Non potevano. A causa di queste… queste erbacce, non potevano! Gli Ogier erano costretti a uccidere. I Trolloc trasformavano dei costruttori in distruttori. Costringevano Ogier e umani a essere come loro. Il richiamo al sangue, alla morte.
Ebbene, l’Ombra avrebbe visto quanto potevano essere pericolosi gli Ogier. Avrebbero combattuto e avrebbero ucciso. E lo avrebbero fatto meglio di quanto qualunque umano, Trolloc o Myrddraal potesse immaginare.
Dalla paura che Loial vedeva nei Trolloc — dai loro occhi terrorizzati — stavano cominciando a capire.
«Luce!» esclamò Galad, ripiegando dal cuore dello scontro. «Luce!»
L’attacco degli Ogier fu terribile e glorioso. Le creature combattevano con le orecchie tirate indietro, gli occhi sgranati, le ampie facce piatte come incudini. Parevano trasformarsi, tutta la loro pacatezza scomparsa. Si facevano strada tra le file di Trolloc, abbattendo le bestie e facendole a pezzi. La seconda fila di Ogier, composta perlopiù da femmine, tagliava i Trolloc con lunghi coltelli, eliminando tutti quelli che riuscivano a superare la prima fila.
Galad aveva pensato che i Trolloc fossero spaventosi, con quel loro contorto miscuglio di fattezze umane e animali, ma gli Ogier lo turbavano di più. I Trolloc erano semplicemente orrendi… ma gli Ogier erano gentili, affabili, cortesi. Vederli adirati, che ruggivano la loro canzone terribile e attaccavano con asce lunghe quasi quanto un uomo… Luce!
Galad fece cenno ai Figli di indietreggiare, poi si scansò quando un Trolloc andò a sbattere contro un albero lì vicino. Alcuni degli Ogier stavano afferrando Trolloc feriti per le braccia per poi scagliarli via. Molti degli altri Ogier erano zuppi di sangue fino alla cintura, colpendo e tagliando come macellai che preparavano la carne. Ogni tanto uno di loro cadeva, ma nonostante non indossassero nessuna armatura, la loro pelle pareva coriacea.
«Luce!» disse Trom, avvicinandosi a Galad. «Hai mai visto nulla del genere?»
Galad scosse il capo. Era la risposta più sincera a cui riusciva a pensare.
«Se avessimo un esercito di quelli…» disse Trom.
«Sono Amici dell’Oscurità» disse Golever, unendosi a loro. «Di sicuro Progenie delle Tenebre.»
«Gli Ogier non sono Progenie dell’Ombra più di quanto lo sia io» disse Galad in tono secco. «Guardate, stanno massacrando i Trolloc.»
«Si rivolteranno contro di noi in qualunque momento» disse Golever. «Badate…» Si interruppe, ascoltando gli Ogier intonare il loro canto di guerra. Un grosso gruppo di Trolloc si disgregò, fuggendo a gambe levate maledicendo i Myrddraal. Gli Ogier non li lasciarono andar via. Adirati, i giganteschi Costruttori inseguirono i Trolloc, con le asce dai lunghi manici che tagliavano loro le gambe, abbattendoli tra schizzi di sangue e urla di agonia.
«Ebbene?» chiese Trom.
«Forse…» disse Golever. «Forse è un complotto di qualche tipo. Per guadagnarsi la nostra fiducia.»
«Non essere uno stupido, Golever» disse Trom.
«Non sono…»
Galad alzò una mano. «Radunate i nostri feriti. Dirigiamoci verso il ponte.»
Rand lasciò che i colori turbinanti scomparissero dalla sua vista. «È quasi ora che io vada» disse.
«In battaglia?» chiese Nynaeve.
«No, da Mat. È a Ebou Dar.»
Era tornato a Merrilor dall’accampamento di Elayne. La conversazione con Tam gli rimbalzava ancora nella testa. Lasciar andare. Non era affatto così facile. Eppure, qualcosa si era sollevato da lui nel parlare con suo padre. Lasciar andare. Pareva esserci una profondità nelle parole di Tam, una che andava molto oltre l’evidenza.
Rand scosse il capo. Non poteva permettersi di perdere tempo su tali pensieri. L’Ultima Battaglia… doveva reclamare la sua attenzione.
Sono riuscito ad avvicinarmi senza attirare l’attenzione, pensò, tastando il pugnale con il manico in corno di cervo che aveva alla cintura. Pare essere vero. Il Tenebroso non riesce a percepirmi quando porto questo.
Prima di poter muovere contro il Tenebroso, doveva fare qualcosa riguardo ai Seanchan. Se quello che Thom diceva era vero, Mat poteva essere la chiave. I Seanchan dovevano unirsi alla Pace del Drago. Se non l’avessero fatto…
«Quella è un’espressione che ricordo» disse una voce sommessa. «Costernazione. Lo fai così bene, Rand al’Thor.»
Si voltò verso Moiraine. Dietro di lei, sul tavolo nella sua tenda, delle mappe che Aviendha aveva mandato via messaggero mostravano posizioni dove il suo esercito poteva radunarsi nella Macchia.
Moiraine si accostò a Rand. «Sapevi che avevo l’abitudine di trascorrere ore a riflettere, cercando di scoprire cosa stava ideando quella tua mente? È un miracolo che non mi sia strappata tutti i capelli dalla testa per la frustrazione.»
«Sono stato uno stupido a non fidarmi di te» disse Rand.
Lei rise. Una risata sommessa, la risata di una Aes Sedai che aveva il controllo. «Ti sei fidato di me abbastanza. È stato questo a rendere ancora più frustrante il fatto che non condividessi i tuoi pensieri.»
Rand inspirò a fondo. L’aria a Merrilor era più dolce che in altri posti. Aveva blandito la terra qui affinché tornasse in vita. L’erba cresceva. I fiori sbocciavano. «Tronchi d’albero e uomini» disse a Moiraine. «I Fiumi Gemelli hanno entrambi, ed è tanto probabile smuovere gli uni quanto gli altri.»
«Forse questo è un giudizio troppo severo» disse Moiraine. «Non è stata la semplice testardaggine a spingerti: è stata la determinazione di dimostrare a te stesso e a chiunque altro che potevi far questo tutto da solo.» Gli toccò il braccio. «Ma non puoi far questo tutto da solo, giusto?»
Rand scosse il capo. Allungò la mano verso Callandor, che portava legata sulla schiena, toccandola. L’ultimo segreto della spada adesso per lui era manifesto. Era una trappola, e molto astuta, poiché quest’arma era un sa’angreal non solo per l’Unico Potere, ma anche per il Vero Potere.
Lui aveva gettato via la chiave d’accesso, ma sulla schiena portava qualcosa di estremamente allettante. Il Vero Potere, l’essenza stessa del Tenebroso, era la cosa più dolce che avesse mai toccato. Con Callandor poteva attingerlo con una forza tale che nessun uomo aveva mai provato prima. Dal momento che Callandor era priva delle misure di sicurezza di molti altri angreal e sa’angreal, non si poteva stabilire quanto avrebbe potuto attingere di quei Poteri.
«Ci risiamo» mormorò Moiraine. «Cosa stai progettando, Rand al’Thor, Drago Rinato? Riesci finalmente a lasciarti andare abbastanza da dirmelo?»
Lui la fissò. «Hai preparato questa intera conversazione solo per strapparmi quel segreto?»
«Hai un’opinione molto alta delle mie capacità di conversazione.»
«Una risposta che non dice nulla» ribatté Rand.
«Sì» disse Moiraine. «Ma posso far notare che sei stato tu il primo a farlo scansando la domanda?»
Rand ripensò a qualche scambio precedente nella conversazione e si rese conto che l’aveva fatto davvero. «Ho intenzione di uccidere il Tenebroso» disse Rand. «Non voglio soltanto sigillarlo, voglio distruggerlo.»
«Pensavo che fossi cresciuto mentre ero via» disse Moiraine.
«Solo Perrin è cresciuto» disse Rand. «Mat e io abbiamo semplicemente imparato a fingere di essere cresciuti.» Esitò. «Mat non l’ha imparato così bene.»
«È impossibile uccidere il Tenebroso» disse Moiraine.
«Io penso di poterlo fare» ribatté Rand. «Ricordo cosa fece Lews Therin, e ci fu un momento… un breve momento… Può accadere, Moiraine. Sono più fiducioso di poter fare quello che non di riuscire a sigillare il Tenebroso.» Quello era vero, anche se non aveva davvero fiducia di poter riuscire in nessuna delle due cose.