio?»
«Da mio zio» disse lei. «Mi ha insegnato alcune cose. Mi lasciava lavorare nella bottega, quando ero piccola.»
«Forse l’ho incontrato.»
Pevara rimase immobile. Nonostante tutti i commenti di Androl su quanto fosse brava nel far deviare una conversazione, aveva fatto finire questa proprio dove non voleva che andasse a parare.
«Ebbene?» chiese lui. «Dove?»
«A Kandor.»
«Sei Kandori?» chiese lui, sorpreso.
«Certo che lo sono. Non lo sembro?»
«Pensavo solo di riuscire a distinguere qualunque accento» disse lui, tirando un paio di punti. «Ci sono stato. Forse conosco davvero tuo zio.»
«E morto» disse lei. «Ucciso da Amici delle Tenebre.»
Androl rimase senza parole. «Mi dispiace.»
«Sono passati oltre cent’anni, ormai. Mi manca la mia famiglia, ma sarebbero morti perfino se gli Amici delle Tenebre non li avessero uccisi. Tutti quelli che conoscevo in patria sono morti.»
«Il mio dispiacere è ancora più profondo, allora. Davvero.»
«E successo molto tempo fa» disse Pevara. «Posso ricordarli con affetto senza che il dolore si insinui. E la tua famiglia, invece? Fratelli? Cugini, nipoti?»
«Un po’ di ciascun gruppo» disse Androl.
«Li vedi mai?»
Lui la fissò. «Stai cercando di coinvolgermi in una conversazione amichevole per dimostrare che non ti senti in imbarazzo con me. Ma ho visto come voi Aes Sedai guardate la gente come me.»
«Io...»
«Di’ che non ci trovate disgustosi.»
«Non penso proprio che quello che fate dovrebbe essere...»
«Una risposta diretta, Pevara.»
«Molto bene, d’accordo. Gli uomini in grado di incanalare mi mettono a disagio. Mi fate formicolare ovunque, e questo non ha fatto che peggiorare nel tempo che ho trascorso qui, circondata da tutti voi.»
Androl annuì, soddisfatto di averle strappato quell’ammissione.
«Comunque,» continuò Pevara «la penso così perché mi è stato inculcato nel corso di decenni. Quello che fai è terribilmente innaturale, ma tu come persona non mi disgusti. Sei solo un uomo che cerca di fare del suo meglio, e non penso proprio che questo sia meritevole di disgusto. A ogni modo, sono disposta a guardare oltre le mie inibizioni nel nome del bene comune.»
«Meglio di quanto mi sarei potuto aspettare, suppongo.» Tornò a guardare verso le finestre schizzate di pioggia. «La corruzione è ripulita. Questo non è più innaturale. Vorrei... vorrei soltanto potertelo mostrare, donna.» Le rivolse un’occhiata acuta. «Come si fa a formare uno di questi circoli che hai menzionato?»
«Be’,» disse Pevara «in effetti non l’ho mai fatto con un incanalatore maschio, naturalmente. Ho letto alcune cose prima di venire qui, ma molto di ciò che abbiamo sono dicerie. Se tu fossi una donna, ti direi di metterti sul punto di abbracciare la Fonte e poi aprirti a me. Ciò mi permetterebbe di stabilire un collegamento con te.»
«D’accordo» disse lui. «Non stai trattenendo la Fonte, però.»
Era davvero ingiusto che un uomo potesse capire quando una donna stava trattenendo o meno l’Unico Potere. Pevara abbracciò la Fonte, inondandosi del dolce nettare che era scodar.
Si protese per collegarsi con Androl come avrebbe fatto con una donna. Non trovò nulla da afferrare. Non era come insegnare a un’Ammessa a formare un circolo: lì, il più delle volte, poteva percepire qualcosa, ma la ragazza si ritraeva invece di abbandonarsi.
«Sta funzionando?» chiese Androl.
«No» disse Pevara. «Avevo sperato... avevo sperato che una cosa che avevo letto su una coppia formata da un uomo e una donna che si collegassero non fosse vera.»
«Ossia?»
«Che, per qualche motivo, dev’essere l’uomo a guidare un circolo misto così piccolo.»
Androl la fissò, e lei si preparò con riluttanza a unirsi quando le fosse stato chiesto. Invece, lui la afferrò. Pevara fu trascinata in un collegamento tempestoso, tirata dentro, come per i capelli.
Lui era inesperto, e quella forza le fece quasi sbatacchiare i denti. Ma Androl aveva stabilito il collegamento al primo tentativo, un risultato notevole. Pevara chiuse gli occhi e si impose di non opporre resistenza: ciò avrebbe dissolto il circolo. Ma non poté fare a meno di provare un istante di puro panico.
Era collegata con un incanalatore maschio, una delle cose più temute che la terra avesse mai conosciuto. Adesso era lui ad avere il controllo su di lei, completamente. Il Potere di Pevara fluì attraverso di lei e si riversò dentro Androl, che annaspò.
«Così tanto...» disse. «Luce, quanto sei forte.»
Pevara si concesse un sorriso. Il collegamento portava con sé una tempesta di consapevolezza. Poté percepire le emozioni di Androl. Era impaurito quanto lei. Era anche solido. Pevara aveva immaginato che essere collegata a lui sarebbe stato terribile a causa della sua pazzia, ma non la percepì affatto.
Ma saidin, quel fuoco liquido con cui lottava, come un serpente che stava cercando di consumarlo. Pevara si ritrasse.
Era corrotto? Non era certa di poterlo dire. Saidin era così diverso, così alieno. Resoconti frammentari di tempi passati descrivevano la corruzione come una macchia d’olio su un fiume. Be’, lei poteva vedere un fiume... più un torrente, in effetti. Pareva che Androl fosse stato sincero con lei e che non fosse molto potente. Pevara non riusciva a percepire nessuna corruzione... ma, d’altro canto, non sapeva cosa cercare.