«Tu l’hai abbracciato, non è così?»
«Non è il mio dolore che temo. E il vostro.»
«Dunque siamo così deboli da non poter sopportare ciò che sopporti tu?»
Lo sguardo negli occhi di Aviendha era snervante.
«Certo che no» disse Rand. «Ma come posso sperare di causare dolore a coloro che amo?»
«Sta a noi accettare il dolore» disse lei, sollevando il mento. «Rand al’Thor, la tua decisione è semplice, anche se ti sforzi di renderla difficile. Scegli sì o no. Sii avvisato; siamo tutte e tre o nessuna. Non lasceremo che tu ti metta tra noi.»
Rand esitò, poi — sentendosi un completo depravato — la baciò. Dietro di lui, delle Fanciulle — che non si era accorto che erano E a guardare — iniziarono a urlare insulti ancora più forti, anche se ora Rand poteva sentire in essi una gioia incongruente. Si staccò dal bacio, poi allungò una mano, prendendo nel palmo la guancia di Aviendha. «Siete delle dannate sciocche. Tutte e tre.»
«Allora è un bene. Siamo uguali a te. Dovresti sapere che ora sono una Sapiente.»
«Allora forse non siamo uguali,» disse Rand «dato che ho iniziato solo da poco a capire quanta poca saggezza possiedo.»
Aviendha storse il naso. «Basta parlare. Ora mi porterai a letto.»
«Luce!» disse lui. «Sei un po’ diretta, vero? E questa l’usanza aiel per tali cose?»
«No» rispose lei, arrossendo di nuovo. «E solo che... non sono molto esperta in questo.»
«Voi tre avete deciso questo, vero? Quale di voi dovesse venire da me?»
Aviendha esitò, poi annuì.
«Non otterrò mai di scegliere, vero?»
Lei scosse il capo.
Rand rise e la tirò vicino. All’inizio Aviendha fu rigida, ma poi si sciolse contro di lui. «Dunque devo andare a combatterle prima?» Indicò le Fanciulle con un cenno del capo.
«Quello è solo per il matrimonio, se decidiamo che ne sei degno, uomo sciocco. E sarebbero le nostre famiglie, non membri della nostra setta. Hai davvero ignorato le tue lezioni, eh?»
Rand la guardò. «Be’, sono lieto di non doverle combattere. Non sono sicuro di quanto tempo abbiamo, e speravo di dormire un po’ stanotte. Tuttavia...» Si interruppe nel vedere lo sguardo negli occhi di Aviendha. «Non dormirò affatto, giusto?»
Lei scosse il capo.
«Ah, bene. Almeno non devo preoccuparmi che tu muoia congelata, stavolta.»
«Sì. Ma potrei morire di noia, Rand al’Thor, se non la smetti di parlare a vanvera.»
Lo prese per il braccio e, con gentilezza ma con decisione, lo trascinò di nuovo dentro la tenda, mentre le urla delle Fanciulle diventavano più forti, più offensive e più esuberanti allo stesso tempo.
«Sospetto che il motivo sia qualche genere di ter’angreal» disse Pevara. Era accucciata con Androl sul retro di uno dei magazzini della Torre Nera, e non trovava quella posizione particolarmente comoda. La stanza puzzava di polvere, grano e legno. Parecchi edifici nella Torre Nera erano nuovi, e questo non faceva eccezione, con le assi di cedro ancora fresche.
«Sai di un ter’angreal che possa impedire di creare passaggi?» chiese Androl.
«Non nello specifico, no» rispose Pevara, spostandosi in una posizione migliore. «Ma è generalmente accettato che quello che sappiamo dei ter’angreal comprende solo una minima parte di ciò che si conosceva un tempo. Devono esserci migliaia di tipi diversi di ter’angreal, e se Taim è un Amico delle Tenebre, ha accesso ai Reietti, che probabilmente potrebbero spiegargli l’uso e la costruzione di cose che noi possiamo solo sognarci.»
«Perdo dobbiamo trovare questo ter’angreal» disse Androl. «Bloccarlo o almeno capire come funziona.»
«E fuggire?» chiese Pevara. «Non hai già stabilito che andarcene sarebbe una pessima scelta?»
«Be’... sì» ammise Androl.
Pevara si concentrò e riuscì a cogliere barlumi di ciò che lui stava pensando. Aveva sentito che il legame da Custode permetteva una connessione empatica. Questa sembrava più profonda. Lui era... sì, desiderava davvero poter creare passaggi. Si sentiva inerme senza di essi.
«È il mio Talento» disse Androl malvolentieri. Sapeva che prima o poi lei avrebbe determinato la ragione. «Posso creare passaggi. Almeno potevo.»
«Davvero? Qual è il tuo livello di forza nell’Unico Potere?»
«O di debolezza?» chiese lui. Pevara poteva percepire un poco di quello che stava pensando. Anche se accettava la sua debolezza, si preoccupava che lo rendesse inadatto a comandare. Un miscuglio curioso di fiducia in sé stesso e imbarazzo.
«Sì» continuò Androl. «Viaggiare richiede parecchia forza nell’Unico Potere, ma io riesco a creare passaggi grandi. Prima che tutto questo andasse storto, il più grosso che avessi mai fatto era di trenta piedi di diametro.»
Pevara sbatté le palpebre. «Di sicuro stai esagerando.»
«Te lo mostrerei, se potessi.» Pareva del tutto sincero. O stava dicendo la verità, oppure quella convinzione era dovuta alla sua pazzia. Pevara rimase in silenzio, incerta su come affrontare la questione.
«E tutto a posto» disse lui. «So che ci sono... cose sbagliate in me. In molti di noi. Puoi chiedere agli altri dei miei passaggi. C’è un motivo per cui Coteren mi chiama paggetto. E perché l’unica cosa in cui sono bravo è accompagnare le persone da un posto all’altro.»
«È un Talento notevole, Androl. Sono certa che la Torre adorerebbe studiarlo. Mi domando quante persone siano nate con esso ma non l’abbiano mai saputo perché i flussi per Viaggiare erano sconosciuti.»
«Non verrò alla Torre Bianca, Pevara» replicò lui, enfatizzando la parola Bianca.
Lei cambiò argomento. «Tu brami Viaggiare, eppure non vuoi lasciare la Torre Nera. Allora che importanza ha questo ter’angreal?»
«I passaggi sarebbero... utili» disse Androl.
Lui pensò a qualcosa, ma Pevara non riuscì a coglierlo. Un rapido guizzo di immagini e impressioni.
«Ma se non possiamo andare da nessuna parte...» protestò lei.
«Saresti sorpresa» disse Androl, alzando la testa per scrutare oltre il davanzale verso il vicolo. Fuori cadeva una pioggerellina; finalmente la tempesta si era attenuata. Il cielo era ancora scuro, però. Mancavano ancora alcune ore all’alba. «Ho fatto... esperimenti. Ho provato alcune cose che non penso nessun altro abbia mai tentato.»
«Dubito che esistano cose che non sono mai state tentate» disse lei. «I Reietti hanno accesso alla conoscenza di Epoche.»
«Pensi davvero che possa essercene uno coinvolto qui?»
«Perché no?» chiese lei. «Se ti stessi preparando per l’Ultima Battaglia e volessi accertarti che i tuoi nemici non potessero resisterti, lasceresti che un gruppo di incanalatoli si addestrasse assieme, istruendosi fra loro e diventando forti?»
«Sì» disse lui piano. «Lo farei, e poi li ruberei.»
Pevara chiuse la bocca. Probabilmente era giusto. Parlare dei Reietti metteva Androl a disagio; lei poteva sentire i suoi pensieri, più chiari di prima.
Il legame era innaturale. Doveva sbarazzarsene. Dopodiché, non le sarebbe dispiaciuto che Androl fosse vincolato a lei nel modo giusto.
«Io non mi assumerò la responsabilità per questa situazione, Pevara» disse Androl, guardando di nuovo fuori. «Tu mi hai vincolato per prima.»
«Dopo che tu hai tradito la fiducia che ti ho concesso proponendo un circolo.»
«Non ti ho fatto del male. Cosa ti aspettavi che succedesse? Lo scopo di un circolo non era permetterci di unire i nostri poteri?»
«Questa discussione è inutile.»
«Lo dici solo perché stai perdendo.» Androl lo affermò con calma, ed era proprio quello che provava. Pevara stava giungendo a rendersi conto che Androl era un uomo difficile da innervosire.
«Lo dico perché è vero» replicò lei. «Sei in disaccordo?»