«Non mi interessa quali sono le loro dannate possibilità di riuscita» disse Mat. «Chi li sta assoldando?»
«È una persona troppo importante perché tu...»
«Chi?» disse Mat piano.
«Il generale Lunal Galgan» disse Jame. «Capo delle armate seanchan. Non riesco a capire cosa sei, amico. Sei un assassino o sei qui a caccia di assassini?»
«Non sono un maledetto assassino» disse Mat, tirando giù la tesa del cappello e raccogliendo il suo fagotto. «Non uccido mai un uomo a meno che lui non lo chieda... con urla e strepiti così forti da farmi supporre che non sarebbe cortese non esaudire la richiesta. Se ti accoltellerò, amico, saprai che sto per farlo e saprai il perché. Questo te lo prometto.»
«Jame» sibilò Kathana. «È lui.»
«Che c’è ora?» chiese Jame mentre Mat gli passava accanto, sollevando l’ashandarei coperta sulla spalla.
«Quello che le guardie stanno cercando!» esclamò Kathana. Guardò verso Mat. «Luce! A ogni soldato di Ebou Dar è stato ordinato di cercare la tua faccia. Come sei riuscito ad attraversare i cancelli cittadini?»
«Fortuna» disse Mat, poi uscì nel vicolo.
«Cosa stai aspettando?» chiese Moiraine.
Rand si voltò verso di lei. Si trovavano nella tenda di comando di Lan nello Shienar. Poteva sentire la puzza del fumo dei campi in fiamme, incendiati dalle truppe di Lan e Lord Agelmar mentre si ritiravano dal Passo.
Stavano bruciando le terre che avrebbero invece dovuto difendere. Una tattica disperata, ma comunque buona. Era il tipo di tattica estrema che Lews Therin e i suoi avevano esitato a usare nell’Epoca Leggendaria, almeno sulle prime. Allora gli era costata molto cara.
Gli abitanti delle Marche di Confine non mostravano quella timidezza.
«Perché siamo qui?» lo incalzò Moiraine, accostandosi. Le sue Fanciulle sorvegliavano la tenda dall’interno; meglio non lasciare che il nemico sapesse che Rand era lì. «Dovresti essere a Shayol Ghul in questo momento. È il tuo destino, Rand. Non questi scontri minori.»
«Qui i miei amici muoiono.»
«Pensavo che fossi superiore a tali debolezze.»
«La compassione non è una debolezza.»
«Ah no?» disse lei. «E se, nel risparmiare il tuo nemico per compassione, tu gli permettessi di ucciderti? Cosa accadrebbe allora, Rand al’Thor?»
Lui non seppe cosa rispondere.
«Non puoi rischiare te stesso» disse Moiraine. «E, a prescindere che tu sia d’accordo o meno che la compassione in sé possa essere una debolezza, agire sconsideratamente in suo nome lo è di certo.»
Rand aveva pensato spesso al momento in cui aveva perso Moiraine. Si era tormentato per la sua morte e gioiva ancora per il suo ritorno. A volte, però, si era dimenticato quanto lei poteva essere... insistente.
«Muoverò contro il Tenebroso quando sarà il momento giusto,» disse Rand «ma non prima. Deve pensare che sono con gli eserciti, che sto aspettando di conquistare più terreno prima di attaccarlo. Dobbiamo indurre i suoi comandanti a impegnare le loro forze verso sud, per non essere sopraffatti a Shayol Ghul quando entrerò.»
«Non avrà importanza» disse Moiraine. «Tu lo affronterai, e quello sarà il momento decisivo. Tutto ruota attorno a quel momento, Drago Rinato. Tutti i fili nel Disegno sono intessuti attorno al vostro incontro, e la Ruota, girando, vi attira verso di esso. Non negare che lo percepisci.»
«Lo percepisco.»
«Allora vai.»
«Non ancora.»
Moiraine trasse un respiro profondo. «Testardo come sempre.»
«Ed è un bene» disse Rand. «La testardaggine è ciò che mi ha portato fin qui.» Rand esitò, poi si frugò in tasca. Tirò fuori qualcosa di splendente e argenteo: una moneta di Tar Valon. «Ecco» disse porgendogliela. «Ho conservato questa.»
Lei increspò le labbra. «Non può essere...»
«La stessa? No. Quella è andata perduta da parecchio, temo. Ho portato in giro questa come un simbolo, quasi senza rendermene conto.»
Moiraine prese la moneta, rigirandosela tra le dita. La stava ancora esaminando quando le Fanciulle guardarono allarmate il lembo della tenda. Un secondo dopo, Lan lo sollevò ed entrò, fiancheggiato da due Malkieri. I tre potevano essere fratelli, con quelle espressioni torve e i volti duri.
Rand andò da Lan, mettendogli la mano sulla spalla. L’uomo non sembrava stanco — una roccia non poteva sembrare stanca — ma pareva logorato. Rand comprendeva quella sensazione.
Lan gli rivolse un cenno con il capo, poi guardò Moiraine. «Voi due stavate litigando?»
Moiraine mise via la moneta, il volto che diventava impassibile. Rand non sapeva cosa pensare del rapporto tra quei due dal ritorno di Moiraine. Era educato, ma tra loro c’era una distanza che non si era aspettato.
«Dovresti dare ascolto a Moiraine» disse Lan, voltandosi di nuovo verso Rand. «Ha fatto preparativi per questi giorni per molto più tempo di quanto tu hai vissuto. Lascia che ti guidi.»
«Vuole che lasci questo campo di battaglia» disse Rand «e attacchi immediatamente Shayol Ghul invece di provare a combattere quegli incanalatori per voi affinché possiate riprendere il Passo.»
Lan esitò. «Allora forse dovresti fare come...»
«No» disse Rand. «La vostra posizione qui è seria, vecchio amico. Io posso fare qualcosa, e lo farò. Se non riusciamo a fermare questi Signori del Terrore, vi faranno ritirare fino a Tar Valon.»
«Ho sentito cos’hai fatto a Maradon» disse Lan. «Non rifiuterò un miracolo qui se ce n’è uno deciso a trovarci.»
«Maradon è stato un errore» disse Moiraine in tono brusco. «Non puoi permetterti di esporti, Rand.»
«Non posso nemmeno permettermi di non farlo. Non me ne starò in disparte a lasciar morire delle persone! Non quando posso proteggerle.»
«Gli uomini delle Marche di Confine non hanno bisogno di protezione» disse Lan.
«No,» ribatté Rand «ma non ne ho mai conosciuto uno che avrebbe rifiutato una spada che gli veniva offerta in un momento di bisogno.»
Lan incontrò i suoi occhi, poi annuì. «Fa’ quello che puoi.»
Rand annuì alle due Fanciulle, che annuirono di rimando.
«Pastore» disse Lan.
Rand sollevò un sopracciglio.
Lan gli rivolse il saluto, braccio sul petto, chinando il capo.
Rand rispose con un cenno del capo. «Sul pavimento laggiù c’è qualcosa per te, Dai Shan.»
Lan si accigliò, poi si diresse fino a una pila di coperte. Non c’erano tavoli dentro quella tenda. Lan si inginocchiò, poi sollevò una corona argentea e lucente, sottile eppure forte. «La corona di Malkier» mormorò. «Era andata perduta!»
«I miei fabbri hanno fatto quello che potevano con vecchi disegni» disse Rand. «L’altra è per Nynaeve; penso che le andrà bene. Sei sempre stato un Re, amico mio. Elayne mi ha insegnato a governare, ma tu... tu mi hai insegnato come stare in piedi. Grazie.» Si voltò verso Moiraine. «Tieni uno spazio sgombro per il mio ritorno.»
Rand afferrò l’Unico Potere e aprì un passaggio. Lasciò Lan lì in ginocchio, con la corona in mano, e seguì le sue Fanciulle fuori, su un campo nero. Steli bruciati scrocchiavano sotto i suoi stivali e il fumo avvolgeva l’aria.
Le Fanciulle cercarono immediatamente riparo in una piccola depressione del terreno, rannicchiandosi contro il suolo annerito, pronte a resistere alla tempesta.
Perché ce n’era sicuramente una nell’aria. I Trolloc girovagavano in una massa enorme davanti a Rand, tastando il terreno e i resti delle fattorie. Nelle vicinanze scorreva il fiume Mora; questa era la prima terra coltivata a sud del Passo di Tarwin. Le forze di Lan l’avevano bruciata prima di preparare la ritirata verso valle, precedendo l’avanzata dei Trolloc.
Lì c’erano decine di migliaia di quelle creature. Forse più. Rand sollevò le braccia, chiudendo la mano a pugno e prendendo un respiro profondo. Nel borsello alla cintura portava un oggetto familiare. Il piccolo uomo grasso con la spada, l’angreal che aveva trovato di recente ai Pozzi di Dumai. Era tornato lì per un’ultima occhiata e l’aveva scoperto sepolto nel fango. Era stato utile a Maradon. Nessuno lo sapeva. Quello era importante.