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Staccammo poco prima delle sei e ci recammo al pub locale, Mooney's, di fianco al negozio, per guardare il telegiornale. Avevamo coperto solo un parte dell'abitato ma ci eravamo fatti un'idea dell'atmosfera generale. È poi era stata una giornata lunga; l'incontro con Cooper sembrava aver avuto luogo almeno quarantotto ore prima. Avevo l'impulso orribile, come quello che a volte si sente di mettersi a premere allarmi o di saltare da un edificio altissimo, di continuare finché non avessimo raggiunto la mia vecchia strada, di vedere se la madre di Jamie sarebbe venuta ad aprire, di scoprire com'erano ora i fratelli e le sorelle di Peter, chi viveva nella mia vecchia stanza, anche se sapevo che non sarebbe stata una buona idea.

Mooney's era il tipico pub di provincia: sedili in finta pelle che si strappava lungo le cuciture, un paio di poster pubblicitari della Guinness incorniciati e un altro che diceva "Dieci ragioni per cui una birra è meglio di una donna", tre vecchi che probabilmente erano già lì quando erano state montate le spine per distillare la birra. Avevamo scelto l'orario perfetto: mentre stavo portando il caffè al nostro tavolo, il barista alzò il volume della TV e il telegiornale ebbe inizio, introdotto da un brano di musica sintetica.

Katy era in apertura; i presentatori in studio avevano l'aria adeguatamente contrita, con le voci che vibravano accorate alla fine di ogni frase per sottolineare la tragedia. La foto dell'"Irish Times" comparve in un angolo dello schermo. «La ragazza trovata morta ieri nel controverso sito archeologico di Knocknaree è stata identificata per Katharine Devlin, di dodici anni» attaccò lo speaker. Il colore del televisore era stato selezionato male, o lui si era truccato troppo, perché aveva la faccia arancione e il bianco degli occhi era di un bagliore spaventoso. I vecchietti si svegliarono e spostarono lentamente la testa verso lo schermo, mentre si udiva il tintinnio dei bicchieri che venivano appoggiati sul bancone. «Katharine era scomparsa da casa martedì mattina presto. I gardaí hanno confermato che la morte è sospetta e hanno fatto appello a chiunque abbia qualche informazione di farsi avanti.» Alla base dello schermo apparve il numero della linea telefonica per chi voleva fornire informazioni, lettere bianche in sovrimpressione. «Orla Manahan in diretta dal luogo della tragedia.»

L'immagine passò a una bionda con i capelli congelati dalla piega e il naso prominente che, in piedi davanti alla pietra sacrificale, non sembrava fare nulla che richiedesse la presenza di qualcuno per un servizio in diretta. La gente aveva già cominciato a lasciarvi tributi: fiori avvolti nel cellophane colorato, un orsacchiotto rosa. Sullo sfondo, un pezzo del nastro per delimitare la scena del crimine lasciato lì dal team di Sophie sventolava desolato da un albero.

«Questo è il luogo dove, appena ieri mattina, il corpo della piccola Katy Devlin è stato trovato.» Era abbastanza stupefacente ma la bionda aveva la "s" blesa. «Nonostante la giovane età, Katy era ben nota nella piccola ma unita comunità di Knocknaree; si era appena aggiudicata un posto alla prestigiosa Royal Ballet School, dove avrebbe dovuto cominciare a studiare tra poche settimane. Oggi, gli abitanti della zona sono affranti per la tragica morte della bambina, che era tutto il loro orgoglio e la loro gioia.»

Una telecamera a mano inquadrò un'anziana signora con un fazzoletto fiorato sulla testa, fuori dal negozio di Lowry. «È una cosa orrenda.» Lunga pausa mentre guardava in basso e scuoteva la testa, con la bocca che bisbigliava qualcosa. Un tipo in bicicletta passò dietro di lei e guardò la telecamera con aria da allocco. «È terribile. Stiamo dicendo tutti delle preghiere per la famiglia. Chi avrebbe mai potuto voler fare del male a quella meravigliosa bambina?» Dagli anziani al bancone si levò un mormorio arrabbiato.

Di nuovo la bionda. «Questa però porrebbe non essere la prima morte violenta che ha visto Knocknaree. Migliaia di anni fa, questa pietra» la indicò con il braccio come avrebbe fatto un agente immobiliare con una cucina appena finita di montare «era un altare cerimoniale dove gli archeologi dicono che i Druidi potrebbero avere praticato sacrifici umani. Questo pomeriggio però i gardaí hanno detto che non ci sono prove che la morte di Katy sia opera di una setta religiosa.»

Stacco su O'Kelly, davanti a un imponente cartone con impresso il simbolo della Garda. Indossava una disgustosa giacca a scacchi che, alla TV, sembrava incresparsi in piccole onde. Si schiarì la voce e presentò i punti del nostro elenco; Cassie protese una mano, senza distogliere gli occhi dallo schermo, e fu così che guadagnai un biglietto da cinque.

Di nuovo il presentatore arancione. «E Knocknaree nasconde un altro mistero. Nel 1984, due bambini del luogo…» Lo schermo si riempì di quelle vecchie foto scolastiche: Peter con un largo sorriso sotto la frangetta, Jamie, che odiava farsi fotografare ma era riuscita a tirare fuori un mezzo sorriso, di quelli fatti per accontentare gli adulti.

«Ci siamo» commentai, cercando di apparire disinvolto e ironico.

Cassie sorseggiò il caffè. «Lo dirai a O'Kelly?» mi chiese.

Mi aspettavo che me lo chiedesse e conoscevo bene i motivi per cui me lo chiedeva, ma ugualmente la cosa mi sferzò. Lanciai un'occhiata ai tipi al bar, intenti a guardare lo schermo. «No» risposi. «Sarei allontanato dal caso e io invece voglio lavorarci, Cass.»

Annuì lentamente. «Lo so. Se lo scopre, però…»

Se l'avesse scoperto, con molte probabilità saremmo stati rispediti entrambi al servizio in divisa, o quantomeno saremmo stati espulsi dalla squadra. Avevo cercato di non pensarci. «Non lo scoprirà» la rassicurai. «Come potrebbe? E se dovesse succedere, diremo che tu non avevi idea.»

«Non ci crederebbe nemmeno per un secondo. E poi, comunque, non è questo il punto.»

Vecchie riprese sfuocate di un poliziotto con un pastore tedesco iperattivo che si infilavano nel bosco. Un sommozzatore che usciva dal fiume e scuoteva la testa. «Cassie» dissi, «so quello che ti sto chiedendo, ma devo farlo. Non farò scoppiare un casino.»

Vidi che sbatteva rapidamente le ciglia e mi resi conto che dovevo aver avuto un tono più disperato di quanto non avessi voluto. «Non sappiamo nemmeno se c'è un legame» aggiunsi, più pacato. «E se c'è, potrei finire per ricordare qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini. Per favore, Cass. Stai dalla mia parte.»

Rimase in silenzio per un momento, a bere il caffè e a fissare pensierosa la TV. «C'è qualche possibilità che un giornalista particolarmente determinato possa…?»

«No» risposi subito. Come potete immaginare, ci avevo riflettuto molto. Neanche nel dossier si parlava del mio nuovo nome o della nuova scuola e quando ci eravamo trasferiti mio padre aveva dato alla polizia l'indirizzo di mia nonna. Lei è morta quando avevo circa vent'anni e la famiglia ha venduto la sua casa. «I miei genitori non sono sull'elenco e il mio numero è sotto il nome di Heather Quinn…»

«… e ora il tuo nome è Rob. Dovremmo essere a posto.»

Il "noi" e il tono pratico e tuttavia ponderato – come fosse riferito a una delle tante complicazioni che possono nascere in un'operazione di routine, dello stesso genere di un testimone riluttante o di un sospettato che si dava alla macchia – mi rianimarono. «Se dovesse andare tutto mostruosamente storto, ti assumerò per tenere a bada i paparazzi» scherzai.

«Grande! Imparerò il karate.»

Sullo schermo, le immagini di repertorio erano finite e la bionda si stava avviando al finale col botto. «… Ma per ora tutto ciò che la gente di Knocknaree può fare è attendere… e sperare.» Seguì una lunga e toccante panoramica sulla pietra sacrificale, per poi staccare sullo studio, dove il giornalista arancione passò alle ultime riguardanti un'infinita e deprimente causa legale.

Lasciammo la nostra roba da Cassie e andammo a fare una passeggiata sulla spiaggia. Adoro Sandymount. È già abbastanza bella nei rari pomeriggi veramente estivi, con un cielo blu da dépliant e le ragazze in prendisole con le spalle arrossate, ma per qualche motivo la preferisco nelle tipiche giornate irlandesi, quando il vento ti sbatte in faccia gli schizzi di pioggia e tutto scolora verso mezzi toni elusivi e puritani: nuvole grigio-bianche, mare grigio-verde fino alla linea d'orizzonte, il fluire della sabbia, di un fulvo chiaro sbiadito, cosparsa di conchiglie rotte e di curve ampie e astratte di un grigio spento dove la marea arriva in maniera irregolare. Cassie indossava pantaloni di velluto verde salvia e il suo grande montgomery color ruggine. Il vento le arrossava il naso. Si percepivano il sale, le alghe, la pioggia dolce e un che di casalingo: qualcuno che cucinava salsicce nelle grandi case georgiane che si affacciavano sulla spiaggia. Una bella ragazzona in calzoncini e cappellino da baseball, forse una studentessa americana, stava facendo jogging sulla riva, davanti a noi; lungo la passeggiata, una giovanissima mamma in tuta spingeva un passeggino doppio.