Si alzò e lo lasciò lì seduto accanto al fuoco.
13
Quello che va fatto
L’esercito si divise davanti a Egwene mentre cavalcava verso le colline nel sudest di Kandor, dove a breve avrebbero ingaggiato il nemico che avanzava. Guidava oltre cento Aes Sedai, molte delle quali dell’Ajah Verde. Le correzioni tattiche di Bryne erano state rapide ed efficienti. Lui disponeva di qualcosa di meglio degli arcieri per spezzare una carica, di qualcosa di più distruttivo della cavalleria pesante per provocare danni puri.
Era tempo di usarlo.
Due unità più piccole di Aes Sedai si fecero strada verso i fianchi dell’esercito. Un tempo quelle colline potevano essere state rigogliose e verdeggianti. Adesso erano gialle e brune, come riarse dalla luce del sole. Cercò di vederne i vantaggi. Almeno avrebbero avuto sotto i piedi un terreno sicuro, e anche se il cielo veniva infranto da fulmini frequenti, pareva improbabile che piovesse.
I Trolloc in avvicinamento sembravano estendersi all’infinito in ogni direzione. Anche se l’armata di Egwene era enorme, tutt’a un tratto parve minuscola. Per fortuna, Egwene aveva un unico vantaggio: l’esercito dei Trolloc era guidato da un’esigenza di continuare ad avanzare. Le armate di Trolloc che non lo facevano costantemente si sgretolavano. Iniziavano a battibeccare. Terminavano il cibo.
L’esercito di Egwene era una barriera che si frapponeva sul loro cammino. È un’esca. La Progenie dell’Ombra non poteva permettersi di lasciare un’armata del genere a piede libero, e così Egwene li avrebbe attirati su un percorso che lei aveva deciso.
Le sue Aes Sedai raggiunsero la prima linea. Bryne aveva diviso il suo esercito in grandi unità altamente mobili per colpire i Trolloc in ogni punto e momento in cui mostrassero vulnerabilità.
La struttura offensiva delle forze di Bryne parve confondere i Trolloc. Almeno fu così che Egwene lesse l’agitazione tra le loro file, il movimento frenetico, l’aumento del rumore. Di rado i Trolloc avevano dovuto preoccuparsi di stare sulla difensiva. I Trolloc attaccavano, gli umani difendevano. Gli umani si preoccupavano. Gli umani erano cibo.
Egwene raggiunse la sommità di una collinetta e lasciò spaziare lo sguardo sulla piana di Kandor dove erano ammassati i Trolloc, mentre le Aes Sedai si disponevano in una lunga fila su entrambi i suoi fianchi. Dietro di loro, gli uomini dell’esercito parevano incerti. Sapevano che Egwene e le altre erano Aes Sedai e attorno a loro nessun uomo si trovava a suo agio.
Egwene protese una mano da un lato e fece scivolare qualcosa di lungo, bianco e snello fuori dalla custodia di cuoio legata alla sua cintura. Una verga scanalata, il sa’angreal di Vora. Nella sua mano era rassicurante, familiare. Anche se aveva usato questo sa’angreal solo una volta, si sentiva come se l’oggetto avesse rivendicato lei e viceversa. Durante lo scontro con i Seanchan, questa era stata la sua arma. Per la prima volta comprendeva perché un soldato potesse sentirsi legato alla propria spada.
Il bagliore del Potere sfarfallò attorno alle donne in fila, come una serie di lanterne che venivano accese. Egwene abbracciò la Fonte e avvertì l’Unico Potere scorrere dentro di lei come una cascata, che le riempiva e le apriva gli occhi. Il mondo divenne più dolce, gli odori di olio per armature ed erba calpestata più forti.
Nell’abbraccio di saidar lei poteva vedere i segni di colori che l’Ombra voleva far loro ignorare. L’erba non era tutta morta; c’erano minuscoli accenni di verde, pezzetti dove si aggrappava alla vita. C’erano arvicole sotto di essa: ora Egwene poteva distinguere facilmente le increspature nella terra. Anche quelle si aggrappavano alla vita mangiando le radici morenti.
Con un ampio sorriso, fece scorrere l’Unico Potere attraverso la verga scanalata. Dentro quel torrente lei era in cima a un mare di forza ed energia, in un vascello solitario che accoglieva il vento. I Trolloc finalmente scattarono in movimento. Ruggirono, un enorme impeto di armi, denti, puzza e occhi troppo umani. Forse i Myrddraal avevano visto le Aes Sedai lì in testa e pensavano di attaccare e distruggere le incanalatrici umane.
Le altre donne attesero il segnale di Egwene. Non erano in un circolo: un circolo era meglio per un torrente dell’Unico Potere concentrato e preciso. Non era quello lo scopo di oggi. Lo scopo di oggi era semplicemente distruggere.
Una volta che i Trolloc furono a metà strada su per la collina, Egwene iniziò la sua offensiva. Lei era sempre stata insolitamente forte in Terra, perciò diede il via con il più semplice e distruttivo dei flussi. Inviò filamenti di Terra nel suolo sotto i Trolloc in una lunga linea, poi li scagliò all’insù. Con l’aiuto del sa’angreal di Vora, parve semplice come gettare una manciata di sassolini in aria.
A quel segnale, l’intera fila di donne formò flussi. L’aria si increspò di filamenti lucenti. Puri torrenti di Fuoco, di Terra, di raffiche di vento per sollevare e scagliare i Trolloc l’uno contro l’altro, per farli inciampare e cadere.
I Trolloc che Egwene aveva gettato in aria ruzzolarono all’indietro sul terreno, molti senza più gambe o braccia. Ossa si spezzarono e Trolloc urlarono di dolore mentre i compagni cadevano su di loro. Egwene lasciò che la seconda fila incespicasse sui caduti, poi colpì di nuovo. Stavolta non si concentrò sulla terra, ma sul metallo.
Metallo nelle armature, nelle armi e ai polsi. Mandò in frantumi asce e spade, cotte di maglia e l’occasionale corazza. Questo fece balzar via pezzi di metallo a velocità letale. L’aria divenne rossa per il sangue che schizzava. Le file successive cercarono di fermarsi per evitare quelle schegge, ma i Trolloc dietro di loro avevano troppo slancio. Spintonarono in avanti i loro compagni nella zona della morte e li travolsero.
Egwene uccise anche l’ondata successiva facendo esplodere il metallo. Era più difficile che gettare in alto la terra, ma non dava altrettante avvisaglie alle file più indietro, così era in grado di continuare a uccidere senza che si rendessero conto di cosa stavano facendo spintonando in avanti i loro compagni.
Poi Egwene riprese a frantumare la terra. C’era qualcosa di rinvigorente nell’usare quel potere grezzo, mandando flussi nelle loro forme più basilari. In quel momento — mentre menomava, distruggeva e faceva piovere morte sul nemico — si sentiva come se fosse una cosa sola con la terra stessa. Come se la terra avesse atteso per così tanto tempo qualcuno che facesse questo lavoro, e adesso era lei, Egwene, a compierlo. La Macchia e la Progenie dell’Ombra a cui essa dava origine erano una malattia. Un’infezione. Egwene — infiammata dell’Unico Potere, un faro ardente di morte e sentenza — era il fuoco cauterizzante che avrebbe guarito la terra.
I Trolloc si sforzarono di farsi strada tra i flussi delle Aes Sedai, ma ciò ebbe come unico effetto mettere altri di loro entro la portata della Torre Bianca. Le Verdi erano all’altezza della reputazione della loro Ajah e scagliavano contro i Trolloc un flusso di distruzione dopo l’altro, ma anche le altre Ajah non erano da meno.
La terra tremava e l’aria era satura delle urla dei moribondi. I corpi erano squarciati. La carne bruciata. Non pochi soldati in prima linea si liberarono lo stomaco a quella vista. E le Aes Sedai continuavano a martellare le fila dei Trolloc. Delle specifiche sorelle cercavano di scovare i Myrddraal, come era stato loro ordinato. Egwene stessa ne eliminò uno, strappandogli la testa senza occhi dal collo con un flusso di Fuoco e Aria. Ogni Fade che uccidevano faceva cadere manipoli di Trolloc a lui collegati.
Egwene raddoppiò il suo attacco. Colpì una fila con un’ondata di Terra che esplodeva, poi mandò a sbattere un’ondata di Aria contro i corpi mentre cadevano, spingendoli all’indietro perché precipitassero sulle linee retrostanti. Squarciò buchi nel terreno e fece scoppiare le rocce dentro di esso. Massacrò Trolloc per quelle che parvero ore. Alla fine la Progenie dell’Ombra cedette, con i Trolloc che indietreggiavano nonostante le fruste dei Myrddraal. Egwene trasse un respiro profondo — stava cominciando a sentirsi esausta — e abbatté altri Fade. Finalmente anche loro cedettero e fuggirono via dalle colline.