«Quindi è stata legittima difesa» disse Cassie, dopo un momento di irrequieto silenzio da parte di Damien. Sia lei che Sam evitavano di guardarlo.
Damien colse l'occasione al volo. «Ecco sì, proprio così. Insomma, non ci avremmo mai nemmeno pensato se ci fosse stato un altro modo.»
«Capisco. Sai, Damien, non sarebbe la prima volta che succede: mogli che uccidono un marito violento, cose così. E il giudice di solito è anche comprensivo.»
«Ah, sì?» Damien sollevò occhi grandi e pieni di speranza.
«Certo. Quando sentiranno quello che ha passato Rosalind… io non mi preoccuperei troppo di lei, sai?»
«Voglio solo evitare che si trovi nei guai.»
«Allora la cosa migliore è che ci racconti per bene tutti i particolari, okay?»
Damien emise un sospiro flebile e stanco, misto a una sorta di sollievo. «Okay.»
«Bravo» fece Cassie. «Allora continuiamo. Quando avete preso la decisione?»
«Era forse luglio. Metà luglio.»
«E quando avete deciso la data?»
«Solo qualche giorno prima che succedesse. Avevo detto a Rosalind che dovevamo costruirci un alibi sicuro perché sapevamo che voi della polizia sareste andati subito a cercare il colpevole in famiglia. Aveva letto lei stessa da qualche parte che le famiglie sono le prime sospettate. Allora una notte, credo che fosse venerdì, ci siamo incontrati e mi ha detto che il lunedì dopo aveva organizzato che lei e Jessica andassero a dormire a casa delle cugine. Sarebbero rimaste sveglie a chiacchierare fino alle due, così sarebbe stato perfetto. Io dovevo solo essere sicuro che tutto fosse fatto prima delle due e che… che la polizia poi avrebbe potuto ricostruire l'ora…»
Gli tremava la voce. «E tu cosa hai detto?» chiese Cassie.
«Io… io sono andato nel panico. Insomma, fino ad allora non era stata proprio una cosa vera, no? Credevo che… sotto sotto ero sicuro che non l'avremmo mai fatto. Era solo una cosa di cui si era parlato e basta. Era un po' come Sean Callaghan… Sean, dello scavo… Prima aveva un gruppo. Si sono sciolti ma lui è sempre lì che dice: "Oh, quando il gruppo si riunirà allora sì che faremo il colpo grosso…". Insomma, lui lo sa benissimo che non lo faranno mai, ma parlarne lo fa sentire meglio.»
«È una cosa che succede a tutti» commentò Cassie, sorridendo.
Damien annuì. «Era proprio così. Ma poi Rosalind disse "lunedì prossimo" e improvvisamente mi parve che… che fosse una pazzia, no? Dissi a Rosalind che forse dovevamo andare alla polizia o una cosa del genere, invece. Ma ci andò giù di testa. Continuava a dire: "Io mi fidavo di te, mi fidavo veramente di te…".»
«Si fidava di te» disse Cassie, «ma non abbastanza da fare l'amore con te?»
«No» disse piano Damien, dopo un attimo. «Cioè, sì. Dopo che decidemmo di Katy… cambiò tutto per Rosalind, sapendo che l'avrei fatto per lei. Noi… lei non sperava più di riuscirci ma… voleva provarci. Io lavoravo già allo scavo, quindi mi potevo permettere un bell'albergo… si meritava qualcosa di bello, no? La prima volta non… non ce l'ha fatta. Ma ci siamo tornati il weekend dopo e…» Si morse il labbro per non piangere.
«Dopo» disse Cassie «è stato molto difficile poter cambiare idea.»
«Proprio così. Quella notte, quando dissi che forse potevamo andare alla polizia, Rosalind… pensò che avessi detto che l'avrei fatto solo per… per portarmela a letto. È così fragile, ha sofferto così tanto. Non potevo permettere che pensasse che l'avevo semplicemente usata. Vi immaginate quanto l'avrei fatta soffrire?»
Un altro silenzio. Damien si passò il dorso della mano sugli occhi e riprese il controllo di sé.
«Quindi decidesti di farlo» disse Cassie, con voce pacata. Lui annuì, un cenno del capo doloroso, da adolescente. «Come siete riusciti ad attirare Katy allo scavo?»
«Rosalind le ha detto che aveva un amico allo scavo che aveva trovato… una cosa…» Damien fece un gesto vago. «Un medaglione. Un medaglione con l'immagine dipinta di una ballerina. Le ha detto che era una cosa molto antica e magica, che lei aveva messo da parte tutti i suoi risparmi e l'aveva comprata da questo suo amico, che ero poi io, come regalo portafortuna per Katy, per la scuola di balletto. Solo che Katy doveva andarlo a prendere perché questo amico pensava che fosse una grande ballerina e voleva il suo autografo per quando fosse diventata famosa. E che ci doveva andare di notte perché vendere i reperti era vietato, quindi bisognava fare tutto in segreto.»
Pensai alla Cassie bambina, esitante fuori dalla porta del capanno del bidello. "Vuoi le meraviglie?" I bambini pensano in modo diverso, aveva detto. E Katy era andata incontro al pericolo nello stesso modo, come era successo a Cassie, con la speranza di trovare una magia.
«Insomma, avete capito cosa voglio dire?» C'era una nota supplichevole nella voce di Damien. «Lei era così, ci credeva proprio che la gente facesse la coda per avere un suo autografo.»
«Veramente» disse Sam, «aveva motivo di pensarlo. Moltissime persone le avevano chiesto l'autografo dopo la raccolta fondi.» Damien sbatté le palpebre.
«E quindi cosa è successo quando è arrivata alla baracca dei reperti?» chiese Cassie.
Damien si strinse nelle spalle, a disagio. «Quello che sapete già. Le ho detto che il medaglione era in una scatola sulla mensola dietro di lei e quando si è girata per prenderlo io… ho preso la pietra e… è stata legittima difesa, come avete detto voi. Insomma, per difendere Rosalind, non so come si chiama…»
«E la cazzuola?» chiese Sam, diretto. «Anche quella è stata legittima difesa?»
Damien spalancò gli occhi come un coniglio investito dalla luce dei fari di un'auto. «La… la cazzuola, sì. Quella. Insomma, io non riuscivo a… avete capito, no?» Deglutì. «Non potevo farle quella cosa. Era… sembrava… ancora me lo sogno. Non ci riuscivo. Poi ho visto la cazzuola sul tavolo e allora ho pensato che…»
«L'accordo era che tu la violentassi? Okay, va tutto bene» si affrettò a rassicurarlo Cassie quando vide il lampo di panico sul viso di Damien. «Abbiamo capito come sono andate le cose, non stai mettendo Rosalind nei guai.»
Damien sembrava poco convinto, ma lei sostenne il suo sguardo. «Credo…» disse dopo un attimo. Il suo colorito era di nuovo pallido e verdastro. «Dovevo… Rosalind aveva detto… era molto turbata, ma diceva che non era giusto che Katy non sapesse mai quello che aveva passato Jessica, così alla fine le ho detto che l'avrei… mi dispiace, mi sento quasi…» Ebbe un colpo di tosse, o forse un conato di vomito.
«Respira» disse Cassie. «Stai bene, hai solo bisogno di un po' d'acqua.» Gli tolse la tazza di plastica tutta sbrindellata, ne prese una nuova e la riempì. Gli mise una mano sulla spalla mentre beveva, dandogli una leggera stretta. Lui teneva la tazza con tutte e due le mani e respirava profondamente.
«Ecco fatto» disse Cassie, quando vide un po' di colore tornargli sul viso. «Stai andando benissimo. Quindi l'accordo era che tu violentassi Katy, invece hai usato la cazzuola, quando era già morta?»
«Non ce l'ho fatta» disse Damien nella tazza, cupo e selvaggio. «Lei ne aveva combinate sicuramente di molto peggio, ma io non ci sono riuscito.»
«È questo il motivo per cui» Sam sfogliò i tabulati delle intercettazioni telefoniche con un dito «le chiamate tra te e Rosalind si sono praticamente interrotte dopo la morte di Katy? Due chiamate il martedì, il giorno dopo l'omicidio. Una mercoledì mattina presto, una il martedì successivo e poi più nulla. Rosalind era arrabbiata con te perché l'avevi delusa?»