«Però hai dovuto farlo.»
Damien annuì e si soffiò di nuovo il naso. «L'ho portata fuori dalla baracca, fino al sito, e l'ho messa sull'altare di pietra. Lì sarebbe stata al riparo, dai ratti e roba così. E lì qualcuno l'avrebbe trovata prima che… Ho cercato di metterla in una posizione che la facesse sembrare addormentata. Non so perché. Ho buttato via la pietra, ho lavato il sacchetto di plastica e l'ho rimesso dov'era, ma non sono riuscito a trovare la sua torcia, doveva essere da qualche parte tra le incerate e io… io volevo solo tornarmene a casa…»
«Perché non l'hai sepolta?» chiesi. «Lì sul sito?» Sarebbe stata la cosa più intelligente da fare, non che a quel punto avesse molta importanza.
Damien mi guardò con la bocca leggermente aperta. «Non mi è mai venuto in mente» rispose. «Volevo solo andarmene al più presto possibile. E poi… seppellirla, così? Come un sacco della spazzatura?»
E c'era voluto un mese intero per incastrare un tipo così. «Il giorno seguente» dissi, «hai fatto in modo di essere fra quelli che avrebbero potuto scoprire il corpo. Perché?»
«Ah, sì…» Fece un piccolo movimento compulsivo, qualcosa che assomigliava allo stringersi nelle spalle. «Avevo sentito dire… insomma, mi ero messo i guanti e quindi niente impronte, ma avevo sentito da qualche parte che se mi era caduto un capello su di lei, o un pelo del maglione o roba così, voi della polizia avreste potuto capire che ero stato io. Quindi dovevo essere io a trovarla… non volevo, Gesù, non volevo vederla ancora ma… Ho cercato tutto il giorno una scusa per portare lì tutto il gruppo ma avevo paura che la cosa potesse destare dei sospetti. Ero… non riuscivo a pensare con chiarezza. Volevo solo che fosse tutto finito. Ma poi Mark disse a Mel di andare a lavorare alla pietra.»
Sospirò stancamente. «E dopo… è stato più facile, in un certo senso, sapete? Almeno non dovevo fingere che andasse tutto bene.»
Ecco perché era stato così loquace quando lo avevamo interrogato la prima volta. Non abbastanza da metterci in allarme, però. Per essere la prima volta, se l'era cavata molto bene. «E quando abbiamo parlato con te…» cominciai, ma mi fermai immediatamente.
Cassie e io non ci guardammo, non muovemmo un muscolo, ma la consapevolezza ci colpì come la scarica di una recinzione elettrificata. Uno dei motivi per cui avevamo preso sul serio la storia di Jessica sull'Ombra in Tuta Sportiva era stato che Damien aveva messo la stessa persona praticamente sulla scena del crimine.
«Quando abbiamo parlato con te» dissi, dopo una piccola pausa, «ti sei inventato un tizio grande e grosso con la tuta per depistarci.»
«Sì.» Damien spostò con ansia lo sguardo dall'uno all'altro di noi. «Mi dispiace. Pensavo che…»
«L'interrogatorio è sospeso» disse Cassie e uscì. La seguii con una sensazione di disfatta nello stomaco, lasciandomi dietro come scia il flebile e apprensivo: «Aspettate… ma cosa…?» di Damien.
Per un qualche istinto comune non restammo nel corridoio e non tornammo nella sala operativa. Andammo nella stanza accanto, quella dove Sam aveva interrogato Mark. C'erano ancora dei resti sul tavolo: fazzolettini di carta usati, tazze di plastica, una macchia di liquido scuro dove qualcuno doveva aver dato un pugno o si era tirato indietro con la sedia.
«Avanti, dai!» disse Cassie, o qualcosa del genere, ansimando e ridendo. «Ce l'abbiamo fatta, Rob!» Lanciò il taccuino sul tavolo e mi gettò un braccio intorno alle spalle con un gesto veloce, allegro e spontaneo, ma che mi fece venire la pelle d'oca. Avevamo lavorato insieme con l'intesa perfetta di un tempo, lanciandoci la palla come se non fosse successo niente, ma era stato solo per Damien e perché il caso lo richiedeva. E non credevo fosse necessario spiegarlo a Cassie.
«Sì, sembra di sì» dissi.
«Quando finalmente l'ha detto… Dio, credo che la mascella mi sia caduta per terra! Stasera champagne, a qualsiasi ora finiamo, e anche parecchio!» Fece un respiro profondo, si appoggiò al tavolo e si passò le dita tra i capelli. «Forse dovresti andare a prendere Rosalind.»
Sentii le spalle irrigidirsi. «Perché?» chiesi con distacco.
«Io non le piaccio.»
«Sì, questo lo so. Ma perché dovremmo andare a prenderla?»
Cassie si fermò a metà di un gesto e mi guardò. «Rob, lei e Damien ci hanno dato esattamente la stessa falsa pista. Deve esserci un collegamento.»
«Veramente sono stati Jessica e Damien…»
«Pensi davvero che siano stati Damien e Jessica a tramare la cosa? Avanti, dai…»
«Penso che nessuno abbia tramato niente. Penso che Rosalind ne abbia passate più che abbastanza per una vita sola e che non c'è nessuna possibilità, neppure remota, che possa essere complice della morte della sorella, quindi non vedo il motivo di trascinarla qui e traumatizzarla ancora.»
Cassie si sedette sul tavolo e mi guardò. Aveva un'espressione negli occhi che non riuscivo a decifrare. «Credi davvero» chiese poi, «che il piccolo idiota abbia fatto tutto da solo?»
«Non lo so e non mi interessa» dissi, sentendo nella mia voce l'eco di quella di O'Kelly ma non potendoci fare nulla. «Forse Andrews o uno dei suoi amici l'ha pagato per farlo. Questo spiegherebbe perché schiva la faccenda del movente. Ha paura che possano prendersela con lui se li tradisce.»
«Sì, se non fosse che non abbiamo il minimo legame tra lui e Andrews.»
«Non ancora.»
«… mentre ne abbiamo uno tra lui e Rosalind.»
«Mi hai sentito? Ho detto non ancora. O'Kelly sta facendo esaminare le telefonate e i movimenti bancari. Quando ci darà i risultati vedremo cosa c'è e ripartiremo da lì.»
«Quando arriveranno i risultati Damien si sarà calmato e avrà trovato un avvocato, e Rosalind avrà letto dell'arresto sui giornali e sarà sulla difensiva. Andiamo a prenderla adesso e li mettiamo a confronto fino a quando non scopriamo cosa è successo.»
Pensai alla voce di Kiernan, o di McCabe, alla sensazione di vertigine che avrei provato quando le pastoie del mio cervello si fossero allentate, a me che galleggiavo in un cielo azzurro e infinitamente accogliente. «No» mi opposi, «non lo faremo. Quella ragazza è molto fragile, Maddox. È sensibile e provata, ha appena perso sua sorella e non sa neppure perché. E tu per tutta risposta vuoi metterla a confronto con l'assassino? Cristo, Cassie, abbiamo una responsabilità nei confronti di quella ragazza, dobbiamo proteggerla.»
«No, non è così Rob» disse freddamente Cassie. «Non è così. Quello è compito dell'unità di sostegno psicologico. Noi siamo responsabili per Katy, abbiamo la responsabilità di cercare e trovare la verità su quel che è successo, e basta. Qualsiasi altra cosa è secondaria.»
«E se Rosalind entra in depressione o ha un crollo nervoso per l'eccessiva tensione alla quale la sottoponiamo? Mi dirai che anche quello è un problema del servizio psicologico? Potremmo danneggiarla per tutta la vita, lo capisci? Fino a quando non avremo molto di più di una banale coincidenza, quella ragazza la lasceremo stare.»
«Banale coincidenza, dici?» Cassie si mise le mani in tasca con rabbia. «Rob, se si trattasse di chiunque altro che non fosse Rosalind Devlin, cosa faresti adesso?»
Sentii montare un'ondata di rabbia, una furia cieca, malvagia. «No, Maddox, no. Non ci provare nemmeno. Semmai è il contrario. Rosalind non ti è mai piaciuta, vero? Non hai fatto altro che cercare un motivo per andarle contro sin dal primo giorno e adesso che Damien ti ha fornito questo pallido fantasma di pretesto non vedi l'ora di gettartici sopra come un cane affamato su un osso. Mio Dio, quella povera ragazza me l'ha detto, che molte donne sono gelose di lei, ma non l'avrei mai pensato di te. Evidentemente mi sbagliavo.»
«Gelosa di… Gesù Cristo, Rob! Hai davvero una bella faccia tosta! Io non l'avrei mai pensato di te, che avresti lasciato andare un sospetto solo perché ti dispiace per lei, perché ti piace e perché ce l'hai con me per qualche strana ragione che non riesco a capire…»