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«Niente corruzione. Solo… un aiuto.»

«Da lei?» Di nuovo quella risata, quel trillo che avevo trovato così incantevole. Mi accorsi di affondare le unghie nei palmi.

«Ieri» cominciò Cassie, «abbiamo arrestato Damien Donnelly per l'omicidio di Katy.»

Una brevissima pausa. Sam si sporse in avanti, con i gomiti sulle ginocchia. Poi: «Bene, era ora che smettesse di pensare solo alla sua vita amorosa e prestasse attenzione al caso di mia sorella. Chi è Damien Donnelly?».

«Dice di essere stato il suo fidanzato fino a qualche settimana fa.»

«Be', è chiaro che non è vero. Se fosse stato il mio fidanzato avrei sentito parlare di lui, no?»

«C'è la documentazione» disse Cassie, con cautela, «di molte telefonate tra i vostri cellulari.»

La voce di Rosalind divenne di ghiaccio. «Accusarmi di essere una bugiarda non è il modo migliore per ottenere dei favori da me, detective.»

«Non la sto accusando di nulla» fece, Cassie e per un istante pensai che le si sarebbe incrinata nuovamente la voce. «Sto solo dicendo che so che questi sono affari suoi e che lei non ha nessun motivo di fidarsi di me al riguardo…»

«Su questo non ci sono dubbi.»

«… ma sto anche cercando di spiegarle come posso aiutarla. Vede, ho parlato con Damien, e lui si fida di me.»

Dopo un momento, Rosalind respirò rumorosamente. «Non me ne vanterei. Damien parla con chiunque lo ascolti. Questo non la rende certo speciale.»

Sam annuì, un breve cenno. E uno.

«Lo so. Lo so. Ma la cosa è che mi ha detto perché l'ha fatto. Dice di averlo fatto per lei. Perché glielo ha chiesto lei.»

Nulla, per un bel po'.

«Per questo l'avevo fatta venire, l'altra sera» proseguì Cassie. «Le volevo fare delle domande al riguardo.»

«Oh, la prego, detective Maddox.» La voce di Rosalind era diventata appena un po' più tagliente, e non riuscivo a capire se fosse un segno positivo o negativo. «Non mi tratti come se fossi una stupida. Se aveste delle prove contro di me, sarei sicuramente in arresto e non qui ad ascoltarla piangere sul detective Ryan.»

«No» intervenne Cassie. «È questo il punto. Gli altri non sanno ancora quello che ha detto Damien. Se lo scoprono, allora sì che la arresteranno.»

«Mi sta minacciando? Perché sarebbe una pessima idea.»

«Assolutamente no. Sto solo cercando di… Okay, ecco cosa.» Cassie fece un respiro. «In effetti, non abbiamo bisogno di un movente per accusare qualcuno di omicidio e processarlo. Ha confessato, quella parte ce l'abbiamo, registrata anche in video, ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno per sbatterlo in galera. Nessuno ha bisogno di sapere perché l'ha fatto. E, come dicevo, lui si fida di me. Se gli dicessi di tenersi il motivo per sé, mi crederebbe. Sa com'è fatto.»

«Molto meglio di lei, se è per questo. Dio, Damien.» Forse era l'ennesima prova della mia stupidità, ma mi feci cogliere nuovamente alla sprovvista dalla nota presente nella voce di Rosalind, qualcosa che andava ben oltre il disprezzo: era ripulsa, totale e impersonale. «Non sono assolutamente preoccupata di lui. È un assassino, santo cielo. Crede che qualcuno gli crederà? La sua parola contro la mia?»

«Io gli ho creduto» rispose Cassie.

«Sì, be', questo non depone a favore delle sue competenze come detective, o no? Damien sa appena allacciarsi le scarpe ma tira fuori una storia e lei lo prende in parola? Credeva sul serio che uno come lui fosse in grado di dirle esattamente come sono andate le cose, anche volendo? Damien sa gestire solo cose semplici, detective, e questa non è stata una storia semplice.»

«I fatti nudi e crudi tornano» controbatté Cassie bruscamente. «Non voglio sentire i dettagli. Se devo tenermi questa storia per me, meno ne so e meglio è.»

Un momento di silenzio. Rosalind valutava le possibilità. Poi la risatina. «Sul serio? Ma lei dovrebbe essere un detective, in un modo o nell'altro. Non le interessa scoprire quello che è veramente successo?»

«So quanto c'è da sapere. Qualsiasi cosa mi dirà non mi servirà comunque.»

«Oh, lo so» cinguettò Rosalind. «Lei non potrà usarlo. Ma è colpa sua se stare a sentire la verità la mette in una situazione scomoda, non crede? Non sarebbe dovuta finire in questa situazione. Non dovrebbe attendersi sconti da me per la sua disonestà.»

«Sono… come diceva lei, sono un detective.» La voce di Cassie stava salendo. «Non posso venire a conoscenza delle prove di un crimine e…»

Il tono di Rosalind non mutò. «Be', le toccherà lo stesso, o no? Katy era una ragazzina così dolce. Ma quando la faccenda del balletto cominciò ad attirarle tutte quelle attenzioni, andò fuori di testa. Quella Simone, quella donna. Aveva un'influenza terribile su di lei, sul serio. Mi rattristava moltissimo. Qualcuno doveva rimetterla al suo posto, giusto? Per il suo bene. Così io…»

«Se continua a parlare» scattò Cassie a voce troppo alta, «dovrò leggerle i suoi diritti. Altrimenti…»

«Non mi minacci, detective. Non glielo ripeterò.»

Fiato sospeso. Sam fissava il vuoto con una nocca tra i denti davanti.

«Così» riprese Rosalind, «ho deciso che la cosa migliore fosse quella di mostrare a Katy che non era poi un granché. Di certo non era molto intelligente. Quando le davo qualcosa da…»

«Non è obbligata a dire nulla che non voglia» la interruppe Cassie con la voce che le tremava, «ma se lo farà tutto quello che dirà verrà riportato e potrà essere usato contro di lei.»

Rosalind ci pensò a lungo. Sentivo i loro passi che facevano scricchiolare le foglie cadute, la felpa di Cassie che grattava leggermente contro il microfono a ogni passo; da qualche parte un colombo tubava, intimo e soddisfatto. Gli occhi di Sam erano su di me, e nell'oscurità del furgone credetti di vedervi una condanna. Pensai a suo zio e sostenni lo sguardo.

«L'ha persa» annunciò O'Kelly. Si stiracchiò: le pesanti spalle ruotarono all'indietro, il collo ebbe uno schiocco. «È per la lettura dei diritti. Quando ho cominciato io, quella merda non c'era: gli davi due strattoni, ti dicevano quello che volevi sapere e quello bastava a qualsiasi giudice. Vabbè, ce ne possiamo tornare…»

«Aspetti» lo fermò Sam. «La recupererà.»

«Senta» riprese infatti Cassie, sulla scia di un lungo respiro, «per la faccenda di andare dal nostro capo…»

«Un momento» la interruppe freddamente Rosalind. «Non abbiamo finito.»

«Sì, invece.» A Cassie tremò pericolosamente la voce. «Per quel che riguarda Katy abbiamo finito. Non me ne starò qui ad ascoltare…»

«Non mi piacciono le persone che cercano di sopraffarmi, detective. Dirò quello che mi andrà di dire e lei ascolterà, e se mi interromperà riterrò conclusa questa conversazione. Ovvio che se andrà a riferirla a qualcun altro dirò chiaramente che tipo di persona è lei e il detective Ryan lo confermerà. Nessuno crederà a una sola delle sue parole e lei perderà il suo prezioso lavoro. Mi ha capito?»

Silenzio. La sensazione di nausea continuava, orribile. Deglutii a fatica. «Che arroganza» commentò Sam, piano. «Che cazzo di arroganza.»

«Non mettertici anche tu» lo zittì O'Kelly. «È l'unica possibilità di Maddox.»

«Sì» fu il bisbiglio di Cassie. «Ho capito.»

«Bene.» Vidi ben chiaro nella mia mente il sorrisetto soddisfatto e affettato di Rosalind. Le sue scarpe ticchettavano sull'asfalto. Avevano svoltato sulla strada principale, in direzione dell'entrata anteriore della zona residenziale. «Allora, dicevo, ho deciso che qualcuno doveva fare in modo che Katy la smettesse di darsi tutte quelle arie. A dire il vero, avrebbero dovuto farlo i miei genitori. Se fosse stato così, non sarei stata costretta a immischiarmi. Ma a loro non importava un fico secco. Credo che sia una forma di abuso infantile… lei no? Questa specie di negligenza?»

Rosalind attese finché Cassie non rispose con un rigido: «Non lo so».

«Sì che lo è. Mi faceva star male. Allora ho detto a Katy che doveva piantarla col balletto, visto che aveva un effetto così negativo su di lei, ma non ha voluto ascoltarmi. Doveva imparare che non aveva il diritto divino di essere al centro dell'attenzione. Questo mondo era centrato su di lei. Così, di tanto in tanto, le ho impedito di ballare. Vuole sapere come?»