Qualcosa si mosse oltre la spalla di Tuon. Mat si tese, scrutando in quell’oscurità. Ah, era solo un giardiniere. Un tipo dall’aspetto ordinario, con un cappello in testa e guance lentigginose. Quasi non meritava di essere notato. Mat lo scacciò dalla mente e si sporse avanti per guardare meglio Tuon. Sorrise per la sua bellezza.
Perché un giardiniere sarebbe in giro a quest’ora?, pensò. Dev’essere uno strano tipo.
Mat lanciò un’altra occhiata all’uomo, ma ebbe problemi a distinguerlo. Il giardiniere passò tra due membri dei Sorveglianti della Morte. A loro non parve importare. Per Mat sarebbe dovuto valere lo stesso. Dovevano fidarsi di quell’uomo...
Mat infilò una mano nella manica e liberò un coltello. Lo sollevò senza permettersi di pensare al perché. Nel farlo, la sua mano sfiorò pianissimo uno dei rami.
Tuon sgranò gli occhi e, malgrado la luce fioca, si concentrò direttamente su Mat. Vide il coltello nella sua mano, pronto per essere scagliato.
Poi si guardò sopra la spalla.
Mat tirò, il coltello che rifletteva la luce azzurra nel roteare. Passò a meno di un dito dal mento di Tuon, colpendo il giardiniere alla spalla mentre lui stesso sollevava un coltello. L’uomo, rimasto senza fiato, barcollò all’indietro. Mat avrebbe preferito centrarlo alla gola, ma non aveva voluto rischiare di colpire Tuon.
Piuttosto che fare la cosa più sensata e allontanarsi, Tuon balzò sull’uomo, le mani che schizzavano verso la sua gola. Questo fece sorridere Mat. Purtroppo l’uomo ebbe abbastanza tempo — e lei era abbastanza sbilanciata — da riuscire a spingersi indietro e precipitarsi attraverso i Sorveglianti della
Morte confusi. Il secondo pugnale di Mat colpì il terreno alle calcagna dell’assassino mentre quello svaniva nella notte.
Un secondo dopo, tre uomini — ciascuno che pesava più o meno quanto un piccolo edificio — si abbatterono su Mat, gettandolo faccia a terra contro il suolo secco. Uno gli calpestò il polso e un altro gli strappò via l’ashandarei.
«Fermi!» sbraitò Tuon. «Lasciatelo! Inseguite l’altro, idioti!»
«L’altro, Maestà?» chiese una delle guardie. «Non c’era nessun altro.»
«Allora a chi appartiene quel sangue?» chiese Tuon, indicando la macchia scura che l’assassino aveva lasciato per terra. «Il Principe dei Corvi ha visto quello che voi non avete visto. Perlustrate la zona!»
I Sorveglianti della Morte si sollevarono lentamente da Mat. Lui emise un gemito. Cosa davano da mangiare a quegli uomini? Mattoni? Non gli piaceva essere chiamato ‘altezza’, ma in questo caso un po’ di rispetto sarebbe stato gradito. Sempre che avesse impedito che gli si sedessero sopra.
Si alzò in piedi, poi protese la mano verso un Sorvegliante della Morte imbarazzato. Sulla faccia di quell’uomo c’erano più cicatrici che pelle. Porse a Mat l’ashandarei, poi si allontanò per contribuire alle ricerche nel giardino.
Tuon incrociò le braccia, evidentemente calma. «Hai scelto di ritardare il tuo ritorno da me, Matrim.»
«Ritardare il mio... Sono dannatamente venuto per avvisarti, non per ‘tornare’ da te. Io sono uno che se la cava da solo.»
«Puoi fingere quello che vuoi» disse Tuon, guardando con la coda dell’occhio mentre i Sorveglianti della Morte battevano i cespugli di arbusti. «Ma non devi restare lontano. Sei importante per l’impero e io ho dei compiti per te.»
«Suona delizioso» borbottò Mat.
«Cos’era quello?» chiese Tuon piano. «Non ho visto quell’uomo finché tu non hai attirato l’attenzione. Queste guardie sono le migliori dell’impero. Ho visto Daruo lì prendere una freccia in volo con la sua mano nuda, e Barrin una volta ha impedito che un uomo mi respirasse addosso perché sospettava che fosse un assassino con la bocca piena di veleno. Aveva ragione.»
«È definito un Uomo Grigio» disse Mat con un brivido. «In loro c’è qualcosa di bizzarramente ordinario: sono difficili da notare, non si riesce a fissare lo sguardo su di loro.»
«Uomo Grigio» disse Tuon distrattamente. «Altri miti che prendono vita. Come i tuoi Trolloc.»
«I Trolloc sono reali, Tuon. Dannatamente...»
«Ma certo che i Trolloc sono reali» disse lei. «Perché mai non dovrei credere che lo sono?» Lo guardò con aria di sfida, come provocandolo a menzionare le occasioni in cui li aveva chiamati un mito. «Anche questo Uomo Grigio sembra reale. Non c’è altra spiegazione del perché le mie guardie l’abbiano lasciato passare.»
«Mi fido abbastanza dei Sorveglianti della Morte» disse Mat, sfregandosi la spalla dove uno di loro gli aveva piazzato il suo ginocchio. «Ma non lo so, Tuon. Il generale Galgan sta cercando di farti uccidere; potrebbe essere in combutta con il nemico.»
«Lui non sta facendo sul serio» disse Tuon in tono indifferente.
«Sei dannatamente pazza?» chiese Mat.
«Sei dannatamente stupido?» chiese lei. «Ha assoldato assassini solo da queste terre, non veri sicari.»
«Quell’Uomo Grigio è di queste terre» fece notare Mat.
Questo la zittì. «Con chi hai scommesso quell’occhio?»
Luce! Gliel’avrebbero chiesto tutti a quel modo? «Ho dovuto affrontare una brutta situazione» disse lui. «Ne sono uscito vivo, e questo è tutto ciò che importa.»
«Mmm. E l’hai salvata? Quella che sei andato a recuperare?»
«Come hai fatto a saperlo?»
Lei non rispose. «Ho deciso di non essere gelosa. Sei fortunato. L’occhio mancante ti si addice. Prima eri troppo grazioso.»
Troppo grazioso? Luce. E quello cosa voleva dire?
«È bello vederti, a proposito» disse Mat. Attese qualche istante. «Di solito, quando una persona dice una cosa del genere, è buona abitudine rispondere che anche tu sei felice di vederla.»
«Sono l’Imperatrice ora» disse Tuon. «Non faccio visita ad altri e non trovo ‘bello’ che qualcuno sia tornato. Mi aspetto che le persone tornino da me, dato che mi servono.»
«Sai proprio come far sentire una persona amata. Be’, io so cosa provi per me.»
«E come?»
«Ti sei guardata sopra la spalla.»
Lei scosse il capo. «Mi ero dimenticata che sei estremamente abile a dire cose che non hanno alcun significato, Matrim.»
«Quando mi hai visto» spiegò Mat «con un pugnale in mano — come per lanciartelo contro — non hai chiamato le guardie. Non hai temuto che fossi qui a ucciderti. Ti sei guardata sopra la spalla per vedere a cosa stavo mirando. Quello è il gesto più amorevole a cui riesco a pensare che un uomo possa ricevere da una donna. Sempre che tu non gradisca sedere sul mio ginocchio per un po’...»
Lei non rispose. Luce, quanto sembrava fredda. Sarebbe stato tutto diverso adesso che era Imperatrice? Non poteva averla già perduta, vero?
Furyk Karede, il capitano dei Sorveglianti della Morte, arrivò presto con Musenge che camminava dietro di lui. Karede aveva un’espressione come se avesse appena trovato la sua casa in fiamme. Gli altri Sorveglianti della Morte gli rivolsero il saluto e parvero rimpicciolirsi davanti a lui.
«Imperatrice, i miei occhi sono abbassati» disse Karede, prostrandosi davanti a lei. «Mi unirò a coloro che ti hanno deluso nel toglierci la vita davanti a te non appena sarà arrivata una nuova squadra per provvedere alla tua protezione.»
«Le vostre vite sono mie» disse Tuon «e non vi porrete fine a meno che non sia io a darvi il permesso. Quell’assassino non era un essere nato in modo naturale, ma una creazione dell’Ombra. I vostri occhi non sono abbassati. Il Principe dei Corvi vi insegnerà come notare questo genere di creatura, così che non siate colti di sorpresa di nuovo.»
Mat era piuttosto certo che gli Uomini Grigi nascessero in modo naturale, ma d’altra parte questo valeva anche per Trolloc e Fade. Non gli sembrava appropriato farlo notare a