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— A volte. Per lo più la gente lavorava per quello che voleva.

— Basta così — ha detto Annie in modo tagliente. — Non continuare a riempirle la testa con quello che è passato, Billy Washington. Lei è una Viva. Non continuare a parlare anche tu come se eri un Mulo! E tu Lizzie, smettila di parlare di questo.

Ma nessuno può fermare Lizzie una volta che lei è partita. È come una ferrovia a gravità. Come era la ferrovia a gravità, prima di quest’anno. — A scuola mi dicono che sono fortunata perché sono una Viva. Posso vivere come un’aristocratica mentre i Muli si fanno tutto il lavoro. I Muli servono i Vivi, i Vivi hanno il potere, noi, con i voti. Ma se noi ci abbiamo il potere, come è che non possiamo farci aggiustare il robot pulitore, il robot per pelare le mele e il robot di guardia?

— Da quando in qua vai a scuola? — ho detto io scherzando, cercando di far deragliare Lizzie, cercando di evitare che Annie si arrabbiava di più. — Io pensavo che tu giocavi e basta, al fiume con Susie Mastro e Carlena Terrei. Sei una Viva galla, tu!

Lei mi ha guardato come se anche io ero un robot rotto.

Annie ha detto per tagliar corto: — Tu "sei" fortunata a essere una Viva. E dirai così a chiunque te lo chiede, per caso.

— Chi, per esempio?

— "Chiunque." E poi non dovresti comunque andare troppo a scuola. Non vedi mai gli altri bambini se ci vai tanto. Vuoi diventare uno scherzo di natura? — L’ha guardata con la fronte aggrottata.

Lizzie si è rivolta di nuovo a me. — Billy, chi farà qualcosa contro quei procioni con la rabbia se nessuno rimette a posto il robot di guardia?

Io ho lanciato un’occhiata ad Annie. Mi sono alzato in piedi, io, sbuffando. — Non so, Lizzie. Tu vedi solo di restare dentro, d’accordo?

Lizzie ha detto: — Ma se uno di quei procioni con la rabbia morde qualcuno?

Ho avuto il buon senso, io, di rimanermene zitto. Alla fine Annie ha detto: — L’unità medica funziona ancora.

— E se si rompe?

— Non si romperà.

— E se si rompe "davvero"?

— Non lo farà!

— Come fai a "saperlo"? — ha chiesto Lizzie e alla fine io ho capito che si trattava di una specie di gara di scooter privata fra mamma e figlia. Non la capivo, io, ma riuscivo a vedere che Lizzie era in testa. Ha detto di nuovo: — Come fai tu a sapere che non si romperà anche l’unità medica?

— Perché se lo farà la Congressista Land ci manderà qualcuno per ripararla, lei. L’unità medica è parte delle sue tasse.

— Non ha mandato nessuno per riparare il robot pulitore. Nemmeno il robot che pela le mele. E neanche…

— L’unità medica è una cosa diversa! — ha ribadito seccamente Annie. Ha mozzato con un colpo talmente duro una mela che la la polpa è schizzata via dal tavolino che io avevo rubato per lei al caffè.

Lizzie ha detto: — Perché l’unità medica è una cosa così diversa?

— Perché sì e basta! Se si rompe l’unità medica le persone potrebbero morire. Nessun politico lascia che i Vivi muoiono. Sennò non viene più rieletto!

Lizzie si è messa a riflettere. Io ho pensato che la gara di scooter era terminata e ho ripreso a respirare più tranquillamente. Ultimamente mi pareva che combattevano tutto il tempo. Lizzie stava crescendo, lei, e io odiavo questa cosa. Mi rendeva più difficile tenerla al sicuro.

Lei ha detto: — Ma la gente potrebbe anche morire per i procioni con la rabbia. E allora come mai tu hai detto che probabilmente il Supervisore Distrettuale Samuelson non manderà nessuno a riparare il robot di guardia, ma la Congressista Land manderebbe qualcuno per riparare l’unità medica?

Mi sono messo a ridere. Non ho potuto farne a meno… era così sveglia, lei. Annie mi ha guardato male e ho provato subito dispiacere per avere riso. Annie ha detto seccamente: — E allora forse mi ero sbagliata, io! Forse qualcuno riparerà il robot di guardia! Forse io non capisco niente, io!

Lizzie ha detto tranquilla: — Ma anche Billy ha detto che nessuno lo riparerà. Billy, come mai tu…

Io le ho risposto: — Perché anche i Muli non hanno più tutti i soldi che avevano per pagare le tasse. Oggi come oggi si rompono troppe cose. Devono scegliere, loro, che cosa va riparato.

Lizzie ha detto: — Ma perché i politici Muli hanno meno soldi per le tasse? E come mai si rompe così tanta roba?

Annie ha rovesciato le mele pelate in una ciotola della catena del cibo e ci ha buttato sopra una pastella come se era fango.

— Perché anche gli altri paesi hanno l’energia economica, adesso. Venti anni fa noi eravamo gli unici che potevano farne e adesso non più. Ma la rottura delle cose…

Annie è esplosa: — Credi alle bugie che i politici ci dicono nei notiziari? La Land, Samuelson e Drinkwater? Stronzate! Tutte bugie, tutte le volte che aprono quelle boccacce dicono bugie… vogliono solo smetterla di pagare le giuste tasse! Le tasse che noi ci siamo guadagnati con i nostri voti! E io ti ho sempre detto di non riempire la testa della bambina con quelle bugie di seconda mano da Muli, Billy Washington!

— Non sono bugie — ho detto io, ma odiavo di fare arrabbiare Annie con me più di quanto odiavo quando lei si arrabbiava con Lizzie. Mi faceva male al cuore. Vecchio pazzo.

Lizzie se n’è accorta. Era fatta così, lei: tutta insisti e insisti un momento, tutta dolcezza quello dopo. Mi ha abbracciato. — Non importa, Billy. Non è arrabbiata con te, lei. Nessuno è arrabbiato con "te". Noi ti vogliamo bene.

L’ho stretta forte, io. Era come stringere un uccellino… ossa sottili e un cuore palpitante nella mano. Profumava di mele.

La mia defunta moglie Rosie e io non avevamo mai voluto bambini. Non so che cosa pensavamo.

Tutto quello che ho detto a voce alta, però, è stato: — Tu non uscire, tu, finché quei procioni con la rabbia non sono stati uccisi da qualcuno.

Annie mi ha lanciato un’occhiataccia. Mi ci è voluto un momento per capire che lei aveva paura che Lizzie ricominciava tutto da capo: "uccisi da chi, Billy"? Ma Lizzie non ha ricominciato. Ha soltanto detto, dolce come un frutto di bosco: — Non uscirò. Resterò dentro.

Adesso però era Annie che non voleva più lasciare perdere. Io non capisco le mamme. Annie ha detto: — E resti lontana dalla scuola per un po’, Lizzie. Non sei un Mulo, tu.

Lizzie non ha risposto.

Annie voleva soltanto quello che era meglio per Lizzie. Io lo sapevo. Lizzie doveva vivere a East Oleanta, unirsi a una loggia, andare alle gare di scooter, gironzolare per il caffè, scegliersi qui i suoi amanti, fare qui dei bambini. Annie voleva che Lizzie era integrata. Come una Viva galla, non una specie di scherzo di natura, finto Mulo che nessuno accettava. Qualunque mamma lo avrebbe voluto. Annie poteva intrufolarsi nella cucina del Caffè Congressista Janet Carol Land per cucinare un po’, ma era comunque una Viva, fino in fondo.

E Lizzie non lo era.

Molto tempo fa, quando io andavo a scuola e il paese era diverso, ho imparato una cosa. Adesso è tutto confuso, ma continua a girarmi per la mente. Era un periodo prima dei Muli e dei Vivi. Prima dei Caffè e dei Depositi. Prima che i politici pagavano le tasse per noi, invece che al contrario. Era da quando facevano ancora gli Insonni e si poteva leggere su di loro nei giornali. Quando c’erano i giornali. Questa cosa era sulla modificazione genetica, ma significava un’altra cosa che non era modificata geneticamente. Era naturale. Lizzie impara a scuola che i Muli sono inferiori, loro, perché i Muli devono essere modificati geneticamente in modo da svolgere il lavoro per fornire tutte le cose che hanno bisogno i Vivi. Ma questa parola non era del genere naturale che fa noi Vivi superiori ai Muli. Riguardava un altro genere naturale, un genere che si crea da solo, ma che ti fa diverso dagli altri Vivi naturali che hai attorno. La parola spiegava perché Lizzie faceva così tante domande da Mulo, lei, quando non era un Mulo e non aveva nessuna modificazione genetica da Mulo, eppure quella parola l’aveva nei geni. Come era possibile? Come dicevo, ero confuso, io, riguardo alla parola e a come funzionasse. Però la ricordavo.