«No» disse Cassie. «Niente registratore. Voglio una trasmittente collegata a un furgone di supporto parcheggiato a meno di cinquecento metri.»
«Per interrogare una ragazza di diciotto anni?» fece O'Kelly con un tono di compatimento. «Tira fuori le palle, Maddox. Non abbiamo a che fare con al-Qaeda.»
«Per trovarmi a tu per tu, da sola, con una psicopatica che ha ucciso la sua sorellina.»
«Non si è mai mostrata violenta in prima persona» dissi. Non volevo che suonasse come un commento malevolo, ma ugualmente lo sguardo di Cassie mi passò addosso, inespressivo, come se io nemmeno esistessi.
«Trasmettitore e furgone di supporto» ripeté.
Quella notte tornai a casa alle tre del mattino, quando potevo essere certo che Heather dormisse. Presi la macchina, me ne andai a Bray, sul mare, e me ne rimasi seduto in auto. Aveva finalmente smesso di piovere, ma l'aria era carica di foschia. La marea era alta, sentivo gli schiaffi e le rincorse dell'acqua, ma vedevo solo a tratti le onde, tra i varchi nel grigio che cancellava tutto. L'allegro, piccolo chiosco appariva e scompariva come una visione fatata. Da qualche parte, un faro acustico ripeteva all'infinito la sua unica nota malinconica, e coloro che tornavano a casa a piedi per il lungomare si materializzavano dal nulla, sagome galleggianti a mezz'aria come oscuri messaggeri.
Pensai a molte cose, quella notte. Pensai a Cassie a Lione, a una ragazza con il grembiule che serviva il caffè ai tavoli all'aperto, pieni di sole, e scherzava in francese con i clienti. Pensai ai miei genitori quando si preparavano per andare a ballare: le righe precise che il pettine di mio padre gli lasciava nei capelli pieni di brillantina, la fragranza intensa ed eccitante del profumo di mia madre e il suo vestito a fiori che frusciava uscendo dalla porta. Pensai a Jonathan, Cathal e Shane, dinoccolati, avventati, e con le loro risate echeggianti; a Sam seduto al tavolone da pranzo insieme ai suoi sette rumorosi fratelli e sorelle; a Damien che, in una qualche silenziosa biblioteca universitaria, riempiva un modulo per un lavoro a Knocknaree. Pensai agli occhi da matto di Mark ("Le uniche cose in cui credo sono là fuori, allo scavo") e ai rivoluzionari che agitavano bandiere stracciate e intrepide, ai profughi che nuotavano di notte sfruttando le correnti. Pensai a tutti coloro che attribuivano così poco valore alla vita, o tanto ai loro ideali, da andare sicuri, a occhi aperti, incontro a ciò che avrebbe potuto togliergliela o trasformarla per sempre, e i cui alti principi sfuggivano alla nostra comprensione. Pensai anche a dei fiori di campo da portare a mia madre.
14
O'Kelly è sempre stato una specie di mistero, per me. Cassie non gli era mai andata a genio, non gli piacevano le sue teorie e riteneva che, tutto sommato, fosse più una rottura di scatole che altro. Ma la squadra ha un significato profondo, quasi totemico, per lui: quando si rassegna a sostenerne un componente, lo fa fino in fondo, anche se si tratta di una donna. Concesse a Cassie trasmettitore e furgone di supporto, anche se la considerava una totale perdita di tempo e di risorse. Quando tornai, la mattina dopo, ed era prestissimo perché volevamo prendere Rosalind prima che andasse a scuola, Cassie era in sala operativa e si stava facendo mettere addosso l'attrezzatura.
«Si tolga la felpa, per favore» le chiese gentilmente il tecnico della sorveglianza. Era basso e dai lineamenti comuni, con mani professionali e abili. Ubbidiente come un bambino nell'ambulatorio del dottore, Cassie si sfilò la felpa da sopra la testa. Sotto portava quella che sembrava una canottiera da maschio. Aveva rinunciato al trucco spavaldo degli ultimi giorni e gli occhi apparivano pesti. Mi chiesi se fosse riuscita a dormire e me la immaginai seduta sul davanzale con la T-shirt tirata fin sotto le ginocchia ripiegate fino al petto, il piccolo bagliore rosso della sigaretta che si incendiava e si affievoliva a ogni boccata, a osservare l'alba che rischiarava i giardini di sotto. Sam era alla finestra e ci dava le spalle, O'Kelly invece era tutto preso a tracciare righe, per poi cancellarle e tracciarne di nuove, sulla lavagna bianca. «E ora faccia passare il cavo sotto la T-shirt, grazie» proseguì il tecnico.
«Ci sono le intercettazioni che ti aspettano» mi ricordò O'Kelly.
«Voglio andarci anch'io» intervenni. Le spalle di Sam si mossero. Cassie, con la testa piegata sul microfono, non alzò lo sguardo.
«Quando l'inferno sarà ghiacciato e i cammelli torneranno a casa pattinando» rispose O'Kelly.
Ero così stanco che mi pareva di vedere tutto attraverso una sottile foschia bianca in movimento. «Voglio andarci anch'io» ripetei. Questa volta mi ignorarono tutti.
Il tecnico applicò il pacchetto della batteria ai jeans di Cassie, praticò una piccola incisione sul bordo della canottiera, attorno al collo, e ci infilò il microfono. Le aveva intanto fatto rimettere la felpa – Sam e O'Kelly si erano voltati dall'altra parte – e a quel punto le chiese di parlare. Cassie lo guardò con un'espressione vuota e O'Kelly sbottò allora con fare impaziente: «Di' la prima cosa che ti viene in mente, Maddox… cosa fai nel weekend, se vuoi». Ma lei recitò una poesia, una breve e vecchia poesia, di quelle che si imparavano a memoria a scuola. Mi sarei imbattuto in quei versi molto tempo dopo, sfogliando le pagine di un volume in una polverosa libreria:
Sui vostri capi sereni distesi
Con sillabe d'argilla le mie preghiere.
Quale dono dovrò portare, chiesi,
Prima che pianga e mi allontani?
Prendi la quercia e l'alloro, replicarono.
Prendi la nostra fortuna di lacrime
E vivi come un prodigo amante.
È un dono che non puoi dare quello che ti chiediamo.
La sua voce era bassa e piatta, inespressiva, e gli altoparlanti la incupirono ulteriormente, aggiungendovi un'eco bisbigliata. Si udiva anche un fruscio, come di un vento lontano. Mi vennero in mente storie di fantasmi nelle quali le voci dei morti tornavano tra i vivi da vecchie radio gracchianti o attraverso le linee telefoniche, viaggiando su sperdute lunghezze d'onda attraverso le leggi della natura e i selvaggi spazi dell'universo. Il tecnico trafficò con minuscoli e misteriosi aggeggi.
«Grazie, Maddox, molto commovente» disse O'Kelly, quando il tecnico ebbe finito. «Allora, qui c'è la zona residenziale.» Colpì la mappa di Sam con il dorso della mano. «Noi staremo nel furgone parcheggiato in Knocknaree Crescent, la prima sulla sinistra dopo l'entrata principale. Tu, Maddox, con quel tuo affare su due ruote parcheggi davanti alla casa dei Devlin e convinci la ragazza a uscire a far due passi. Usate il cancello posteriore dell'area residenziale e voltate a destra, dalla parte opposta dello scavo, poi di nuovo a destra, lungo il muro laterale, per sbucare sulla strada principale, e ancora a destra verso l'entrata anteriore. Se in qualsiasi momento doveste deviare da questo percorso, annuncialo nel microfono. Dai la tua posizione più spesso che puoi. Quando… oh, Cristo, diciamo "se"… se le hai letto i suoi diritti e hai ottenuto abbastanza per un arresto, procedi e arrestala. Se credi che si sia insospettita o ti sembra di girare a vuoto, chiudi tutto e vieni via. Se hai bisogno di sostegno, in qualsiasi momento, dillo e interveniamo. Se ha un'arma, identificala nel microfono, tipo "metti giù quel coltello" o qualsiasi cosa sia. Non hai testimoni oculari, quindi non essere tu a tirare fuori la tua arma a meno che non sia indispensabile.»
«Non porterò la pistola» disse Cassie. Si slacciò la fondina, la passò a Sam e distese le braccia. «Controllami.»
«Per verificare cosa?» chiese Sam, perplesso, osservando la pistola che teneva in mano.
«Per vedere se ho armi.» Lo sguardo di Cassie scivolò via, vacuo, oltre le spalle di Sam. «Potrebbe sostenere che, qualunque cosa dica, l'ha detta perché la tenevo sotto tiro. Prima che parta con la Vespa, controllate anche quella.»