«Avreste dovuto pensarci prima, dico male?»
«Lo so» assentì Cassie, «lo so. Ma c'è qualche possibilità che lei possa… che lei possa tacere sulla faccenda? Non dirlo a nessuno?»
«Coprire la vostra piccola relazione? È questo che intende?»
«Io… sì. Direi di sì.»
«Non sono certa di capire perché dovrei farle dei favori» disse Rosalind con freddezza. «Lei è sempre stata molto maleducata con me, tutte le volte che ci siamo incontrate… E ora che vuole qualcosa da me, invece… Non mi piacciono gli approfittatori.»
«Se sono stata scortese, le chiedo scusa» fece Cassie. La sua voce aveva un che di forzato, troppo alta e troppo veloce. «Sul serio. Credo di essermi sentita… non so, minacciata… non avrei dovuto prendermela con lei. Le porgo le mie scuse.»
«In effetti, le sue scuse sono più che gradite, ma questo esula dal nostro argomento. Non mi interessa il modo in cui lei mi ha insultato, ma se ha potuto trattare me così, sono certa che lo faccia anche con altra gente, giusto? Non so se dovrei coprire una persona che si comporta in modo così poco professionale. Devo pensarci un po' e capire se ho il dovere di informare i suoi superiori su come lei è realmente.»
«La troietta» disse Sam piano, senza sollevare lo sguardo.
«Un bel calcio nel culo, ecco quello che si merita» borbottò O'Kelly. Nonostante tutto, stava cominciando a interessarsi anche lui. «Se avessi avuto io la faccia tosta che ha questa ragazzina con una persona con il doppio dei suoi anni…»
«Senta» riprese Cassie, in tono disperato, «non riguarda solo me. E il detective Ryan? Lui non è mai stato maleducato con lei, no? Lui la adora.»
Rosalind rise con modestia. «Davvero?»
«Sì» confermò Cassie. «È proprio così.»
Forse Rosalind stava facendo finta di pensarci su. «Be', allora… immagino che, se era lei a stargli dietro, la colpa della relazione non sia stata sua. Potrebbe non essere giusto farlo soffrire per questo.»
«Credo che sia andata proprio così.» Sentivo l'umiliazione nella voce di Cassie, aspra e non mimetizzata. «Sono stata… sono sempre stata io quella che dava inizio alle cose.»
«E quanto è durata?»
«Cinque anni» rispose Cassie, «a momenti alterni.» Cinque anni prima Cassie e io non ci conoscevamo neppure, non eravamo neppure nella stessa regione del Paese. Mi resi conto, d'un tratto, che era tutto a beneficio di O'Kelly, che mentiva per le sue orecchie, nel caso gli fossero rimasti dei sospetti su di noi. Per la prima volta capii anche che stava conducendo un raffinato gioco a doppio taglio.
«Naturalmente devo essere certa che sia finita» disse Rosalind, «prima di poter anche solo pensare di coprirla.»
«È già finita. Glielo giuro, è così. Lui… lui ha chiuso un paio di settimane fa. Per sempre, questa volta.»
«Ah… e perché?»
«Non voglio parlarne.»
«Be', diciamo che non è in suo potere non farlo.»
Cassie respirò a fondo. «Non lo so il perché» rispose. «È la pura verità. Ho cercato in ogni modo di chiederglielo, ma dice solo che è complicato, che è confuso, che non è pronto per una relazione in questo momento… non so se c'è qualcun'altra o… non ci parliamo nemmeno più. Non mi guarda neanche. Non so cosa fare.» La sua voce ebbe un tremito.
«Senti, senti» commentò O'Kelly, non proprio con ammirazione. «Maddox non ha seguito la sua vocazione. Doveva stare su un palcoscenico.»
Ma Cassie non stava recitando, e Rosalind se ne accorse. «Be'» disse, e mi parve di avvertire un che di sogghignante nella sua voce, «non posso certo dirmi sorpresa. Non parla di lei come parlerebbe di un'amante.»
«Perché? Cosa dice di me?» chiese Cassie, impotente, dopo un secondo. Stava esponendo le parti di sé non coperte dall'armatura per attirare i colpi. Stava letteralmente lasciando che Rosalind le facesse male, la straziasse, si nutrisse a piacimento del suo dolore. Mi veniva da vomitare.
Rosalind tacque intenzionalmente, per farla attendere. «Dice che lei è terribilmente dipendente» rispose, infine. La voce era alta e chiara, immutabile. «"Disperata" è il termine che ha usato. E che mi trattava male perché gelosa del suo interesse per me. Ha fatto del suo meglio per essere gentile, credo che gli dispiacesse, ma si stava veramente stancando del suo comportamento.»
«Sono tutte cazzate» sibilai, furibondo, incapace di trattenermi. «Io non ho mai…»
«Sta' zitto» mi interruppe Sam, nello stesso momento in cui O'Kelly sbottava: «Chi cazzo se ne frega?».
«Buoni, prego» chiese cortesemente il tecnico.
«L'ho messo in guardia contro di lei» proseguì Rosalind. «Così alla fine ha seguito il mio consiglio?»
«Sì» assentì Cassie, con voce bassa e tremante. «Direi di sì.»
«Oh, mio Dio.» Una punta di divertimento. «Lei è veramente innamorata, ho visto giusto?»
Nulla.
«Allora? È così?»
«Non lo so.» La voce di Cassie era roca e addolorata, ma fu solo quando si soffiò il naso che capii che stava piangendo. Non l'avevo mai vista piangere. «Non ci ho mai pensato… io non… non ho mai provato per nessuno quello che provo per lui. Adesso non riesco nemmeno a pensare chiaramente, non ci riesco…»
«Oh, detective Maddox.» Rosalind sospirò. «Se non riesce a essere onesta con me, almeno lo sia con se stessa.»
«Non glielo so dire.» Cassie pronunciava le parole con fatica. «Forse io…» Le si strozzarono in gola.
Nel furgone pareva di stare in un sotterraneo. Come in un incubo, le fiancate sembravano ripiegarsi verso l'interno e la qualità incorporea delle voci non faceva che aggiungere un che di orrido. Era come se stessimo origliando due fantasmi bloccati in un'eterna e inalterabile battaglia di volontà contrapposte. O'Kelly dovette vedermi cercare con lo sguardo la maniglia della portiera, invisibile in quella penombra, perché la sua espressione era dura e di rimprovero. «Ci sei voluto venire tu, Ryan» disse.
Non riuscivo a respirare. «Devo intervenire.»
«E a fare cosa? Sta andando secondo i piani, per quel che vale. Stai buono.»
Le casse emisero un piccolo e terribile rantolo. «No» dissi. «Ascoltate.»
«Sta facendo il suo lavoro» osservò Sam. Nella sporca luce gialla, il suo volto era imperscrutabile. «Siediti.»
Il tecnico sollevò un dito. «Si controlli, almeno, mi faccia il favore» continuò Rosalind, con disgusto. «È mostruosamente difficile condurre una conversazione sensata con una persona isterica.»
«Mi dispiace.» Cassie si soffiò nuovamente il naso e deglutì a fatica. «Senta, la prego, è finita, non è stata colpa del detective Ryan. Lui farebbe qualsiasi cosa per lei. Le ha dato una dimostrazione di fiducia dicendole queste cose. Non è che potrebbe semplicemente… lasciar perdere? Non dirlo a nessuno? La prego.»
«Be'…» Rosalind sembrava stesse prendendo in considerazione la cosa. «Il detective Ryan e io siamo stati molto vicini, per un po'. Ma anche lui, l'ultima volta, è stato scortese con me. E mi ha mentito su quei suoi due amici. Non mi piace chi mente. No, detective Maddox, mi dispiace, ma non credo di dovere favori a nessuno di voi due.»
«Okay, okay» disse Cassie, «mettiamola così: cosa potrei fare per lei in cambio?»
Risatina. «Non mi viene in mente nulla che potrei volere da lei.»
«No, c'è una cosa. Mi conceda altri cinque minuti, okay? Possiamo tagliare da questo lato dell'abitato, lungo la strada principale. C'è una cosa che potrei fare per lei, giuro.»
Rosalind sospirò. «Le do tempo fino al nostro arrivo a casa mia. Sa, detective Maddox, c'è anche gente con una morale. Se decidessi di assumermi la responsabilità di raccontare questa cosa ai suoi superiori, lei non riuscirebbe a corrompermi per farmi stare zitta.»