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Hubbley annuì. — Sacrificio autentico. Autentica patriota la signora Rebecca Motte. Hai sentito, figliolo?

Il tecnico non sembrava sentire proprio niente. Era drogato?

Leisha mi aveva sempre ammonito di non credere ai più coloriti racconti della storia.

— Gli agenti dell’ECGS sono tutti traditori, fanno finta di salvaguardare la purezza degli esseri umani mentre in effetti permettono ogni tipo di abominio. E stanno consegnando questo grande paese nelle mani di quegli stessi abomini, i Muli. Joncey, che cosa ha detto il generale Marion nel suo discorso agli uomini prima che attaccassero Doyle a Lynche’s Creek?

La voce di Joncey, così più forte e a proprio agio di quella di Earl, recitò: — "Ma, amici miei, se dovremo essere distrutti per avere resistito coraggiosamente ai nostri tiranni, che cosa ne sarà di noi se ci sottometteremo docilmente, arrendendoci a loro?"

Mi voltai. La stanza era piena di persone, tutti i "rivoluzionari" di altre "compagnie". Fissando il giovane tecnico, non mi ero nemmeno accorto che fossero entrati. Neppure, ero convinto, se n’era accorto lui.

Hubbley disse: — Questo ragazzo qui è un traditore. Lavorava in una clinica di modificazioni genetiche. Morirà come un traditore e voi tutti là fuori ricordatevi che non sarà l’unico né oggi, né domani, né dopodomani. Abby?

Abigail avanzò uscendo dalla folla. Portava un involucro grigio informe, non più grosso del suo pugno chiuso.

— Abby — disse Hubbley — che cosa faceva il generale Marion con i beni confiscati al nemico?

Lei si voltò per parlare direttamente verso la robocamera. — Ogni sega metallica che riusciva a trovare la brigata, lei, veniva trasformata in una spada.

— È perfettamente giusto. E questa qui — sollevò l’involucro alto sopra la sua testa — è una sega. Non è nemmeno stata prodotta in qualche laboratorio illegale di modificazione genetica. Questa qui viene direttamente dal più grande traditore di tutti: il cosiddetto governo degli Stati Uniti. — Rigirò l’involucro. Vi vidi stampigliato sopra PROPRIETÀ DELL’ESERCITO STATUNITENSE. SEGRETO. PERICOLO.

Non riuscii a crederci. Hubbley ci aveva dipinto sopra quelle parole. Non potevo crederci e non sapevo, ancora, che cosa contenesse l’involucro. La grata nella mia mente vibrò, come se ci passasse attraverso il vento.

— D’accordo, Abby — disse Hubbley — fallo.

Abby, volgendomi la schiena, fece qualcosa che non riuscii a vedere. Lo scintillio di uno spesso campo a energia-Y apparve attorno al tecnico nudo, un emisfero a cupola dotato di un pavimento del diametro di circa due metri. L’involucro era sistemato all’interno dello scintillio.

Il ragazzino non era drogato, dopotutto. Cominciò immediatamente a strillare. Il suono non poteva passare attraverso lo scudo, non faceva penetrare nulla, nemmeno l’aria. Il ragazzo picchiò i pugni contro l’interno della cupola e gridò, la bocca spalancata, una caverna rosa, gli occhi sbarrati dal terrore. C’era una leggera peluria sopra il labbro superiore, il piumino di un uccellino ancora implume, e ben poco di più sul suo pube.

Jimmy Hubbley appariva disgustato. — Vive provocando morte e non sa nemmeno morire da uomo. Fallo, Abby.

Qualunque cosa fece Abby, non riuscii a vederla. L’involucro si fece rilucente, quindi si dissolse in una poltiglia grigia.

— Questa qui è la vostra sega di metallo che avevate fatto per segarci — disse Hubbley — ma noi ne abbiamo fatto una spada. Tutti quelli che avranno impugnato la spada, di spada periranno. Matteo 26:52. Voi sapete già che cosa fa questa roba. Ma per quelli che non lo sanno — guardò me direttamente — lo ripeterò. Questo qui si porta via le pareti cellulari, le cellule di esseri umani viventi. Così.

Il ragazzino aveva smesso di picchiare contro lo scudo. Stava ancora gridando, ma la sua bocca aveva cominciato a cambiare forma. Si stava dissolvendo. Non era la stessa cosa di quando si versava dell’acido addosso a qualcuno. La carne del ragazzo non stava bruciando, si stava sciogliendo, come il ghiaccio in primavera. Pezzettini di pelle caddero sul pavimento all’interno della cupola, esponendo la carne viva, e poi caddero pezzi anche di quella. Egli continuò a strillare, strillare, strillare.

Al ragazzo occorsero circa tre minuti per morire.

A quel punto tutti si mossero. La robocamera doveva essere stata spenta. Le forme nella mia mente erano impregnate di catrame, ripugnanti. Non avevo fatto nulla per salvare il ragazzo. Non avevo nemmeno cercato di parlare. Non avevo cercato di farmi filmare sul nastro non modificabile, per fornire agli spettatori qualche indizio su dove stesse avendo luogo quella azione abominevole: non avevo fatto nulla.

— È fatta — disse Jimmy Hubbley, chiaramente compiaciuto di sé. — Siete tutti congedati. E Signor Arlen, signore, penso che è meglio se Peg la riporta nella sua stanza. Sembra che non sta troppo bene. Se non è un’impertinenza troppo grossa per me dirglielo.

Andò avanti così per settimane.

Addestramento fisico, olo-filmati sullo stato della società (dove erano stati fatti?), esercitazioni politiche. Era peggio che trovarsi di nuovo a scuola. Continuai a trovare piccoli rombi di pizzo dell’abito da sposa di Abigail, e Peg non spinse mai la mia sedia a rotelle in alcun posto che si trovasse a distanza di sputo da un terminale.

Non ci furono più esecuzioni.

Avevo un maledetto bisogno di bere. Hubbley disse di no. Concedeva alcune droghe perché non rallentavano il tempo di reazione. Io volevo bere perché quello rallentava il tempo di reazione.

Hubbley mi aveva concesso un insulso terminale portatile, del genere usato a scuola dai bambini, e una biblioteca enciclopedica standard. Una volta gli dissi, poiché non ero riuscito a trattenere le parole: — Francis Marion scoraggiava l’uccisione dei prigionieri. Fece perfino scappare un conservatore, Jeff Butler, dal proprio campo quando sembrò che i suoi uomini potessero ammazzarlo.

Hubbley rise deliziato e si sfregò il bozzo sul collo. — Maledizione, ha studiato figliolo, che diavolo, ha studiato! Sono maledettamente fiero di lei!

I denti mi fecero male da quanto li digrignai. — Hubbley…

— Ma non significa proprio niente, signor Arlen, signore. No, non significa niente. Il generale Marion mostrò compassione verso i conservatori perché facevano parte della sua stessa razza, erano suoi vicini che vivevano dei frutti della terra proprio come lui. Non mostrò la stessa compassione nei confronti dei soldati inglesi, vero? I Muli non sono della nostra razza. Non sono i nostri vicini nelle loro enclavi snob. E di certo non vivono come noi, deprivati di istruzione, proprietà privata e autentico potere. No, i Muli sono come gli inglesi, signor Arlen. Non Jeff Butler, ma il capitano James Lewis dell’Esercito di Sua Maestà che fu ucciso da un patriota quattordicenne di nome Gwynn. Questa è legge di natura, figliolo. Proteggi i tuoi.

— Marion non…

— Di’ "generale Marion" tu! — strillò Peg. Lanciò un’occhiata a Hubbley come un cane che spera di ricevere una carezza sulla testa. Hubbley sorrise, mettendo in mostra i denti spezzati.

Quelle erano le persone che avevano sparso per il paese il disgregatore di duragem, distruggendo la civiltà. Quelle.

Ed essa era distrutta. Gli olo-visori nelle mense ricevevano i canali dei Muli. Non c’era praticamente più nessun treno a gravità che funzionasse in orario, specialmente fuori dalla città. La maggior parte dei tecnici era stata trasferita in aree ad alta densità di popolazione, dove si trovavano votanti e pericolo di rivolte. La sicurezza era stata triplicata nella maggior parte delle enclavi. Volavano pochi aerei, il che significava che il paese veniva governato fondamentalmente tramite teleconferenze a distanza. Le unità mediche si rompevano costantemente. Non emettevano diagnosi errate: avevano semplicemente smesso di emettere diagnosi.

Una malattia di tipo virale si stava diffondendo nella California del sud. Nessuno sapeva se si trattava di una mutazione naturale o di bioingegneria.