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Quando tornammo al lavoro, Cassie non solo era riuscita a ottenere l'informazione che i bulldozer venivano usati esclusivamente nelle emergenze perché distruggono prove archeologiche di valore e che quelli di "Time Team" erano una massa di prezzolati poco professionali, ma si era procurata anche il mozzicone di una delle sigarette arrotolate da Mark per lei, il che significava che se fosse stato necessario avremmo potuto comparare il suo DNA con quello dei mozziconi trovati nella radura del bosco, senza dover ottenere un mandato. Era chiaro come il sole chi avrebbe interpretato i ruoli di poliziotto buono e poliziotto cattivo quel giorno. Perquisii Mark, che teneva la mascella serrata e scuoteva la testa, e lo misi in una delle stanze per gli interrogatori, mentre Cassie portava sulla scrivania di O'Kelly la nostra lista Knocknaree desatanizzata.

Lasciammo Mark a cuocere per qualche altro minuto prima di entrare. Lui era stravaccato sulla sedia e tamburellava con gli indici un motivetto ripetitivo e sempre più irritante sul tavolo. «Ciao di nuovo» disse Cassie allegramente. «Vuoi un tè o un caffè?»

«No. Voglio tornare al lavoro.»

«Detective Maddox e Ryan, a colloquio con Mark Conor Hardy» dichiarò Cassie rivolta alla telecamera posta in alto, in un angolo. Mark si girò velocissimo, sbigottito; poi fece una smorfia e si risistemò comodamente.

Presi una sedia, gettai sul tavolo un fascio di fotografie scattate sulla scena del crimine e le ignorai. «Non sei obbligato a dire nulla a meno che non lo desideri, ma qualsiasi cosa dirai verrà messa per iscritto e potrebbe essere usata come prova. Capito?»

«Ma che cazzo… sono in arresto?»

«No. Bevi vino rosso?»

Mi lanciò una breve occhiata sarcastica. «Cos'è, un'offerta?»

«Perché non vuoi rispondere alla domanda?»

«È questa la mia risposta. Bevo quello che c'è, perché?»

Annuii pensieroso e trascrissi.

«A che serve il nastro?» chiese Cassie con curiosità, sporgendosi sul tavolo per indicare il nastro adesivo che Mark si era avvolto attorno alle mani.

«Per le vesciche. I cerotti non stanno attaccati quando si usa la piccozza sotto la pioggia.»

«Non potresti metterti i guanti?»

«Alcuni lo fanno» rispose Mark. Il tono conteneva l'insinuazione che quelle persone avevano un basso livello di testosterone, in un modo o nell'altro.

«Ti spiace mostrarci cosa c'è sotto?» domandai.

Mi lanciò un'occhiata sospetta, ma srotolò il nastro, mettendoci tutto il tempo necessario, e lo lasciò cadere sul tavolo. Mostrò le mani nude con uno svolazzo sardonico. «Visto qualcosa che vi piace?»

Cassie si sporse, appoggiandosi sulle braccia, osservò con attenzione, gli fece cenno di girarle. Non vide graffi o tracce di unghie, e c'erano effettivamente i segni di grosse vesciche, in via di guarigione, alla base di ciascun dito. «Ahi» fece Cassie. «Come te le sei procurate?»

Mark scrollò le spalle, disinteressato. «Di solito ho i calli, ma mi sono dovuto fermare qualche settimana perché mi faceva male la schiena e così mi sono messo a catalogare reperti. Le mani mi si sono ammorbidite e quando sono tornato a lavorare in trincea ecco cosa mi sono beccato.»

«L'inattività deve averti mandato fuori di testa» commentò Cassie.

«Certo» rispose seccamente Mark. «Un periodo di merda.»

Presi il nastro tra pollice e indice e lo lasciai cadere nel cestino. «Dove ti trovavi lunedì sera?» chiesi, appoggiandomi al muro dietro di lui.

«Alla Team House, la casa del gruppo. Come vi ho detto ieri.»

«Fai parte di Spostiamo l'autostrada?» intervenne Cassie.

«Sì, come molti altri di noi. Quel tipo, Devlin, è venuto un po' di tempo fa, ci ha chiesto se volevamo aderire. Non è ancora illegale, per quel che ne so.»

«Quindi conosci Jonathan Devlin?» chiesi.

«È quello che ho appena detto. Non siamo amici del cuore, ma sì, lo conosco.»

Mi sporsi sopra la sua spalla e sfogliai le varie foto della scena del crimine, lasciandogli intravedere qualche scorcio ma senza che potesse guardare bene. Trovai uno degli scatti più inquietanti e glielo misi davanti. «Ma ci hai detto di non conoscerla.»

Mark prese la foto con la punta delle dita e la osservò a lungo, senza espressione. «Vi ho detto che l'avevo vista qualche volta in giro per lo scavo, ma non sapevo il suo nome e non la conosco. Dovrei?»

«Sì, credo di sì» risposi. «È la figlia di Devlin.»

Si girò per fissarmi, con le sopracciglia che andavano aggrottandosi; poi guardò nuovamente la foto. Dopo un momento scosse la testa. «Macché, ho conosciuto una figlia di Devlin a una protesta, in primavera, ma era più grande. Rosemary, Rosaleen… qualcosa del genere.»

«Che opinione ti sei fatto di lei?» chiese Cassie.

Mark si strinse nelle spalle. «Ragazza carina. Parlava molto. Stava al tavolo delle adesioni, faceva firmare la gente, ma non credo fosse particolarmente coinvolta nella campagna, le interessava di più fare la smorfiosa con i ragazzi. Infatti, dopo non si è più vista.»

«L'hai trovata attraente» dissi, avvicinandomi allo specchio unidirezionale per controllarmi la rasatura.

«Molto carina, ma non il mio tipo.»

«Ma hai notato che alle proteste successive non c'era. Perché, la cercavi?»

Riuscivo a vederlo, nel vetro, che fissava sospettoso la mia nuca; alla fine spinse via la foto e si risistemò sulla sedia, imbronciato. «No, non la cercavo.»

«Hai tentato di contattarla di nuovo?»

«No.»

«Come facevi a sapere che era la figlia di Devlin?»

«Non me lo ricordo.»

Stavo cominciando ad avere una brutta sensazione. Mark era impaziente e incazzato e la doccia di domande scollegate le une dalle altre lo stava rendendo guardingo, ma non appariva nemmeno lontanamente nervoso o spaventato o nulla del genere. Ciò che sembrava provare era essenzialmente irritazione. Insomma, non si stava comportando da colpevole.

«Ascolta» disse Cassie, ripiegando un piede sotto di sé, «cosa sta succedendo realmente per quello che riguarda lo scavo e l'autostrada?»

Mark rise, un piccolo sbuffo malinconico. «È proprio una bella favola della buonanotte. Il governo ha annunciato i progetti nel 2000. Tutti sapevano che c'erano una marea di reperti intorno a Knocknaree, così hanno chiamato un gruppo per condurre un'indagine. Questi sono tornati e hanno detto che il sito era ben più importante di quanto si fosse mai pensato e solo un idiota ci avrebbe potuto costruire sopra. Bisognava deviare l'autostrada. Il governo rispose che era tutto molto interessante, grazie mille e, no, non intendevano spostarsi di un centimetro. Ci sono volute discussioni mostruose prima che ammettessero anche solo la possibilità di realizzare "uno scavo". Alla fine sono stati così clementi da dire okay, potevamo condurre una campagna di scavi di due anni… anche se ce ne vorrebbero almeno cinque per rendere giustizia al sito. Da allora, migliaia di persone hanno cercato di opporsi in tutti i modi possibili: petizioni, dimostrazioni, azioni legali. Al governo non frega un cazzo.»

«Ma perché?» chiese Cassie. «Perché non si limitano a spostarla?»

Mark scrollò le spalle e storse la bocca in una smorfia furibonda. «Non chiedetelo a me. Lo scopriremo in un tribunale, quando ormai saranno passati dieci o quindici anni e sarà troppo tardi.»

«E martedì sera?» domandai. «Dove ti trovavi?»