Annuì ai governanti che le passarono accanto, congedandosi da loro. Molti dei dettagli dei loro piani iniziali erano stati elaborati. Al mattino, Elayne avrebbe portato le sue truppe nell’Andor e avrebbe dato inizio alla prima tappa della controffensiva all’Ombra.
Adesso il terreno di Merrilor era morbido ed elastico, con erba color verde intenso. L’influenza di Rand permaneva, anche se lui se n’era andato. Mentre Elayne esaminava quegli alberi torreggiante Gareth Bryne le si accostò.
Si voltò, sorpresa che lui non avesse ancora lasciato il padiglione. Gli unici ancora lì adesso erano i servitori e le sue guardie. «Lord Bryne?» chiese.
«Volevo solo dirti che sono orgoglioso» le disse Bryne piano. «Ti sei comportata bene là dentro.»
«Non è che avessi molto da aggiungere.»
«Hai aggiunto autorità» disse Bryne. «Non sei un generale, Elayne, e nessuno si aspetta che tu lo sia. Ma quando Tenobia si è lamentata del fatto che la Saldaea veniva lasciata esposta, sei stata tu a riportare la sua attenzione su quello che aveva importanza. C’è parecchia tensione, ma tu ci hai tenuto assieme, hai appianato malcontenti, ci hai impedito di inveire gli uni contro gli altri. Buon lavoro, Maestà. Ottimo lavoro.»
Lei sorrise. Luce, era difficile non essere davvero raggiante alle sue parole. Non era suo padre, ma per molti versi era la cosa più prossima a un padre che Elayne avesse. «Grazie. E Bryne, la Corona si scusa...»
«Non una parola su quello» disse lui. «La Ruota gira e ordisce come vuole. Non incolpo l’Andor per quello che mi è successo.» Esitò. «Ma combatterò comunque con la Torre Bianca, Elayne.»
«Capisco.»
Lui le rivolse un inchino, poi si avviò verso l’accampamento di Egwene.
Birgitte si avvicinò a Elayne. «Torniamo al nostro campo, allora?» chiese la donna.
«Io...» Elayne esitò, sentendo qualcosa. Un suono debole, eppure in qualche modo profondo e potente. Si accigliò, dirigendosi verso di esso, sollevando una mano per zittire Birgitte che era sul punto di chiedere cosa stava succedendo.
Le due girarono attorno al padiglione, attraversando erba verde e soffi del mattino che sbocciavano, dirette verso il suono, che diventava sempre più forte. Una canzone. Una canzone bellissima, diversa da qualunque altra Elayne avesse mai sentito, che la faceva tremolare con la sua stupefacente sonorità.
Si riversò su di lei, la avviluppò, riverberò attraverso di lei. Una canzone gioiosa, una canzone di stupore e meraviglia, anche se lei non riusciva a distinguere le parole. Si avvicinò a un gruppo di creature torreggianti come alberi, con le mani posate sui tronchi ritorti delle piante che Rand aveva fatto crescere, i loro occhi chiusi.
Tre dozzine di Ogier di età disparate, da quelli con sopracciglia bianche come neve fresca a quelli giovani come Loial. Lui era lì con loro, un sorriso che gli sollevava i lati della bocca mentre cantava.
Perrin, a braccia conserte, se ne stava lì vicino con sua moglie. «Hai parlato di andare dagli Asha’man e questo mi ha fatto pensare: se ci servono degli alleati, perché non gli Ogier? Avevo intenzione di vedere se fossi riuscito a trovare Loial, ma prima che riuscissi a partire erano già qui fra questi alberi.»
Elayne annuì, ascoltando la canzone degli Ogier raggiungere il suo apice, poi affievolirsi, con le creature che chinavano il capo. Per un attimo, tutto fu pacifico.
Infine un antico Ogier aprì gli occhi e si voltò verso Elayne. La sua barba bianca gli pendeva lunga davanti al petto, sotto i baffi bianchi cascanti da ciascun lato della bocca. Venne avanti, e altri antichi sia maschi che femmine si unirono a lui. Con loro giunse Loial.
«Tu sei la Regina» disse l’antico Ogier, inchinandosi a lei. «Colei che guida questo viaggio. Io sono Haman, figlio di Dal figlio di Morel. Siamo venuti a prestare le nostre asce alla vostra lotta.»
«Ne sono lieta» disse Elayne, rivolgendogli un cenno con il capo. «Tre dozzine di Ogier aggiungeranno forza alla nostra battaglia.»
«Tre dozzine, giovinetta?» Haman proruppe in una risata roboante. «Il Grande Comizio non si è incontrato, non ha dibattuto così a lungo per mandarvi tre dozzine di noi. Gli Ogier combatteranno al fianco degli umani. Tutti noi. Tutti quelli che possono impugnare un’ascia o un lungo coltello.»
«Meraviglioso!» disse Elayne. «Farò buon uso di voi.»
Una donna ogier più anziana scosse il capo. «Così frettolosa. Così rapida. Sappi questo, giovinetta. C’erano alcuni di noi che avrebbero abbandonato voi e il mondo all’Ombra.»
Elayne sbatte le palpebre dallo sconcerto. «L’avreste davvero fatto? Ci avreste... lasciato soli? A combattere?»
«Alcuni l’hanno proposto» disse Haman.
«Io stessa ho preso quella posizione» disse la donna. «Ho esposto l’argomentazione, anche se non credevo davvero che fosse giusta.»
«Cosa?» chiese Loial, precipitandosi avanti. Questa per lui pareva una novità. «Non ci credevi?»
La donna lo guardò. «Gli alberi non cresceranno se il Tenebroso conquisterà questo mondo.»
Loial pareva sorpreso. «Ma perché hai...»
«Un’argomentazione deve essere controbattuta perché sia dimostrata la sua validità, figlio mio» disse lei. «Una persona che discute davvero apprende la profondità del proprio impegno tramite l’avversità. Non hai imparato che gli alberi sviluppano radici più forti quando vengono bersagliati dal vento?» Scosse il capo, anche se pareva provare affetto per lui. «Questo significa che non avresti dovuto lasciare lo stedding quando l’hai fatto. Non da solo. Per fortuna, quella faccenda è stata sistemata.»
«Sistemata?» chiese Perrin.
Loial arrossì. «Be’, vedi, Perrin, ora sono sposato.»
«Poco fa non l’avevi detto!»
«Tutto è successo così in fretta. Ma sono sposato con Erith, vedi. È proprio laggiù. L’hai sentita cantare? La sua canzone non è bellissima? Essere sposati non è così male, Perrin. Perché non mi hai detto che non era così male? Penso che mi piaccia davvero.»
«Sono lieto per te, Loial» si intromise Elayne. Gli Ogier potevano parlare per molto tempo e perdersi in digressioni, se uno non era attento. «E grata a tutti voi per esservi uniti a noi.»
«Ne vale il prezzo, forse,» disse Haman «solo per vedere questi alberi. In tutta la mia vita, gli uomini hanno solo tagliato i Grandi Alberi. Vedere qualcuno che invece li fa crescere... Abbiamo preso la decisione giusta. Sì, sì, proprio così. Gli altri dovranno vedere questo...»
Loial fece un cenno a Perrin, apparentemente volendo essere aggiornato. «Permettimi di prenderlo in prestito per un momento, Loial» disse Elayne, indirizzando Perrin verso il centro del boschetto.
«Ho un compito che voglio assegnarti» gli disse piano. «Perdere Caemlyn rischia di creare una crisi di provviste per le nostre armate. Malgrado le lamentele sui prezzi del cibo, noi abbiamo mantenuto tutti nutriti e abbiamo anche accumulato scorte per la battaglia imminente. Ora quelle scorte non ci sono più.»
«E Cairhien?» chiese Perrin.
«Ha ancora un po’ di cibo» disse Elayne. «Così come la Torre Bianca e Tear. Baerlon dispone di buone scorte di metalli e polvere. Ho bisogno di scoprire cosa possiamo attingere dalle altre nazioni e quali sono le loro scorte alimentari. Coordinare scorte e razioni per tutti gli eserciti sarà un compito immane. Vorrei che tutto questo fosse affidato a una persona.»
«Stavi pensando a me?» disse Perrin.
«Sì.»
«Sono spiacente» disse Perrin. «Elayne, Rand ha bisogno di me.»
«Rand ha bisogno di tutti noi.»
«Di me di più» insistette Perrin. «Ha detto che Min l’ha visto. Senza di me all’Ultima Battaglia, lui morirà. Inoltre, ho alcuni combattimenti da terminare.»